È stato inaugurato, a Rende, il Parco dei Nonni, il cui anfiteatro è intitolato al penalista Tommaso Sorrentino, che «sarà il parco di tutte e di tutti, sarà un luogo dove crescere insieme e confrontarsi».
«Grazie alla Terra di Piero e a chi ha contribuito a realizzare in così poco tempo questo progetto. Quando le istituzioni dialogano con la parte sana della società civile si possono superare barriere e costruire un mondo più solidale ed equo» ha detto il sindaco di Rende, Marcello Manna.
La collaborazione tra l’amministrazione comunale e la Terra di Piero nasce durante il primo lockdown quando l’assessore alle politiche sociali Annamaria Artese insieme con il primo cittadino sostengono la rete solidale costruita per garantire pasti caldi e generi di prima necessità alle famiglie più disagiate dell’area urbana. Da lì la proposta da parte dell’associazione di realizzare all’interno del Robinson il parco dei Nonni.
«Nessuno – ha detto ancora Manna – avrebbe pensato che sarebbe stato possibile realizzare in così poco tempo un progetto così ambizioso, ma la perseveranza dei volontari della Terra di Piero unita alla nostra ha fatto sì che un’idea comune divenisse luogo liberato ed esempio di democrazia e pratica politica dal basso».
Durante la cerimonia è stata intitolato alla memoria del penalista Tommaso Sorrentino l’anfiteatro adiacente all’area giochi: «ciò rappresenta appieno ciò che ha rappresentato per l’area urbana: è nell’agorà che è sempre vivo il dibattito, la circolazione delle idee, la controtendenza come valore insito della libertà di pensiero», ha dichiarato il sindaco.
Presenti, all’intitolazione, il presidente della Camera Penale, Pietro Perugini, oltre a Vittorio Gallucci, presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati e numerosi colleghi: «quando Tommaso era ancora in vita, realizzammo insieme al compianto Giuseppe Mazzotta un progetto di legalità per le scuole che prevedeva invece delle solite lezioni di diritto la simulazione del processo. Auspico che si possa riprendere al più presto questo momento di confronto con le giovani generazioni e magari farlo proprio qui, in questo anfiteatro, luogo deputato alla discussione per eccellenza. Tommaso, d’altronde non si approcciava al processo da connivente, ma vedeva in esso un momento di rottura, di messa in discussione della stessa autorità giudiziaria».
«Può un avvocato difendere una causa in modo differente da come vive, ama o muore se come l’imputato non si è allontanato dalla realtà sociale del momento fermandosi di fronte ad essa per interrogarla? Così sosteneva Jacques Vergès e così era Sorrentino: totalizzante», ha concluso il sindaco di Rende. (rcs)