PNRR, ZES, PONTE, PNRR, TURISMO, LAVORO
PRIORITÀ IN AGENDA DEL FUTURO GOVERNO

di PIETRO MASSIMO BUSETTAAlla sofferenza si addice il silenzio. E certamente il compito che spetta al Presidente del Consiglio che, con quasi certezza, sarà incaricato da Sergio Mattarella, dopo i brillanti risultati elettorali ottenuti, sarà Giorgia Meloni, non sarà di quelli facili, né per gli italiani senza dolore. 

Per questo fa bene il prossimo Presidente,  probabile, a parlare poco. I dossier  che si troverà ad affrontare sono di quelli che farebbero tremare i polsi a chiunque. La situazione del Covid, che ancora morde, quello della guerra in Ucraina che uccide e destabilizza,  il caro energia già presente prima del conflitto,  che però quest’ultimo ha aggravato, fanno prevedere una navigazione non facile e piena di pericoli. 

Ma a fianco ad un’agenda internazionale e nazionale  non bisogna dimenticare che ve ne é  una che riguarda il Mezzogiorno. Non si può incentrare una campagna elettorale sui cosiddetti sprechi del reddito di cittadinanza  e subito dopo, quando c’è da agire, dimenticare la problematica ampia che attanaglia quest’area del Paese. 

Per cui ci permettiamo di ricordare al Presidente le cose da fare, ma anche quelle da evitare assolutamente. Come molti sanno il vero problema del Sud è la mancanza di lavoro. Su 21 milioni di abitanti il nostro Istituto di statistica  ci dice che hanno un lavoro, tra gente messa in regola e sommersi,  poco più di 6 milioni di persone. Il che vuol dire che per arrivare al rapporto occupati popolazione delle realtà a sviluppo compiuto sono necessari tre milioni  di posti di lavoro di saldo occupazionale.  Per questo l’insistenza con cui si parla delle politiche attive del lavoro, dei centri per l’impiego, fa capire come non sia assolutamente  chiaro a molti  che il problema non è quello di far incontrare domanda ed  offerta di lavoro quanto creare tale domanda.

Ed è questo il tema sul quale bisogna che si concentri il futuro Presidente. Ma per evitare che si rimanga sul generico vediamo come. Dovrebbe intanto monitorare la situazione delle Zes manifatturiere, che hanno come scopo quello di attrarre investimenti dall’esterno dell’area, e che invece sono state piegate a strumento di consenso politico.

Riportarle al loro originario obiettivo significa dare budget da raggiungere in termini di nuovi occupati, di importi di investimenti da attrarre. Le otto Zes manifatturiere ormai hanno i commissari al lavoro, ma non si sa niente di quello che sta accadendo nelle singole realtà.

Bisogna riprendere in mano questa situazione per cercare di fare in modo che finalmente esse raggiungano lo scopo per cui sono state create.

Il secondo dossier che va ripreso in mano immediatamente, nel primo Consiglio dei Ministri, é quello del Ponte sullo stretto di Messina.

Bisogna abbandonare gli studi sulle tre campate, che avevano il solo scopo di non decidere nulla, e, visto che il progetto era già cantierabile, aggiornarlo in modo da far partire i lavori nel più breve tempo possibile. 

Probabilmente i 50 milioni, che sono stati destinati alla Rfi per studi ulteriori, si possono dirottare per aggiornare il progetto esistente. Salini, AD di We Build, la società che dovrebbe costruirlo e che ha vinto l’appalto, ha sostenuto che nei cinque anni della sua costruzione saranno impiegati 100.000 persone e mi pare una cifra interessante. 

Un altro capitolo che dovrebbe essere aperto riguarda la branca del turismo nel Sud. Finora è stata trattata come un’attività che ha molta dell’improvvisazione e poco della pianificazione. Passare da un’attività spontanea a un industria turistica significa fare passi da gigante.

Non è pensabile che il Mezzogiorno abbia un numero di presenze così limitate, equivalenti a quelle del solo Veneto, o, per capire meglio,  a quelle della sola Ibiza. Allora si studi un modo per attrarre investimenti dall’esterno dell’area anche nel settore dell’impresa turistica, in maniera da aumentare il numero di posti letto disponibili, e da far insediare i maggiori players internazionali che sarebbero felici, se le condizioni lo rendessero possibile, di  localizzarsi nel Sud. 

