Cinquefrondi col sindaco Conia protagonista a Napoli contro l’autonomia

La Calabria in prima fila nella prima manifestazione contro l’autonomia promossa dalla rete Recovery Sud. “Uniti e uguali, l’Italia non si divide”: questo è stato lo slogan che ha accompagnato la manifestazione di venerdì 17 marzo a Napoli contro il disegno di legge Calderoli, concernente l’applicazione dell’autonomia differenziata. All’iniziativa, che ha registrato la presenza, tra gli altri, del presidente nazionale dell’Anci,  il sindaco di Bari Antonio Decaro, hanno aderito tante sigle sindacali, delegazioni dalle più importanti città del mezzogiorno ed anche l’ Associazione italiana autonomie locali, il Coordinamento nazionale per la democrazia costituzionale, il Comitato nazionale contro ogni autonomia differenziata.

I lavori sono iniziati con un’assemblea presso la città metropolitana di Napoli, dove è stato stilato e approvato  un documento che chiede l’immediato stop dell’iter parlamentare e il conseguente ritiro del disegno di legge Calderoli. Il suddetto documento è stato poi depositato negli uffici della Prefettura di Napoli, attraverso un corteo fisicamente partecipato da tutti i firmatari. Per la provincia di Reggio Calabria, l’unica fascia tricolore presente era quella del Comune di Cinquefrondi, la cui delegazione era composta dal sindaco Michele Conia, dal presidente del consiglio comunale Fausto Cordiano, dalle assessore Giada Porretta e Maria Annunziata D’Agostino e dal consigliere comunale Giuseppe Luciano.

Il Sindaco Conia è stato  grande protagonista della giornata con interventi importanti e in testa al corteo che ha attraversato la città di Napoli fino alla Prefettura. (rrc)

I sindaci del Sud a Napoli: Governo invece di inseguire autonomia trasferisce fondi Ue non spesi al Sud

«Invece di rincorrere l’autonomia differenziata, il Governo trasferisca ai Comuni del Sud i fondi europei non spesi». È l’appello lanciato dalla rete dei sindaci del Recovery Sud che, domani, si ritroverà in Piazza a Napoli per ribadire il suo no al ddl Calderoli. Claim della manifestazione, in programma alle 11.30, Uniti e uguali. Attualmente, sono 250 le adesioni, ma per gli organizzatori «non bastano».

«Il Governo e le Regioni del Sud – ha detto l’Associazione – mettano a disposizione dei Comuni, attraverso procedure snelle e negoziate, i fondi europei di coesione che devono essere spesi entro la fine dell’anno. In questi mesi le nostre amministrazioni, pur con tante difficoltà e con scarso personale, si sono dotate di un parco progetti che solo in minima parte è stato finanziato dal Pnrr. Elaborati tecnici, relazioni e studi che puntano a riqualificare beni pubblici sottoutilizzati o a infrastrutturare aree produttive, creando nuova occupazione e aggregazione».

«Puntando, insomma – si legge nella nota – a superare i problemi cronici di spopolamento e stagnazione economica – ha  che affliggono molti centri soprattutto del Mezzogiorno interno. Si dia inoltre ai municipi, ormai al collasso, la possibilità di assumere dipendenti, retribuendoli adeguatamente e dando loro stabilità, evitando la fuga verso altri enti o aziende private che garantiscono stipendi migliori. Queste sono le vere risposte che ci attendiamo per rilanciare lo sviluppo nei territori svantaggiati. E invece ci vogliono a tutti costi propinare l’autonomia differenziata, che serve solo a dividere in due l’Italia».

Questo sarà uno dei punti del documento che domani – viene spiegato – sarà presentato a Napoli nel corso dell’assemblea-manifestazione “Uniti e Uguali”, sindaci e cittadini insieme per la solidarietà nazionale, contro l’autonomia differenziata, nel 162esimo anniversario dell’Unità d’Italia (alle 11.30 a Santa Maria La Nova con corteo nel pomeriggio lungo le vie della città)».

«Il riferimento dei sindaci meridionali è alla nota della Cgia di Mestre che venerdì scorso – spiega Recovery Sud – ha quantificato in circa 30 miliardi le somme che restano ancora da spendere per i fondi di coesione 2014-2021. La maglia nera delle somme non spese è della Sicilia, che deve ancora rendicontare 1,45 miliardi neri, seguita dalla Campania che deve documentare una spesa pari a 1,27 miliardi. Fondi del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale, Fondo Sociale Europeo, Programmi Operativi Nazionali e Programmi Operativi Regionali».

«La maggior parte dei fondi non spesi, però – si legge – è in capo ai ministeri: 15,3 miliardi di euro. Tutto questo stride clamorosamente, però, con un altro fenomeno, l’ipertrofia progettuale degli enti locali: i Comuni, infatti, in questi mesi si sono affannati a rincorrere i bandi, senza i rinforzi sperati e promessi dai governi che si sono succeduti, con tempi tagliola, investimenti di risorse per l’affidamento di incarichi e procedure ipercomplesse, e adesso si ritrovano una montagna di progetti idonei ma non finanziati».

