di SALVATORE BARRESI – Il lavoro è tornato al centro del dibattito pubblico, ma spesso come una “parola d’ordine” piuttosto che come un impegno concreto per affrontare le sfide attuali. In un Paese come l’Italia, segnato da disuguaglianze, salari stagnanti e precarietà diffusa, la vera sfida va oltre la semplice creazione di posti di lavoro: si tratta di restituire senso e dignità all’occupazione. La “piena e buona occupazione” si delinea così come il vero banco di prova per la giustizia sociale e la tenuta democratica del Paese.
Il Paradosso dell’Occupazione Povera
Dopo decenni di neoliberismo e flessibilità spinta, il mercato italiano è oggi caratterizzato da un’occupazione spesso povera e instabile, incapace di garantire sicurezza e prospettive. Ci troviamo di fronte a un paradosso evidente: ci sono più occupati, ma sono anche più poveri. La crescita quantitativa, infatti, non è bastata a garantire stabilità e prospettive di sicurezza.
Milioni di persone vivono con redditi inferiori alla soglia di dignità, spesso con contratti a termine o part-time involontari. Questo nonostante l’Articolo 36 della Costituzione sancisca in modo inequivocabile che “ogni lavoratore ha diritto a una retribuzione proporzionata e sufficiente ad assicurare un’esistenza libera e dignitosa”.
Salario Minimo e Dignità Salariale
È in questo contesto che emerge l’urgenza dell’introduzione di un salario minimo legale, già in vigore in ventuno Paesi dell’Unione Europea. In Italia, circa il 12% dei lavoratori percepisce meno di 9 euro lordi l’ora. Un minimo salariale non sarebbe solo una soglia di tutela, ma rappresenterebbe anche un argine contro la concorrenza al ribasso tra le imprese.
Emergenza Demografica e Competenze
Accanto alla piaga dei salari bassi, l’Italia deve affrontare anche un’emergenza demografica: entro il 2034, la popolazione in età lavorativa è prevista calare di quasi tre milioni di unità, una riduzione del 7,8%. Questo declino rischia di compromettere la crescita economica e la sostenibilità del sistema previdenziale.
Si verifica un altro paradosso cruciale: da un lato le imprese faticano a reperire figure professionali adeguate, dall’altro mancano competenze qualificate. La ragione è duplice: gli stipendi troppo bassi non incentivano né l’ingresso né la permanenza nel mercato del lavoro.
Tecnologia e Formazione Continua
Non meno cruciale è il rapporto tra lavoro e tecnologia. La rivoluzione digitale, accelerata dall’Intelligenza Artificiale, sta trasformando radicalmente i processi produttivi e la domanda di competenze. È necessario costruire un ecosistema formativo che accompagni i lavoratori per l’intero arco della vita, investendo in competenze digitali, green e relazionali.La digitalizzazione, però, non deve diventare una nuova linea di frattura. Oggi circa la metà degli utenti dei servizi pubblici per l’impiego ha difficoltà a utilizzare strumenti digitali complessi. È fondamentale intervenire con l’alfabetizzazione tecnologica diffusa e il rafforzamento del personale pubblico, affinché gli algoritmi facilitino l’incontro tra domanda e offerta, anziché generare nuove esclusioni.
Oltre i Numeri: Il Lavoro come Fondamento della Società
Non bastano i numeri dell’occupazione: servono contratti stabili, percorsi formativi, possibilità di carriera e una regia pubblica capace di orientare gli investimenti. La povertà lavorativa interessa quasi due milioni di persone, mentre l’inflazione continua ad erodere il reddito reale delle famiglie a basso reddito.
La politica deve tornare protagonista: gli investimenti pubblici (sanità, istruzione, rigenerazione urbana) sono una leva per la crescita più elevata delle riduzioni fiscali. Le disuguaglianze si colmano con lavoro di qualità: servono contratti stabili, percorsi di carriera e valorizzazione della contrattazione collettiva.
In definitiva, “rimettere il lavoro al centro” significa restituirgli la sua dignità, non come una mera variabile economica, ma come il cuore della cittadinanza democratica. È attraverso un’occupazione dignitosa che le persone costruiscono identità, relazioni e senso di appartenenza. Significa garantire a ogni cittadino la possibilità di vivere del proprio lavoro, di formarsi e di contribuire al bene comune, eliminando precarietà e povertà. (sb)
(Economista e sociologo)
