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AL SUD IN TROPPI “DISERTANO” IL VOTO E
I PARTITI PENSANO SOLO A PERCENTUALI

AL SUD IN TROPPI "DISERTANO" IL VOTO E I PARTITI PENSANO SOLO ALLE PERCENTUALI

di DOMENICO TALIAIn un anno particolare nel quale una parte significativa della popolazione mondiale – quasi tutta quella che vive nei paesi democratici – viene chiamata alle urne, un tema non secondario che sembra interessare pochi è quello dell’ampio fenomeno dell’astensione dal voto.

In Italia e in diverse altre nazioni, il partito degli astenuti è sempre più forte e la democrazia rappresentativa diventa così sempre più debole. Meno rappresentativa e dunque meno democratica. Infatti, il distacco tra i cittadini e il potere si dilata sempre più e assume valori numerici da disastro sociale. Per i latini abstinere significava “tenersi lontano” da qualcosa, oggi il verbo astenersi è sempre più sinonimo di “non voto”, del tenersi lontani dalla politica, dalla democrazia che non si avverte come una forma di governo che risolve i problemi delle persone.

Percentuali di popolazione molti grandi vivono da separati in casa con coloro che li governano e decidono molte cose che li riguardano. Le parole dei politici sono sempre meno ascoltate dai cittadini. La sfiducia cresce sempre più e l’inutilità dell’espressione del voto conquista sempre più ampi settori di elettori che non sono interessati ad eleggere nessuno.

Se misuriamo la credibilità della classe politica con il termometro delle astensioni dobbiamo necessariamente concludere che è molto bassa. Enzo Jannacci cinquanta anni fa prendeva in giro quelli che votavano scheda bianca “per non sporcare”, oggi abbiamo tantissimi (la maggioranza) che non vota forse per non sporcarsi, perché non vuole avere a che fare con la politica e con i suoi rappresentanti. Senza fiducia non c’è voto e senza voto una società democratica va in frantumi.

Quest’anno l’affluenza alle elezioni per il parlamento europeo è stata complessivamente del 51% e in Italia si è attestata al 49,7%, cinque punti percentuali in meno rispetto alla precedente tornata elettorale del 2019, quando la partecipazione italiana al voto era stata del 54,5%. In questo dato complessivo molto negativo si notano situazioni ancora più preoccupanti. Al Sud, ad esempio, l’astensionismo ha toccato livelli di allarme grave. In Sardegna e in Sicilia, ad esempio, si è registrato una percentuale di votanti inferiore al 40%, mentre in Calabria è stato appena superato quel valore. Una grande maggioranza dei cittadini, che va oltre il 60%, decide di disertare il voto. Diverse decine di milioni di persone si tengono lontano dalla politica e sono indifferenti a chi li amministrerà, tanta è profonda la sfiducia nelle èlite politiche.

Siamo di fronte a un diritto, quello del voto, che si considera inutile e lo si rifiuta esercitando un altro diritto, concesso in democrazia, che è il diritto di non votare. Sono questi due diritti che hanno valenze diverse ma che quando si esercitano in quantità equivalenti generano un conflitto difficile da sanare, uno stato di grave fragilità per i fondamenti della democrazia. Le ragioni di questo scenario sono diverse (sociali, ideologiche, economiche, di scarsa autorevolezza, di corruzione politica), ma tutte insieme hanno aperto una voragine nel meccanismo della rappresentatività. 

Chi ha veramente a cuore la tenuta dei sistemi democratici e ha la voglia di recuperare alla democrazia questa grande massa di astenuti?

I partiti sembra non siano realmente interessati a farlo. Ma viene anche da chiedersi nel caso lo volessero, se sono in grado di farlo. C’è da essere molto scettici quando la Premier, a chi le ha chiesto le possibili ragioni dell’ultimo dato degli astenuti alle elezioni europee che ha superato il 50%, ha risposto che la colpa è dell’Europa che i cittadini sentono lontana. In realtà i cittadini sentono lontana la politica e questo arrampicarsi sugli specchi con una retorica sempre “pro domo mea” acuirà il problema invece di risolverlo, così alle prossime elezioni gli astenuti aumenteranno.

Viviamo ormai nella democrazia della minoranza. Sarebbe il caso di prenderne atto, far suonare le sirene di allarme e correre ai ripari. Avviare iniziative di ascolto, discussioni pubbliche, progetti di reale coinvolgimento dei cittadini, ma i partiti sembrano non avvertire questa necessità, preferiscono preoccuparsi soltanto delle loro percentuali (valori asettici che nascondono la realtà dei valori assoluti dei votanti che diminuiscono sempre più anche per tanti partiti le cui percentuali sono aumentate) e proseguire nelle loro polemiche, come fosse tutto nella normalità.

La democrazia così indebolita si estenua e si espone facilmente ad attacchi esterni (ad esempio dai regimi totalitari come quello di Putin). La democrazia reale rischia di diventare un guscio vuoto, pur essendo la forma di governo tra le migliori che gli esseri umani hanno saputo inventare. (dt)

[Courtesy il Quotidiano del Sud]

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