«Quanto alle opere finanziate, invece – continua la nota dei sindaci del Sud – per realizzarle devono combattere con una burocrazia farraginosa che rallenta paurosamente tutti i cantieri, con le Soprintendenze e tutti gli altri enti che devono rilasciare permessi e autorizzazioni senza personale adeguato. Ma anziché risolvere questi problemi strutturali, anziché spingere per una ripresa del Meridione che premi la voglia di crescere di territori spesso pieni di energie e ricchi di eccellenze imprenditoriali, l’esecutivo Meloni si attarda a rincorrere i capricci della Lega, che chiede di fatto una secessione mascherata, condannando il Sud a una lunga e definitiva agonia».

Alla manifestazione ci sarà anche una rappresentanza istituzionale del Comune di Cinquefrondi, composta dal sindaco Michele Conia, dal Presidente del Consiglio Comunale Fausto Cordiano, dalle assessore Maria Annunziata D’Agostino e Giada Porretta, e dal Consigliere Comunale Giuseppe Luciano.

«Loccasione – si legge in una nota – deve compattare in un unico fronte tutte le realtà espressione delle necessità del popolo. Non esiste una battaglia persa in partenza, non esiste un disegno di legge che non si possa rivedere emendare o bocciare, ed è questultima opzione che deve essere per noi fonte di speranza da alimentare con tutti gli strumenti di protesta e opposizione possibili».

Per la città di Rende, sarà presente l’assessore Fabrizio Totera.

Intanto, a margine della seduta straordinaria del consiglio comunale di Cosenza sull’autonomia differenziata, ex art. 116 comma 3 della Costituzione, è intervenuto anche l’assessore Domenico Ziccarelli nella sala delle adunanze del Consiglio Provinciale di Piazza 15 Marzo.

«Ci risiamo. Dopo tre decenni,ci risiamo. Uno Stato accentrato o decentrato? Un modello per il Nord ed uno per il Sud, passando per il Centro? Un processo virtuoso o un modo per allargare le disparità, le diversità? – ha detto Zicccarelli –. Per dare di più a chi già ha di più o sostenere una legittima aspirazione di ridisegnare uno Stato che funzioni al Nord ed al Sud ed anche al Centro? L’Italia è una nazione lunga e stretta, questo le ha conferito pregio e bellezze, migliaia di chilometri di coste marittime, ma pur sempre lunga e stretta. Il Sud è lontano dai grandi mercati, dalle industrie. Il Sud ha pochi aeroporti, una linea ferroviaria antica e dissestata, una sola autostrada da Napoli in giù».

«E le merci del Sud, pur se di qualità, costano di più – ha spiegato – perché maggiore è il costo a carico delle imprese per portare sui mercati i prodotti. E di conseguenza tutto il mercato risente di questo gap ed anche le comunità soffrono, perché il Pil è differenziato, perché gli scambi non producono occupazione, perché amministrare al Sud diventa più difficile».

«Eppure, abbiamo gli ospedali al Sud, abbiamo le scuole al sud, abbiamo cittadini al Sud che chiedono servizi. So bene cosa significa ogni giorno arrivare al Comune e soffrire per la difficoltà di attrezzarli questi servizi – ha detto ancora l’assessore – farli funzionare, renderli più equi e più diffusi. Ma, questa una delle ipocrisie secolari, al Sud siete incapaci, avete la Mafia, i servizi costano il doppio. Ipocrisia appunto».

«Perché abbiamo visto cosa succede anche al Nord quanto a sprechi, connivenze, commistioni – ha proseguito –. Però è il Sud che fa notizia. Ed è al Sud che si concentrano emergenze, disperazione, frustrazione. C’è davvero bisogno di elevare la qualità riformatrice ed è quanto mai opportuno che una Riforma parta da punti certi: il Paese deve unirsi, non dividersi e la “differenza” non risiede nell’autonomia, ma nella solidarietà e nel coraggio di approntare una grande riforma italiana, ma temo uno Stato che vuole affermare  l’autonomia differenziata lasciando irrisolti questi temi». (rrm)

Via libera dal Consiglio dei ministri all’autonomia, i sindaci del Recovery: «Oggi è morta l’Italia»

«Oggi è morta l’Italia». È così che l’Associazione dei Sindaci del Sud Italia – Recovery Sud ha commentato l’approvazione, da parte del Consiglio dei ministri, del ddl Calderoli sull’autonomia differenziata.

«Con l’approvazione della bozza Calderoli nel Consiglio dei Ministri si è avviato il processo di decomposizione dell’Unità d’Italia – si legge nella nota del Movimento istituzionale per colmare il divario Nord-Sud a cui hanno aderito 425 sindaci del Sud –. Potremmo elencare centinaia di settori in cui si registra un grave e crescente divario fra Nord e Sud del Paese (sotto una tabella a cura di Nunzio Mastrorocco su fonti Istat). Ma invece di affrontare queste criticità, il nostro esecutivo ha scelto di aggravarle con un progetto che non potrà che acuirle, come dicono tantissimi osservatori neutriali, dalla Fondazione Gimbe a Confindustria, dai sindacati ai vescovi».

«I Sindaci del Sud – viene evidenziato – invitano tutti i colleghi e i cittadini a esprimere in tutti i modi possibili la propria contrarietà. Abbiamo scritto stamattina al Ministro del Sud Raffaele Fitto, per chiedergli di incontrare una nostra delegazione, sia per spiegare le nostre difficoltà nell’attuazione del Pnrr, per il quale i nostri uffici stanno profondendo ogni sforzo ma in una situazione di carenza cronica di personale, con scarsissime risorse per l’affidamento di incarichi esterni e senza prospettive certe per quanto riguarda la gestione futura delle opere da realizzare, sia per manifestare le nostre preoccupazioni riguardo alla bozza Calderoli».

