Corbelli (Diritti Civili): Riaprire subito i cantieri e salvare le 31 scuole in costruzione in Calabria

«Salvare le 1000 nuove scuole in costruzione in Italia (di cui 31 quelle in Calabria), i cui lavori sono fermi da oltre 3 anni, causa pandemia e per i ritardi e mancati, ingiustificati interventi  del precedente esecutivo». È l’appello che Franco Corbelli, leader del movimento Diritti Civili ha rivolto ai ministri ell’Istruzione, Giuseppe Valditara, e dell’Economia e Finanze, Giancarlo Giorgetti, in quanto «le importanti opere sono bloccate perché, non essendo state completate nei tempi previsti, i mutui (Bei) sono scaduti e perciò inutilizzabili».

«Per riaprire i cantieri è necessario riattivare questi mutui – ha evidenziato –. Compito questo che spetta al Miur e al Mef (che deve dare l’ok al decreto di rifinanziamento) che continuano a interloquire per la soluzione di questo  problema, ma senza ancora arrivare ad un risultato concreto».

Corbelli, che insieme alla Regione Calabria, porta avanti questa campagna da oltre 2 anni, ha chiesto che «si faccia presto e si riaprano subito i cantieri per l’ultimazione delle importanti opere scolastiche».

Intanto continua l’interlocuzione tra i ministri Valditara e Giorgetti, come ha riferito e ribadito personalmente, di nuovo, pochi giorni fa, in Calabria, lo stesso Valditara alla vicepresidente della Regione Calabria, Giuseppina Princi, che con il Governatore Roberto Occhiuto e il dirigente del Settore Lavori Pubblici della Regione, ing. Francesco Tarsia, sono impegnati per la soluzione di questo problema che interessa le 31 scuole calabrese e le altre 1000 distribuite un tutto il territorio nazionale.

Sono oltre 2 anni, dal dicembre 2021, che Diritti Civili, dopo averla sollevata in Calabria e a livello nazionale, porta avanti questa campagna, insieme alla Regione Calabria, al presidente Occhiuto, alla vicepresidente Princi e all’ing. Tarsia. La questione sembrava finalmente risolta. Il decreto di rifinanziamento pareva infatti fosse pronto. A questo proposito lunedì 18 febbraio scorso si era svolto l’ennesimo incontro tra il Miur e le Regioni. Il risultato però non è stato quello tanto atteso.

Si è infatti, ancora una volta, rimandato per i mutui da riattivare a fine luglio di quest’anno. Questo nonostante fosse tutto già definito e pronto da tempo, avendo chiesto in questi mesi il Ministero dell’Istruzione e ottenuto da tutte le Regioni la documentazione necessaria (prodotta e ripetuta, dalle Regioni, sempre la stessa documentazione, per ben tre volte). Per questo l’ulteriore rinvio è stato, dalle Regioni, giudicato inspiegabile.

«È una storia che sta diventando sempre più assurda e incomprensibile – ha ribadito Corbelli –. Sono oltre 2 anni, infatti, che non si riesce a risolvere questo problema nonostante le richieste di tutte le Regioni e, in alcuni casi, come ad esempio la Calabria, anche le forti  e continue pressioni . Per questo oggi la questione nuove scuole deve essere subito risolta».

«Confido perciò, ora, con il nuovo appello a Valditara e Giorgetti – ha concluso – in un loro immediato intervento risolutivo, per consentire così subito la ripresa e l’ultimazione dei lavori di queste importanti, nuove, moderne e sicure strutture scolastiche, visto anche che in molti comuni si è costretti a ricorrere a edifici privati per via della scarsa sicurezza dei vecchi edifici , con un ulteriore aggravio per l’erario e con anche notevoli disagi e rischi per gli studenti e il personale scolastico, per la precarietà e pericolosità di certe situazioni». (rcz)

IN ITALIA E IN CALABRIA TANTI GLI ALUNNI
STRANIERI: FORTE RITARDO IN INCLUSIONE

di GUIDO LEONELa scuola, purtroppo per i ragazzi e purtroppo per tutta la società italiana, non è mai stata in cima ai pensieri dei vari governi che in questi anni si sono succeduti nel Paese.

Di essa, la politica o non parla o, se parla, lo fa per slogan e facili soluzioni – oggi l’integrazione degli stranieri, domani le tutele sindacali del corpo docente – deviando l’attenzione dai seri problemi che ha e dai modi più razionali possibile di risolverli.

La querelle sull’inclusione o sulla temuta ghettizzazione degli studenti stranieri nelle scuole italiane ha richiamato l’attenzione su questa particolare tipologia di alunni di cui forse si parla poco, rispetto a diversi anni fa, quando l’immigrazione portava sui banchi di scuola migliaia di alunni stranieri che non conoscevano nemmeno una parola d’italiano.

Con il passare del tempo, la situazione è notevolmente cambiata in termini numerici e anche perché molti , ormai ,sono i minori figli di stranieri nati in Italia, come vedremo più avanti. La nostra normativa ministeriale è tra le più avanzate in Europa.  I minori stranieri hanno diritto all’istruzione – indipendentemente dalla loro condizione di regolarità o da quella dei genitori – nelle forme e nei modi previsti per i cittadini italiani.

L’iscrizione a una scuola può essere richiesta in qualunque periodo dell’anno scolastico. I minori stranieri devono essere iscritti alla classe corrispondente alla loro età anagrafica, a meno che il collegio dei docenti deliberi l’iscrizione a una classe diversa, in considerazione dell’ordinamento degli studi del paese di provenienza, del corso di studi seguito, del livello di preparazione raggiunto. Sono questi, in estrema sintesi, i principi sanciti dal nostro ordinamento giuridico per disciplinare le modalità di inclusione dei figli dell’immigrazione nella scuola.

