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SANITÀ, CARISSIMI DRAGHI E SPERANZA
I CALABRESI HANNO DIRITTO ALLA SALUTE

La protesta dei sindaci a Cosenza davanti all'Ospedale dell'Annunziata

di ANTONIETTA MARIA STRATI – «Siamo qui anche per prenderci gli sputi in faccia da chi pensa di partire per una campagna elettorale orrenda, oggi è il tempo sbagliato per cominciare a fare incetta di voti, oggi ci si deve sporcare le mani di lavoro. Noi non siamo chiusi nel Palazzo»: il presidente ff Nino Spirlì in Consiglio regionale difende il suo operato per contrastare la pandemia, ma non convince la minoranza. Nè tanto meno i sindacati. Il segretario generale di Cgil Calabria, Angelo Sposato, aveva postato su Facebook una triste riflessione: «In una Regione normale gli anziani non dovrebbero fare cento km per il vaccino e il centro vaccinale sotto casa rimane fermo con i vaccini nei frigoriferi perché non c’è nessuno. Questa è una vergogna tutta calabrese e ribadisco: Longo e Spirlì non sono adeguati all’emergenza. Serve l’immediato intervento del Governo».

Una cosa mette tutti d’accordo: che venga riconosciuto il diritto alla sanità ai calabresi. È l’appello che, ormai, da mesi, sindaci, Istituzioni, parlamentari e cittadini hanno fatto al Governo per una sanità che «fa acqua da tutte le parti» e che crea continuamente scandalo. Una sanità, quella calabrese, che «versa in uno stato di difficoltà, ormai cronica, nonostante si siano avvicendati negli ultimi anni più commissari ad acta e la materia sia stata recentemente normata da due decreti legge. Questo dato di fatto, purtroppo, si è ulteriormente aggravato a causa della fase emergenziale e non passa giorno che l’argomento non sia oggetto di interventi sulla stampa che denunciano, con forza, la situazione a dir poco preoccupante in cui versa il comparto» hanno scritto i parlamentari calabresi, che hanno chiesto al ministro della Salute, Roberto Speranza, di venire in Calabria «per prendere direttamente visione dello stato drammatico delle cose così da individuare, insieme, le migliori soluzioni per uscirne fuori».

Il consigliere regionale della LegaPietro Molinaro, invece, si è rivolto direttamente al premier Mario Draghi, invitandolo a venire in Calabria per rendersi conto della gravissima situazione sanitaria, economica e sociale in cui è precipitata la regione. Le motivazioni sono sempre le stesse: «L’emergenza Covid continua a mietere vittime, non diminuiscono i contagi e restiamo ultima regione nel numero dei vaccinati con pochi posti letto in terapia intensiva. Fuori controllo la rete ospedaliera ormai assorbita dai reparti Covid. Quasi inesistente la possibilità di ricevere cure e prestazioni sanitarie in sicurezza di tipo diagnostico e terapeutico a rischio implosione il servizio di emergenza-urgenza 118 e pronto soccorso, rinviate di fatto le prestazioni complesse ed a lungo termine ( in particolare quelle oncologiche e cardiovascolari)».

E se la situazione, a livello regionale è grave, lo è ancora di più nella Provincia di Cosenza, dove i sindaci, nella giornata di sabato 17 aprile, hanno fatto un sit-in davanti all’ingresso del pronto soccorso dell’Ospedale Annunziata di Cosenza, messo a dura prova dalla grave emergenza sanitaria in corso, dalle carenze di organico nel personale sanitario, dalla mancanza di posti letto e da un sistema sanitario vicino al collasso che rendono difficilissima la gestione della pandemia.

«Siamo qui per smuovere questo immobilismo» ha dichiarato il sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, che ha spiegato l’obiettivo del sit-in: «chiedere ai più alti livelli governativi, ed anche alla deputazione parlamentare calabrese, perché se ne faccia carico e li sostenga, di far si che chi ha potere per farlo assuma alcuni provvedimenti urgenti e non più differibili. Hanno fatto un piano di assunzione straordinario di migliaia di persone».