«Restiamo in attesa di un incontro urgente – hanno concluso – perché siano finalmente ascoltate le ragioni delle nostre comunità e siamo pronti a mobilitarci per difendere il diritto dei nostri cittadini a godere degli stessi diritti civili e sociali di tutti gli altri cittadini d’Italia». (rrm)

I sindaci del Recovery Sud e della Rete Welcome aderiscono al manifesto di Next: No alle due Italie

La Rete dei sindaci del Recovery Sud, insieme ai sindaci della Rete del Welcome, hanno sottoscritto il manifesto di Next – Nuova Economia per tutti, suggerendo di aggiungerci i Dieci punti dell’Agenda Sud, un decalogo promosso appunto dai Sindaci del Recovery Sud che sta facendo strada e macinando consensi.

La Rete dei Sindaci “Recovery Sud, infatti,  ritiene indispensabile un’alleanza trasversale e inclusiva dei movimenti sociali e civici che coinvolga le migliori esperienze politiche locali.

«Nell’attuale sistema politico-elettorale rischiano di prevalere solo gli interessi forti – ha detto il portavoce del Recovery Sud, Davide Carlucci, sindaco di Acquaviva delle Fonti – gli stessi che stanno facendo passare in second’ordine la priorità del superamento del divario Nord-Sud, con ciò che comporta in termini di perdita di diritti da parte di oltre venti milioni di cittadini. Al contrario, oggi è diventato inspiegabilmente urgente inseguire il feticcio dell’autonomia differenziata, creando ulteriori pericolose divisioni nella nostra società. E questo va assolutamente contrastato».

Si tratta di Dieci punti che devono essere inseriti nel programma politico di chi, dal 25 settembre 2022, avrà la responsabilità di governare il paese: un piano straordinario di assunzioni nei Comuni in deficit di personale, Borse di studio Mediterranee e legge per agevolare il rientro dei cervelli in fuga, rifiuto dell’autonomia differenziata, attivazione del fondo da 4,6 miliardi per la perequazione infrastrutturale, investimenti per il rilancio delle aree produttive nelle aree meridionali, blindatura della territorializzazione delle risorse del Pnrr, una quota riservata al Sud nelle politiche di attrazione degli investimenti del Mise, l’attuazione dei Lep, un piano di valorizzazione dei beni culturali del Mezzogiorno con la riforma dell’Art Bonus, l’attuazione celere della Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI), un piano di sviluppo turistico-naturalistico destinato alle aree interne del Mezzogiorno.

Rosanna Mazzia, sindaco di Roseto Capo Spulico e presidente dei Borghi Autentici d’Italia, ha evidenziato che «c’è l’esigenza forte di vedere colmati i divari, di sentire che le ingiustizie sociali hanno voce e trovano accoglimento. Sentiamo di dover dire al governo e al parlamento che verranno che noi Sindaci in particolare quello dei piccoli comuni, insieme alle forze sociali che si stanno organizzando, non siamo disponibili a vedere vanificati gli sforzi fin qui fatti e i risultati, ancora troppo pochi, che faticosamente sono stati raggiunti».

«Saremo collaborativi ma inflessibili rispetto agli obiettivi che aspettiamo da troppo tempo per le nostre Comunità – ha concluso – per decenni considerate periferiche e marginali. Da tempo andiamo dicendo che, invece, sono state volutamente marginalizzate. Ed è per questo che vigileremo. Occorre invertire la tendenza per riportare al centro il diritto delle persone di scegliere di vivere dove vogliono, avendo la garanzia di poter esercitare gli stessi diritti».

L’appello di Next

Siamo cittadine e cittadini esponenti di quella società civile che è la spina dorsale di questo paese ed ogni giorno affronta la sfida di creare valore e valori nelle fabbriche, nelle aziende agricole, nel terziario, nelle scuole, nelle università, nelle imprese sociali, nel volontariato e nella vita associativa di questo paese.

Siamo consapevoli sia della rilevanza e dell’eccezionalità di questa fase storica, che dei rischi connessi a questo delicato passaggio verso le prossime elezioni, per questo i vogliamo a nostro modo “scendere in campo” ed essere protagonisti di questa stagione rendendo chiara e manifesta le nostre proposte, invitando così le forze politiche ad una competizione virtuosa.
La crisi e le settimane di campagna elettorale che ci aspettano rischiano da una parte di alimentare odio, rabbia e conflitti partigiani tra i più militanti e dall’altra di spingere ai margini le persone ragionevoli e sensibili generando disaffezione e rassegnazione. Per questo sentiamo l’urgenza di promuovere, un’alleanza trasversale e inclusiva per connettere movimenti sociali, esperienze civiche, energie imprenditoriali, risorse intellettuali e morali, i partiti riformisti nazionali e le migliori esperienze politiche locali.
Un luogo politico di relazioni inclusive e di pensiero in cui poter sognare e guardare lontano come Paese insieme a quelle aree politiche del mondo che scommettono sulla pace e i diritti umani, dove le tensioni sociali vengano ricomposte con scelte concrete. Occorre costruire qualcosa di più grande, che recuperi la fiducia, ormai perduta, dei cittadini. La politica deve essere pensata nelle forme del terzo millennio, abbandonando schemi e procedure novecentesche, ormai morte per sempre.

