di NICOLA FIORITA – Come i faraoni dell’antico Egitto, che impegnavano risorse economiche immani per costruire le ambiziose piramidi, il leader della Lega Salvini rastrella con ogni mezzo i soldi per finanziare un’opera – il ponte sullo Stretto – che la Calabria non ha mai voluto e cercato. La smania di passare alla storia come il realizzatore del ponte sta portando il vicepremier leghista a rastrellare tutte le risorse disponibili, anche a costo di privare la già debole Calabria degli strumenti finanziari per programmare il suo sviluppo.
L’emendamento, con cui parte dei soldi che serviranno per il ponte – se mai si farà – saranno presi dalla riduzione del Fondo Sviluppo e Coesione destinato alla Calabria fino al 2027, è inaccettabile nel metodo e nella sostanza. La Calabria diventa più povera sull’altare di un’opera della cui utilità è legittimo serbare dubbio. Ma poiché Salvini agisce come se il ponte sia sostenuto e apprezzato dalla popolazione calabrese, è forse venuto il momento di fare chiarezza su questo punto. Si indica, come prevede lo Statuto della Regione Calabria, un referendum consultivo su questa opera e sulla sua obiettiva utilità.
Si pronunci il corpo elettorale calabrese se effettivamente vale la pena sacrificare tutto per una sola opera. Ho la sensazione piuttosto netta che l’opinione pubblica calabrese sia molto indifferente o, in molti casi, molto scettica su questa opera. Io resto dell’idea che un potenziamento delle infrastrutture a terra e dei trasporti marittimi tra Calabria e Sicilia, associato a un ammodernamento delle flotte sotto il profilo tecnologico, risulterebbe una scelta più coerente, più economica, più eco sostenibile. Ma se proprio questo Governo vuole realizzare il ponte non lo faccia con i soldi della Calabria. Salvini si costruisca il suo giocattolo con i soldi della Padania. (nf)