L’assessore Minasi: Ministro Giovannini chiarisca la sua posizione sul porto di Gioia Tauro

L’assessore regionale alle Politiche Sociali, Tilde Minasi, ha chiesto al ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovannini, di chiarire se, quella espressa al Meeting di Rimini sul Porto di Gioia Tauro è una posizione personale o «espressione di un’idea o un progetto pensato da chi lo ha chiamato a presiedere l’importante Dicastero».

Nel corso della kermesse, infatti, il ministro ha dichiarato che, secondo lui, il Porto di Gioia Tauro vada tagliato totalmente fuori dalla direttrice del trasporto merci italiano. Fare approdare in Calabria i container destinati al centro e nord Europa è, per lui, un “non-senso a causa dei costi, a fronte dell’ipotesi di arrivare direttamente a Genova e a Trieste.

«Evidentemente per Giovannini, Ministro della Repubblica Italiana – ha detto Minasi – il Meridione è un’inutile e, appunto, costosa appendice da bypassare anche via mare, l’Italia è rappresentata solo dal centro-nord e le eccellenze che, invece, il Sud e la Calabria offrono, sono un orpello superfluo».

«E pensare che il panel al quale partecipava Giovannini era dedicato al Mediterraneo – ha proseguito l’assessore – quel Mediterraneo nel quale proprio Gioia Tauro si pone al centro, potendo godere per natura di una collocazione strategica e di caratteristiche morfologiche che rendono il suo Porto un’infrastruttura unica in Italia ed Europa. Che cosa è stato per lui ad esempio del corridoio Berlino-Palermo, nel quale proprio Gioia Tauro è uno snodo fondamentale?».

«È questa la considerazione che il Ministro di un ramo cruciale dell’Amministrazione statale riserva al nostro territorio? La successiva precisazione da parte del Ministero – ha detto ancora Minasi – non cambia la sostanza: il suo pensiero è stato molto chiaro e, come rappresentante istituzionale calabrese, per di più candidata alle prossime elezioni proprio nel collegio in cui Gioia rientra, ho il dovere di oppormi con fermezza a questa visione in cui la nostra Calabria viene, ancora una volta, emarginata da pezzi importanti dello Stato».

C’è però anche un altro intervento su cui l’Assessore Minasi si sofferma, quello del segretario generale Uil-Trasporti Calabria, Giuseppe Rizzo, che, nello stigmatizzare lo scivolone del Ministro, lamenta la disattenzione dei partiti nazionali verso il Sud, eccezion fatta – a suo dire – per Azione di Calenda.

«Evidentemente il segretario Rizzo – ha detto ancora – non ha avuto modo di leggere il programma della Lega, che dedica un intero capitolo, alle pagine 132-134, al Sud, nella convinzione che se “cresce il Mezzogiorno, cresce l’Italia”, con tutta una serie di proposte per combatterne lo spopolamento, incentivare la permanenza dei giovani nelle loro terre d’origine, favorire gli insediamenti industriali, fiscalità di vantaggio, agevolazioni, federalismo amministrativo finalizzato alla responsabilizzazione degli enti locali e importanti investimenti per infrastrutture, tra cui proprio i Porti».

«In tutto il suo programma, d’altronde – ha detto ancora – la Lega propone misure di cui anche il Sud beneficerebbe ampiamente e, tra queste, proprio in tema di valorizzazione dei trasporti marittimi, ad esempio la nascita di un Ministero o un sottosegretario al Mare, che si occupi specificatamente di questi temi».

«Gioia Tauro, dunque, e in generale le infrastrutture calabresi – ha detto ancora Minasi –  sono al centro della nostra attenzione, e lo abbiamo peraltro già dimostrato con i provvedimenti a cui da tempo si sta dedicando il Sottosegretario Morelli per strade, autostrade, Alta Velocità e snodi ferroviari all’interno di Aeroporti e Porti. In proposito, anzi, lo stesso programma leghista mira ad attuare il piano Rfi per l’“ultimo miglio ferroviario”, ovvero il collegamento alla rete ferroviaria di 26 porti italiani, attraverso 19 interventi da 230 milioni di euro, finanziabili con il Pnrr e il Fondo complementare».

«Posso, quindi, facilmente e fortemente smentire, per parte nostra, con dati e fatti alla mano – ha concluso l’assessore – il nostro presunto disinteresse per il territorio calabrese e, anzi, garantire, proprio in questa campagna elettorale, che il nostro impegno per lo sviluppo della Calabria sarà certo e totale». (rrc)

IL “NON SENSO” DEL MINISTRO GIOVANNINI
QUALCUNO GLI SPIEGHI COS’È LA LOGISTICA

di SANTO STRATI – Giusto qualche giorno fa abbiamo fatto presente l’assurdità di concentrare gli investimenti per il traffico merci del Mediterraneo su Genova e Trieste, ma siamo costretti ora a registrare anche le “insensatezze” del ministro Giovannini responsabile dei Trasporti e delle Infrastrutture, senza riuscire a trattenere un attacco di  bile (a nome e per conto dei calabresi che farebbero bene ad arrabbiarsi sul serio, quando andranno a votare).

«Non possiamo – ha detto il ministro parlando al panel del Meeting di Rimini Mare Nostrum: il Mediterraneo, nuovo nodo di connessioni –  pensare all’Italia semplicemente come a una piattaforma logistica di arrivo delle merci perché essere una piattaforma in cui le merci passano per andare altrove lascia un valore limitato sui territori. In quest’ultimo anno e mezzo abbiamo immaginato l’Italia come un luogo di trasformazione e di partenza, non solo di arrivo, delle merci, il che richiede un cambiamento di ottica molto importante, che spiega il forte investimento sui retroporti, dove potrebbero installarsi imprese che tornano a produrre in Europa, seguendo la tendenza al reshoring indotto dalla pandemia e dalle tensioni geopolitiche» E ha aggiunto: «Pensare che le merci arrivino in Sicilia o Gioia Tauro e poi continuino a viaggiare per tutta l’Italia in treno, per poi proseguire verso la Germania e i Paesi del centro Europa, a fronte dell’ipotesi di arrivare direttamente a Genova e a Trieste, è un non-senso a causa dei costi. Ben diverso, ed è quello che stiamo facendo con gli investimenti senza precedenti sulla portualità, è potenziare le diverse specificità dei porti, dove l’Italia ha grandi opportunità, come mostra anche Gioia Tauro per il cosiddetto reshipping». Qualcuno spieghi, per favore a Giovannini (che, grazie a Dio, dopo il 25 settembre lascerà la poltrona) cos’è la logistica e qual è la logica dei costi nel campo dei trasporti.

L’ammiraglio Andrea Agostinelli, Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale dei Mari Tirreno Meridionale e Ionio che guida il Porto di Gioia Tauro, interpellato da Calabria.Live minimizza lo “scivolone” verbale e, fa notare come nel suo intervento a Rimini, subito dopo il ministro, abbia potuto mettere in evidenza l’importanza di Gioia e il suo costante sviluppo oltre a quello prossimo degli altri porti calabresi in grande crescita. Rettificando sostanzialmente – aggiungiamo noi – l’infelice dichiarazione di Giovannini (che poi il Ministero ha cercato di correggere). Le parole, a volte, sfuggono per superficialità (o per lapsus involontari), però a volte sono indicative di un certo modo di pensare. Ed è inutile negare l’evidenza che c’è in atto una forte coalizione di interessi per tarpare le ali allo sviluppo del Mediterraneo puntando sulla centralità di Gioia Tauro.

Sembra di ripercorrere gli anni Novanta, dice il segretario generale di Uil-Trasporti Calabria Giuseppe Rizzo – «quando il Porto di Gioia Tauro era destinato a diventare il più grande porto di scambio marittimo-ferroviario, in alternativa all’asse Amsterdam-Barcellona, alla fusione Tirrenia-Fs e alle promesse politiche degli anni precedenti. Grandi progetti che facevano invidia e davano fastidio a molti. Difatti, il fuoco amico non tardò ad arrivare. L’allora Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti della Repubblica Italiana on. Burlando, veniva intercettato mentre si rivolgeva all’Amministratore Delegato di Ferrovie dello Stato, con queste parole: “Se fai partire un solo treno da Gioia Tauro ti caccio!”.
Oggi, la storia si ripete con il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti della Repubblica Italiana Giovannini che con molta probabilità non conosce la geografia o ha fatto quelle dichiarazioni per motivi a noi incomprensibili».

Rizzo invita il ministro a «venire in Calabria al porto di Gioia Tauro, a  spiegare alle migliaia di famiglie che vivono di porto, il perché di quelle dichiarazioni, dove si  esclude Gioia Tauro dal sistema di mobilità delle merci. Inoltre, sarà occasione anche di illustrare al Ministro le potenzialità dello scalo».

«Voglio ricordare a me stesso – scrive in una nota il segretario generale di Uil.-Trasporti Calabria, Rizzo – che,  Gioia Tauro non è nuova a questi tradimenti o scippi (corridoio Berlino-Palermo, Zes e Green Ports) perpetrati da chi è delegato a rappresentare i problemi del Paese compresa la Calabria e, considerato che con molta probabilità oltre all’onorevole anche i politici Calabresi (visto il silenzio) non conoscono Gioia Tauro, mi permetto di descrivere qui di seguito le reali potenzialità sintetizzate solo in alcuni punti dello scalo Calabrese, nonostante il continuo attacco proveniente dal fuoco amico:

Gioia Tauro è unico nel suo genere in Italia e nel Mediterraneo sia per la posizione geografica che la proietta al centro del Mediterraneo sia per le dimensioni del porto.

Il porto vanta una profondità di circa 18 mt con una lunghezza di circa 4 km X 300 mt di larghezza, accompagnati da 180 ettari di piazzale. 

Gioia Tauro anche come rete ferroviaria rappresenta la via più veloce per raggiungere i mercati del Nord. La gestione di traffico intermodale sia nave/ferro che ferro/gomma, ha  permesso di creare un business attraverso la realizzazione di un gateway ferroviario con binari da 750 metri di lunghezza che potranno lanciare treni merci di ultima generazione. 

Gioia Tauro oggi movimenta circa 3,7 milioni di TEUS con una proiezione (rallentata dalla pandemia) di circa 6 milioni di TEUS nel breve periodo».

Quindi – conclude Rizzo –, «caro Ministro, se non si ha una sana visione sistemica ed integrata per lo sviluppo della logistica della nostra nazione e accettare la competitività come valore aggiunto, si rischia di promuovere territori con grosse limitazioni naturali e geografiche a discapito di eccellenze come il porto di Gioia Tauro sottovalutato e sottoutilizzato a danno dell’intero Paese chiamato Italia».   

È evidente che la campagna elettorale si gioca anche sull’assegnare priorità (inutili) ai porti del Nord, cercando di mortificare le potenzialità di quelli del Mezzogiorno. La parola Sud, come si vede scorrendo i programmi elettorali presentati da partiti e coalizioni, non è proprio al centro del dibattito. All’infuori di Azione, gli altri affrontano il tema con colpevole sufficienza.  Calenda, oggi alleato con Renzi, almeno riconosce in un capitolo apposito il rischio rappresentato dall’Autonomia differenziata tanto cara a Salvini e company: «Il Mezzogiorno è stato storicamente indebolito da un sistema di interventi sociali parametrati sulla spesa storica e non su indicatori socio-demografici. Con il Governo Draghi si è invertita questa tendenza, garantendo un riequilibrio in particolare rispetto agli asili, agli studenti con disabilità e ai servizi sociali. Si tratta di misure da confermare e potenziare anche in chiave economica, per accrescere il tasso di occupazione femminile e rendere il sistema produttivo del Sud più competitivo e attrezzato. Questo processo di riequilibrio deve essere completato su tutti gli altri capitoli della spesa sociale». E sulla portualità dedica qualche riga alle Zes (senza, però, mai citare Gioia Tauro, perché forse non sa neanche dov’è): «L’Economia del Mare incide nel Mezzogiorno per il 4,4% sul valore aggiunto, per il 5,7% degli occupati e per il 4,6% del totale delle imprese. Tutti questi dati sono superiori alla media nazionale.Bisogna creare una rete dei porti presenti nelle regioni meridionali, mettendoli a sistema grazie a una cabina di regia, e valorizzare in particolare le opportunità di crescita e di investimenti nazionali e internazionali offerte dalle ZES (Zone Economiche Speciali). Devono essere realizzati i collegamenti di ultimo miglio tra le aree portuali alla rete ferroviaria, in linea con il PNRR. Questo consentirà di migliorare l’efficienza nella distribuzione delle merci, con particolare attenzione alla filiera agroalimentare e farmaceutica».

Che agli altri partiti interessi poco il Mezzogiorno sembra incontrovertibile. E le dichiarazioni di Giovannini a Rimini ne sono la conferma, anche se poi, con una nota fatta circolare dal Ministero, il Ministro ha cercato di attenuare il senso della infelice dichiarazione. Viene segnalato che il ministro a Rimini «ha sottolineato le grandi potenzialità di crescita del porto, il quale è oggetto di forti investimenti sia per gli aspetti legati alle strutture portuali e a quelle retroportuali, sia per i collegamenti ferroviari che consentiranno al porto di accrescere il flusso di merci trattato. Nel corso del dibattito, al quale ha partecipato anche il presidente dell’Autorità portuale Andrea Agostinelli  il ministro – prosegue la nota del ministero -ha semplicemente sottolineato che l’obiettivo del Paese non può essere solo quello di aumentare il flusso di merci che attraversa l’Italia per raggiungere altri Paesi europei, ma di potenziare la produzione che si svolge sul territorio nazionale, anche nei retroporti, in modo da rafforzare le esportazioni che partono dagli scali italiani, tra cui Gioia Tauro. Gli investimenti sull’intermodalità – specialmente ferroviaria – che stanno interessando numerosi porti, tra cui quello di Gioia Tauro, grazie ai finanziamenti del Ministero sostengono fortemente questa strategia e i recenti dati riguardanti lo scalo calabrese testimoniano la correttezza di questo approccio, già evidenziato nel corso della visita del Ministro al porto del marzo scorso. Sono quindi prive di ogni fondamento le interpretazioni che, estrapolando una semplice frase da un ampio intervento, attribuiscono al Ministro una volontà di penalizzare il porto di Gioia Tauro a favore di altri scali».

Ne prendiamo atto, dando per scontato che, come al solito, sono i calabresi che non capiscono il senso delle dichiarazioni di un Ministro. L’invito della Uil Trasporti calabrese, a questo punto, dev’essere, però, assolutamente accolto da Giovannini se vuole autoassolversi: venga a spiegare a Gioia Tauro il “non-senso” dell’utilizzo di un Porto centralissimo e in grado di rilanciare l’economia del mare di tutto il Mediterraneo, senza creare disagi a Genova a Trieste (già incredibilmente scelti per la Via della Seta, anche se inadeguati per il loro posizionamento) che hanno santi protettori che di danno da fare a mantenere in vita il diktat (lontano, ma ancora efficace…) di Burlando. (s)

SULL’ALTA VELOCITÀ FS SALERNO-REGGIO SERVE UN CAMBIO DI ROTTA DEL GOVERNO

di DOMENICA CATALFAMO – Nonostante i due anni di continui annunci da parte dei Ministeri competenti, al momento nessuna positiva prospettiva sull’Av sulla direttrice Salerno-Reggio Calabria… qualche data che mette in evidenza come solo un immediato cambio di rotta ed un’iniziativa forte e decisa del governo centrale, potrebbe invertire la tendenza attuale e dare prospettive al diritto alla mobilità dei cittadini calabresi (e siciliani…).

Era il maggio del 2020 quando il Ministro delle Infrastrutture Paola De Micheli annunciava l’imminente avvio dello studio di fattibilità per la realizzazione dell’alta velocità ferroviaria. Solo per inciso, nello stesso periodo veniva annunciata il rilancio del progetto di realizzazione del Ponte sullo Stretto… (!)

All’epoca, a pochi mesi dall’insediamento della precedente Giunta Regionale, si apprezzava quello che sembrava un rinnovato interesse del Governo verso la nostra Regione e si avviavano le  prime interlocuzioni di approfondimento sui contenuti tecnici di quanto sembrava fosse in fase di avanzata programmazione.

Dopo qualche mese, a settembre 2020, durante un incontro presso la sede centrale di Rfi si constatava con mano che di fatto lo studio di fattibilità non era stato neanche avviato!! Ma, incredibilmente, pochi giorni dopo quell’incontro, il Ministro De Micheli annunciava che entro il successivo mese di novembre lo studio sarebbe stato concluso e addirittura illustrato ai territori e alle competenti Commissioni… (in pratica uno studio non ancora avviato, sarebbe stato concluso in due mesi!!).

Termine ovviamente non rispettato e solo nel mese di aprile 2021 il ministro Giovannini, nel frattempo subentrato al dicastero del MIMS, ha reso pubblico il “Documento di fattibilità delle alternative progettuali – Nuova Linea AV Salerno/RC“.

L’Assessorato regionale, pochi giorni dopo aver ricevuto lo studio, rilevando notevoli criticità tecniche nelle ipotesi progettuali di RFI ha chiesto con insistenza un immediato incontro, poi tenutosi il successivo giugno 2021 sempre presso la sede di RFI alla presenza della Struttura tecnica di Missione.

In quella sede i rappresentanti del Mims e di Rfi, prendendo atto delle criticità esposte, tutte oggettive e inconfutabili, si riservavano approfondimenti e modifiche, chiedendo la formalizzazione delle osservazioni tecniche.

Conseguentemente nel mese di luglio 2021 i competenti Uffici della Regione Calabria inviavano ad Rfi tutte le osservazioni tecniche allegando anche specifica documentazione a conferma di quanto si asseriva e della imprescindibilità della revisione dello studio. Nella lettera sono stati evidenziati i punti fondamentali che rendono il progetto presentato “irricevibile” da parte di questo territorio: – analisi benefici/costi non adeguata alle future potenzialità dell’opera (grave sottovalutazione benefici) e basata sui costi necessari a realizzare una Av mista (passeggeri e merci), molto maggiori di quelli per l’Av passeggeri – palesemente sottostimata la riduzione dei tempi che si potrebbero avere con l’adeguamento della linea Lamezia Terme/Rosarno – carenza di valutazioni intermodali rispetto al nodo di Lamezia Terme.

Questi solo alcuni dei presupposti errati assunti alla base di conseguenti scelte tecniche illogiche. Rfi e Mims, più volte interpellati dopo l’invio delle osservazioni sembravano propensi ad una rivisitazione dello studio prima dell’avvio del dibattito pubblico.

Da allora sono trascorsi ulteriori sette mesi ma il progetto di fattibilità, annunciato più volte per la fine del 2021 non è stato presentato e secondo l’ultimo annuncio dovrebbe essere concluso per giugno 2022. Dunque, se dovesse essere rispettata la scadenza del giugno 2022, saranno passati oltre due anni dal primo annuncio del Ministero ed un anno dalla formulazione delle osservazioni tecniche avanzate dalla Regione Calabria. E dal momento dell’avvio del dibattito pubblico, se lo studio che verrà presentato non avrà recepito le osservazioni formulate si dovrà ancora affrontare una lunga fase di contraddittorio che allontanerà sempre di più il momento dell’approvazione del progetto e dell’avvio dei lavori!

Questi ritardi operativi devono essere letti anche nell’ottica delle conseguenziali gravi incertezze sulla copertura finanziaria prevista al momento solo per la “realizzazione di un primo lotto funzionale” ed infatti l’allegato al Documento di Economia e Finanza 2021, pur indicando l’intera direttrice Salerno-Reggio Calabria fra gli interventi prioritari nel settore ferroviario, considera il Progetto di fattibilità tecnico economico non ancora definito ed il costo di 11,2 miliardi trova solo una parziale copertura nel Pnrr. E, nonostante si rilevi un’altissima vetustà media delle opere strutturali, solo di “primi lotti funzionali” parla anche il Documento strategico della mobilità ferroviaria di passeggeri e merci del MIMS che ha l’obiettivo di aumentare progressivamente il numero di capoluoghi collegati tra loro in meno di 4 ore e trenta.

Da una lettura incrociata dei documenti di programmazione tecnica con quelli finanziari emerge in maniera chiara che la Calabria ed il Sud potranno realmente ambire ad essere connesse al resto del Paese attraverso le principali direttrici dei corridoi Core della rete Ten T, nei “Dieci anni per trasformare l’Italia” solo se le “Strategie per infrastrutture, mobilità e logistica sostenibili e resilienti” verranno davvero adottate anche per questa parte dell’Italia.

È giunto il momento in cui il Presidente Draghi deve ascoltare concretamente il Governo regionale, abbandonando le ataviche tattiche dilatorie assunte a livello centrale che in decenni hanno provocato un gap tra le diverse aree del Paese che deve essere immediatamente colmato, passando ovviamente dalle infrastrutture stradali e ferroviarie della jonica e dal sistema aeroportuale regionale.

Se segnali certi e tangibili non dovessero arrivare in tempi brevi, anzi brevissimi, le istituzioni tutte della Calabria e della Sicilia dovranno avanzare le proprie pretese in maniera competente, decisa, e senza ammettere repliche…un’azione di questo genere potrebbe costituire una “prova tecnica” per un fronte comune istituzionale e territoriale che dia forza anche alle legittime aspettative per la realizzazione del Ponte sullo Stretto, opera strettamente connessa con l’Av… quella vera che, passando per i principali centri della Regione, garantisca l’accessibilità anche al sud del sud dell’Italia! (dm)

Vietina, Mugnai, D’Ettore (CI): Bene finanziamento di oltre 38 mln per progetti porti calabresi

I deputati di Coraggio Italia, Simona Vietina, Stefano Mugnai (vice capogruppo) e Maurizio D’Ettore, hanno reso noto che il ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovannini, ci ha assicurato che saranno destinati alla Calabria oltre 38 milioni di euro per il miglioramento, potenziamento, messa in sicurezza e valorizzazione dei porti di Isola Capo Rizzuto, Roccella Jonica, Cirò Marina, Cetraro, Scilla, Belvedere Marittimo, Tropea e Amantea.

«Non solo – hanno spiegato i deputati – il ministero si è impegnato anche nella costituzione di un tavolo regionale di coordinamento per rendere coerenti gli strumenti di programmazione infrastrutturale di competenza statale con i quadri esigenziali regionali, come evidenziato nella nostra interrogazione».

Tale somma rientra nell’ambito dei fondi della Politica di Coesione, che saranno destinati, appunto, per il miglioramento, potenziamento, messa in sicurezza e valorizzazione dei porti e impianti portuali marittimi anche turistici.

Per Vietina, Mugnai e D’Ettore, «si tratta di fondi importanti, che anche grazie al costante lavoro di Coraggio Italia, aiuteranno la Calabria a crescere e sviluppare finalmente l’enorme potenziale diportistico della regione».

La deputata Vietina, infatti, è necessario «individuare e indirizzare risorse necessarie per l’ammodernamento e il potenziamento del sistema portuale, ampliare le darsene, costruirne di nuove e collegarle con l’entroterra affinché l’entroterra non muoia velocemente. Noi abbiamo bisogno di rivalutare tutto il sistema portuale, se lo meritano quei giovani che devono tornare ad essere protagonisti attivi del loro futuro, se lo meritano i calabresi, popolo fiero e orgoglioso, che da sempre lotta per la propria terra e la propria identità e se lo merita la Calabria: fucina di bellezze da valorizzare ed ammirare». (rrm)

In copertina, il Porto di Cetraro

Ponte sullo Stretto, il ministro Giovannini: Progetto di fattibilità entro primavera

Il progetto di fattibilità del ponte sullo Stretto si concluderà nella prossima primavera, «per avviare un dibattito pubblico e pervenire una scelta condivisa e evidenziare nella legge di bilancio 2023 le risorse». È quanto ha sostenuto il ministro alle Infrastrutture, Enrico Giovannini, nel corso dell’audizione alle commissioni riunite Ambiente e Trasporti della Camera.

«Un approccio serio – ha detto il ministro – basato su dati scientifici disponibili, ma anche una valutazione attenta sui trasporti e sulla necessità di arrivare ad una decisione informata. È per questi motivi che la Commissione ha ritenuto di redigere uno studio di fattibilità tecnico-economico che possa indicarci quale sia la soluzione più adeguata per giungere nei tempi indicati a prendere una decisione definitiva: se quella del ponte a una o più campate e per la  quale verranno impiegati 50mln già individuati con la Legge di Bilancio 2021».

«Lo Studio – ha proseguito – ha messo in evidenza che i numeri rappresentativi del traffico sullo Stretto di Messina sono rilevanti su scala nazionale: 11 mln di passeggeri/anno, quanto gli aeroporti siciliani, 0,8 mln veicoli pesanti/anno come il traforo del Frejus e più del Monte Bianco, 1,8 mln veicoli leggeri/anno, più del Monte Bianco».

«Non a caso –  ha puntualizzato il ministro – dalle analisi condotte, il Gruppo di lavoro ha stabilito che sussistono ‘profonde motivazioni’ per realizzare l’ attraversamento stabile dello Stretto di Messina, a completamento del potenziamento e riqualificazione dei collegamenti marittimi».

«Nel breve periodo – ha detto in conclusione il ministro – istituiremo un nuovo gruppo di lavoro permanente, che veda convolti tutti gli attori pubblici e privati e la società civile per la gestione delle proposte progettuali individuate e per una maggiore condivisione delle scelte. Attualmente, sono già in corso colloqui per stabilire una governance integrata con i presidenti della Regione Sicilia e della Regione Calabria».

«Le parole del ministro Giovannini sul Ponte sullo stretto sono sicuramente positive per quanto concerne la volontà di realizzare un opera strategica per il rilancio del mezzogiorno e di tutto il paese ma la richiesta dell’Intergruppo parlamentare al governo  al Ministro dei Trasporti è che i lavori comincino prima della fine della legislatura» ha dichiarato la senatrice di Italia VivaSilvia Vono.

«Bisogna posare la prima pietra con una valutazione attenta del progetto già esistente e cantierabile e realizzabile in piena sicurezza – ha aggiunto – conservando la completa affidabilità funzionale, prima di mettere in campo ulteriori studi di fattibilità su proposte già esaminate, studiate e su cui lo Stato ha impegnato ingenti risorse, Studi che, alla luce di ciò, potrebbero risultare del tutto superflui. I fondi ci sono. Webuild (ex Impregilo) è pronta a sostenere in gran parte l’opera e da parte delle Regioni Calabria e Sicilia è stata già data piena disponibilità a rivolgersi al mercato finanziario per reperire i fondi mancanti».

«La costruzione del Ponte – ha proseguito – sarà a costo zero per i cittadini e darà allo Stato la disponibilità di un’infrastruttura del valore nominale di 8 miliardi di euro e di nuove entrate erariali per 9 miliardi di euro da investire nello sviluppo del Mezzogiorno. Sono stimate 11 mila assunzioni dirette e 107 mila nuove assunzioni di indotto che porterebbero ad un incremento dello 0,5% del tasso di occupazione nazionale ed un aumento dello 0,2% del Pil italiano, pari a circa 2,5 miliardi di euro all’anno per 30 anni. Non si può perdere altro tempo, servono tempi certi. C’e un fronte trasversale in parlamento che dice si all’opera, è una occasione che non possiamo sprecare. Si deve iniziare subito». (rrm)

PONTE, NUOVI PRETESTI PER NON DECIDERE
IL GOVERNO DEVE DIRE SE VUOL FARLO O NO

di SANTO STRATI – Non è un’impressione, ma una solida realtà: continua l’ignobile tarantella dei diversivi a proposito del Ponte sullo Stretto. Con un ministro alle Infrastrutture (Giovannini) che non conosce i termini della questione (e non cerca nemmeno di approfondirli) e la relazione (un’altra ancora) della Commissione tecnica istituita dalla precedente ministra Paola De Micheli che espone altre idee. Come se non ci fosse già un progetto approvato e quindi immediatamente eseguibile. La verità è che manca la volontà politica di assumersi la responsabilità di decidere, ma i calabresi e i siciliani sono ora davvero arcistufi di questo indecoroso e avvilente balletto di rinvii: il Governo, ora, deve dire se intende fare quest’opera colossale e strategica, oppure no. Senza giri di parole e nuove ipotesi che, per intenderci, nascono più dalla fantasia di chi sta nel Palazzo piuttosto che dalla competenza di chi avrebbe titolo per parlare.

L’ultima trovata per perdere tempo è l’ipotesi del Ponte a tre campate e non, come nel progetto originario vinto dal consorzio Eurolink, a una. Orbene, a parte le obiezioni di natura tecnica che affidiamo a chi a titoli per farle, va subito considerato che qualsiasi ipotesi modificativa del progetto approvato equivale semplicemente ad aver buttato via 50 anni di lavori e idee e richiederebbe altri dieci anni di “studi e progetti”. Non servono altri studi e progetti, questo è chiaro a tutti, tranne che ai nostri governanti che, fino ad oggi, a cominciare da Mario Monti (che ha bocciato il progetto già esecutivo) e finire a Giuseppe Conte, hanno gestito “politicamente” la questione Ponte a seconda degli interessi di una o dell’altra parte. Una volta per accontentare i No-Ponte, un’altra gli ecologisti-talebani dello Stretto, un’altra per far felici le compagnie del trasporto marittimo, un’altra i fautori della “decrescita infelice”, etc. Conte era dubbioso durante il primo Governo, poi la rilanciato la balzana idea del tunnel (i Cinquestelle sono notoriamente No-Ponte): anche questa è stata l’occasione per tenere caldo l’argomento, senza decidere nulla. Tant’è che la Commissione voluta dalla ministra De Micheli ha bocciato completamente l’idea sottomarina perché impraticabile. E il Governo Draghi si trova con il ministro della Transizione ecologica Cingolani che si dichiara contro il Ponte, pur premettendo di conoscere nulla in materia e il ministro delle Infrastrutture che ha detto ieri sera dalla Gruber che aspetta il dibattito parlamentare del 12 maggio per capirne di più.

Ora basta, ha detto chiaramente il presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci cui ha fatto eco Nino Spirlì, presidente ff della Regione Calabria. Come se non bastasse, il ministro Enrico Giovannini ieri ha detto che il Ponte non può rientrare tra i progetti del Recovery Plan perché è già chiuso. Ma dove vive il ministro e chi è che (non) lo informa? Non è una novità, si sapeva già da mesi che il progetto non era dentro il PNRR, ma soprattutto il ministro ignora che l’ing. Pietro Salini a capo della Webuild (la società che ha assorbito Impregilo, general contractor del Ponte) ha ribadito a Catania la scorsa settimana che la sua Società è pronta a investire in proprio (a fronte della concessione futura), purché lo Stato si faccia carico degli oneri accessori. Oneri di cui, peraltro, si sono detti pronti a farsi carico i due governatori delle regioni interessate, nel caso in cui lo Stato dovesse fare orecchie da mercante.

Il Ponte non piace a tutti, questo è evidente, ma sarebbe magnifico scoprire quali interessi ci sono per contrastare così efficacemente un’opera che potrebbe trasformare l’economia siciliana e calabrese, sotto tutti i punti di vista. Piace – dice Marco Travaglio a ‘ndrangheta e mafia – ma riteniamo sarebbe il caso di smetterla con questi stereotipi che condannano la Calabria a una perenne ingessatura: ci sono persone come il procuratore Nicola Gratteri, capo della Procura a Catanzaro, che rischiano ogni giorno la pelle per dimostrare che il malaffare si può contrastare. Oggi ci sono gli strumenti di vigilanza sugli appalti, in grado di scoprire o impedire intestazioni fittizie e il controllo mafioso sulla realizzazione delle opere. Certo, è un compito assai difficile, ma bisogna crederci, perché i calabresi sono stanchi di vivere anche quest’ulteriore emarginazione sociale. Se prevalesse questa logica non avremmo imprenditori coraggiosi che combattono a viso scoperto la ‘ndrangheta (Nino De Masi è uno dei tanti esempi, ma ci sono anche i Callipo, i Caffo, che danno un’immagine positiva e moderna della loro terra, etc). Quindi, non si prenda il pretesto che il Ponte sarebbe un affare per la mafia: la Calabria perbene non lo permetterebbe più.

Poi ci sono gli incompetenti di carriera che sparano cavolate un tanto al chilo senza sapere di cosa parlano. Purtroppo il nostro Paese ne ha in quantità industriali: se prevalesse la logica di ascoltare i tecnici qualificati, i professionisti di acclarata capacità, non avremmo i guasti che riscontriamo nella gestione dell’emergenza Covid, tanto per fare un esempio, e non avremmo la spaventosa montagna di burocrazia che serve, i più delle volte, a mascherare inettitudine e incompetenza e a bloccare crescita e sviluppo.

La proposta del ponte a tre campate è, come già detto, un altro diversivo per non mascherare l’incapacità di decidere. E oltretutto è un’idea maturata, probabilmente, di notte a qualche testa che si ritiene illuminata ma che non capisce niente di ponti e di costruzioni. Abbiamo sentito in proposito il prof. Enzo Siviero, Rettore dell’Università E-Campus, ingegnere e architetto, progettista di chiara fama e professore di Ponti e Tecnica delle Costruzioni allo Iuav a Venezia, e la bocciatura è totale. «È evidente – ha detto il prof. Siviero a Calabria.Live –  che la soluzione a tre campate viene messa sul piatto per togliersi ogni responsabilità! Dato che, se si optasse per questa soluzione, si dovrebbe ripartire da zero con un tempo di completamento stimabile in molti anni (10 se va bene…). Poi,  vi è una palese incertezza sui costi effettivi e sulla realizzabilità per le problematiche delle fondazioni e delle pile in mare» In questo modo – sottolinea il prof. Siviero – si butta un lavoro di mezzo secolo di studi e ricerche con relativi costi a perdere per lo Stato: la Corte dei Conti che non avrebbe nulla da obbiettare? Senza contare che  resta aperto il contenzioso con il contraente generale Eurolink. Vedremo se questi aspetti sono considerati nella relazione che sono curioso di leggere».

Il prof. Siviero ricorda come si è arrivati all’ipotesi di un ponte a campata unica: «Già all’inizio della progettazione da parte della Società Stretto di Messina – con soci Anas FS Regione Sicilia Regione Calabria, in liquidazione dal 2012, ma non ancora liquidata – la prima ipotesi propendeva per un’unica pila in mezzo allo Stretto. Ciò per canalizzare meglio la navigazione e per approfittare di una “cresta” intermedia nel fondale. Uno studio approfondito della componente geotecnica aveva tuttavia concluso per l’infattibilità costruttiva nell’area dello Stretto a causa delle forti correnti (4 nodi) che difficilmente avrebbero consentito il posizionamento della pila a cassone autoaffondante (inimmaginabile realizzare pali). Inoltre erano necessarie tecnologie sperimentali per consolidare il terreno di fondazione (presumibilmente una particolare forma di jet grouting). E qualora fosse stato possibile, i relativi costi erano enormi e comunque tali da rendere non competitiva la soluzione rispetto alla campata unica».

Secondo il prof. Siviero «Vi era, per di più, una manifesta controindicazione ad una o più pile lungo un percorso di navi verso il Porto di Gioia Tauro, per il rischio di ship collision. Altro elemento di incertezza veniva individuato nel dovere modificare la direzione del ponte che, oltre ad incidere sulla lunghezza, aumentava la componente di qualche frazione di millimetro dovuta all’allontanamento con spostamento antiorario della Calabria rispetto alla Sicilia. Ciò ha indotto la Stretto di Messina ad optare per l’attuale progetto a campata unica, via via affinato in ulteriori vent’anni di studi e ricerche. Da notare che nel 1992 i consulenti geotecnici, espressero “nero su bianco” un esplicito parere di infattibilità. Questo all’epoca!
«Certo è possibile che oggi vi siano tecnologie innovative che possono essere “sperimentate” ma si dovrebbe disporre di studi assai approfonditi corredati da adeguate ed estese indagini in situ. Tutto ciò comporta realisticamente un allungamento dei tempi e con una fortissima incertezza sugli esiti esecutivi e dei relativi costi effettivi, anche come detto, vista l’incognita delle fondazioni in mare a tali profondità e con quelle correnti. Resta poi il fatto che si dovrebbe ripartire da capo anche per gli attacchi a terra, le sistemazioni urbanistiche, gli espropri ecc. In definitiva da un lato c’è un progetto definitivo di SDM pronto e corredato di tutti i pareri tecnici, dall’altro c’è una “idea progettuale” ancora da sperimentare che rimette in discussione tutto l’iter approvativo misurabile in molti anni».

Dunque, torniamo a ripetere che la questione è solo di volontà politica. Oggi il premier Mario Draghi – che non si è ancora espresso in maniera chiara sul Ponte – ha un governo dalle tante anime, ma la sua leadership è in grado di mettere d’accordo i talebani no-Ponte e i parlamentari che vedono nell’opera una straordinaria e irripetibile occasione per dare il via a un processo di rinnovamento e di crescita di tutto il Mezzogiorno. Con un’occupazione prevista di almeno 100mila unità (25mila già da quando si comincia) e una ricaduta sul territorio in termini di sviluppo territoriale con un’attrazione turistica unica. Presidente Draghi prenda in mano il dossier Ponte e decida, sulla scorta della sua eccezionale esperienza e della sua visione di futuro, sul Ponte come su tutte le altre cose che renderanno l’Italia un Paese migliore. (s)