Il sindaco di Corigliano Rossano, Flavio Stasi, ha ricordato che era già stato chiesto, al ministro Speranza, «un piano straordinario di assunzioni di personale sanitario. Un anno dopo, nulla è accaduto e noi siamo qui ad avanzare le stesse rivendicazioni».

«Che i commissari – questo l’appello di Stasi  – utilizzino i poteri speciali di cui dispongono per supportare l’erogazione di servizi sanitari nella provincia. C’è bisogno di rafforzare la rete ospedaliera. In questo momento gli spoke rappresentano una delle linee di difesa e quando l’Hub è congestionato vuol dire che tutto quanto il sistema e la rete ospedaliera sono ormai collassati. Bisogna trovare il modo di investire in Calabria nella nostra sanità».

Il presidente della Provincia di Cosenza, Franco Iacucci, ha chiarito che il sit-in di sabato «non è un atto di accusa verso l’Ospedale di Cosenza. Siamo qui perché l’Hub di Cosenza è la punta più avanzata della sanità in provincia, ma il problema esiste anche negli spoke e in tutta la medicina del territorio. C’è una sottovalutazione da parte di chi dovrebbe intervenire, dei commissari, del Ministero della sanità e della Regione Calabria. Non si può consentire a nessuno che nell’unità di crisi regionale si affronti il problema della sanità nella provincia di Cosenza e non c’è una rappresentanza degli enti locali. L’unica regione d’Italia a non aver istituito il comitato tecnico-istituzionale con la presenza degli enti locali è la Regione Calabria».

I primi cittadini, poi, insieme ad Anci Calabria, hanno sottoscritto un documento  indirizzato al Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi, al Ministro della salute Roberto Speranza, alla deputazione calabrese in Parlamento, ai consiglieri regionali della Calabria e al presidente facente funzioni della Regione Calabria, Nino Spirlì, al Commissario Straordinario per la Sanità in Calabria Guido Longo, al Commissario straordinario dell’Azienda Ospedaliera Isabella Mastrobuono e al Commissario straordinario dell’Azienda sanitaria provinciale, Vincenzo La Regina in cui chiedono  azioni urgenti per il contrasto alla pandemia e per la tutela del diritto alla salute nella provincia di Cosenza, attraverso il potenziamento e la migliore organizzazione dei servizi sanitari ospedalieri.

Eppure, è proprio di pochi giorni fa la notizia che la Regione Calabria ha stanziato altri 175 milioni di euro, da destinare alla sanità calabrese grazie ad apposita delibera. Qualcuno sostiene che si tratti di fondi Por rimasti nel cassetto da ottobre e rispolverati per l’emergenza sanitaria. La delibera, comunque, prevede lo stanziamento di 15 milioni di euro per il personale medico, di 60 per la medicina territoriale e di altri 100 per le infrastrutture sanitarie. Si tratta sicuramente di una somma importante, ma non basta, così come non basta il team sanitario dell’Esercito arrivato a dare man forte alla campagna vaccinale, né gli hub vaccinali a Catanzaro e a Corigliano Rossano, a Reggio e a Siderno  per una sanità al collasso, dove «tutti i presidi ospedalieri della regione soffrono di criticità allarmanti, sia per la mancanza di personale che per carenze strutturali e strumentali. Tutte le realtà sanitarie pubbliche sono costrette ad arrangiarsi come meglio possono e, spesso, la soluzione dei problemi è lasciata all’inventiva del personale e della povera gente che ci capita» ha denunciato Ornella Cuzzupi, segretario confederale dell’Unione generale del Lavoro della Calabria, che ha ribadito la necessità di riconoscere ai calabresi «il diritto alla vita e la possibilità di curarsi».

Un diritto fondamentale che, tuttavia, allo stato delle cose, sembra che ai calabresi non sia concesso. Carissimi Draghi e Speranza, ma quanto bisognerà urlare perché ascoltiate finalmente i calabresi? (ams)

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