di SANTO STRATI – A vedere le immagini, in rendering, del progetto Mediterranean Life, viene subito da pensare “ma è Reggio o Dubai”? Il progetto è grandioso, impegnativo, sicuramente ambizioso, ma rivela subito l’entusiasmo e la passione del suo ideatore, Pino Falduto, designer e project manager, attuale proprietario del centro commerciale Porto Bolaro e della omonima, splendida, Marina che si affaccia sullo Jonio. Proprio da quest’ultima partirà lo sviluppo visionario di una città che “sfrutta” il suo mare per una progettualità nuova, fatta di turismo nautico, turismo culturale, turismo congressuale. Tre volte turismo, con alla base il pieno di cultura che il territorio reggino offre e che nessuno, ahimé, tenta di valorizzare in maniera adeguata.
Non è un sogno, ma un ragionamento (vedi l’intervista video a Pino Falduto) che parte dalla considerazione che Reggio è al centro del Mediterraneo, lungo una virtuale autostrada del mare che parte dalle Americhe e giunge in Cina attraversando lo Stretto di Messina. Lungo quest’ “autostrada d’acqua” passano migliaia di yacht, in cerca di approdi suggestivi (ma soprattutto funzionali): da qui l’offerta ricettiva (con hotel a 7 stelle, ma anche a 4 e 5), resort, gastronomia e cucina tipica del territorio, ampia attrazione culturale (bastano i Bronzi nel magnifico Museo Archeologico di Reggio), e tutti i servizi che servono la portualità dei “ricchi” naviganti. C’è una domanda di servizi di altissima qualità e manca l’offerta, mancano le strutture e i servizi adeguati, non mancano, invece, le risorse del territorio: culturali, paesaggistiche, ambientali, gastronomiche, che vanno semplicemente valorizzate e sfruttate in un’intelligente ottica di crescita e sviluppo, capace di guardare alle unicità che Reggio, la Calabria, è in grado di offrire.
Il progetto è grandioso: Pellaro, a pochi km dal capoluogo, è il naturale prolungamento del Parco lineare Sud a cui sta lavorando l’Amministrazione Falcomatà, quindi andrebbe a coinvolgere la stazione ferroviaria di Reggio e soprattutto l’Aeroporto dello Stretto, facendo diventare la Città un hub fondamentale per il turismo del Mediterraneo. Alberghi, centri benessere, ristoranti e punti vendita di tipicità del territorio, un teatro coperto da 1800 posti, un’arena per spettacoli, un museo che racconti il territorio e produca interesse e nuovi visitatori al Museo della Magna Grecia dove sono custoditi i Bronzi, un porto turistico da centinaia di posti barca, un attracco importante per le navi da crociera, uno shopping center, ma non solo. Nel disegno di Pino Falduto (che è affiancato nell’impresa da Building SpA di Torino e Immouno di Milano) c’è spazio anche per una struttura ricettiva per gli anziani, con accoglienza sanitaria di primissimo ordine, e servizi di accoglienza in grado di offrire ai pensionati (non di lusso) la possibilità di una individiabilissima qualità della vita. Non si dimentichi la mitezza del nostro clima che potrebbe far dimenticare le stagionalità corte cui siamo abituati. C’è la possibilità di creare un’offerta turistico-ricettiva per dodici mesi: nei mesi “caldi”, da marzo a ottobre il mare per le vacanze, negli altri il turismo congressuale che fa numeri spaventosi ed è continuamente alla ricerca di soluzioni di grande pregio.
Si tratta, dunque, di centuplicare l’attrattiva del territorio, puntare sull’eccellenza culturale che, nel caso dei Bronzi e del loro Museo, è unica, offrire un’adeguata proposta di “turismo” che guardi alle capacità (finora, purtroppo, inespresse) della città di Reggio. Una Città che può e deve diventare un polo di attrazione mondiale. E soprattutto offrire grandi opportunità di occupazione e lavoro ai suoi giovani, laureati e non.
Il lavoro: il progetto ha una caduta occupazione prevista di circa seimila posti di lavoro, tra diretti e indotti, oltre a quasi duemila per la realizzazione (fattibile in tre anni). Altro che boccata d’ossigeno per Reggio: è lavoro sicuro, a casa propria, per migliaia di reggini. E naturalmente non va dimenticato il traffico che andrebbe a generarsi per l’Aeroporto e le altre soluzioni di mobilità.
Un bellissimo progetto che qualsiasi amministrazione locale, qualsiasi ente regionale dovrebbe immediatamente valutare e promuovere, tenendo presente che prevede il pieno rispetto dell’ambiente, della natura e del territorio. Invece, la burocrazia la fa da padrona e la proposta è stata fino ad oggi guardata con sufficienza, se non indifferenza, da chi ci governa. Se esistono le condizioni di fattibilità (e qui servono autorizzazioni per gli studi adeguati), perché rinunciare a priori a una grandissima opportunità che trasformerebbe Reggio e darebbe un impulso nuovo a tutta l’area metropolitana?
L’investimento (gigantesco) è privato (c’è molto interesse da grandi investitori e fondi esteri), non vengono richiesti contributi da Regione, Città Metropolitana e Comune, ma un parere favorevole per poter iniziare gli studi tecnici di fattibilità. Il rischio sismico – che potrebbe sembrare un ostacolo – è altresì aggirabile con strutture oggi in grado di resistere ad eventi di grande intensità (basti pensare al Giappone). Disgraziatamente chi amministra non guarda al bene comune, ma troppo spesso si lascia condizionare da valutazioni superficiali o di parte, perciò il tempo passa e nessuno si pronuncia in merito, lasciando tutto a bagnomaria, col rischio di veder dirottato altrove l’investimento.
Mediterranean Life è un’occasione, un’opportunità, che merita una urgente risposta. Nessun imprenditore s’azzarda a mettere su uno studio di fattibilità in assenza di un parere favorevole preventivo sulla realizzabilità del progetto, per poi vedersi bocciare dal politico di turno strategie e piani di sviluppo. Serve dunque un sì per iniziare le valutazioni richieste dalla legge o un no motivato sostenuto da precise indicazioni. Le ricchezze del territorio non si muovono, gli investitori invece, sì. Non giochiamoci questa opportunità.
Il mare, con la cultura, è la vera risorsa della Calabria. Il Mediterraneo è il mare del mito, potrà diventare il volano della crescita, non più rinviabile, del nostro territorio. Non lasciamo cadere nel vuoto il progetto di un designer visionario che sconterà così il suo torto maggiore: quello di essere perdutamente innamorato della sua terra e di voler offrire un futuro di lavoro e di crescita ai giovani e ai suoi conterranei. (s)