Va sottolineato, poiché in realtà un limite per il numero degli alunni stranieri a scuola è già in vigore dal 2010, stabilito con circolare dall’allora ministro della P.I., Gelmini, in base alla quale il numero di alunni stranieri con una “ridotta conoscenza della lingua italiana” non deve superare il 30 per cento degli iscritti in ogni classe e in ogni scuola.

Il ministro Salvini ,in questi giorni, a seguito della querelle sulla iniziativa della scuola di Pioltello, ha proposto di introdurre un limite al 20 percento più basso di quello in vigore. Il ministro della P.I. Valditara si è accodato dichiarando che l’integrazione avviene più facilmente se nelle classi la maggioranza sarà di italiani

Con tutti gli sforzi possibili, è difficile prendere sul serio l’idea. Purtroppo dimostrano di non avere idea di come vanno le cose nella scuola italiana. Non mancano i rischi di una proposta del genere.

Un limite ancora più restrittivo spingerebbe i minori stranieri a recarsi in luoghi lontani dalla propria dimora se la scuola ha raggiunto il limite previsto, creando problemi alle famiglie in condizioni disagiate. Questo potrebbe spingerli alla non frequenza e nei casi peggiori all’avvio precoce al lavoro e/o allo sfruttamento in forme di accattonaggio.

È ovvio, a questo punto che a livello di sistema, c’è comunque qualcosa che non funziona. Bisogna trovare una strategia strutturale per dare supporto agli alunni stranieri, a misure di sistema per poter inserire dei corsi strutturali di alfabetizzazione continui, non saltuari. Ma non solo, come si dirà più avanti.

Ma analizziamo ora i dati sul fenomeno con una fotografia dello stato dell’arte.

I vari rapporti annuali del Ministero dell’Istruzione, diffusi in questi anni, hanno evidenziato come, per  dimensioni assunte,  costante crescita e diffusione sul territorio, la scuola multietnica sia divenuta ormai un elemento strutturale del nostro sistema scolastico.

Infatti, le prime rilevazioni degli alunni non italiani nelle  scuole  solo nell’a.s.83/84 contavano 6.104 unità con incidenza irrisoria sulla popolazione scolastica (0,06%). In 40 anni gli alunni non italiani delle scuole statali  sono aumentati passando a quasi 869.336 secondo il Focus ministeriale di inizio d’anno scolastico corrente. Entro il 2033 nella scuola italiana potrebbe esserci una platea di studenti stranieri che per la prima volta tocca quota un milione.

È questo il quadro che il ministero dell’Istruzione e del Merito guidato da Giuseppe Valditara ha fornito ai sindacati della scuola. Il dato, è bene ricordarlo, si riferisce sia ai bambini nati all’estero sia a quelli nati in Italia da genitori stranieri.

Il Focus ministeriale evidenzia come  gli alunni stranieri iscritti nel corrente anno scolastico alle scuole primarie sono 331.161, nelle scuole dell’infanzia 114.596 , mentre gli studenti nella scuola secondaria di primo grado ammontano a 195.455 e  nelle secondarie di secondo grado 228.124. Gli unici ordini con una crescita nelle iscrizioni sono la primaria e la secondaria di secondo grado.

La Calabria al quindicesimo posto

Ma guardiamo più da vicino il fenomeno curiosando tra i dati che riferiscono anche della situazione in Calabria.

La Lombardia è la regione italiana che ospita il maggior numero di alunni stranieri  219.275, seguita  da Emilia Romagna e Veneto. Al 15° posto  la Calabria. Negli ultimi anni si può, dunque, rilevare come la crescita, da lenta e graduale, quale era stata per oltre un decennio, è stata velocissima, se non tumultuosa, anche per effetto dei provvedimenti di regolarizzazione.

La scolarizzazione di stranieri tenderà a consolidarsi . Gli alunni non italiani ora alla scuola materna ed elementare- le nuove leve scolastiche – rappresentano quasi i due terzi del totale di alunni stranieri. Il futuro inter-etnico siede già sui banchi di scuola. Ed anche sui banchi delle scuole calabresi e reggine.

La presenza degli alunni con cittadinanza non italiana in Calabria

Nelle scuole di ogni ordine e grado della regione calabrese, secondo l’ultimo report ministeriale 2023/2024 , la presenza ammonta a 17.783 unità , di cui 3.426 nella scuola dell’infanzia, 4.613 nella scuola primaria, 2.923 nella scuola secondaria di I grado  e 3.928 nella scuola secondaria superiore.

I valori attesi per l’anno in corso, rispetto al citato focus del Miur, danno un numero di presenza di minori stranieri nelle scuole della Calabria pari a 17.783, pari al 2,4%.

Da dove vengono gli studenti stranieri in Italia

In Italia sono presenti quasi 200 nazionalità di provenienza diverse. La maggioranza proviene da un gruppo ristretto di paesi, alcuni dei quali sono aree di emigrazione storica verso l’Italia, come la Romania, l’Albania e il Marocco. Sono dati che si riflettono anche nella composizione della popolazione degli alunni stranieri in Italia.

Il paese di provenienza più rappresentato nella scuola italiana è la Romania con quasi 157 mila studenti, il 17,9% degli alunni con cittadinanza non italiana. Seguono Albania (13,5%), Marocco (12,3%), Cina (6,4%) e di seguito India, Egitto, Moldavia, Filippine, Pakistan, Bangladesh.