L’istituzione delle Zes turistiche potrebbe essere un modo per accelerare tale processo, soprattutto se lotta alla criminalità, infrastrutturazione, cuneo fiscale differenziato, e vantaggi sulla tassazione degli utili di impresa rendessero gli investimenti molto favorevoli. Questi i tre driver sui quali concentrarsi: manifatturiero, logistica, e turismo. 

Ma ci sono tre altri dossier importanti da non sottovalutare. Che potrebbero far molto male al Mezzogiorno. Il primo dei quali riguarda l’autonomia differenziata che sarà portata al primo Consiglio dei Ministri,  come è stato annunciato da Salvini e che trova consenso non solo nei Governatori della Lega Nord, ma anche in alcuni Presidenti di Regioni  del Centro Sinistra come Stefano Bonaccini.

Il tema è di quelli scottanti perché la sua adozione significherebbe  confermare che le risorse saranno distribuite nel Paese sulla base della spesa storica e che quindi la spesa pro capite, per la gente che vive nel Sud, sarà sempre di gran lunga inferiore a quella di chi ha la “fortuna” di nascere nel Centro Nord. 

Né si fa più riferimento all’adozione dei livelli essenziali di prestazione (Lep), prima di pensare a qualunque forma di autonomia. La Presidente deve stare molto attenta perché un tale provvedimento potrebbe portare a una secessione di fatto. 

Ma l’altro pericolo che corre il Mezzogiorno é quello di vedersi sottrarre le risorse del Pnrr. Gì si sente parlare di rinegoziarlo che significa limitare le risorse per il Sud. 

Un altro tema che non dovrebbe farsi sfuggire è quella  della localizzazione dell’Intel, che sembra essere destinata al Veneto. Tale indicazione porterebbe a nuovi posti di lavoro in una realtà che già adesso non riesce ad avere risorse umane sufficienti per le attività che lì si svolgono. Una tale localizzazione avrebbe l’effetto di far spostare un numero considerevole di giovani dal Sud verso Nord, con una logica perversa che prevede che siano le persone ad inseguire il posto di lavoro e non   le aziende a localizzarsi laddove il capitale umano è disponibile. 

Trattasi di quelle contraddizioni molto diffuse nel nostro Paese, per cui si abbaia continuamente alla centralità della problematica del Mezzogiorno, si inveisce contro gli oltre due  milioni di reddito cittadinanza che vengono erogati al Sud, e poi si creano i posti di lavoro la dove non servono. Non sarà un percorso facile per questo concentrarsi e parlare poco é certamente un modo di affrontarlo seriamente. (pmb)

L’OPINIONE / Candeloro Imbalzano: Ipotesi della Zes a Lamezia vanifica lo sviluppo della Piana

di CANDELORO IMBALZANOQuando nel 2013 , da Presidente della competente Commissione, la nostra relazione  in  Consiglio Regionale sulla proposta di  legge istitutiva della Zes di Gioia Tauro, venne approvata all’unanimità, nessuno dei Consiglieri presenti avrebbe mai immaginato che ci sarebbe stato nella legislatura successiva un Presidente,  di centrosinistra,  che, nel silenzio e nella connivenza generale, avrebbe esteso il perimetro della Zona Economica Speciale ad altre parti della Regione, creando enormi e  colpevoli  ritardi sui tempi di realizzazione di un progetto che resta ancora oggi la madre di tutte le battaglie per lo sviluppo della Piana, della Provincia di Reggio e dell’intera Calabria.  

Eppure oggi, si vaneggia intorno all’ipotesi di localizzare la sede degli Uffici della Zes, dalla sua sede naturale, addirittura a Lametia, col rischio concreto di abbattere le residue speranze di sviluppo dell’intero progetto e dei territori reggini.

Di fronte a questa  ipotizzata e funesta  forzatura, aspettiamo di conoscere il pensiero e le  reazioni degli attuali Consiglieri Regionali della Provincia di Reggio, di tutti gli schieramenti, alcuni dei quali, durante la presidenza Oliverio, li abbiamo visti  pavidamente girare la testa dall’altra parte, quando la Zes stessa venne inopinatamente estesa ad altre parti della Regione. Questa paventata scelta di Lamezia porterebbe con sé una inevitabile e oggettiva diluizione di quello che dovrebbe essere il precipuo interesse per l’enorme area del retroporto di Gioia, per il cui sviluppo fu messa in campo la legge originaria.

