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LAMEZIA TERME (CZ) – Il vescovo Parisi all’inaugurazione della Cittadella della Carità

«Questi luoghi devono essere per noi come palestre di vita, come scuole di vita. Se ancora oggi c’è bisogno di questi luoghi e di questi servizi, significa che in questa nostra società, nella quale avanziamo diritti e pretese, ancora non c’è equità, non c’è giustizia». Così il vescovo di Lamezia Terme, monsignor Serafino Parisi, intervenendo all’inaugurazione della Cittadella della Carità presso il complesso interparrocchiale di S. Benedetto.

Rivolgendosi, in particolare, ai ragazzi delle scuole lametine presenti, il vescovo Parisi li ha invitati a «dedicare tre ore della vostra settimana ai poveri, prestando servizio alla mensa. Qui scoprirete che la vita, allargando le prospettive, trova un senso nell’aiuto che voi date alle persone che hanno bisogno ma soprattutto in tutto ciò che voi riceverete da queste persone».

Il presule ha sottolineato la scelta, avviata dall’inizio del ministero episcopale a Lamezia, di concentrare i servizi Caritas, prima dislocati in vari punti del territorio, in un’unica sede, esprimendo gratitudine ai volontari, agli operatori Caritas, ai medici che prestano il loro servizio nell’ambulatorio solidale ospitato in alcuni locali del complesso S. Benedetto.

«Lo dico a tutti, in particolare a voi ragazzi – ha proseguito Parisi – guardando il povero, si intuiscono tutte le cause che generano povertà. Guardando il povero, ci possiamo rendere conto che non si tratta solo di povertà materiale – che certamente esiste – ma che le peggiori forme di povertà sono quelle di tipo culturale, l’incapacità di elaborare un progetto per la propria vita, quando mancano gli strumenti culturali per affrontare quotidianamente la storia. Ecco che allora si crolla e si sprofonda nella povertà di tipo materiale».

«La scuola si fa a scuola, ma si fa anche nei territori scoscesi dove l’umanità scende sempre più verso il baratro – ha rimarcato il vescovo rivolgendosi in particolare ai ragazzi – e in quel baratro dobbiamo esserci noi per tendere la mano, per fare compagnia, per accompagnare e aiutare la persona recuperare l’espressione piena della propria dignità».

«La carità vera – ha concluso Parisi – si realizzerà quando questa cittadella della carità sarà chiamata in un altro modo. Forse è un sogno, un’utopia, ma è un mio forte desiderio. L’obiettivo finale di questi luoghi e della Caritas è fare in modo che l’uomo possa mostrarsi in tutta la sua bellezza. Inauguriamo questi locali, speriamo tra qualche anno di dedicarli ad altro». (rcz)

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