Sul lungo periodo spicca l’evoluzione della presenza cinese nelle scuole italiane, passata nell’ultimo decennio da 29 mila a 56 mila unità (+93%). Un’altra caratteristica interessante della popolazione scolastica di origine cinese riguarda l’alta percentuale di studenti nati in Italia (84,7%).

Dati notevoli sulle seconde generazioni riguardano anche gli studenti di origine marocchina (76,2% dei quali sono nati in Italia), albanese (75%) e filippina (70,2%).

A proposito di studenti stranieri nelle scuole italiane, non si può non fare un cenno alla recente crisi migratoria causata dall’invasione russa dell’Ucraina Risultano notevoli  le difficoltà di inserimento di questi ragazzini dovute a barriere linguistiche e instabilità abitativa sono i principali ostacoli all’inserimento dei minori ucraini a scuola. Questo fa sì che, stando ai dati del ministero dell’Istruzione, solo il 42% dei circa 40mila ragazzi ucraini presenti in Italia sia iscritto a scuola.

Nonostante gli investimenti – più di 31 milioni di euro stanziati per finanziare progetti di inserimento linguistico, di socialità, di integrazione e di continuità scolastica – rimane il tema di riuscire ad intercettare e coinvolgere i molti ragazzi ucraini che a scuola non ci vanno, con ricadute pesanti in termini di opportunità di socializzazione, inclusione, relazioni fra pari.

L’incidenza dei nati in Italia tra gli alunni con cittadinanza non italiana

Il segmento degli alunni con cittadinanza non italiana nati in Italia registra un progressivo aumento. Questa tipologia di alunni è portatrice di storie e bisogni educativi diversi da coloro che sono appena arrivati in Italia. Sono “studenti in attesa” della legge sulla cittadinanza bloccata in Parlamento. Si attende una legge, magari  frutto di molte mediazioni, che dovrebbe coniugare le proposte dello ius soli con quelle dello ius culturae. 

Bene, se dovesse andare in porto la riforma  ci sarebbero in Italia poco più di  588.986  ragazzi e ragazze che avrebbero in poco tempo i requisiti per diventare cittadini italiani.

Il report ministeriale riferisce  che  minori stranieri nati in Italia nel 2022 presenti in Calabria  sono in tutto 5.261, così distribuiti 340 nella provincia Vibo Valentia ,1.229 a Catanzaro,400 a Crotone, 1.593 a Cosenza e 1.699 a Reggio Calabria.

Problemi aperti

È necessario e urgente  assicurare agli insegnanti del settore una apposita formazione in pedagogia e didattica della lingua parlata che tenga conto del multilinguismo presente nelle scuole e dell’importanza  di uno sviluppo del bilinguismo. 

I due nodi principali da affrontare sono senza dubbio l’elevata incidenza nelle classi e i problemi linguistico – comunicativi. Ad un aumento del numero di stranieri nelle classi corrisponde una maggiore problematicità della gestione. Quasi la maggior parte degli insegnanti italiani chiede il potenziamento della lingua italiana e consiglia il ricorso ai mediatori  culturali.

Ora, poiché la propensione a investire, anche in istruzione, dipende dalla chiarezza sugli orizzonti futuri, è quanto mai opportuno rimuovere ogni inutile incertezza o ingiustificata difficoltà burocratica nei percorsi di acquisizione della cittadinanza italiana, in particolare per gli stranieri nati in Italia che desiderano scommettere sul nostro paese.

Rendere meno vago il loro futuro, dando loro quella fiducia che fino a oggi è stata loro negata da un codice della cittadinanza anacronisticamente difensivo, ci pare un modo sensato per aiutarli  a investire nella propria istruzione. I numeri delle seconde generazioni che abbiamo presentato in queste pagine ci avvertono che la qualità del capitale umano a disposizione dell’Italia nei prossimi decenni molto dipenderà dagli esiti di quell’investimento.

Ci garantiremo così una generazione migliore, cittadini meno spaventati dalle differenze e capaci di convivere le ricchezze culturali che ha da offrirci quest’Italia sempre più plurale. (gl)

[Guido Leone è già dirigente tecnico USR Calabria]

Al via la seconda edizione del progetto “Cultura è sicurezza”

Il 17 aprile, all’Ite “Grimaldi Pacioli” di Catanzaro, guidato dalla dirigente Cristina Lupia, prenderà il via la seconda edizione del progetto Cultura è sicurezza, le attività formative di approfondimento sui rischi ambientali e antropici che interessano la nostra regione.

Lo ha reso noto la vicepresidente della Regione, Giusi Princi, spiegando come quello di Catanzaro – che coinvolgerà anche la Provincia di Crotone – è il primo della serie di incontri promossi dal Dipartimento di Protezione Civile regionale, con la proficua collaborazione dell’Ufficio scolastico regionale, di cui è dirigente generale Antonella Iunti, che coinvolgeranno tutte le province calabresi e avranno come destinatari i referenti di educazione civica e i responsabili del servizio prevenzione e protezione (rspp) di ogni Istituto del territorio.

«Il 18 e 19 aprile al Liceo scientifico “A. Volta” – ha spiegato – diretto da Marisa Monterosso, per la città metropolitana di Reggio Calabria; il 22 aprile al Liceo Statale “Vito Capialbi” guidato dal dirigente Antonello Scalamandrè, per la provincia di Vibo Valentia; il 23 e 24 aprile all’I.C. “Gullo Cosenza Quarto” diretto da Rosa Maria Paola Ferraro, per la provincia di Cosenza».

