di SANTO STRATI – C’è una singolare coincidenza nella straordinaria carriera del Rettore dell’Università della Calabria, Nicola Leone, una delle riconosciute autorità mondiali nel campo dell’Intelligenza artificiale. Nel 1999 vince il concorso come professore ordinario all’Università di Torino, ma il forte legame per la sua terra di origine e la voglia di dare un personale contributo al territorio calabrese lo spingono a tornare in Calabria. È quella stessa Torino oggi insidia a Cosenza il ruolo di sede italiana per l’Intelligenza Artificiale. Ma è un discorso che faremo in altra occasione. Oggi parliamo di un’Università che ha compiuto da poco i 50 anni dalla sua istituzione e ha lanciato un’idea della Calabria diversa dai soliti stereotipi: competenza, talento, capacità di eccellere.
Sono queste le caratteristiche che l’Unical ha saputo valorizzare per conquistare il meritato ruolo di Ateneo che sfiora l’eccellenza e che nel campo tecnologico fa invidia a blasonate Università d’oltreoceano. Non a caso, la NTT Data, un colosso dell’informatica mondiale ha scelto Cosenza come sede da affiancare a Milano e Napoli.
Non a caso, vengono dal Giappone, dagli Usa, da tutto il mondo, “in pellegrinaggio” dal prof. Nicola Leone per cercare di capire e carpire le sue conoscenze e le sue competenze, eccezionali, nel campo dell’Ai, l’intelligenza artificiale che oggi ha sempre più un ruolo determinante nella nostra realtà quotidiana.
– Prof. Leone, esiste un modello Unical? Quali sono le caratteristiche che rendono preziosa la sua Università?
«La specificità del nostro Ateneo discende dalla volontà dei suoi fondatori di collegare strettamente, già nel progetto iniziale, ciò che abitualmente definiamo la prima, la seconda e la terza missione dell’Università, cioè didattica, ricerca e promozione del territorio. A differenza della maggior parte delle altre università, l’Unical è stata pensata, fin dal lavoro del primo rettore Andreatta, per interagire con l’ambiente circostante e per favorirne lo sviluppo.
L’Università della Calabria è nata quale elemento centrale di un progetto politico che l’aveva individuata come risorsa strategica per uno sviluppo del Mezzogiorno, capace di integrare le vocazioni dei territori con una formazione aperta alle sfide internazionali, presupposto indispensabile per una nuova classe dirigente. Dopo mezzo secolo (il prossimo anno accademico sarà il cinquantesimo) l’Unical è molto cambiata, è progressivamente cresciuta con il suo, spesso critico, territorio, offrendo da un lato opportunità di occupazione e trasferimento tecnologico, dall’altro spazi di confronto, condivisione e cultura.
L’impatto della nostra Università sulla società e sul territorio è stato ed è rilevante, non solo per ciò che concerne le attività svolte, le infrastrutture e i soggetti coinvolti, ma soprattutto per la portata culturale ed educativa».
– L’Unical sta diventando sempre di più un Ateneo vicino all’eccellenza. Quali sono gli scogli ancora da superare e quali gli obiettivi da raggiungere?
«Tanto è stato fatto, ma la strada da percorrere resta ancora tortuosa, specie se si considera la situazione socio-politica della Calabria. Con coraggio, dobbiamo contrapporci al rischio di un’ulteriore marginalizzazione della nostra regione rilanciando e rivendicando il ruolo culturale e sociale del nostro Ateneo.
L’Unical si sta proponendo sempre più come un modello integrato per lo sviluppo sostenibile del territorio, in cui ricerca, innovazione, formazione e responsabilità sociale concorrono alla competitività e al miglioramento della qualità della vita e dell’ambiente.
– Ha pensato ad aprire ai giovani calabresi, di terza e quarta generazione, che vivono fuori della Calabria e potrebbero frequentare l’Unical, per decidere, poi, di fare il percorso inverso dei propri avi: ritornare in Calabria per mettere a frutto capacità, talento e competenze?
«Il mondo oggi cambia a ritmi vertiginosi e richiede competenze sempre nuove. La nostra sfida è quella di dotare i nostri studenti di strumenti adeguati per interpretare questi mutamenti e per vivere da protagonisti un futuro tanto affascinante quanto complesso.
Occorre perseguire, specialmente nel contesto calabrese, la vocazione all’inclusione per consentire ai nostri giovani un’esperienza di alta formazione universitaria. La nostra missione è favorirne la crescita, insegnar loro ad apprendere in modo dinamico e continuo; la nostra ambizione è quella di formare cittadini responsabili, in grado di affrontare le sfide di ogni giorno, capaci di migliorare le loro vite e il mondo in cui vivranno.
Uno dei miei obiettivi è quello di puntare su profili di alto livello scientifico, evitando la provincializzazione attraverso un’ampia apertura dell’università, nazionale e internazionale. Questo potrebbe segnare proprio un percorso inverso dei cosiddetti “cervelli di ritorno”.
Io stesso ho seguito questo tragitto, tornando dopo sei anni da Vienna dove ero professore di ruolo al Politecnico. Ma lo ha fatto di recente anche Paolo Zimmaro, ingegnere geotecnico calabrese che ha deciso di lasciare la University of California di Los Angeles per tornare qui in Unical presso il Dipartimento di Ingegneria ambientale.
Penso anche alla formazione dei giovani figli di calabresi, che potrebbero venire a studiare qui: la nostra offerta formativa è di qualità e al passo con i tempi, frutto di un grande lavoro di riforma organica dell’offerta didattica».
– Quindi l’Unical presenta una nuova offerta formativa?
«Sì, la governance dell’ateneo e i Dipartimenti, proprio quest’anno, hanno rinnovato i percorsi di studio dopo aver compiuto un’accurata analisi dell’offerta esistente e della sua attrattività rispetto alla domanda che arriva dal territorio e agli scenari occupazionali. Invito a visitare il portale dell’Unical per avere informazioni sull’ampio ventaglio di corsi di studio triennali e magistrali:
www.unical.it/portale/didattica/
Tra le novità di quest’anno ci sarà anche il corso di Medicina e tecnologie digitali, interateneo con l’università Magna Graecia, che consentirà di conseguire anche un secondo titolo in Ingegneria informatica, curriculum bioinformatico. Infine, è in corso anche una profonda revisione dei bienni magistrali con la riorganizzazione di alcuni corsi esistenti e l’aumento delle lauree internazionali, di cui ben 12 erogate interamente in lingua inglese.
Inoltre, grazie alle nostre residenze in Campus e alle numerose borse di studio a copertura totale, tanti giovani calabresi di ogni estrazione sociale, ma anche studenti di altre regioni e di paesi stranieri, trovano qui un’università che si distingue certamente per la qualità della ricerca e della didattica, ma che è anche in grado di garantire quella accoglienza che è sempre stata un nostro tratto distintivo, riconosciuto ai calabresi in tutto il mondo. (s)