di FRANCO BARTUCCI – «Roberto Occhiuto, presidente della Giunta Regionale della Calabria è lo sconfitto di questo referendum. A dirlo è stato Mimmo Bevacqua, capogruppo PD in Consiglio regionale. Concordo perfettamente con questa dichiarazione e aggiungo altri nomi, Simona Loizzo, con la quale per prima mi sono confrontato nel 2019 nello scongiurare di mandare avanti la proposta di fusione dei tre comuni e di guardare invece all’idea progettuale della “Grande Cosenza”, elaborata nel 1971 dai padri fondatori dell’Università della Calabria ed in particolare del Comitato Tecnico Amministrativo, presieduto dal Rettore Beniamino Andreatta.
Una “Grande Cosenza” che includeva il Comune di Montalto Uffugo per effetto che il progetto dell’Università della Calabria si estendeva da Rende (Statale 107) a Montalto Uffugo (incrocio ferroviario di Settimo) e che il disegno regionale della fusione lo escludeva.
Tra gli sconfitti inserisco anche sindacalisti e figure politiche, compreso gli amici del Partito Democratico, ai quali ho esteso lo stesso invito nell’arco degli ultimi tre anni da a quando questa questione è venuta a galla ricevendo come risposta: «A Montalto ci penseremo dopo».
Chissà quando e come! Sappiamo per esperienza come le vie della politica sono complicate e lunghe.
Sull’idea della “Grande Cosenza” e dell’insediamento come dello sviluppo dell’Università in un’area urbana unica e vasta, il Rettore Beniamino Andreatta amava a quel tempo del suo mandato confrontarsi con la classe politica, sindacale ed istituzionale del posto come della regione a cominciare dal presidente Antonio Guarasci. Amava confrontarsi in incontri pubblici che avvenivano nell’aula circolare dell’edificio polifunzionale, come nel salone di rappresentanza del Comune di Cosenza ed anche nella sala del Consiglio provinciale di Cosenza.
Ad organizzare tali incontri fummo chiamati: il dott. Antonio Onofrio, io e Aldo Orrico, con la raccomandazione di chiamare a raccolta per quanto riguarda il settore politico solo i rappresentanti di quei partiti appartenenti all’area costituzionale. Ciò significava l’esclusione dei sostenitori ed appartenenti al Movimento Sociale Italiano. Da Democristiano e cattolico non aveva fiducia e stima di quel partito.
Passano gli anni, oltre cinquant’anni, e i discendenti di quel soggetto politico arrivano a governare la Regione Calabria, cosicché non so come tirano fuori un progetto e un disegno di legge che cozza e mira a bloccare l’idea progettuale della “Grande Cosenza” con al centro l’Università della Calabria scaturita dall’intelligenza e dalla passione politica di un uomo venuto in Calabria dal Nord Italia, con amore e rispetto nei confronti degli uomini e donne del nostro territorio, per insegnarci a vivere e credere nelle nostre possibilità di creare sviluppo e crescita economica, sociale e culturale, valorizzando e credendo soprattutto nei giovani, speranza del futuro.
Uno di quei giovani laureatosi all’Università della Calabria e divenuto Presidente della Giunta Regionale non ha dato ascolto alla lettera aperta pubblica apparsa su questo giornale in data 7 agosto 2024, con la quale rivolgevamo una preghiera, per salvaguardare l’ integrità territoriale destinata all’UniCal e al pensiero di Andreatta, di rinviare quel disegno di legge al consiglio regionale per la scrittura di un nuovo testo di legge, impostato in concordia con le parti e con il coordinamento degli esperti dell’UniCal, in modo da evitare danni consistenti a livello di immagine, per come è avvento con il referendum che in molti ritengono illegittimo, che ha dato l’esito che tutti sappiamo. Con questo mio contributo do un consiglio chiaro di impegno e lavoro agli amici del PD di riprendere nel cassetto il progetto della “Grande Cosenza” che ci ha lasciato in eredità Beniamino Andreatta, primo Rettore dell’UniCal e tra l’altro padre fondatore del Partito Democratico.
Non abbiamo bisogno di nulla se non metterci al lavoro da subito e concretizzare al più presto la ripresa dei lavori. Sulla Collina di Contrada Vermicelli ci sono da diciassette anni immobili due cubi che attendono di scendere a valle per raggiungere i binari ferroviari di Settimo e collegarsi con l’alta velocità che da Sibari vola verso Bolzano. (fb)