Le attività, condotte dal professor Agostino Miozzo, già direttore generale del Dipartimento di Protezione Civile nazionale, e da Domenico Costarella, direttore generale della Prociv regionale, avranno come obiettivo l’analisi e l’approfondimento di tematiche legate alla percezione, conoscenza e gestione dei rischi naturali che interessano il territorio calabrese, e vedrà  coinvolte tutte le province calabresi e avranno come destinatari i referenti di educazione civica e i responsabili del servizio prevenzione e protezione (rspp) di ogni Istituto del territorio.

«Viviamo in una regione bellissima e vulnerabile perché –  ha sottolineato Princi – fortemente esposta a rischi naturali. Da vicepresidente e donna di scuola, trovo fondamentale che gli studenti, per il tramite dei loro docenti, siano coinvolti in un percorso civico teso alla conoscenza dell’alto rischio sismico ed idrogeologico che caratterizza la nostra terra, nonché del ruolo determinante offerto dal servizio nazionale della Protezione Civile».

«Solo attraverso la conoscenza e la prevenzione – ha concluso – è possibile avere un approccio attivo nei confronti di questi fenomeni, così da ridurre la vulnerabilità e l’impatto che posso avere sulla nostra vita». (rcz)

L’OPINIONE / Franz Caruso: Governo e Regione su muovo a tentoni sulla Scuola

di FRANZ CARUSO – Con quale coraggio il Ministro Valditara viene in Calabria, accolto trionfalmente dal governatore Occhiuto, a parlare di potenziamento del sistema scolastico calabrese dopo il piano di dimensionamento lacrime e sangue che hanno varato e che ha tagliato nella nostra regione, per il prossimo triennio, ben 79 autonomie scolastiche, di cui 29 solo nella provincia di Cosenza?

Con quale ardire, lo stesso esponente del Governo Meloni insieme all’accondiscendente governatore Roberto Occhiuto, parlano  di migliorare il livello di istruzione degli studenti calabresi nel mentre la loro compagine governativa di centrodestra si appresta ad approvare l’Autonomia Differenziata  che prevede la regionalizzazione di aspetti fondamentali del sistema educativo italiano, come i programmi scolastici, il personale e i contratti di lavoro, nonché i fondi per il finanziamento dell’istruzione?

Seppur positiva la collaborazione tra Università, Regione e Scuole del territorio, ma davvero il semplice aumento di ore extracurriculari può rappresentare la panacea dei mali del sistema scolastico calabrese? Con 200 ore extracurriculari si potranno colmare i divari territoriali ed i gap formativi? Io credo di no. Anzi La scuola italiana ha bisogno di una riforma strutturale che oggi si poteva avviare approfittando dei fondi Pnrr, fissando un incremento della spesa stabile, finalizzato e non occasionale, e puntando su alcune aree disagiate del Paese, dove appare necessario diminuire, per esempio, il numero medio di alunni per classi.

Occorre anche inquadrare le maggiori risorse messe a disposizione delle scuole in una riforma organica del sistema scolastico finalizzata anche ad un riconoscimento della professionalità dei lavoratori della scuola, dirigenti scolastici, docenti, personale Ata, attraverso la formazione continua, una selezione e la verifica periodica della capacità professionale, il riconoscimento sociale ed economico dell’importante funzione svolta. Ma tant’è.

In generale, noto con profondo rammarico un totale disinteresse verso la scuola e la funzione sociale che, soprattutto quella pubblica, riveste nel nostro Paese ed in particolare nel nostro Meridione ed in Calabria. Ci si muove a tentoni, con provvedimenti spot che, soprattutto nella nostra regione non tengono in alcun conto delle criticità territoriali delle zone interne e montane, né la carenza del nostro sistema trasportistico, tanto meno il drammatico fenomeno della dispersione scolastica che da noi si registra con percentuali elevate e che rappresenta un vero e proprio fallimento educativo che condizionerà negativamente il futuro dell’intero Paese. (fc)

[Franz Caruso è sindaco di Cosenza]

Due giovani studenti di Oppido superano la selezione per la finale nazionale dei Giochi matematici Bocconi – Pristem 2024

di GIULIO BORBOTTI – Si parla tanto di buona scuola, ma i risultati concreti di una formazione ottimale si notano anche in piccoli casi quotidiani come questo.

Si tratta di due giovanissimi ragazzi di dodici anni, Antonio Mileto e Alessandro Barbaro, che frequentano la 2a classe della scuola secondaria di primo grado del plesso di Oppido Mamertina (Rc) presso l’Istituto Comprensivo di Oppido – Molochio – Varapodio.

I due studenti hanno superato, nella loro categoria C1, le semifinali dei “Campionati internazionali di Giochi matematici – Centro Pristem dell’Università Bocconi” tenutisi il 16 marzo scorso presso il Liceo Scentifico A. Volta di Reggio Calabria, le cui graduatorie sono state da giovedì pubblicate, permettendogli di fatto l’accesso alla finale nazionale che si terrà sabato 25 maggio presso l’Università Bocconi di Milano, alla quale seguirà in agosto la finale internazionale di Parigi.

Parliamo di una competizione prestigiosa giunta alla trentottesima edizione nel mondo alla quale partecipano più di 200.000 concorrenti provenienti da tre continenti, mentre solo in Italia quest’anno sono stati più di 40.000 iscritti nelle varie categorie che vanno dai junior ai senior.

