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Sanità, il sindaco Sergio Abramo ribadisce la richiesta dei sindaci: azzeramento del debito del settore sanitario

Sergio Abramo

A un mese dall’incontro svoltasi a Palazzo Chigi tra il premier Giuseppe Conte e i sindaci calabresi per discutere della situazione sanitaria in Calabria, il sindaco di Catanzaro, Sergio Abramo, ha ribadito ciò che era stato chiesto: «il debito del settore sanitario creato dai Commissari deve essere azzerato a carico dello Stato».

«Il debito del comparto sanitario calabrese – ha detto Abramo – l’immenso buco ampliato da oltre un decennio di commissariamento, va assolutamente e completamente azzerato perché non è giusto, e non è possibile, che i calabresi continuino a pagare in futuro scelte che non hanno preso, né hanno contribuito ad avallare. Fare pagare ai nostri concittadini un debito di circa 2 miliardi di euro vorrebbe dire, in un arco per esempio trentennale, prendere dalle tasche dei calabresi una ottantina di milioni di euro ogni anno».

«Questo, inoltre – ha aggiunto – si aggiungerebbe a un ulteriore decremento di quei livelli essenziali di assistenza che già sono più bassi rispetto a quelli di altri territori. Ma c’è anche un terzo aspetto che finora sempre stato tenuto in scarsa considerazione: i calabresi pagano già tanto a causa di un’addizionale Irpef altissima. La discussione, in corso in Parlamento sulla Legge di Bilancio, mi dà lo spunto per intervenire sulla questione. Oltretutto, posso ricordare quanto, giusto un mese fa, il sottoscritto e tutti gli altri sindaci calabresi avevamo chiesto al presidente del Consiglio Giuseppe Conte: azzerare il debito della sanità e chiudere, una volta terminata l’emergenza Covid, la fallimentare esperienza commissariale».

«La possibilità di cancellare – ha spiegato il primo cittadino – questo debito non è stata e non è, ovviamente, una richiesta fatta di punto in bianco. Al contrario, si basa su un dato clamorosamente evidente: la Calabria, rispetto ad altre Regioni, ha ricevuto ogni anno 400 milioni in meno di trasferimenti statali nella sanità. Quattrocento milioni in meno ogni anno per dieci anni: non c’è bisogno di sottolineare di che tipo di cifra si tratti, e che incidenza abbia avuto in una terra che già scontava pesanti ritardi anche sul versante sanitario».

«Se a questa sperequazione – ha proseguito – che è il prodotto di politiche ingiuste aggiungiamo la massa debitoria creata dai commissari scelti dal governo nell’ultimo decennio non possiamo che gridare ancora una volta allo scandalo. Sia chiaro, non voglio cercare di mascherare le colpe della politica locale, che pure ci sono e sarebbe impossibile negarlo, ma se si pensa che la disastrata situazione della sanità calabrese sia da addebitare alla sola classe politica e dirigenziale della regione si prende un grossissimo abbaglio. È per questo motivo che il governo nazionale deve prendersi le proprie responsabilità, e intervenire per evitare che i debiti li paghino i calabresi. Se ne faccia carico, perché sono stati i governi nazionali a creare questa situazione che il commissariamento ha solo aggravato».

«Ci saremmo aspettati – ha continuato Abramo – un’azione del genere, perché avevamo avuto rassicurazioni in merito, nel nuovo Decreto Calabria: avevamo chiesto che fosse previsto un termine di 12 mesi per il commissario ad acta, dopo il quale la sanità sarebbe tornata alla gestione ordinaria; avevamo chiesto che venissero stanziati i 400 milioni di euro che annualmente vengono tolti a questo territorio;  avevamo chiesto che fosse azzerato il debito della sanità o, in subordine, fosse contratto un mutuo per ripianarlo a carico dello Stato, quindi con le garanzie di Cassa depositi e prestiti, certo non a carico dei calabresi».

«Niente di tutto questo – ha concluso Abramo – è stato fatto nel Decreto, la Calabria è stata ancora una volta utilizzata come terreno di scontro politico fra le forze di maggioranza con buona pace dei suoi cittadini che hanno tutto il diritto di avere una sanità uguale a quella delle altre Regioni». (rcz)

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