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PNRR, CALABRIA: ILLUSIONI E PROMESSE
80% AL NORD E SOLO 20% AL MEZZOGIORNO

Sindaci del Sud e PNRR

di SANTO STRATI – A conti fatti, l’«equa» ripartizione delle risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza vedrà assegnare l’80% al Nord e un misero 20% al Sud. Altro che superamento del divario economico, territoriale, culturale, sanitario, industriale, etc: qui si tratta proprio di sottrazione autorizzata di risorse ai danni delle popolazioni meridionali, con un’evidente ripresa anche dell’emigrazione “povera” verso le regioni ricche. Non solo fuga di cervelli, inevitabile vista la mancanza di opportunità e di occasioni di lavoro per i nostri laureati e ricercatori che si formano a Cosenza, Catanzaro, Reggio (tre Atenei che hanno dimostrato di saper “produrre” eccellenze), ma anche il richiamo di manovalanza dal Sud (muratori, elettricisti, carpentieri, etc) necessaria al Settentrione per realizzare infrastrutture, ospedali, scuole, edifici pubblici, impianti di pubblica utilità etc. Visto che saranno insufficienti le forze lavoro dei migranti che sono già integrati nel processo produttivo e industriale del Nord, secondo alcune stime saranno almeno 500mila i giovani che il Recovery Plan costringerà a lasciare il Sud nei prossimi sei anni (quelli della durata del piano). Ai quali, per la cronaca, è bene sottolineare, andrà aggiunta l’emorragia giovanile dal Sud degli ultimi venti anni: un milione e mezzo. L’equivalente di una città come Milano, due terzi di una regione come la Calabria. Di cosa stiamo ancora a discutere?

Al Sud, se si esclude l’ipotesi Ponte sullo Stretto, per la cui realizzazione (?) al primo anno ci potrebbero essere 25mila nuovi posti di lavoro, non s’intravvedono grandi opportunità di occupazione. Del resto se la ripartizione delle risorse finanziarie rimane quella da più parti messa in evidenza (a partire all’economista pugliese Vincenzo Viesti che per primo ha lanciato l’allarme) c’è poco da illudersi: 175 miliardi andranno al Nord, 35 miliardi al Sud, con buona pace della ministra per il Sud Mara Carfagna che con un emendamento ha fatto portare la quota minima delle risorse destinate alle regioni meridionali dal 34 al 40%. La matematica non è un’opinione: se fosse realmente il 40%, il Sud avrebbe oltre 80 miliardi a disposizione, come si arriva a 35? Ovvero meno della metà? E pensare che, sulla carta, appaiono “appena” 22 dei 35 miliardi stimati.

Qualcosa, evidentemente non torna. L’autonomia differenziata richiesta a gran voce da Lombardia, Veneto ed Emilia, cacciata fuori dalla porta, rientra in maniera furba dalla finestra. E se della Calabria – come, purtroppo, abbiamo scritto fin troppe volte – non interessa niente alla politica romana, diversa è la situazione dell’intero Mezzogiorno, ovvero di un terzo d’Italia che si sente “dimenticato” e trascurato. E ha un bel ripetere l’ex premier Giuseppe Conte che «se non parte il Sud non parte l’Italia»: da buon meridionale, però ormai integrato nel Palazzo, sa bene che le intenzioni e le promesse portano consenso anche se poi non vanno a termine. E così sta accadendo.

Ecco perché la manifestazione di ieri dei tantissimi sindaci della Rete Recovery Sud accorsi in piazza Montecitorio a Roma, pur essendosi rivelata un flop di presenze, assume il tono di un preavviso chiaro al Governo di Mario Draghi. Non ci può essere sviluppo se non vengono attuate le condizioni minime per superare il divario sempre più forte tra Nord e Sud.

Unico parlamentare calabrese presente il sen. Ernesto Magorno che è anche sindaco di Diamante (CS), il quale ha sottolineato a Calabria.Live che è tempo che la rete dei sindaci del Recovery Sud cominci a fare sul serio, facendosi sentire nelle stanze del potere. E gli altri parlamentari calabresi? E i sindaci della Calabria? Scarsa organizzazione per quanto riguarda i sindaci (ricordiamo la folta partecipazione alla manifestazione dell’Anci lo scorso novembre con la delegazione ricevuta da Conte) ma nessuna giustificazione per deputati e senatori della regione che hanno clamorosamente snobbato l’iniziativa, forse perché promossa dal Movimento 24 Agosto – Equità territoriale che fa capo a Pino Aprile.

È bello che a perorare la causa del Sud sia stato il sen. (ora del gruppo Misto) De Falco, il famoso comandante del «torni a bordo, cazzo!» dello sciagurato naufragio della nave Costa ai comandi di Schettino, ma, a quanto pare, anche ai parlamentari calabresi interessa poco della Calabria e del Mezzogiorno, come al resto di Camera e Senato. Se ne ricordino gli elettori quando torneranno alle urne. (s)

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