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L’AUMENTO DEI COSTI E CRISI DA PANDEMIA
IN CALABRIA L’URGENZA DI VERI SOSTEGNI

Stop Pandemia

di ORLANDINO GRECO  – La pandemia ha avuto effetti assai nefasti, facendo emergere non solo le contraddizioni del nostro sistema sanitario ma accentuando le asimmetrie economiche e sociali, con conseguente aumento della disoccupazione e delle diseguaglianze.

Un vero disastro, certificato anche dall’ultimo rapporto Istat sull’occupazione, che dal 2004 non registrava un dato così allarmante. Il livello generale di tensione generato dalla condizione pandemica è talmente alto da superare perfino le preoccupazioni per il Covid stesso. Da qui l’irrazionalità dei tanti complottisti, negazionisti e detrattori della scienza e delle Istituzioni.

L’aumento del costo delle materie prime e delle imposte sono, in ordine di tempo, gli ultimi eventi di un’escalation di conseguenze negative della pandemia sul tessuto produttivo nazionale ed internazionale.
Nello specifico, al crollo della produzione e quindi dei fatturati, dovuto ai primi lockdown, ha fatto seguito l’allentamento delle stesse misure restrittive che ha incentivato nuovamente la grande domanda su scala globale che a sua volta ha portato con se’ l’aumento dei prezzi delle materie prime.

L’effetto è stato destabilizzante per tutti, perché il mercato era comprensibilmente impreparato, con l’aggravante che l’Europa, colpita dal crollo della produzione di beni, sia di base che tecnologici, è stata surclassata dai Paesi asiatici i quali, si sa, hanno un costo della manodopera più basso rispetto al nostro.

Il forte aumento del costo dell’energia nel 2021 è divenuto insostenibile per i più, comportando l’aumento delle bollette per energia elettrica e gas, dovuto prevalentemente all’aumento del costo del gas naturale, causato dalle distorsioni del mercato: la ripresa economica di alcuni Paesi, l’inverno particolarmente freddo nel Nord Europa e l’ingente domanda di gas proveniente dalla Cina che ha dirottato l’offerta russa verso l’Oriente.

Aggiungasi la lotta al cambiamento climatico, attraverso la quale si stanno disincentivando i consumi energetici con un funzionale rincaro dei costi. Un rincaro, a fronte dei numeri, avvenuto senza gradualità e dunque avvertito maggiormente dalle famiglie a basso reddito e per le piccole e medie imprese.

Vi è poi la questione dei bilanci pubblici che andrà affrontata una volta che questa fase eccezionale di espansione fiscale e di investimenti si esaurirà. Il combinato disposto tra recessione e aumento della spesa pubblica per fronteggiare la crisi ha incrementato il debito pubblico di tutto il globo, Ue compresa, e ciò dovrà essere il tema di oggi e di domani per far sì che la boccata di ossigeno data dalla sospensione del Patto di Stabilità, rappresenti un momento di riflessione seria su come reimpostare le politiche di bilancio dell’Unione Europea.

Per far fronte alle conseguenze sociali di questi squilibri l’Europa ed il G20 dovranno mettere in campo misure di sostegno ai meno abbienti perché il rischio è che la situazione diventi insostenibile per queste famiglie, minando la credibilità dei governi. La pandemia ha purtroppo acuito gli effetti di una crisi economica e strutturale già in atto, in particolare in Italia.

Per invertire la rotta e restituire fiducia agli italiani e agli investitori occorre da un lato accelerare la campagna vaccinale, affrontando il tema in modo sistemico e quindi globale e, dall’altro, agire con concretezza sull’emorragia del mercato del lavoro, calmierando le tasse e incentivando di conseguenza la domanda, perché il tempo a disposizione per restituire la speranza di un futuro migliore ad intere generazioni è poco.

Ed è proprio questa la più grande lezione da apprendere sul Recovery Fund: porre l’accento sulla crescita, sulle riforme e sugli investimenti. (og)

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