Site icon Calabria.Live

SCUOLA POST-COVID, PIANO PER I DOCENTI
2500 CALABRESI DEVONO RESTARE AL SUD

Mancano meno di due mesi per la riapertura delle scuole e gli interrogativi sono ancora tantissimi. Incertezza che regna sovrana, disposizioni date e annullate dalla sera alla mattina, didattica a distanza e problemi di distanziamento. E i professori, gli insegnanti? Per loro non si prospettano tempi felici, soprattutto in Calabria, dove sono almeno 2500 gli insegnanti che dovranno prendere servizio fuori della regione, in aree ancora a rischio. Servono perciò interventi immediati per non aspettare l’ultimo momento e trovare moltiplicate le difficoltà nell’individuare soluzioni ai tanti problemi.

Secondo il consigliere regionale di Io Resto in CalabriaMarcello Anastasi, è necessario predisporre subito «Un piano straordinario che permetta di lavorare con serenità a migliaia di docenti del Sud e che impedisca un massiccio spostamento di professionisti dai luoghi di residenza a zone particolarmente colpite dalla pandemia di Covid-19 e viceversa». Anastasi ha espresso preoccupazioni per le« diverse migliaia di di docenti del Meridione, di cui almeno 2.500 calabresi, oltre al personale Ata, che il prossimo primo settembre devono riprendere servizio – ha spiegato Anastasi – presso le sedi di titolarità fuori regione».

«Si tratta – ha spiegato Anastasi – in buona parte di personale docente in attesa di un’assegnazione presso il luogo naturale di residenza o che ha diritto all’assegnazione provvisoria per situazioni di necessità particolari previste dalla L. 104/92 o per ricongiungimento al coniuge e a figli minorenni».

Maria Rita Calvosa e Francesco Anastasi

Preoccupazioni che sono state condivise da Maria Rita Calvosa, direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale della Calabria, e che hanno portato il consigliere a presentare una mozione depositata in Consiglio regionale e a scrivere al ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina, che è stata recentemente affiancata da Domenico Arcuri (in precedenza nominato Commissario Straordinario per l’emergenza Coronavirus) per supportare la riapertura delle Scuole a settembre.

«Il temporaneo trasferimento in un’altra regione, sebbene per pochi giorni, comporterebbe sicuramente – ha aggiunto il consigliere regionale Anastasi – uno sforzo organizzativo enorme e un impegno di spesa notevole per viaggio, affitto e vitto, che graverebbe sulle stesse famiglie già provate dalla pesante crisi degli ultimi mesi. Si tratta, inoltre, di personale che sarà inviato temporaneamente in zone fortemente colpite dalla pandemia, dove in alcuni casi persistono ancora focolai di Covid-19, per poi dover rientrare, nel breve periodo, presso i luoghi di residenza. Ciò comporterebbe uno spostamento di un notevole flusso di lavoratori da Sud a Nord e viceversa nell’arco di pochi giorni che – secondo Anastasi – si potrebbe evitare con un Piano straordinario per i movimenti del personale proveniente da fuori provincia che preveda l’anticipazione delle operazioni di assegnazione provvisoria interprovinciale al 31 agosto 2020». 

«Qualora entro tale data – ha continuato il consigliere Anastasi – non si rendesse possibile ultimare le suddette operazioni, si potrebbe come alternativa consentire ai docenti la presa del servizio in modalità telematica dando la possibilità agli stessi di poter seguire le attività di programmazione dal proprio domicilio sino alla data dell’ottenimento dell’assegnazione provvisoria. Va considerato inoltre che i plessi scolastici, se il Governo non dovesse trovare soluzioni alternative, potrebbero essere utilizzati per le elezioni amministrative, il che renderebbe ancora più insensato il trasferimento verso il Nord per un brevissimo lasso di tempo».

È un buon proposito, quello espresso dal consigliere Anastasi, ma che forse rischia di finire come il cane che si morde la coda: è giusto pensare di tutelare i docenti, sopratutto in questo periodo di pandemia – e alla luce di una proroga dello stato di emergenza fino al 31 dicembre 2020 – ma, se ipoteticamente si realizzasse ciò che chiede, non si rischia di tornare alla didattica a distanza che, se in piena emergenza è stata una salvezza per docenti e alunni, potrebbe diventare poco gestibile soprattutto al Sud dove la connessione internet è scarsa e almano il 50% delle famiglie non possiede dispositivi elettronici o personal computer. Si ricordi che la didattica a distanza ha portato benefici, ma – come ha rilevato l’Ansa – ha creato disagio a bambini e ragazzi del Mezzogiorno che vivono in famiglie con un basso livello di istruzione. (rrm)

 

 

Exit mobile version