In questa ora della storia occorre essere forti e lucidi. La mèta è (ri)partire. Ciascuno porti il proprio mattone per costruire la casa comune. La classe politica ha bisogno di nuove persone competenti e coraggiose, capaci di liberare speranza e sogni.
In ogni caso, faremo la nostra parte il 25 settembre andando a votare ed invitando tutti a farlo, senza ordini di scuderia e con libertà di coscienza, da persone libere quali siamo, non rinunciando a collaborare con chi, in modo credibile, riteniamo si avvicinerà di più all’idea di paese per cui ci impegniamo ogni giorno attraverso le nostre attività e su cui crediamo fermamente si giochi il futuro del nostro paese. (rrm)

I sindaci del Recovery Sud incontrano i tecnici del Pnrr

Martedì 8 febbraio, a,lle 11, è in programma l’incontro dal titolo Digitalizzazione e semplificazione nel PNRR: le opportunità per i Comuni, organizzato dalla rete Recovery Sud, per illustrare ai sindaci del Mezzogiorno le opportunità offerte dal Pnrr per lo sviluppo digitale dei loro Comuni.

Un incontro, dunque, che vuole individuare un percorso, attraverso il Pnrr, che consenta ai Comuni meridionali, meno informatizzati degli altri, di allinearsi agli standard europei. Come ha rilevato una recente indagine di Banca d’Italia, infatti,il 67% degli enti locali meridionali ha un sito internet esclusivamente informativo e non abilitato al dialogo con l’utenza (la media nazionale è del 53%) e solo il 13% consente i paramenti on line.

Introduce Chiara Goretti, coordinatrice della segreteria tecnica del Pnrr. Interverranno anche Stefano Parisse, del Dipartimento per la trasformazione digitale, il quale parlerà delle “Iniziative di digitalizzazione per i Comuni nelle procedure dirette ai cittadini” e Valerio Iossa, del Dipartimento della Funzione Pubblica, che interverrà sulle iniziative di semplificazione per i Comuni nel rapporto con le imprese.

«Abbiamo costituito un gruppo di lavoro – ha spiegato Davide Carlucci, sindaco di Acquaviva delle Fonti, comune capofila della rete Recovery Sud – per capire come superare il digital divide. Servono risorse umane: pochi Comuni riescono a permettersi un esperto informatico. Senza banda ultra larga, inoltre, è impensabile il ricorso al Cloud Computing. Soprattutto, per i municipi del Sud è necessario un deciso intervento di re-ingegnerizzazione e uniformazione dei procedimenti amministrativi che consenta, per esempio, di ottimizzare la capacità di “ascolto” delle segnalazioni dei cittadini (su servizi e disservizi, sulla manutenzione urbana, sul controllo del territorio, sui rifiuti, ecc.), traducendo queste segnalazioni in “compiti operativi” per i dipendenti comunali».

«È fondamentale consentire ai Comuni del Sud di colmare questo gap per poter competere con il resto d’Italia – ha affermato il Sindaco di Roseto Capo Spulico, Rosanna Mazzia –. Il percorso di digitalizzazione, affiancato dall’efficientamento delle infrastrutture e dall’inserimento di nuove figure professionali in grado di catalizzarlo, resta un elemento essenziale per rendere competitiva la Pubblica Amministrazione».

Sarà possibile seguire l’incontro da remoto su www.acquaviva.civicam.it. (rrm)

I sindaci del Recovery Sud rispondono sindaco Sala: Non lasceremo nemmeno un euro

I 500 sindaci della Rete del Recovery Sud, hanno “tranquillizzato” il primo cittadino di Milano, Beppe Sala che, a margine della tappa milanese di Italia domani sul Pnrr, ha dichiarato che «Milano si candida, qualora ci siano realtà locali non in grado di garantire la possibilità di investire nei tempi corretti, di utilizzare i residui che ci saranno», rispondendo che «non ti lasceremo neanche un euro da spendere».

«Ci stiamo mettendo ‘pancia a terra’ – dicono i sindaci del Recovery Sud – per esprimere tutte le progettualità che servono per porre fine, una volta per tutte, al divario Nord-Sud. Anche se abbiamo macchine amministrative inadeguate, impoverite dai meccanismi perversi del federalismo fiscale, che non ha mai portato all’attuazione dei livelli essenziali delle prestazioni, che non garantisce oggi servizi e diritti uguali su tutto il territorio nazionale, nonostante questo, noi stiamo tirando fuori tutte le nostre energie per farcela».

«È successo tante volte, purtroppo – hanno detto – che i fondi destinati al Sud siano stati dirottati altrove. Ora non succederà. Caro Beppe, anziché auspicare un nostro insuccesso – hanno concluso –, ti diamo un suggerimento: la tua città è piena di meridionali. Incontrali, ascoltali, e fatti suggerire da loro come proprio la capitale economica della nostra nazione, anziché sollecitare altre migrazioni, può aiutare il Sud a diventare la nuova locomotiva di una Italia finalmente unita».

A rafforzare il concetto espresso dalla rete dei Sindaci Recovery Sud, la Prima Cittadina di Roseto Capo Spulico, Rosanna Mazzia, impegnata in prima linea in questa battaglia: «Ho sempre creduto che la vera forza del Sud sia il suo valore umano».

