La Vice coordinatore regionale dell’Osservatorio sulla violenza di genere, avv. Giovanna Cusumano, ha diffuso una riflessione sulla necessità di riabilitazione della politica. È una nota redatta quattro anni fa, ma è di straordinaria attualità. In questo momento di grande confusione tra gli elettori di ogni orientamento riteniamo utile riproporla (sembra scritta oggi) per avviare un dibattito sulla disaffezione nei confronti della politica, proprio quando sarebbero necessari l’impegno e la mobilitazione dei calabresi per promuovere, stimolare, e aiutare a costruire il cambiamento che questa terra richiede da troppo tempo.
«In un’epoca di miseria politica, come quella dei nostri giorni, – afferma Giovanna Cusumano – nessuno si fa più illusioni sulla semplicità di un rinnovamento radicale, nessuno, però, dotato di un’etica, ancor più se riveste ruoli pubblici, può consentirsi di non stigmatizzare quei comportamenti che arrecano pregiudizio a una politica vera e degna dell’uomo».
«Se è vero che l’agire politico deve recuperare i principi su cui si fondano le democrazie moderne, quale condicio sine qua non per ricucire lo strappo tra governanti e governati, è pur vero che non basta più annunciare ideali da perseguire, per quanto nobili, buoni propositi e condivisibili annunci; ma serve (e con urgenza) una politica capace di identificare i problemi da risolvere, le loro priorità, la capacità di rappresentarsi scenari futuri, per mettere a punto strumenti idonei a realizzare obiettivi realistici e, dunque, realizzabili».
«La situazione in cui versa la Calabria, che più di ogni altra regione d’Italia, vive una condizione di gravissimo ritardo in termini di sviluppo economico e sociale, obbliga tutta la sua classe politica e dirigente a sostituire alla politica delle bandiere e della retorica, la politica della responsabilità dell’etica. La cronaca giudiziaria del nostro Paese ci rimanda, con inquietante sistematicità, episodi di corruzione della nostra classe politica e dirigente che, altro non sono che la dimostrazione della decadenza di valori di cui dovrebbe essere infarcita la coscienza di ogni singolo cittadino e soprattutto di chi gestisce la res publica.
Allora è oramai improcrastinabile che la Politica metta al centro della propria azione la “Questione Morale”, quale leva di contrasto a comportamenti eufemisticamente disinvolti che delegittimano l’operato politico accrescendo, da un lato, la decadenza morale e culturale di un Paese, sempre più regredito ed incapace di far immaginare un futuro ai propri cittadini, e, dall’altro, rendendo necessari gli interventi della Magistratura ‘costretta’ a supplire all’incapacità di emendarsi della Politica».
«Senza una selezione rigorosa, – conclude l’avv. Cusumano – in termini di capacità ed etica, dei candidati, uomini e donne, nelle varie competizioni elettorali da parte di tutte le forze politiche, il rischio concreto è che cresca a dismisura il pregiudizio verso la politica, nonché l’affermarsi dell’idea che essa sia un conglomerato di inganni e menzogne generati da interessi meschini ed individuali, cosi da oscillare tra slogan vacui e privilegi di casta. La Politica, dunque, necessita di riabilitarsi per non incappare nel vicolo cieco dell’insensatezza». (rrc)