Considerata la portata del concorso, va dunque specificato che i due ragazzi sono riusciti nell’intento grazie alla loro specifica attitudine ed alla dedizione personale, senza corsi aggiuntivi privati, ma facendo tesoro dell’insegnamento impartito dalla loro docente di matematica, la prof.sa Teresa Gallo, la quale si compiace del traguardo raggiunto con i propri allievi spronandoli a perseguire i propri obiettivi per se stessi più che per il riconoscimento ottenuto, dimostrando così il valore formativo di servizio della scuola pubblica.

In un momento storico in cui si da peso solo ai cosiddetti numeri della scuola, si può rispondere che nella fattispecie in questione siano stati invece determinanti un altro tipo di numeri per porre un faro su due promettenti studenti reggini che, come tante altre giovani menti brillanti calabresi, la scuola deve saper coltivare fin dalla tenera età valorizzandoli poi nel corso del tempo, poiché spesso una volta cresciuti o non trovano il giusto spazio nella nostra terra o finiscono per diventare quei cervelli in fuga del domani, perciò oggi tramite l’occasione vale la pena celebrarli. (gb)

LA SCUOLA IN CALABRIA TRA RITARDI, GAP
E LA GRAVE DISUGUAGLIANZA EDUCATIVA

di GUIDO LEONE –  Il  mese di marzo segna l’inizio dei Test Invalsi 2024. A partire sono stati gli studenti dell’ultimo anno delle scuole superiori, in tutto circa 515mila studenti, che a giugno sosterranno l’esame di maturità. Dal 3 aprile toccherà ai 575mila alunni di terza media, mentre a maggio sarà la volta degli alunni di seconda e quinta elementare e di seconda superiore.

I Test Invalsi, introdotti con una legge del 2007 per valutare il livello generale del sistema scolastico italiano, sono requisiti di ammissione alla maturità e agli esami di terza media, tuttavia va sottolineato che i risultati delle prove Invalsi non influenzeranno né la promozione né il voto finale degli studenti in corsa per il diploma.

Però forniranno indicazioni sul livello di istruzione raggiunto dalla classe, dall’istituto e a livello regionale e nazionale. Permettono, quindi, di avere una idea generale, statistico, della situazione di bambini e ragazzi, di fare una fotografia delle competenze scolastiche misurate non con un metodo nozionistico ma di ragionamento.

Ma tornando alle prove va detto che gli istituti scolastici possono scegliere in autonomia le giornate per lo svolgimento dei Test Invalsi 2024 all’interno di un arco temporale che varia a seconda del grado della scuola ad esclusione delle classi campione, che partecipano alla rilevazione nazionale in giorni prestabiliti.

Le date di svolgimento delle prove e il campione calabrese

Gli studenti di quinta superiore svolgono le prove tra l’1 ed il 27 marzo. Le classi campione sono state impegnate già nei giorni scorsi. Gli Invalsi per gli alunni di seconda superiore sono invece previsti per il periodo che va dal 13 al 31 maggio, con le classi campione che svolgeranno i test nelle giornate del 13, 14 e 15 maggio. Le terze medie faranno le prove tra il 4 ed il 30 aprile, le classi campione il 4, 5, 8 e 9 aprile.

Per quanto riguarda la scuola elementare, le giornate degli Invalsi sono fissate a livello nazionale.

Il 7 maggio è prevista la prova di italiano, il 9 matematica. Solo per le classi quinte, il 13 maggio si tiene la prova di inglese. Le prove avverranno simultaneamente nello stesso giorno per ogni materia e alla stessa ora con la tradizionale modalità carta e matita.

Tutti gli studenti sostengono una prova di italiano e una di matematica. I maturandi, gli alunni dell’ultimo anno dell’elementari e della terza media svolgono anche una prova di inglese, suddivisa in due parti, reading (lettura) e listening (ascolto).

Per i maturandi la prova Invalsi si compone di 3 diversi test a computer nelle seguenti materie: italiano, il test dura 120 minuti ed è composto da diversi quesiti di comprensione del testo; matematica, la prova vuole testare le conoscenze degli studenti nei seguenti ambiti: numeri, relazioni e funzioni, spazio e figure e dati e previsioni; inglese per accertare le abilità di comprensione e uso della lingua in linea con il Quadro Comune di riferimento Europeo riconducibile al livello B2.

La modalità CBT (Computer Based Testing) è utilizzata anche per i Test Invalsi di seconda superiore e terza media.

In Calabria il campione complessivo sarà rappresentato presumibilmente da circa 4000 studenti della scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado.

Come sono andate le prove Invalsi nelle scuole calabresi

Le prove Invalsi continuano di anno in anno a restituire il volto di un Paese diviso in due con differenze territoriali in italiano e matematica sempre marcate.

Anche gli esiti delle ultime prove 2023 hanno evidenziato che l’istruzione al Sud resta un’emergenza, con una situazione incredibile, diremmo quasi drammatica in particolare per la Calabria.

Si allargano i divari territoriali, con il Nord e il Sud Italia che viaggiano a due velocità già a partire dalla scuola media, soprattutto in Calabria, Sicilia e Campania.

Per la scuola primaria, i risultati sono rimasti sostanzialmente invariati rispetto agli anni precedenti, ma con segnali di preoccupazione. Per le competenze in italiano  dove gli studenti di V elementare calabresi si piazzano ben ultimi con una media di 190 contro rispetto alla media nazionale pari a 200.

In matematica arriva al livello base solo il 66% degli allievi, con la Calabria, sotto la media nazionale.

