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LA RISPOSTA / Ettore Jorio: Caro Corigliano, io sono un “favorevole” tifoso della Costituzione

LA RISPOSTA / Ettore Jorio: Caro Corigliano, io sono un "favorevole" tifoso della Costituzione

di ETTORE JORIO – Caro dott. Corigliano, ho letto su questo giornale la Sua nota sulla autonomia (legislativa) differenziata tutta incentrata sulla mia persona. Meglio, su ciò che penso sul regionalismo differenziato ovvero sul federalismo a geometria variabile. La ringrazio per avermi destinato una così importante attenzione.

Mi tocca, ed è normale che lo sia attesa la direzione unica del Suo pezzo, confutare le sue sottolineature critiche. Per farlo ho preferito ricorrere ad un linguaggio semplice e diretto, fornendo ad Ella, prima che al lettore, le risposte agli interrogativi che mi pone.

Nel concreto, mi  imputa di: essere favorevole al Ddl Calderoli; avere assunto una posizione contraria a quella del centrosinistra e favorevole al centrodestra; scrivere senza affondare “il bisturi sulle specificità del ddl”.

La chiarezza mi impone di “difendermi” dalle tre imputazioni in un unico ragionamento, al fine di non dare adito a confusione, meglio di mettere insieme “le mele con le pere (e anche le banane)”. Infatti, una cosa è il Ddl Calderoli che attua il regionalismo differenziato (art. 116 Cost); altre sono i Lep (art. 117 Cost) e il federalismo fiscale (art. 119); altro ancora è la metodologia di finanziamento dei Lep e non Lep (legge delega 42/2009 e i suoi nove decreti delegati). Guai, a confonderli, si genererebbe un bel frullato, ma pur sempre un frullato di idee e convincimenti

Caro Corigliano, io sono un “favorevole” tifoso della Costituzione. L’amo e la rispetto nella sua lettera.

In essa – scritta dal centrosinistra nel 2001 e confermata dagli italiani con un referendum (uno dei pochi ad avere raggiunto il quorum) – c’è l’art. 116 che, al comma 3, offre l’opportunità alle Regioni a statuto ordinario di incrementare la propria competenza legislativa a 20 materie concorrenti e a 5 statali. Legislativa, ripeto, per preciso volere della Costituzione alla quale in tanti fanno riferimento, spesso solo nominalmente.

Ebbene, un tale precetto ha vissuto tre disegni di legge attuativi: nel 2019 ad opera di Francesco Boccia, nel 2022  di Mariastella Gelmini e nello stesso anno da Roberto Calderoli.

Nei tre Ddl: uguale lo scopo, quasi uguale l’iter tracciato, identico il subordinarne l’efficacia all’applicazione del federalismo fiscale. Mi spiego meglio: alla definizione dei livelli essenziali delle prestazioni e alla determinazione dei costi e fabbisogni standard funzionali alla loro sostenibilità uniforme.

Il Ddl Calderoli, a differenza degli altri due, nell’ultima sua versione anziché prevedere una realizzazione teorica e posticipata del federalismo fiscale si inventa la sua previsione applicativa inserita nella legge di bilancio 2023, più esattamente ai commi 791-781. Con questo ha affidato il compito ad una istituita cabina di regia di adempiere a tutto questo entro e non oltre il 31 dicembre del corrente anno.

A bene vedere, è questa l’opzione che mi ha trovato d’accordo, sperando che tutto questo avvenga bene e puntualmente.

Ad altri e non certo a me il compito di dimostrare il perché del consenso al Ddl Boccia e a quello Gelmini, cui io mi dichiarai favorevole, e no a quello Calderoli, che io tuttavia critico severamente per l’assenza della disciplina sulla perequazione. Una assenza, da me rimarcata ovunque (principalmente su Astrid e IlSole24Ore), da dovere necessariamente essere colmata nel corso del futuro esame parlamentare. Ma questo, lo ricordo prima a me stesso, è stato un problema presente in tutti e tre Ddl attuativi del regionalismo differenziati.

Quindi, nessun giudizio positivo che non sia motivato dalla necessità di: determinare i Lep lasciati lì dal 2001 (fatta eccezione per la sanità); abbandonare il criterio della spesa storica attraverso l’attuazione di quello fondato sui costi e fabbisogni standard; garantire una perequazione che renda i finanziamenti sufficienti all’uniformità erogativa, così come normato dal 2009. Lo scrissi nei miei tre libri sul federalismo fiscale scritti nel 2007 (Maggioli), 2009 (Maggioli) e 2012 (Giuffrè), ove sostenevo e sostengo l’utilità del federalismo fiscale assistito da una perequazione seria fondata sugli indici di deprivazione socio-economica e culturale.

A ben vedere, la mia posizione è in linea con un centrosinistra proponente: a) il regionalismo differenziato in Costituzione (2001); b) la sua combinazione attuativa con il federalismo fiscale (sempre Costituzione 2001); c) la sua attuazione (legge 42/2009 approvata con il solo voto contrario dell’Udc); la sua applicazione 2010/2011 (d.lgs 23 per gli enti locali; d.lgs. 68 per la sanità e sociale, condivisi alla unanimità).

Quanto al regionalismo differenziato, è bene precisare che esso dipende dalle scelte che faranno liberamente le singole Regioni, che potranno ben mantenere l’attuale status quo.

Sul tema,  certamente non mi trova d’accordo l’esperimento referendario del 2017 di Veneto, Lombardia e degli accordi attuativi sulla “autonomia differenziata” condivisi con il Governo nel 2018 dalle stesse Veneto e Lombardia e dalla Emilia-Romagna, di Bonaccini e poi della Schlein. L’unica variante che quest’ultima escludeva dalla pretesa la sola materia dell’istruzione.

Del resto, per fermarci al tema del regionalismo differenziato, a seguito del Ddl Boccia (che ripeto è sovrapponibile nella quasi interezza a quello della Gelmini e di Calderoli) furono ben nove le Regioni ad anticipare formale istanza di accesso ad una maggiore competenza legislativa. Tra queste: la Toscana, il Lazio, la Campania e la Puglia, tutte governate dal centrosinistra.

La mia è dunque semplice coerenza ma soprattutto convincimento. Con questo non escludo che, se dovessero andare a buon esito le iniziative referendarie di modifica della Costituzione (proposta Villone, per intenderci), approfondirò il tema sulla base della eventuale riscrittura della Carta. Il tutto sempre e comunque a sostegno dell’abbandono della spesa storica che ha rovinato il Mezzogiorno, della determinazione e revisione annuale dei LEP e della valorizzazione ricorrente dei fabbisogni standard secchi per gli enti locali e della combine costi/fabbisogni standard per il resto.

Ad ogni modo, qualora occorrente, chiunque potrà trovare sul sito della nostra “Fondazione TrasPArenza” (www.trasparenza.eu), un ampissimo forum sul regionalismo differenziato, ricco di video, saggi e articoli sull’argomento.

Con la solita stima. (ej)

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