Santo Biondo, segretario generale della Uil Calabria, ha chiesto non solo che «lo sforzo che l’amministrazione regionale intende compiere per strutturare il ciclo integrato delle acque in Calabria non si fermi agli annunci fatti anche dal precedente governo regionale, ma dia una accelerazione al processo», ma anche che l’assessore regionale all’Ambiente, Sergio De Caprio, convochi il tavolo per la riforma del ciclo integrato delle acque».
«Anche i sindaci calabresi, che hanno ancora delle pendenze – ha aggiunto – si diano una mossa e lavorino alla costruzione di questo ragionamento, provvedendo allo stesso tempo a coprire il pregresso. Così come l’Autorità idrica calabrese acceleri il processo di raggiungimento della sua piena operatività».
«La decisione di procedere alla costruzione di un soggetto unico – ha proseguito – che accorpi i quasi quattrocento gestori presenti in Calabria, infatti, si registra proprio quando il Ministero competente ha deciso di spingere energicamente verso una gestione unica del sistema, una scelta che obbligherà tutte le regioni ancora inadempienti sotto questo aspetto a fare lo stesso. Noi, da tempo, siamo convinti che la gestione del ciclo integrato delle acque debba essere pubblica. Lo abbiamo sostenuto, a più riprese, davanti a chi gestisce la cosa pubblica in Calabria che, troppo spesso, ha fatto orecchie da mercante. La Regione Calabria, in questi anni, ha perso solo tempo, procedendo a rilento su un percorso che era obbligato e già tracciato dai ministeri competenti».
«Ora, come al solito – ha detto ancora Biondo – la nostra regione è chiamata a bruciare i tempi e procedere a tappe forzate verso la creazione del gestore unico. Se così non fosse la Calabria rischierebbe l’ennesimo prolungato commissariamento e, soprattutto, finirebbe per perdere l’occasione di mettere a regime il sistema grazie agli oltre 4 miliardi messi a disposizione dal Pnrr».
«Il ciclo integrato delle acque, in una visione di industrializzazione – ha concluso – ha, inoltre, l’effetto di garantire stabilità e lavoro di qualità alle lavoratrici ed ai lavoratori di questo settore che, in questi anni, hanno visti negati i loro diritti in materia di sicurezza sul lavoro ed hanno dovuto patire anche ritardi stipendiali e condizioni di lavoro non adeguate ai tempi». (rcz)