«Un capitale che, per troppo tempo – ha spiegato – abbiamo visto andar via, facendo in molti casi la fortuna delle realtà oggi maggiormente sviluppate. Ma abbiamo anche tante professionalità e competenze sui nostri Territori, e le metteremo in campo tutte se necessario per cogliere al meglio questa sfida».

«La distribuzione di queste risorse – ha concluso – ha allargato ulteriormente la frattura tra nord e sud. Non manderemo indietro nulla, non rinunceremo ad un solo centesimo che spetta a questi territori. La partita per il rilancio del Sud è appena cominciata». (rrm)

Pnrr, I sindaci del Recovery Sud incontrano la sottosegretaria Dalila Nesci

Una delegazione della rete dei sindaci del Recovery Sud ha incontrato la sottosegretaria per il Sud, Dalila Nesci, che ha assicurato il suo impegno nel supportare lo sforzo che stanno facendo i sindaci per avere un parco progetti in tempo utile per la pubblicazione dei bandi del Pnrr.

I primi cittadini di Diamante, il senatore Ernesto Magorno, e di Corato, Corrado De Benedittis (in rappresentanza dei 10 Comuni del “Cuore della Puglia”) e il dottor Patrizio Resta in rappresentanza dei 24 Comuni del Salento centrale, sono stati ricevuti dal rappresentante del Governo Draghi nel suo ufficio a Roma.

Viene vista con favore la proposta di Recovery Sud di avviare accordi con università, politecnici ed enti di ricerca per predisporre progettazioni esecutive di area vasta. Del resto la rete di sindaci meridionali ha già effettuato una ricognizione delle progettualità dei vari Comuni del Sud che sono state raccolte di un Libro bianco.

Recovery Sud esprime gratitudine per l’attenzione che fin dall’inizio Dalila Nesci ha manifestato al percorso intrapreso dai sindaci per far sì che l’occasione del Recovery Plan diventi realmente l’occasione per il riscatto del Mezzogiorno e per l’eliminazione del divario con il resto d’Italia. (rrm)

 

PNRR, CALABRIA: ILLUSIONI E PROMESSE
80% AL NORD E SOLO 20% AL MEZZOGIORNO

di SANTO STRATI – A conti fatti, l’«equa» ripartizione delle risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza vedrà assegnare l’80% al Nord e un misero 20% al Sud. Altro che superamento del divario economico, territoriale, culturale, sanitario, industriale, etc: qui si tratta proprio di sottrazione autorizzata di risorse ai danni delle popolazioni meridionali, con un’evidente ripresa anche dell’emigrazione “povera” verso le regioni ricche. Non solo fuga di cervelli, inevitabile vista la mancanza di opportunità e di occasioni di lavoro per i nostri laureati e ricercatori che si formano a Cosenza, Catanzaro, Reggio (tre Atenei che hanno dimostrato di saper “produrre” eccellenze), ma anche il richiamo di manovalanza dal Sud (muratori, elettricisti, carpentieri, etc) necessaria al Settentrione per realizzare infrastrutture, ospedali, scuole, edifici pubblici, impianti di pubblica utilità etc. Visto che saranno insufficienti le forze lavoro dei migranti che sono già integrati nel processo produttivo e industriale del Nord, secondo alcune stime saranno almeno 500mila i giovani che il Recovery Plan costringerà a lasciare il Sud nei prossimi sei anni (quelli della durata del piano). Ai quali, per la cronaca, è bene sottolineare, andrà aggiunta l’emorragia giovanile dal Sud degli ultimi venti anni: un milione e mezzo. L’equivalente di una città come Milano, due terzi di una regione come la Calabria. Di cosa stiamo ancora a discutere?

Al Sud, se si esclude l’ipotesi Ponte sullo Stretto, per la cui realizzazione (?) al primo anno ci potrebbero essere 25mila nuovi posti di lavoro, non s’intravvedono grandi opportunità di occupazione. Del resto se la ripartizione delle risorse finanziarie rimane quella da più parti messa in evidenza (a partire all’economista pugliese Vincenzo Viesti che per primo ha lanciato l’allarme) c’è poco da illudersi: 175 miliardi andranno al Nord, 35 miliardi al Sud, con buona pace della ministra per il Sud Mara Carfagna che con un emendamento ha fatto portare la quota minima delle risorse destinate alle regioni meridionali dal 34 al 40%. La matematica non è un’opinione: se fosse realmente il 40%, il Sud avrebbe oltre 80 miliardi a disposizione, come si arriva a 35? Ovvero meno della metà? E pensare che, sulla carta, appaiono “appena” 22 dei 35 miliardi stimati.

Qualcosa, evidentemente non torna. L’autonomia differenziata richiesta a gran voce da Lombardia, Veneto ed Emilia, cacciata fuori dalla porta, rientra in maniera furba dalla finestra. E se della Calabria – come, purtroppo, abbiamo scritto fin troppe volte – non interessa niente alla politica romana, diversa è la situazione dell’intero Mezzogiorno, ovvero di un terzo d’Italia che si sente “dimenticato” e trascurato. E ha un bel ripetere l’ex premier Giuseppe Conte che «se non parte il Sud non parte l’Italia»: da buon meridionale, però ormai integrato nel Palazzo, sa bene che le intenzioni e le promesse portano consenso anche se poi non vanno a termine. E così sta accadendo.

Ecco perché la manifestazione di ieri dei tantissimi sindaci della Rete Recovery Sud accorsi in piazza Montecitorio a Roma, pur essendosi rivelata un flop di presenze, assume il tono di un preavviso chiaro al Governo di Mario Draghi. Non ci può essere sviluppo se non vengono attuate le condizioni minime per superare il divario sempre più forte tra Nord e Sud.