Un rischio che significherebbe un oggettivo ridimensionamento del futuro del Porto di Gioia Tauro che continuerebbe ad essere prevalentemente  un Hub di transhipment e darebbe ogni alibi al  nuovo gestore del Gateway ferroviario a continuare a cincischiare, come ha fatto in questi anni, col risultato di stoppare sul nascere le grandi speranze di  sviluppo e di occupazione nel retroporto. Scelta, rispetto alla quale, ci attendiamo anche una posizione coerente e forte del Sindacato e dei Sindaci del Comprensorio, non solo di Alessio, che pure in questi anni  si sono  battuti per la realizzazione di un grande  polo logistico e tecnologico.

Quello che appare paradossale in questa  vicenda,  è che dopo la recente consegna degli asset  ferroviari costruiti in questi anni a Ferrovie dello Stato e le attività promozionali  della Regione messe in cantiere a Dubai  per promuovere l’interesse ad investire nell’immensa area, oggi quasi desertificata, dei grandi Gruppi internazionali, si vorrebbe riportare l’orologio  indietro di almeno dieci anni,  col sottile obiettivo di mettere in secondo ordine lo sviluppo del comprensorio di Gioia, privilegiando magari anzitutto lo sviluppo, peraltro legittimo con altri strumenti,  di  parti della Regione che nulla hanno a che vedere con il Porto ed il retroporto pianigiano. (ci)

[Candeloro Imbalzano  è già Consigliere Regionale e Presidente della Commissione “Bilancio, Attività Produttive e Fondi Comunitari]

L’OPINIONE / Giuseppe Sera: Spostare sede Zes da Gioia Tauro un errore imperdonabile

di GIUSEPPE SERA – Spostare la sede Zes da Gioia Tauro sarebbe un errore imperdonabile. Il porto rappresenta il cuore del comparto industriale dell’intera Calabria, nonchè il principale snodo in termini di sviluppo sul quale puntare per il futuro dell’area metropolitana, della nostra regione e dell’intero Mezzogiorno. Se le indiscrezioni pubblicate nei giorni scorsi corrispondessero al vero il Commissario starebbe commettendo un grave smacco nei confronti del nostro territorio, un’eventualità che la Città Metropolitana di Reggio Calabria intende scongiurare con forza.

Da lungo tempo ormai affermiamo che il porto di Gioia Tauro debba essere considerato il centro pulsante del progetto Zes, inteso come strumento per il rilancio degli investimenti pubblici e privati per la dotazione infrastrutturale e lo sviluppo del territorio. Già negli anni scorsi non eravamo del tutto convinti che un allargamento del perimetro della zona economica speciale avrebbe giovato ai programmi di sviluppo sul porto. Ma arrivare addirittura a paventare uno spostamento della sede sarebbe un grave errore strategico, soprattutto in questa fase in cui il porto di Gioia Tauro sta attraversando un momento di crescita, grazie alla sinergia virtuosa attivata con il coordinamento del Presidente dell’Autorità di sistema portuale Andrea Agostinelli.

Scriveremo ufficialmente al Commissario Zes chiedendo che sia del tutto scongiurata l’eventualità dello spostamento. Gioia Tauro è attualmente e deve rimanere il cuore degli investimenti Zes, come peraltro recita il piano strategico della Zes in Calabria. Spostarne la sede di governance per meri e non meglio precisati motivi logistici sarebbe un atto in netta controtendenza con le linee strategiche dello sviluppo cui anche la Città Metropolitana ha inteso contribuire fin dall’istituzione della stessa Zes, l’ennesimo colpo inferto ad un territorio con grandi potenzialità ma in passato spesso frustrato da scelte che non rispondono al buon senso e alla logica. (gs)

 

La Calabria all’Expo di Dubai. Occhiuto: «No food: cerchiamo investitori per la Zes»