In terza media la Calabria resta ancora ultima nella classifica, ma con un punteggio medio di 186 contro una media nazionale di 199, il gap da 10 punti aumenta a 13.

Nelle seconde classi delle superiori, la Calabria dall’ultimo posto passa al penultimo posto (con un punteggio medio di 189 contro una media nazionale di 204), ma torna ad essere ultima in V superiore con un punteggio medio di 182 a fronte della media nazionale di 200 e, quindi, un gap di ben 18 punti.

Le cose non vanno meglio per i risultati ai test di matematica.

Anche qui la nostra regione fa peggio, la differenza di circa 8 punti rispetto alla media nazionale in seconda elementare si allarga a 19 punti in terza media e a 21 punti in quinta superiore. La distanza con la regione Friuli Venezia Giulia che ha il miglior risultato è di ben 40 punti.

La situazione non migliora se si guarda alle competenze nella lingua inglese. I risultati di queste prove riproducono le stesse differenze con le regioni del centro-nord già riscontrate in Italiano e Matematica; differenze che iniziano a comparire in quinta elementare e si amplificano nel corso del processo formativo.

Forte la disuguaglianza educativa in Calabria

Insomma i divari territoriali non migliorano e rimangono forti evidenze di disuguaglianza educativa al Sud e in particolare in Calabria: le scuole riescono a fatica ad attenuare l’effetto delle differenze socio-culturali del contesto familiare e le disparità esistenti tra scuole e anche tra classi.

La principale criticità della scuola in Italia riguarda ovviamente la qualità degli apprendimenti degli studenti, inferiore a quella degli altri paesi avanzati.

La dispersione scolastica (in Calabria al 13%) è solo la punta dell’iceberg: oltre alla scomparsa di troppi ragazzi dai radar della scuola e della formazione professionale, ne abbiamo infatti un terzo che, pur conseguendo il diploma, non sa abbastanza per un lavoro e una vita sociale soddisfacenti.

Una possibile ricetta per migliorare gli apprendimenti nel nostro Paese? Un nuovo modello di reclutamento e di carriera degli insegnanti, una didattica rinnovata nel contesto di una scuola estesa al pomeriggio, interventi sostanziali sull’edilizia scolastica.

Riemerge, però, in tutta la sua drammatica evidenza l’urgenza di rimettere al centro dell’attenzione politica e dei nostri governanti l’istruzione e la formazione come emergenza sociale per il Sud e la Calabria in particolare.

E mentre le regioni più avanzate, a questo punto, vogliono andare per la loro strada, con la autonomia differenziata si palesa in maniera drammatica una ‘questione meridionale’ all’interno del sistema scolastico nazionale.

Speriamo che i prossimi esiti Invalsi smentiscano la tendenza di un’Italia che procede a due velocità. (gl)

[Guido Leone è già dirigente tecnico Usr Calabria]

AUTONOMIA, COLPO DI GRAZIA SU SCUOLA
TRA DIRITTI MANCATI E GAP INSUPERABILI

di GUIDO LEONELa domanda che ci dobbiamo porre è la seguente: nei molti divari che sono tornati a separare la società meridionale dai livelli economici, sociali, culturali raggiunti in questi anni dall’Italia del Nord la scuola c’entra qualcosa?

Esiste una questione meridionale e se sì, quali sono i suoi tratti distintivi? E in quali termini si presenta la questione scolastica nelle regioni del Mezzogiorno d’Italia? Se il grande analfabetismo di massa, il mero saper leggere scrivere e far di conto è stato sconfitto si può ignorare il fatto che da Napoli in giù i tassi di abbandono scolastico, di evasione dell’obbligo sono tra i più elevati?

Si può ignorare che in Campania, Calabria, Sicilia, Sardegna più della metà degli studenti sono ad un livello inferiore a quello richiesto dalle indicazioni nazionali e si registrano, cosa ancora più inquietante, differenze fortissime fra scuola e scuola? Si può ignorare che da queste parti  il 40% per cento degli studenti è al di sotto della sufficienza, in italiano e in matematica.

Campania, Calabria, Sicilia, Puglia occupano i primi  posti della triste classifica della povertà educativa in Italia. Regioni in cui bambini e ragazzi sono maggiormente privati delle opportunità necessarie per superare ostacoli e condizioni di svantaggio iniziali. L’abbandono scolastico nella maggior parte delle regioni del sud va ben oltre la media nazionale (12,7%), con le punte di Sicilia (21,1%) e Puglia (17,6%), e valori decisamente più alti rispetto a Centro e Nord anche in Campania (16,4%) e Calabria (14%). 

Non sembrano esserci soluzioni a portata di mano per pareggiare i conti col Nord e dunque per arrivare ad una equa spartizione di risultati; ma questi numeri avrebbero dovuto mettere da tempo  in allarme, serio, innanzitutto i governatori e le loro giunte regionali, subito dopo il Ministero dell’Istruzione e quindi i Governi che in questi anni si sono avvicendati.

E invece lo smantellamento progressivo dell’istruzione pubblica rischia di  farle perdere il suo carattere nazionale.

La regionalizzazione sta compiendo il suo percorso che porterà cambiamenti sostanziali. Per capire la posta in gioco basta considerare uno tra gli effetti più importanti di una simile manovra sulla scuola. Non avremmo più un unico sistema nazionale di istruzione, ma tanti sistemi regionali.

L’autonomia differenziata sancirà gli squilibri che già esistono e li renderà definiti e insuperabili. Il gap di servizi, nella scuola, nella sanità, negli asili diventerà “legittimo”, un privilegio etnico- territoriale immodificabile. Insomma chi all’interno della stessa nazione abita in territori particolari e benestanti ha più diritti di chi invece ha avuto la sventura di abitare in territori disgraziati.