Ernesto Magorno con alcuni sindaci alla manifestazione del 21 luglio

Unico parlamentare calabrese presente il sen. Ernesto Magorno che è anche sindaco di Diamante (CS), il quale ha sottolineato a Calabria.Live che è tempo che la rete dei sindaci del Recovery Sud cominci a fare sul serio, facendosi sentire nelle stanze del potere. E gli altri parlamentari calabresi? E i sindaci della Calabria? Scarsa organizzazione per quanto riguarda i sindaci (ricordiamo la folta partecipazione alla manifestazione dell’Anci lo scorso novembre con la delegazione ricevuta da Conte) ma nessuna giustificazione per deputati e senatori della regione che hanno clamorosamente snobbato l’iniziativa, forse perché promossa dal Movimento 24 Agosto – Equità territoriale che fa capo a Pino Aprile.

È bello che a perorare la causa del Sud sia stato il sen. (ora del gruppo Misto) De Falco, il famoso comandante del «torni a bordo, cazzo!» dello sciagurato naufragio della nave Costa ai comandi di Schettino, ma, a quanto pare, anche ai parlamentari calabresi interessa poco della Calabria e del Mezzogiorno, come al resto di Camera e Senato. Se ne ricordino gli elettori quando torneranno alle urne. (s)

DA DRAGHI I SINDACI DEL RECOVERY SUD
INTOLLERABILE SCIPPO AL MEZZOGIORNO

Quante sono le risorse destinate al Sud dal Recovery Fund? È necessario fare chiarezza ed è quanto chiederanno a gran voce i sindaci del Recovery Sud  che oggi si riuniscono a Roma per incontrare (si spera) il presidente del Consiglio Mario Draghi. I sindaci della Rete Recovery Sud saranno in piazza, a Montecitorio, per chiedere l’equità territoriale tra Nord e Sud. E, a tal proposito, il senatore di Italia VivaErnesto Magorno, che ha confermato la sua partecipazione, ha rivolto un appello «a tutti i Primi Cittadini calabresi e al neo Presidente Anci Calabria, Marcello Manna, affinché la Calabria possa essere presente con il maggior numero di Sindaci possibile. È un momento cruciale e dobbiamo essere uniti. Ora come non mai».

È una questione spinosa, ma soprattutto intollerabile: si profila un ulteriore scippo al Sud che nessuno può permettere. Ricordiamo che la grande dotazione finanziaria destinata all’Italia – la più importante in Europa – è stata “generosa” giusto per garantire azioni destinate a ridurre il divario nord-sud: proprio l’esistenza di una situazione economica e sociale molto precaria nelle regioni meridionali ha giustificato l’incremento degli aiuti. Che, a conti fatti, apparentemente non supereranno neanche i 30 miliardi, altro che quota di riserva del 34% garantita da una legge del Governo Conte per gli investimenti nel Mezzogiorno.

In realtà, la ministra per il Sud, Mara Carfagna, ha ottenuto, grazie a un emendamento al “decreto semplificazioni”, che i bandi del Pnrr siano vincolati a impegnare il 40% delle risorse in progetti legati alle Regioni del Mezzogiorno.

«È un vero e proprio vincolo di destinazione territoriale fissato con una norma. Le risorse ci sono e, oggi, ci sono anche le norme di tutela della loro effettiva destinazione territoriale – ha spiegato la ministra per il Sud, ricordando che  la quota Sud del Piano e del Fondo complementare (“il famoso 40% delle risorse territorializzabili, circa 82 miliardi”) si compone di «interventi infrastrutturali definiti e geograficamente collocati”, ma anche di “misure ad assorbimento, come il Superbonus, per i quali abbiamo usato criteri di riparto molto prudenziali, basati su dati storici».

«L’assegnazione delle risorse – ha aggiunto la ministra per il Sud e la Coesione territoriale – sarà accompagnata da un monitoraggio puntuale dell’effettiva localizzazione degli interventi, svolto al massimo livello dalla Cabina di Regia. In caso di scostamento, è prevista l’adozione di misure compensative e correttive».

La Carfagna, infatti, ha auspicato che «le tante discussioni e polemiche dei mesi e delle settimane scorse, le giuste preoccupazioni ma anche le incomprensibili (per il momento che stiamo vivendo) strumentalizzazioni, lascino ora il passo a un impegno comune e condiviso», quando, in realtà, quello che viene chiesto è soltanto «l’equità territoriale tra Nord e Sud» sulle risorse del Recovery, concetto che sarà ribadito a Roma, in piazza Montecitorio, nella manifestazione dei sindaci della rete del Recovery Sud, composta da circa 600 primi cittadini del Sud». Non ci saranno, ovviamente, tutti, ma sarà una rappresentanza alta, con l’auspicio che non si risolva tutto come nel precedente incontro di Conte con i sindaci calabresi lo scorso novembre che si è fermato a belle dichiarazioni d’intenti e grandi promesse (poi regolarmente disattese, come da copione).

«Una richiesta più che legittima – ha dichiarato la Carfagna –, sopratutto se il Mezzogiorno è stato, nuovamente, protagonista dell’ennesimo scippo: del 70% di 209 miliardi previsti, sono stati ridotti a 82 e, sicuri, ne arriveranno 35, mentre altri «47 saranno messi a gara in ambito nazionale, con bandi che metteranno in competizione le amministrazioni di tutto il paese».

