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PRIORITÀ IN AGENDA DEL FUTURO GOVERNO

Il Veneto spinge per l'autonomia differenziata

di PIETRO MASSIMO BUSETTAAlla sofferenza si addice il silenzio. E certamente il compito che spetta al Presidente del Consiglio che, con quasi certezza, sarà incaricato da Sergio Mattarella, dopo i brillanti risultati elettorali ottenuti, sarà Giorgia Meloni, non sarà di quelli facili, né per gli italiani senza dolore. 

Per questo fa bene il prossimo Presidente,  probabile, a parlare poco. I dossier  che si troverà ad affrontare sono di quelli che farebbero tremare i polsi a chiunque. La situazione del Covid, che ancora morde, quello della guerra in Ucraina che uccide e destabilizza,  il caro energia già presente prima del conflitto,  che però quest’ultimo ha aggravato, fanno prevedere una navigazione non facile e piena di pericoli. 

Ma a fianco ad un’agenda internazionale e nazionale  non bisogna dimenticare che ve ne é  una che riguarda il Mezzogiorno. Non si può incentrare una campagna elettorale sui cosiddetti sprechi del reddito di cittadinanza  e subito dopo, quando c’è da agire, dimenticare la problematica ampia che attanaglia quest’area del Paese. 

Per cui ci permettiamo di ricordare al Presidente le cose da fare, ma anche quelle da evitare assolutamente. Come molti sanno il vero problema del Sud è la mancanza di lavoro. Su 21 milioni di abitanti il nostro Istituto di statistica  ci dice che hanno un lavoro, tra gente messa in regola e sommersi,  poco più di 6 milioni di persone. Il che vuol dire che per arrivare al rapporto occupati popolazione delle realtà a sviluppo compiuto sono necessari tre milioni  di posti di lavoro di saldo occupazionale.  Per questo l’insistenza con cui si parla delle politiche attive del lavoro, dei centri per l’impiego, fa capire come non sia assolutamente  chiaro a molti  che il problema non è quello di far incontrare domanda ed  offerta di lavoro quanto creare tale domanda.

Ed è questo il tema sul quale bisogna che si concentri il futuro Presidente. Ma per evitare che si rimanga sul generico vediamo come. Dovrebbe intanto monitorare la situazione delle Zes manifatturiere, che hanno come scopo quello di attrarre investimenti dall’esterno dell’area, e che invece sono state piegate a strumento di consenso politico.

Riportarle al loro originario obiettivo significa dare budget da raggiungere in termini di nuovi occupati, di importi di investimenti da attrarre. Le otto Zes manifatturiere ormai hanno i commissari al lavoro, ma non si sa niente di quello che sta accadendo nelle singole realtà.

Bisogna riprendere in mano questa situazione per cercare di fare in modo che finalmente esse raggiungano lo scopo per cui sono state create.

Il secondo dossier che va ripreso in mano immediatamente, nel primo Consiglio dei Ministri, é quello del Ponte sullo stretto di Messina.

Bisogna abbandonare gli studi sulle tre campate, che avevano il solo scopo di non decidere nulla, e, visto che il progetto era già cantierabile, aggiornarlo in modo da far partire i lavori nel più breve tempo possibile. 

Probabilmente i 50 milioni, che sono stati destinati alla Rfi per studi ulteriori, si possono dirottare per aggiornare il progetto esistente. Salini, AD di We Build, la società che dovrebbe costruirlo e che ha vinto l’appalto, ha sostenuto che nei cinque anni della sua costruzione saranno impiegati 100.000 persone e mi pare una cifra interessante. 

Un altro capitolo che dovrebbe essere aperto riguarda la branca del turismo nel Sud. Finora è stata trattata come un’attività che ha molta dell’improvvisazione e poco della pianificazione. Passare da un’attività spontanea a un industria turistica significa fare passi da gigante.

Non è pensabile che il Mezzogiorno abbia un numero di presenze così limitate, equivalenti a quelle del solo Veneto, o, per capire meglio,  a quelle della sola Ibiza. Allora si studi un modo per attrarre investimenti dall’esterno dell’area anche nel settore dell’impresa turistica, in maniera da aumentare il numero di posti letto disponibili, e da far insediare i maggiori players internazionali che sarebbero felici, se le condizioni lo rendessero possibile, di  localizzarsi nel Sud. 

L’istituzione delle Zes turistiche potrebbe essere un modo per accelerare tale processo, soprattutto se lotta alla criminalità, infrastrutturazione, cuneo fiscale differenziato, e vantaggi sulla tassazione degli utili di impresa rendessero gli investimenti molto favorevoli. Questi i tre driver sui quali concentrarsi: manifatturiero, logistica, e turismo. 

Ma ci sono tre altri dossier importanti da non sottovalutare. Che potrebbero far molto male al Mezzogiorno. Il primo dei quali riguarda l’autonomia differenziata che sarà portata al primo Consiglio dei Ministri,  come è stato annunciato da Salvini e che trova consenso non solo nei Governatori della Lega Nord, ma anche in alcuni Presidenti di Regioni  del Centro Sinistra come Stefano Bonaccini.

Il tema è di quelli scottanti perché la sua adozione significherebbe  confermare che le risorse saranno distribuite nel Paese sulla base della spesa storica e che quindi la spesa pro capite, per la gente che vive nel Sud, sarà sempre di gran lunga inferiore a quella di chi ha la “fortuna” di nascere nel Centro Nord. 

Né si fa più riferimento all’adozione dei livelli essenziali di prestazione (Lep), prima di pensare a qualunque forma di autonomia. La Presidente deve stare molto attenta perché un tale provvedimento potrebbe portare a una secessione di fatto. 

Ma l’altro pericolo che corre il Mezzogiorno é quello di vedersi sottrarre le risorse del Pnrr. Gì si sente parlare di rinegoziarlo che significa limitare le risorse per il Sud. 

Un altro tema che non dovrebbe farsi sfuggire è quella  della localizzazione dell’Intel, che sembra essere destinata al Veneto. Tale indicazione porterebbe a nuovi posti di lavoro in una realtà che già adesso non riesce ad avere risorse umane sufficienti per le attività che lì si svolgono. Una tale localizzazione avrebbe l’effetto di far spostare un numero considerevole di giovani dal Sud verso Nord, con una logica perversa che prevede che siano le persone ad inseguire il posto di lavoro e non   le aziende a localizzarsi laddove il capitale umano è disponibile. 

Trattasi di quelle contraddizioni molto diffuse nel nostro Paese, per cui si abbaia continuamente alla centralità della problematica del Mezzogiorno, si inveisce contro gli oltre due  milioni di reddito cittadinanza che vengono erogati al Sud, e poi si creano i posti di lavoro la dove non servono. Non sarà un percorso facile per questo concentrarsi e parlare poco é certamente un modo di affrontarlo seriamente. (pmb)

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