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IL “NON SENSO” DEL MINISTRO GIOVANNINI
QUALCUNO GLI SPIEGHI COS’È LA LOGISTICA

Enrico Giovannini

di SANTO STRATI – Giusto qualche giorno fa abbiamo fatto presente l’assurdità di concentrare gli investimenti per il traffico merci del Mediterraneo su Genova e Trieste, ma siamo costretti ora a registrare anche le “insensatezze” del ministro Giovannini responsabile dei Trasporti e delle Infrastrutture, senza riuscire a trattenere un attacco di  bile (a nome e per conto dei calabresi che farebbero bene ad arrabbiarsi sul serio, quando andranno a votare).

«Non possiamo – ha detto il ministro parlando al panel del Meeting di Rimini Mare Nostrum: il Mediterraneo, nuovo nodo di connessioni –  pensare all’Italia semplicemente come a una piattaforma logistica di arrivo delle merci perché essere una piattaforma in cui le merci passano per andare altrove lascia un valore limitato sui territori. In quest’ultimo anno e mezzo abbiamo immaginato l’Italia come un luogo di trasformazione e di partenza, non solo di arrivo, delle merci, il che richiede un cambiamento di ottica molto importante, che spiega il forte investimento sui retroporti, dove potrebbero installarsi imprese che tornano a produrre in Europa, seguendo la tendenza al reshoring indotto dalla pandemia e dalle tensioni geopolitiche» E ha aggiunto: «Pensare che le merci arrivino in Sicilia o Gioia Tauro e poi continuino a viaggiare per tutta l’Italia in treno, per poi proseguire verso la Germania e i Paesi del centro Europa, a fronte dell’ipotesi di arrivare direttamente a Genova e a Trieste, è un non-senso a causa dei costi. Ben diverso, ed è quello che stiamo facendo con gli investimenti senza precedenti sulla portualità, è potenziare le diverse specificità dei porti, dove l’Italia ha grandi opportunità, come mostra anche Gioia Tauro per il cosiddetto reshipping». Qualcuno spieghi, per favore a Giovannini (che, grazie a Dio, dopo il 25 settembre lascerà la poltrona) cos’è la logistica e qual è la logica dei costi nel campo dei trasporti.

L’ammiraglio Andrea Agostinelli, Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale dei Mari Tirreno Meridionale e Ionio che guida il Porto di Gioia Tauro, interpellato da Calabria.Live minimizza lo “scivolone” verbale e, fa notare come nel suo intervento a Rimini, subito dopo il ministro, abbia potuto mettere in evidenza l’importanza di Gioia e il suo costante sviluppo oltre a quello prossimo degli altri porti calabresi in grande crescita. Rettificando sostanzialmente – aggiungiamo noi – l’infelice dichiarazione di Giovannini (che poi il Ministero ha cercato di correggere). Le parole, a volte, sfuggono per superficialità (o per lapsus involontari), però a volte sono indicative di un certo modo di pensare. Ed è inutile negare l’evidenza che c’è in atto una forte coalizione di interessi per tarpare le ali allo sviluppo del Mediterraneo puntando sulla centralità di Gioia Tauro.

Sembra di ripercorrere gli anni Novanta, dice il segretario generale di Uil-Trasporti Calabria Giuseppe Rizzo – «quando il Porto di Gioia Tauro era destinato a diventare il più grande porto di scambio marittimo-ferroviario, in alternativa all’asse Amsterdam-Barcellona, alla fusione Tirrenia-Fs e alle promesse politiche degli anni precedenti. Grandi progetti che facevano invidia e davano fastidio a molti. Difatti, il fuoco amico non tardò ad arrivare. L’allora Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti della Repubblica Italiana on. Burlando, veniva intercettato mentre si rivolgeva all’Amministratore Delegato di Ferrovie dello Stato, con queste parole: “Se fai partire un solo treno da Gioia Tauro ti caccio!”.
Oggi, la storia si ripete con il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti della Repubblica Italiana Giovannini che con molta probabilità non conosce la geografia o ha fatto quelle dichiarazioni per motivi a noi incomprensibili».

Rizzo invita il ministro a «venire in Calabria al porto di Gioia Tauro, a  spiegare alle migliaia di famiglie che vivono di porto, il perché di quelle dichiarazioni, dove si  esclude Gioia Tauro dal sistema di mobilità delle merci. Inoltre, sarà occasione anche di illustrare al Ministro le potenzialità dello scalo».

«Voglio ricordare a me stesso – scrive in una nota il segretario generale di Uil.-Trasporti Calabria, Rizzo – che,  Gioia Tauro non è nuova a questi tradimenti o scippi (corridoio Berlino-Palermo, Zes e Green Ports) perpetrati da chi è delegato a rappresentare i problemi del Paese compresa la Calabria e, considerato che con molta probabilità oltre all’onorevole anche i politici Calabresi (visto il silenzio) non conoscono Gioia Tauro, mi permetto di descrivere qui di seguito le reali potenzialità sintetizzate solo in alcuni punti dello scalo Calabrese, nonostante il continuo attacco proveniente dal fuoco amico:

Gioia Tauro è unico nel suo genere in Italia e nel Mediterraneo sia per la posizione geografica che la proietta al centro del Mediterraneo sia per le dimensioni del porto.

Il porto vanta una profondità di circa 18 mt con una lunghezza di circa 4 km X 300 mt di larghezza, accompagnati da 180 ettari di piazzale. 