L’istruzione deve rimanere statale e nazionale con pari livelli delle prestazioni, senza condizionamenti di natura politica e quindi fuori da qualunque percorso di autonomia differenziata.

C’era una volta un Paese dove la scuola era pubblica e le finalità e gli obiettivi li decideva lo Stato nell’interesse di tutti. Quella scuola rischia di non esserci mai più. Certa politica non ha cambiato verso alla scuola pubblica. L’ha semplicemente piegata, immiserita. Il Mezzogiorno ha bisogno sul piano sociale, oltre che economico, di eserciti di maestri e professori. Di buone scuole e buone università. Di baluardi della conoscenza che siano, al di là di tutto il resto, il simbolo della presenza dello Stato unitario sul territorio. (gl)

[Guido Leone è già dirigente tecnico Usr Calabria]

 

Parte dalla Calabria l’Educational Tour Trenitalia

Un evento dedicato ai docenti per scoprire l’Italia con il treno. Parte dalla Calabria l’Educational Tour Trenitalia per le scuole, prima regione italiana a organizzare l’evento rivolto ai docenti degli istituti scolastici per illustrare fascino e potenzialità del treno nella scoperta delle bellezze del territorio.

Appuntamento alla stazione di Catanzaro Lido, dove Trenitalia insieme ad ArtCal ha incontrato 30 docenti degli istituti scolastici della fascia ionica, da Reggio Calabria a Corigliano, che hanno potuto verificare, all’andata, le comodità di un viaggio in Intercity e, nel ritorno, scoprire il modernissimo Blues, il primo treno ibrido del Regionale di Trenitalia.

Ospite d’eccezione, Emma Staine, assessore regionale ai Trasporti, che ha seguito in treno l’Educational Tour fino al Castello di Corigliano, prestigiosa location per questa giornata dedicata al mondo del turismo scolastico, una delle possibili mete raggiungibili con le visite scolastiche in treno.

Nella fortezza risalente all’XI secolo, uno dei castelli più belli e meglio conservati dell’Italia meridionale, la Direzione Business Intercity e il regionale di Trenitalia hanno presentato le offerte e i vantaggi di un viaggio in treno, mezzo di trasporto ideale per le gite scolastiche, in grado di garantire un viaggio in piena sicurezza e comfort contribuendo nel contempo a ridurre gli impatti ambientali.

A conclusione della giornata, la visita guidata del Castello ducale di Corigliano Calabro, patrimonio storico culturale calabrese, con la collaborazione dell’Associazione culturale White Castle, alla presenza dell’assessore comunale alla Cultura Alessia Alboresi e dell’assessore al Turismo Costantino Argentino. (rcz)

La scuola come luogo di crescita culturale e umana, non di scontro

di LUCIO FRANCESCO GULLO – In un rapporto complementare che favorisce la crescita culturale e umana dell’alunno, la scuola dovrebbe essere il punto di riferimento di ogni famiglia e la famiglia il punto di riferimento di ogni scuola. Una relazione, dunque, che vede lo studente al centro di essa, ma che sembra essersi spezzata, nella mattinata del 15 gennaio, tra le mura del liceo “G.B. Scorza” di Cosenza.

Quello che sarebbe dovuto essere un dialogo sereno, tra il dirigente della scuola, Aldo Trecroci (ricoprente anche la carica di consigliere comunale) e il genitore di un’alunna dell’istituto in questione, si è trasformato in uno scontro acceso che non ha dato spazio a chiarimenti, prima che il padre della ragazza tirasse uno schiaffo al preside, facendolo cadere a terra.

Secondo quanto riportato dal preside, lo stesso avrebbe più volte subìto minacce durante la conversazione e il modo stesso di presentarsi del genitore sarebbe stato un po’ brusco, sin dal suo ingresso nell’ufficio scolastico. I motivi di tale gesto del genitore restano incerti: secondo alcune indiscrezioni, la reazione del genitore sarebbe stata causata della mancata possibilità di far accedere l’alunna al percorso di alternanza scuola-lavoro che desiderava intraprendere, per la mancata disponibilità dei posti, già esauriti. 

Sebbene sia fondamentale un organizzazione scolastica che promuova l’interesse degli alunni verso attività mentalmente stimolanti per ognuno di loro, grazie a dei docenti attenti e alle opportunità offerte dai percorsi scuola lavoro (PCTO), è necessario evidenziare come spesso molti adulti pretendano di interferire nell’organizzazione intrascolastica senza rispettare gli ambiti di operatività e le norme che permettono il funzionamento del sistema scolastico.

Un sistema che dovrebbe dare la possibilità alle famiglie e al consiglio d’Istituto di poter soddisfare le esigenze di ognuno nell’adempimento dei propri ruoli, garantendo una comunicazione chiara e serena e nel massimo rispetto reciproco. Dopo la caduta, il dirigente Aldo Trecoci è stato assistito da alcuni collaboratori scolastici che hanno avuto la prontezza di aiutarlo e si è recato all’ospedale di Cosenza per farsi refertare, in seguito in questura per sporgere denuncia.

Diversi personaggi politici hanno tenuto a esprimere rammarico per quanto accaduto: Il sindaco Franz Caruso la sua massima solidarietà e condanna con fermezza il violento episodio senza uso di mezzi termini, il Presidente del consiglio comunale, Giuseppe Mazzucca, ha criticato aspramente l’episodio, il vice capogruppo di Fratelli d’Italia Alfredo Antoniozzi ha dichiarato: «È un gesto che squalifica la nostra città e che va condannato senza remore. È impensabile che si arrivi ad aggredire fisicamente un dirigente scolastico o un docente».