Una gravissima mancanza, che è stata scoperta grazie al docente universitario dell’Università di Bari, Vincenzo Viesti, e che ha innescato una vera e propria indignazione, Davide Carlucci, sindaco di Acquaviva delle Fonti (BA), a nome dei 600 amministratori meridionali, ha presentato alla Commissione Europea una petizione, chiedendo «di modificare il Piano nazionale di ripresa e resilienza presentato dal Governo Italiano, favorendo un’equa suddivisione territoriale dei fondi», che ha ottenuto l’importante risultato che «il Parlamento Europeo vigilerà sull’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, per verificare se sarà rispettato il Mezzogiorno nella distribuzione dei fondi».

«La scelta del Governo italiano – si legge – di destinare al Sud il solo 40% teorico delle risorse del Pnrr, rischia invece di creare i presupposti per un’ulteriore gravissima divaricazione. 80 miliardi di euro (di cui solo 22 certi, come ha dimostrato l’economista Gianfranco Viesti) sembrano una cifra enorme. Non lo sono, se si considera quanto sia cronico e difficile da sradicare il nostro deficit di sviluppo».

«La quota di fondi destinata al Mezzogiorno – ha scritto la rete Recovery Sud – distribuita in Italia in netta difformità rispetto ai criteri europei, che ritenevano più meritevoli di sostegno le regioni ad alto tasso di disoccupazione e a basso Pil procapite, potrebbe ora ridursi al lumicino. La ragione è semplice: i fondi destinati ai territori saranno assegnati attraverso bandi che i Comuni meridionali (decimati nel personale, spesso colpiti dal dissesto e privati di risorse grazie al sistema della spesa storica introdotto dal federalismo fiscale) con difficoltà riusciranno a intercettare».

«La ministra Carfagna  – ha proseguito la Rete – ha annunciato che la quota destinata al Sud sarà blindata con una norma ad hoc, ma al momento è solo un annuncio e abbiamo subito troppi artifici e ritardi sulla nostra pelle (spesa storica, Lep, definanziamento di opere, riproposizione come nuove di altre opere già finanziate, ecc) per poter fidarci anche della più sincera delle promesse. Ecco perché è importante essere presenti dopodomani a Roma. Per evitare che un governo a trazione nordista possa vanificare ciò che chiede l’Unione Europea, ovvero che dalla pandemia si risollevi l’intera Italia, e non solo una parte, e che si riducano drasticamente le condizioni di disuguaglianza in cui versa l’Italia da un secolo e mezzo».

A sottolineare come la quota del 40% al Sud delle risorse del Pnrr «rischia di creare un’ulteriore divaricazione nei livelli di sviluppo a discapito del Sud, e acuire le difficoltà socio-economiche delle aree depresse le cui condizioni si sono vieppiù deteriorate a seguito della Pandemia da Covid 19», è stato Nicolò de Bartolo, responsabile Enti Locali del Coordinamento Cambiamo! della Provincia di Cosenza.

«La spesa nazionale per interventi a favore del Sud – ha sottolineato de Bartolo – è scesa dallo 0,47% del Pil degli anni Novanta allo 0,15% del 2015. I fondi europei hanno sostituito soltanto in minima parte le politiche di riequilibrio. Al Sud e alla Calabria che evidenzia più disparità  delle altre regioni  del Sud, deve essere dato ciò di cui ha effettivamente bisogno: a cominciare dal personale competente necessario ad elaborare progetti di sviluppo , come richiede il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza».

Per Francesco Bevilacqua, coordinatore regionale di Cambiamo!, «circa 87 miliardi di euro dovrebbero essere destinati a Regioni, Comuni, Province, città e Metropolitane del Sud, e, sicuramente, i Comuni sono i maggiori investitori pubblici e, dunque, è necessario che sappiano che cosa dovranno fare, con quante risorse e quali sono le regole per amministrarle».

A ribadire la necessità di una forte presa di posizione «per evitare che i fondi del Pnrr, che sono già stati ridotti al Sud, finiscano in prevalenza al Centro-Nord», il sindaco di Marcellinara, Vittorio Scerbo, sottolineando che «bisogna fare il modo che le istanze dei Comuni del Sud siano messe in grande risalto per quanto concerne, in primo luogo, i fondi da destinare alla progettazione e soprattutto all’assunzione di nuove professionalità tecniche da mettere a disposizione degli enti, a partire da quelli piccoli: le gravi criticità emerse per il reclutamento dei 2800 tecnici per gli interventi previsti dalla politica di coesione dell’Unione europea e nazionale per il ciclo di programmazione 2021-2027 hanno dimostrato, per ora, che i Comuni sotto i 3mila abitanti sono stati tagliati fuori dall’assegnazione di tali figure».

«Senza l’azione di coordinamento dell’Anci, e delle Anci meridionali soprattutto – ha concluso il sindaco Scerbo – anche quest’ultima opportunità di ripresa che può derivare dalle risorse del Pnrr rimarrà l’ennesima chimera per il riscatto del Meridione che vedrà drammaticamente aumenterà il divario di cittadinanza con le altre aree del Paese. In Calabria il 95% dei comuni è al di sotto dei 15mila abitanti, ebbene, ad oggi, senza i fondi del Pnrr, non ci sarebbero le risorse per progettare la rigenerazione urbana di questi territori: sarebbe un disastro!».