Gioia Tauro anche come rete ferroviaria rappresenta la via più veloce per raggiungere i mercati del Nord. La gestione di traffico intermodale sia nave/ferro che ferro/gomma, ha  permesso di creare un business attraverso la realizzazione di un gateway ferroviario con binari da 750 metri di lunghezza che potranno lanciare treni merci di ultima generazione. 

Gioia Tauro oggi movimenta circa 3,7 milioni di TEUS con una proiezione (rallentata dalla pandemia) di circa 6 milioni di TEUS nel breve periodo».

Quindi – conclude Rizzo –, «caro Ministro, se non si ha una sana visione sistemica ed integrata per lo sviluppo della logistica della nostra nazione e accettare la competitività come valore aggiunto, si rischia di promuovere territori con grosse limitazioni naturali e geografiche a discapito di eccellenze come il porto di Gioia Tauro sottovalutato e sottoutilizzato a danno dell’intero Paese chiamato Italia».   

È evidente che la campagna elettorale si gioca anche sull’assegnare priorità (inutili) ai porti del Nord, cercando di mortificare le potenzialità di quelli del Mezzogiorno. La parola Sud, come si vede scorrendo i programmi elettorali presentati da partiti e coalizioni, non è proprio al centro del dibattito. All’infuori di Azione, gli altri affrontano il tema con colpevole sufficienza.  Calenda, oggi alleato con Renzi, almeno riconosce in un capitolo apposito il rischio rappresentato dall’Autonomia differenziata tanto cara a Salvini e company: «Il Mezzogiorno è stato storicamente indebolito da un sistema di interventi sociali parametrati sulla spesa storica e non su indicatori socio-demografici. Con il Governo Draghi si è invertita questa tendenza, garantendo un riequilibrio in particolare rispetto agli asili, agli studenti con disabilità e ai servizi sociali. Si tratta di misure da confermare e potenziare anche in chiave economica, per accrescere il tasso di occupazione femminile e rendere il sistema produttivo del Sud più competitivo e attrezzato. Questo processo di riequilibrio deve essere completato su tutti gli altri capitoli della spesa sociale». E sulla portualità dedica qualche riga alle Zes (senza, però, mai citare Gioia Tauro, perché forse non sa neanche dov’è): «L’Economia del Mare incide nel Mezzogiorno per il 4,4% sul valore aggiunto, per il 5,7% degli occupati e per il 4,6% del totale delle imprese. Tutti questi dati sono superiori alla media nazionale.Bisogna creare una rete dei porti presenti nelle regioni meridionali, mettendoli a sistema grazie a una cabina di regia, e valorizzare in particolare le opportunità di crescita e di investimenti nazionali e internazionali offerte dalle ZES (Zone Economiche Speciali). Devono essere realizzati i collegamenti di ultimo miglio tra le aree portuali alla rete ferroviaria, in linea con il PNRR. Questo consentirà di migliorare l’efficienza nella distribuzione delle merci, con particolare attenzione alla filiera agroalimentare e farmaceutica».

Che agli altri partiti interessi poco il Mezzogiorno sembra incontrovertibile. E le dichiarazioni di Giovannini a Rimini ne sono la conferma, anche se poi, con una nota fatta circolare dal Ministero, il Ministro ha cercato di attenuare il senso della infelice dichiarazione. Viene segnalato che il ministro a Rimini «ha sottolineato le grandi potenzialità di crescita del porto, il quale è oggetto di forti investimenti sia per gli aspetti legati alle strutture portuali e a quelle retroportuali, sia per i collegamenti ferroviari che consentiranno al porto di accrescere il flusso di merci trattato. Nel corso del dibattito, al quale ha partecipato anche il presidente dell’Autorità portuale Andrea Agostinelli  il ministro – prosegue la nota del ministero -ha semplicemente sottolineato che l’obiettivo del Paese non può essere solo quello di aumentare il flusso di merci che attraversa l’Italia per raggiungere altri Paesi europei, ma di potenziare la produzione che si svolge sul territorio nazionale, anche nei retroporti, in modo da rafforzare le esportazioni che partono dagli scali italiani, tra cui Gioia Tauro. Gli investimenti sull’intermodalità – specialmente ferroviaria – che stanno interessando numerosi porti, tra cui quello di Gioia Tauro, grazie ai finanziamenti del Ministero sostengono fortemente questa strategia e i recenti dati riguardanti lo scalo calabrese testimoniano la correttezza di questo approccio, già evidenziato nel corso della visita del Ministro al porto del marzo scorso. Sono quindi prive di ogni fondamento le interpretazioni che, estrapolando una semplice frase da un ampio intervento, attribuiscono al Ministro una volontà di penalizzare il porto di Gioia Tauro a favore di altri scali».

Ne prendiamo atto, dando per scontato che, come al solito, sono i calabresi che non capiscono il senso delle dichiarazioni di un Ministro. L’invito della Uil Trasporti calabrese, a questo punto, dev’essere, però, assolutamente accolto da Giovannini se vuole autoassolversi: venga a spiegare a Gioia Tauro il “non-senso” dell’utilizzo di un Porto centralissimo e in grado di rilanciare l’economia del mare di tutto il Mediterraneo, senza creare disagi a Genova a Trieste (già incredibilmente scelti per la Via della Seta, anche se inadeguati per il loro posizionamento) che hanno santi protettori che di danno da fare a mantenere in vita il diktat (lontano, ma ancora efficace…) di Burlando. (s)

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