Pino Assalone dell’USB ha condannato l’episodio senza usare mezzi termini e l’ex vice Sindaco di Cosenza, Maria Pia Funaro che ha fatto notare come questa tipologia di episodi sia ultimamente in crescita.

Parecchie sono le tematiche relative all’educazione che vengono studiate nelle aule scolastiche, non poca è l’importanza che viene data al saper parlare e riuscire a stare al passo col sistema,ma quello che sembra venire meno al giorno d’oggi è la concretezza più banale,ma comunque essenziale,di un comportamento adeguato e umano capace di costruire orizzonti e non di reclamare con prepotenza,una concretezza che prescinde da qualsiasi pensiero teorico fine a sé stesso.

A prescindere da quelle che possano essere state le motivazioni del genitore, il rapporto che sta alla base di un efficace dialogo sembra essere stato assente durante questa discussione, una discussione che dimostra ancora una volta quanto l’approccio adottato tra due adulti che ricoprono due ruoli diversi possa trasformarsi in un mezzo di sopraffazione da parte di uno sull’altro e, in ultimo, sull’istituzione. 

Dopo tutta questa violenza, non ci resta che augurarci che questa sia solo una triste parentesi e non diventi parte di una serie di episodi che preannunciano una società incapace di usare il buon senso e di dare il giusto esempio alle nuove generazioni. (lfg)

Riforma ITS, in Calabria il maggior numero di adesioni nazionali

La Calabria, come la Lombardia è, addirittura, in assoluto, meglio di altre regioni del Nord», per l’adesione alla riforma Its. Lo ha reso noto la vicepresidente della Regione, Giusi Princi, spiegando come «sono state 24 le scuole aderenti alla sperimentazione e 30 le filiere formative attivate in Calabria e costituite dagli istituti tecnici, professionali (4 anni) dagli Istituti Tecnici Superiori 2 anni (Its) con il coinvolgimento delle aziende e degli Ordini professionali e delle Università. Tanto interesse da parte di tutte le province calabresi e della Città metropolitana di Reggio Calabria, equamente rappresentate nelle adesioni alla sperimentazione. Questi gli esiti pubblicati dal Ministero a seguito della valutazione delle candidature pervenute dalle regioni».

La vice presidente con delega al ramo nelle scorse settimane si era fatta promotrice insieme alla direttrice dell’Ufficio scolastico regionale, Antonella Iunti, di un incontro informativo sul tema, tenuto presso la Cittadella regionale, con il coinvolgimento di tutto il partneriato calabrese e con la partecipazione dei massimi dirigenti del ministero e del ministro Giuseppe Valditara.

«Questi risultati – ha proseguito Princi – confermano quanto dinamismo, quanta democrazia partecipata si registrino negli istituti scolastici i cui Organi collegiali d’istituto, dopo ampio confronto, hanno deliberato le candidature aprendosi al cambiamento, alle opportunità di una formazione contestualizzata ai profili occupazionali richiesti dal mercato del lavoro calabrese per i prossimi anni. È importante che Regione funga da collettore interistituzionale perchè tutto il sistema ruoti intorno ad un obiettivo, affinchè non avvenga quanto è avvenuto in passato quando le scuole hanno subito dall’alto la riforma legata all’ alternanza scuola lavoro senza alcun accompagnamento o minima programmazione regionale».

«La filiera calabrese – ha spiegato – si arricchisce della partecipazione del sistema accademico. La Calabria è infatti, l’unica regione che ha sottoscritto apposito accordo tra Regione, Usr e Università calabresi (Magna Grecia Catanzaro, Unical Cosenza e Mediterranea Reggio Calabria), che permetterà agli studenti che completeranno il percorso negli Its di avere riconosciuti i crediti ai fini del conseguimento della laurea triennale. Le competenze tecniche sono molto richieste dalle imprese calabresi che assumono addirittura il 67% di personale in possesso di diploma secondario».

«Le maggiori difficoltà di reperimento di lavoratori si concentrano nel settore delle costruzioni e dell’ingegneria. Basti pensare che, per il solo 2023, degli 8.300 assunti previsti, il 53% è stato di difficile reperimento. Le previsioni occupazionali di entrate, in diversi ambiti, per il solo 2023, sono state pari a 108.000 dei quali, 72.000 con livello di istruzione secondaria e con difficoltà di reperimento del 41%. La formazione garantita per i prossimi anni dalla filiera tecnico professionale sopperirà a tale fabbisogno, anche alla luce dei fattori che modelleranno i futuri bisogni occupazionali del mercato del lavoro calabrese, la costruzione del Ponte sullo stretto e l’istituzione della Zona economica speciale unica che richiamerà nuovi investimenti e la nascita di nuove imprese».

«Nell’ambito delle iscrizioni alle scuole di primo e secondo grado della regione, aperte fino al 10 febbraio, le famiglie potranno scegliere il nuovo percorso negli istituti autorizzati. Nelle prossime settimane  – ha concluso la vice presidente Princi – insieme all’Ufficio scolastico regionale, costituiremo apposito tavolo di lavoro, aperto a tutti i partner della filiera e al sistema datoriale calabrese, per accompagnare al meglio la riforma perchè il percorso sia foriero di opportunità conoscitive, formative e occupazionali per i nostri ragazzi». (rcz)