All’Expo di Dubai la Calabria ci sarà, ma non per presentare tipicità alimentari bensì per cercare investitori da attrarre alla Zes (Zona Economica Speciale) Gioia Tauro. Il Presidente della Regione Roberto Occhiuto ha chiarito la nuova strategia della partecipazione: «All’Expo di Dubai il mio governo regionale ha deciso di raccontare agli investitori nazionali e internazionali le opportunità della Zona economica speciale e della Zona franca che insistono a ridosso del Porto di Gioia Tauro. Abbiamo ritenuto che la Calabria non avesse alcun interesse a presentare, all’interno del Padiglione Italia, la dieta della longevità o le teche per esporre immagini rare, solo per fare alcuni esempi. Tutte belle iniziative, per carità, ma la crescita di una Regione si stimola con ben altri progetti. Per questa ragione ho deciso di riorganizzare la nostra presenza presso l’esposizione universale negli Emirati Arabi Uniti, riducendo i costi e mantenendo lo stanziamento di 400mila euro per l’internazionalizzazione delle imprese calabresi. È stato incaricato, dunque, il Forum Ambrosetti per sviluppare una grande iniziativa di promozione della Calabria, concentrata, per l’appunto, sulla Zes e sulla Zona franca del Porto di Gioia Tauro. Avremo una giornata chiave, il Calabria Day, concordata con il governo nazionale, il 21 marzo, con la presenza di tante personalità e con la partecipazione presso gli spazi a noi dedicati del ministro per il Sud, Mara Carfagna. Saranno coinvolti, inoltre, investitori nazionali e internazionali, che avranno un dialogo diretto con l’amministrazione regionale. La nostra intenzione è quella di lavorare per lo sviluppo del Porto di Gioia Tauro, uno degli hub più importanti del Mediterraneo. La mia amministrazione vuole ulteriormente valorizzare un territorio che deve sempre più diventare un volano per la nostra Regione, rafforzando gli interscambi e le rotte commerciali». (rcz)

Zes di Gioia Tauro: allarme degli industriali calabresi per i ritardi nella gestione

Gli industriali calabresi sono preoccupati e in allarme per La zona Economica speciale di Gioia Tauro. Secondo È quanto afferma il presidente di Unindustria Calabria Aldo Ferrara «La notizia della riapertura della manifestazione d’interesse per la nomina del presidente della Port Authority di Gioia Tauro desta stupore e preoccupazione. Sembra che tutto remi contro il ripristino di una gestione amministrativa stabile e ordinaria della più importante infrastruttura del Mezzogiorno che invece è di assoluta urgenza. E noi industriali calabresi esprimiamo il timore che interessi esterni, opposti allo sviluppo di Gioia Tauro, continuino a frenare il processo di ripartenza del porto». Il presidente Ferrara evidenzia che «il lavoro del nuovo terminalista Til-Msc, che fa capo al gruppo Aponte, sta conducendo a risultati eccezionali e superiori a ogni più rosea aspettativa. Il porto calabrese, che recentemente si è guadagnato la leadership italiana nell’ambito della connettività internazionale, sta crescendo ormai da un anno a questa parte con un ritmo altissimo».
Da parte sua, il presidente degli industriali di Reggio Calabria, Domenico Vecchio, incalza: “Dinanzi a questa straordinaria ripresa produttiva, il ritardo del Ministero dei Trasporti nella nomina del presidente dell’autorità di sistema portuale, che si trascina ormai da anni, è una cacofonia istituzionale che non vorremmo celasse un disinteresse o, quanto meno, una considerazione non prioritaria dell’importanza di Gioia Tauro per l’economia italiana. Perché Gioia Tauro non è solo una questione calabrese. Se riparte la Calabria
ripartono il Mezzogiorno e l’Italia».
Unindustria Calabria fa osservare che «Mentre la Zes, battaglia che Confindustria per prima avviò una decina di anni fa, stenta a partire concretamente, la classe politica del territorio, nella sua interezza, non riesce a far sentire la propria voce. Aspettiamo di conoscere i progetti di reshoring per il rilancio produttivo e occupazionale e per la più complessiva attrazione di investimenti nell’area retroportuale». (ed)

“DIALOGO E INTELLIGENZA COLLETTIVA”
LA CGIL: NASCERÀ COSÍ LA NUOVA CALABRIA

di ANTONIETTA MARIA STRATI – Era il 14 febbraio 2020 quando, alla presenza del Premier Conte e dei ministri Giuseppe Provenzano e Lucia Azzolina, a Gioia Tauro veniva presentato il cosiddetto Piano per il Sud.

Un piano ambizioso, che era stato accolto con positività sia dal mondo politico-istituzionale e dai sindacati e che, come scrisse il Premier Giuseppe Conte in una lettera pubblicata su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia diretto da Roberto Napoletano, serviva per «rilanciare il Sud, abbattere le barriere che dividono il Paese, arginare lo spopolamento delle aree interne, fermare l’esportazione delle nostre eccellenze migliori: i giovani».

