di PIETRO MASSIMO BUSETTA – Il Mezzogiorno corpo morto che non reagisce più a nessun stimolo? Forse in passato era così. Oggi sta diventando una realtà che prende consapevolezza dei suoi diritti e, si spera, anche dei suoi doveri.
Per questo è necessario che il Governo nazionale stia molto attento rispetto ai provvedimenti che, mal consigliato dalla Lega, ha intenzione di prendere, in particolare rispetto al reddito di cittadinanza e anche all’autonomia differenziata. Certo, rispetto al grande, pericoloso e competente attivismo del ministro Calderoli, le reazioni più naturali sarebbero state quelle di una levata di scudi generalizzata, progressivamente, fino ad un blocco totale di tutte le attività.
Se si vuole istituzionalizzare il principio che i diritti di cittadinanza sono diversi, come già oggi avviene, tra le diverse parti del Paese, e cioè che esistono cittadini e coloni, individui di serie A e di serie B, persone che hanno diritto ad una scuola con il tempo pieno, agli asili nido, ad una mobilità di buon livello su treni e auto, a vivere più a lungo in media, ad una sanità più efficace ed efficiente, a un lavoro ed altri che invece, solo perché sono nati sotto il Garigliano, hanno meno diritti, allora qualunque tipo di reazione potrebbe essere consentita.
Visto peraltro che in termini di tassazione, come prevede la nostra Costituzione, tutti i cittadini, in modo progressivo rispetto al reddito prodotto, partecipano alla tenuta del sistema fiscale nazionale.
Il Quotidiano del Sud, ed Il nostro Direttore in prima fila, hanno fatto un’operazione verità importante per far capire che in realtà se ci fosse una spesa pro-capite uguale il Mezzogiorno avrebbe diritto a 60 miliardi di ristoro annui. E che l’autonomia avrebbe cristallizzato tale situazione. E da mesi porta avanti la sua battaglia ritornando sull’argomento con i suoi prestigiosi opinionisti.
Ora arrivano le reazioni sia da parte dell’intellighenzia colta meridionale e dell’Accademia, che da parte della politica.
Massimo Villone, PRofessore emerito di diritto costituzionale dell’Università degli studi “Federico Secondo”, rappresentante del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale, è passato all’attacco, insieme ai sindacati Nazionali della scuola Cgil, Cisl, Uil, Snals, e Gilda, presentando una proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare che dice “no“ all’autonomia differenziata.
«La nostra proposta punta a riscrivere parte degli articoli 116 e 117 della Costituzione, almeno in quei commi che aprono a chi mina l’unità del Paese – spiega Villone –. Vogliamo tagliare gli artigli a chi lavora non per ridurre le disuguaglianze, ma per accrescerle».
«Con le modifiche proposte all’articolo 116 vogliamo scongiurare una frantumazione non reversibile del Paese. Un rischio gravissimo che è ciò che auspica Calderoli».
«Le modifiche proposte limitano l’autonomia delle Regioni – continua Villone – introducono una clausola di supremazia della legge statale, affidano allo Stato la potestà legislativa su alcune materie cruciali come scuola, lavoro, coordinamento della finanza pubblica, reti di trasporto e comunicazione».
E si è già aperta una sottoscrizione che parte con 120 firme di costituzionalisti intellettuali e rappresentanti della società civile. Mentre da Bari Gianfranco Viesti continua a ad affermare che quella che si sta consumando è la secessione dei ricchi.
Ma anche tra i giornalisti Marco Esposito si spende con interventi mirati che dimostrano come l’affermazione che con l’autonomia il Nord non acquisisce più risorse sia falsa, dimostrando con una simulazione quello che accadrebbe nella scuola.
Pino Aprile, che ha dato indicazioni nel voto del 25 settembre di annullare la scheda votando no all’autonomia differenziata, adesso mira a consapevolizzare il pubblico ampio sui pericoli che il Mezzogiorno corre. L’Associazione Istituti Meridionalisti con il suo segretario Francesco Saverio Coppola rafforza il gruppo.
Esempi di intellettuali del Sud, che non esitano a prendere posizioni estreme. il Partito Unico del Nord continua a dettare legge ad un Sud che, però, inizia ad avere consapevolezza di sé stesso. Per quanto attiene invece alle posizioni della politica la destra l’aveva nel suo programma elettorale, il terzo polo non ha preso posizione, ma la presenza della Gelmini al suo interno, che si era dichiarata favorevole da ministro per gli affari regionali, non fa ben sperare, I Cinque Stelle si sono pronunciati contro ed il Pd ha una posizione molto sbilanciata a favore
Infatti al di la delle affermazioni note di Stefano Bonaccini, quello che afferma Piero Fassino, certo non l’ultimo arrivato nel Pd è illuminante: «Due terzi del prelievo fiscale del nostro Paese sono attinti dai redditi del Nord. Due terzi o forse più delle partite Iva sono concentrati nel Nord. Nel Nord c’è una presenza di cittadini stranieri che è pari al 20 per cento a fronte della media nazionale del 7-8. Dalle regioni del Nord e da Emilia, Toscana e Marche parte l’80 per cento delle esportazioni italiane», dice Fassino in una intervista. Sottintendendo che è giusto che ognuno si tenga le risorse che produce.
La risposta di Adriano Giannola, presidente di Svimez, che afferma «tutto ciò è un siluro alla Costituzione sin dal 2001 ed è fuori dalla legge del 2009 che è stata elaborata e firmata dall’attuale ministro Calderoli. Questa si chiama eversione», la dice lunga sul livello dello scontro.
Il Sud fa sistema e capisce che l’argomento di un eguale interesse del Nord e del Sud per l’autonomia differenziata è una presa in giro. Non basterà Calderoli a vendere questo “pacco” al Sud. Vedremo quale sarà la posizione ufficiale del PD, soprattutto nel caso che Bonaccini diventi segretario.
Intanto dice Villone «ne approfitti Fassino per studiare. Siamo ragionevolmente certi che anche i piemontesi, volendo, possono imparare».
Il sindaco di Napoli Manfredi, il Governatore della Campania De Luca, quello della Puglia Emiliano, in dissonanza con il partito di appartenenza, prendono posizione contro, facendo ben sperare su una mobilitazione più ampia. Assente la Regione Siciliana e la Calabria sia perché i due presidenti sono del centro destra, che probabilmente, per la Sicilia, l’illusione che avendo una sua autonomia pensa, sbagliando, che le autonomie rafforzate delle Regioni del Nord non la riguardino. Il corpo provato di un Mezzogiorno esanime prova a reagire ad un attacco che lo vuole emarginare ulteriormente. (pmb)
[Courtesy Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia]