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“ARMONIE” A SCOLACIUM IN MONDOVISIONE
VALORIZZA LUOGHI E TALENTI DI CALABRIA

Parco Scolacium

di SANTO STRATI – Non è la prima volta che la Calabria va in mondovisione: è capitato per la cucina calabrese o per la mistica di Paravati, Natuzza Evolo, ma questa volta è diverso. Grazie all’intuizione e alla coraggiosa sfida ormai ventennale di Chiara Giordano e al suo Festival Armonie d’Arte, la Calabria ha trasmesso – in tutti i sensi – la vitalità della sua cultura, la competenza dei suoi animatori, la capacità e il talento di chi sa bene che è difficile emergere da una terra non sempre generosa con i suoi figli. E il mondo ha scoperto il nostro meraviglioso Parco Scolacium che non ha nulla da invidiare all’Arena di Verona e dovrà diventare un attrattore culturale a 360 gradi, allargando sempre più la platea degli appassionati – quest’anno mortificati dal distanziamento obbligato post-covid.

L’occasione della preview trasmessa in mondovisione va oltre i limiti di un pur importante festival di spettacolo perché traccia un percorso significativo sul piano della reputazione della Calabria: c’è un bisogno estremo di dare smalto a questa terra facendo conoscere le sue qualità, i suoi angoli di paradiso, e, perché no?, i suoi talenti. Prendete, per esempio l’attore catanzarese Francesco Colella, intenso interprete del bellissimo film di Mimmo Calopresti Aspromonte La terra degli ultimi, impegnato con lo straordinario pianista persiano Ramin Bahrami sul palco dello Scolacium per lo spettacolo Occidente da oriente – Nuove e antiche rotte lungo terre e mari di mezzo. Un titolo che è già tutto un programma e che solo la Giordano poteva inventarsi nel suo ideale progetto di internazionalizzazione di Armonie d’Arte. Colella è un attore di grandi capacità e dallo Scolacium ha mostrato come questa terra sappia solo produrre frutti fecondi, talenti in grado di primeggiare e conquistare le platee di tutto il mondo.

Sono queste opportunità, per le quali la Calabria non dirà mai abbastanza grazie a Chiara Giordano, che permettono di valorizzare non solo luoghi e ambienti, ma soprattutto persone. E può servire, certamente, un viaggio di settemila anni di cultura letteraria e musicale tra la Mesopotamia e la Magna Grecia per segnare le tracce di una comunione tra Oriente e Occidente, attraverso le note di musicisti e poeti vissuti in luoghi e in secoli diversi fra loro. Superando ogni confine tra spazio e tempo, per conquistare, nello splendore dei resti di Roccelletta di Borgia, una ribalta internazionale, mondiale. Per attrarre sguardi, fin qui distratti, su una terra che fatica a trattenere i talenti che alleva, ma deve e può vantarsene in una sorta di rivalsa dei “dimenticati”.

La Calabria, nella disgrazia delle sue infinite storie di emigrazione, ha la fortuna di avere distribuito in ogni parte della terra i suoi figli migliori, testimonial di cultura, di scienza, conferma costante della capacità che i calabresi non solo posseggono ma sanno far valere, mostrando competenza e talento. È piena di talenti questa terra e la sua reputazione dovrà venire ricostruita proprio attraverso di loro.

Armonie d’Arte compie quest’anno venti anni: è frutto di una grande visione e di competenze culturali non comuni. Chiara Giordano ha saputo costruire, pur con difficoltà, ma con un parterre di personaggi di grandissimo valore artistico (José Carreras, Riccardo Muti, Lindsay Kemp, Zubin Mehta, Lorin Mazel solo per citarne qualcuno), un appuntamento che travalica i confini calabresi e si proietta in un panorama di respiro internazionale. in questo contesto che la Calabria deve giocare la sua carta millenaria di tradizione  e culturale che le deriva dalla Magna Grecia. È in questo ambito che va progettato e disegnato uno scenario in grado di portare questa terra a livelli internazionali, con comitive di appassionati in grado di apprezzare non solo la qualità dell’offerta culturale, ma il paesaggio, il mare, la montagna, la sua tradizione eno-gastronomica ed eleggere la Calabria a luogo dello spirito.

Non  è utopia, è buon senso: basta che ci siano un paio di teste pensanti che affianchino l’ottimo lavoro di chi, come la Giordano, consuma risorse ed energie nella convinzione di fare il minimo per la “sua” Calabria, per valorizzare e dare il giusto riconoscimento a quanti credono nelle tantissime possibilità del territorio. Serviranno, certo, altre serate in mondovisione, servirà migliorar el’offerta di accoglienza e la logistica nei trasporti che, ahimè, sono una rovina, ma è una sfida che merita di essere portata a termine. La partita è aperta e i giocatori possono essere tantissimi: i calabresi perbene, che confidano nella legalità e sono convinti che solo la cultura libererà finalmente la loro terra da malaffare, mafia e sottosviluppo. Occorre però crederci. (s)

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