Poi venne il Covid, con la conseguente gravissima crisi non solo economica, ma anche sociale, e di questo fantomatico Piano, non se ne parlo più. Nel frattempo, però, in Calabria sono accaduti piccoli “miracoli”: è arrivata l’alta velocità, prima con Italo e poi con Trenitalia, sono incominciati i lavori del Terzo Megalotto della SS. 106 – definiti dalla Cisl Calabria un «simbolo di speranza e ripartenza per la Calabria, per il Sud» – ma, cosa più importante, ci si è resi conto che servono nuove infrastrutture.

Per arrivare a quest’ultima considerazione, è servita la “beffa” del piano Italia Veloce del ministro alle Infrastrutture Paola De Micheli, che aveva il buon proposito di «realizzare un Paese più equo e veloce in termini di raggiungibilità rispetto ai tempi di viaggio, un Paese nel quale l’80% della popolazione vive a meno di 1 ora da una stazione dell’alta velocità», ma che invece vede la Calabria isolata.

«Si scopre, invece – hanno rilevato la presidente Jole Santelli e l’assessore regionale alle Infrastrutture, Domenica Catalfamo – che per la Calabria, ad esempio, si continuerà a percorrere 30 km in un’ora, dato che di interventi che dovrebbero risolvere l’isolamento della regione non se ne vede traccia, nemmeno per i progetti in attesa di completamento da decenni».

Poi, di nuovo il vuoto. La Calabria torna nel suo piccolo angolo buio, per poi ritrovare uno spiraglio di luce nel corso dei lavori del Comitato direttivo della Cgil Calabria, conclusi da Maurizio Landini, segretario generale della Cgil nazionale, dove sono state definite delle proposte per il rilancio della Calabria, che saranno, poi, esposte in apposita conferenza stampa e condivise con il Governo regionale, il Consiglio regionale e la deputazione calabrese del parlamento nazionale.

«Come Cgil Calabria – si legge in un comunicato stampa del sindacato – in questo quadro di profonda emergenza sociale ed economica riteniamo necessario intervenire ed agire con una forte motivazione a sostegno di un nuovo modello di sviluppo, è il momento in cui bisogna elevare l’azione e le politiche pubbliche in un protagonismo per l’efficientamento del modello amministrativo ed in una strategia di politiche economiche atte a produrre e distribuire ricchezza in modo omogenea per classi e territori».

«Per costruire una nuova Calabria – spiega la Cgil – diventa necessario il ruolo ed il dialogo attraverso una diffusa intelligenza collettiva, tra partenariato economico e sociale, tra le istituzioni centrali e regionali, che deve fare leva su una serie di interventi atte a dotare la Calabria di misure di crescita ed occupazione attraverso 11 punti».

  • Completamento processo di decentramento amministrativo, della macchina burocratica regionale, avviato con la l.r. n.34/2002, destinare compiti e funzioni, non residuali, alle amministrazioni provinciali e favorire le riforme istituzionali con fusioni e aggregazioni di Comuni che in alcuni casi non hanno uffici di progetto, non riescono a garantire i servizi ai cittadini e sono destinati allo spopolamento, per ridurre i costi di gestione ed aumentare i servizi di prossimità.
  • Piano per la manutenzione, salvaguardia del territorio dal rischio ambientale, sismico, idrogeologico, attraverso un ufficio unico del piano tra Calabria verde e protezione civile, con sblocco delle assunzioni e turnover.
  • Piano di investimenti pubblici con le partecipate pubbliche nelle aree di competenza Zes con rilocalizzazioni, riconversioni e allocazioni di filiere produttive, alla luce della fragilità del sistema produttivo emerso nell’emergenza Covid-19 e che anche alla luce dell’emergenza sanitaria, sociale ed economica, serve richiedere per la nostra Regione il riconoscimento di “Area di crisi industriale complessa “, per poter essere destinataria dei relativi benefici.
  • Riforma del sistema sanitario regionale, superamento del decreto Calabria, piano operativo condiviso, sblocco delle assunzioni, stabilizzazione ed internalizzazione del precariato, verifica degli accreditamenti nella sanità privata, costruzioni nuovi ospedali.
  • Definizione strategica del Porto di Gioia Tauro con Governance che superi il commissariamento e punti al rilancio dei diversi porti di prossimità dell’autorità portuale, rilancio del sistema aeroportuale calabrese.
  • Attuazione della legge regionale sul welfare, sostegno alle famiglie indigenti, piano socioassistenziale.
  • Piano regionale infrastrutturale, completamento intero tracciato SS 106, alta velocità, piano di recupero urbano, erosione costiera, piano energetico ambientale regionale, rete idrica, innovazione tecnologica a partire dalla digitalizzazione completa del territorio (Fibra ottica e connessione) per l’abbattimento del digital divide ed il miglioramento dei servizi all’imprese e ai cittadini, avvio dei C.i.s.
  • Legge regionale sul diritto allo studio, piano per l’offerta formativa di qualità, piano per approvvigionamento e accesso ai supporti digitali, sostegno economico per il diritto allo studio. (In assenza di una risalita della curva epidemiologica da Covid19, per l’anno scolastico 2020/2021 la Cgil ribadisce il principio inderogabile di far ripartire tutte le attività scolastiche in presenza, ritenendo la Dad (didattica a distanza) strumento squisitamente emergenziale e/o complementare).
  • Rilancio del turismo, con particolare riferimento alla cultura, ai beni archeologici. Ripresa campagna di scavi dei siti di maggiore interesse archeologico con partenariato con le università calabresi.
  • Applicazione legge regionale contro il caporalato con misure anti-sfruttamento come il servizio di trasporto pubblico regionale, il collocamento pubblico attraverso i centri per l’impiego e politiche di accoglienza per il disagio abitativo. Ritenere il caporalato come reato contro i diritti umani e la riduzione in schiavitù, prevedendo per tali motivi un inasprimento delle pene detentive.
  • Attivazione da parte della presidenza della regione del tavolo di coordinamento regionale per la sicurezza e salute sui luoghi di lavoro.

Un progetto di rilancio a 360 gradi, forse un po’ idealistico ma, che se dovesse trovare la sua piena riuscita, potrebbe davvero ribaltare le sorti di una terra che merita solo il meglio. (ams)

ZES DI GIOIA TAURO ENNESIMA INCOMPIUTA
LA DENUNCIA DEL PROF AIELLO CHE LASCIA

di SANTO STRATI – Dimissioni, un’attività molto di moda in questi ultimi tempi, però quelle del prof. Francesco Aiello, già rappresentante del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti nel Comitato di indirizzo della Zes di Gioia Tauro, assumono un valore particolare. Aiello che – come si ricorderà è stato candidato per i Cinque Stelle Governatore alle ultime elezioni regionali calabresi – non le manda a dire. È un apprezzato docente di Economia all’Unical e un profondo conoscitore della Zona Economica Speciale di Gioia Tauro.

«È stata – ha scritto Aiello nella sua lettera di dimissioni al Mise – una decisione lunga e sofferta, perché so che la sfida dello sviluppo si gioca soprattutto a Gioia Tauro. Ho sempre pensato di poter dare il mio contributo da economista per questa causa e, in tale direzione, è da anni che con il mio gruppo di ricerca analizziamo i vincoli e le opportunità di Gioia Tauro e (soprattutto) forniamo indicazioni di politica economica affinché quel luogo diventi il baricentro della crescita dell’intero paese. Sì, intero paese, perché le potenzialità inespresse di Gioia Tauro sono uniche e, laddove compiutamente sfruttate, sarebbero fonte di sviluppo per molte regioni italiane.

«Tuttavia, – continua Aiello – l’enfasi intermittente che dal Governo Gentiloni in poi si è data alle ZES non ha prodotto molto, tant’è che, nella sostanza delle cose, le ZES rappresentano ad oggi l’ennesima incompiuta del nostro paese. I motivi sono molteplici. Qui è d’uopo menzionare l’indefinita governance delle ZES: al momento, così com’è oggi strutturato, il Comitato di Indirizzo è inutile, in quanto non svolge alcun ruolo in grado di incidere a favore della modernizzazione industriale delle aree ZES».

Perché non funziona l’attuale meccanismo di incentivi della Zes? Facilmente intuibile: il credito d’imposta serve ai grandi gruppi industriali che fatturano svariate centinaia di miliobni di euro e hanno la possibilità di spostare sulle tasse dovute i costi degli investimenti.