Anche  il tedesco Peter Jahr, a sostegno dei Popolari, ha ricordato che «l’Unione europea esiste anche per migliorare le condizioni di vita sul piano sociale rendendole uguali per tutti. È necessario ricordare al governo italiano che i fondi devono essere distribuiti con questa filosofia, dobbiamo esortare la commissione perché verifichi cosa si fa con i fondi stanziati».

Il laburista maltese Alfred Sant, invece, ha ricordato che «i piani dovrebbero contribuire al miglioramento della coesione economica e nazionale,  e le regioni meridionali devono recuperare molto terreno rispetto alle regioni del Nord. Tutto questo dovrebbe essere valutato nel contesto degli ultimi dati emergenti che mostrano le diseguaglianze economiche e sociali negli ultimi anni sono addirittura aumentate nell’Unione Europea e le regioni meridionali sono state le più colpite. Chiedo che la petizione resti aperta per un’ulteriore analisi, e vorrei chiedere alla commissione petizioni una lettera alla commissione europea per chiedere chiarimenti e un ulteriore follow up su questa situazione».

Angel Catalina Rubianes, della Dg Recover, ha sottolineato come «abbiamo ricevuto numerose lettere da portatori d’interesse che chiedono più risorse per il Sud.  Il regolamento prevede che le raccomandazioni specifiche per i Paesi siano rispettate e qui c’è una raccomandazione specifica per superare il divario infrastrutturale e per la coesione territoriale. Per il fondo di ripresa e resilienza l’unità di riferimento non sono però le regioni ma lo Stato membro. E molte misure, come la 3 e la 5, prevedono misure dedicate alle regioni del Sud. Inoltre, ci sarà un accordo operativo che sarà negoziato con il governo italiano che fisserà ulteriori dettagli sulla portata geografica di alcune misure contenute nel piano. E sono in corso negoziati per l’accordo di partenariato e i programmi operativi politica di coesione 2021-2027: ci saranno risorse specifiche per le regioni del Sud».

La Rubianes ha ricordato la scarsa capacità delle regioni del Sud ad assorbire le risorse europee, e la necessità di investimenti e risorse per il recupero delle acque reflue, molto importante per le regioni del Sud: «Noi siamo uno dei pochi comuni in Italia che, grazie a un investimento da 4 milioni di euro, già fa affinamento delle acque reflue. Questo dimostra che se siamo messi in condizione di presentare progetti, siamo in grado di intercettare i fondi. Ma non si vuole comprendere la gravità del problema. Nel Pnrr non abbiamo ritrovato progetti fermi dal 1971, come il completamento dell’autostrada Bari-Taranto, che arriva a 30 chilometri dal capoluogo ionico. E non vi è una riga sul grande Parco della transumanza che dovrebbe attraversare tutte le regioni meridionali, proposto da Recovery Sud. Dite al Governo italiano di ascoltare i Comuni meridionali, di dar loro urgentemente i fondi per affidare incarichi oppure si rischierà ancora una volta il flop».

Insomma, è fondamentale preservare e garantire le risorse del Recovery Sud al Mezzogiorno che «rappresenta il potenziale inespresso del nostro Paese» aveva dichiarato la sottosegretaria al Sud, Dalila Nesci che, dopo il nuovo emendamento che vincola i bandi del Pnrr a vincolare il 40% anche ai bandi, ha ribadito la necessità di «mettere gli enti locali nelle condizioni di operare. Poi, dovremo vigilare affinché i soldi siano spesi tutti e al meglio».

«Abbiamo risorse e opportunità – ha concluso – per superare, finalmente, il divario fra il Sud ed il resto del Paese. Il Sud ce la deve fare e ce la farà». (rp)

Il 21 luglio i sindaci della Rete Recovery Sud in Piazza a Roma per l’equità territoriale tra Nord e Sud

Il 21 luglio, i sindaci della Rete Recovery Sud saranno in piazza, a Montecitorio, per chiedere l’equità territoriale tra Nord e Sud. E, a tal proposito, il senatore di Italia VivaErnesto Magorno, che ha confermato la sua partecipazione, ha rivolto un appello «a tutti i Primi Cittadini calabresi e al neo Presidente Anci Calabria, Marcello Manna, affinché la Calabria possa essere presente con il maggior numero di Sindaci possibile. È un momento cruciale e dobbiamo essere uniti. Ora come non mai».

«L’iniziativa coinvolgerà numerosi movimenti in campo per l’affermazione del sacrosanto principio che il Sud non deve avere meno del Nord» ha spiegato Ernesto Magorno, senatore di Italia Viva, aggiungendo che «il nostro incessante lavoro di questi mesi ha prodotto piccoli, ma significativi, risultati come, ad esempio, l’annuncio delle scorse ore da parte della ministra per il Sud, Mara Carfagna, che ha confermato l’inserimento di un emendamento volto a blindare la quota del 40% delle risorse del Pnrr. Si tratta di un fatto che cancella ogni ipotesi di scippo, ma è solo un primo passo».

«La quota del 40% è, infatti – ha spiegato – insufficiente per una vera ripartenza del Meridione e c’è la necessità di continuare a lavorare senza sosta per arrivare ad ottenere ciò che davvero spetta al Mezzogiorno. Proprio per questo è fondamentale continuare a crescere». (rrm)