La piccola e media impresa, quella che potrebbe rilanciare l’area di Gioia Tauro (dove languono decine di capannoni in disuso) ha bisogno di liquidità, di contibuti a fondo perduto, di quattrini reali, per intenderci, soprattutto adesso nell’era del post-covid, quando si comincia a capire l’entità dei danni subiti e che arriveranno dal blocco della produzione e dalla conseguente crisi economica che ha colpito tutti: produttori e consumatori. Va dunque modificata radicalmente l’incentivazione che l’area di Gioia Tauro (che si estende fino all’aeroporto di Reggio) è in grado di mettere sul tappeto per attrarre investimenti e nuove iniziative che, non dimentichiamolo, diventano opportunità per nuova occupazione e lavoro. A partire dalle necessità infrastrutturali di adeguare aree, locali, capannoni, fino all’occupazione diretta dei dipendenti necessari per mandare avanti l’intrapresa.

Comprensibile l’amarezza del prof. Aiello e importanti le sue valutazioni: «Credo – si legge nella sua lettera con cui annuncia al ministro Paola De Micheli il  suo addio – anche che la proposta del Governo di nominare un Commissario Straordinario a capo del Comitato sia di dubbia opportunità ed utilità. In assenza di una radicale rivisitazione del ruolo e delle funzioni del Comitato di Indirizzo, la figura del Commissario sarà destinata, a mio parere, al fallimento. Difatti, per valorizzare il retro-porto di Gioia Tauro le priorità sono significativamente diverse rispetto alla selezione di un Commissario Governativo. In altre parole, non si ravvedono i caratteri dell’eccezionalità che ne giustificherebbero la nomina. La prassi istituzionale è che si interviene con nomine straordinarie, quando le attività “normali” hanno manifestato per lunghi periodi di tempo la loro inefficacia. Nel caso in esame, molte attività “normali” – necessarie per le ZES – sono di competenza di vari ministeri  e, quindi, non è ben chiara la ragione del ricorso ad un’altra figura dipendente da Roma. Forse sarebbe stato più sensato capire perché è debole l’azione dei Comitati di Indirizzo e quali sono le vere ragioni del perché le ZES non decollano».

Secondo Aiello «A Gioia Tauro, per esempio, la priorità delle priorità è di mettere in sicurezza l’intera area ed è imbarazzante osservare che dopo anni dall’istituzione della ZES non si è fatto alcunché a riguardo. Così come si è fatto poco in tema di infrastrutturazione, in senso lato, dell’area. Inoltre, esiste un decreto per semplificare le procedure amministrative a chi richiede di insediarsi nelle aree ZES, ma non esiste lo Sportello Unico, con l’esito che di semplificato c’è ben poco. L’unico risultato conseguito è la stesura di un regolamento dei criteri per accedere al credito di imposta, ma il ricorso alla fiscalità di vantaggio è stato nullo, a dimostrazione che essa rappresenta una condizione (forse) necessaria, ma (certamente) non sufficiente per attrarre capitali e creare sviluppo.

«In tali circostanze, è verosimile pensare che senza una radicale modifica del ruolo e delle risorse a disposizione dei Comitati di Indirizzo, la presenza di un Commissario Straordinario sarà forse utile per far fare ai Ministeri (e alle Regioni) cose normali (le infrastrutture, la messa in sicurezza delle aree), ma non sarà sufficiente per fare definitivamente decollare le ZES».

Mancano effettivamente – come fa notare l’economista dell’Unical – le condizioni per una reale partenza della Zona Economica Speciale e, ancora una volta, occorre registrare che l’apparato burocratico anche regionale ci sta mettendo del suo per rendere ancora più complicato il percorso di utilizzo delle opportunità che la Zes va ad offrire. È necessario un radicale cambio di rotta e la Giunta regionale e, in primis, l’assessore alle Infrastrutture Domenica Catalfamo che, una volta tanto, ha le competenze giuste per individuare problemi e soluzioni, devono mettere in agenda come priorità assoluta il “fascicolo” Zes.

«All’orizzonte – conclude nella sua lettera di dimissioni alla ministra il prof. Aiello – non intravedo alcun segnale da parte del Governo di aggredire i veri vincoli che frenano l’effettivo avvio della ZES e di rendere utili le attività dei membri del Comitato di Indirizzo. Sono certo, quindi, che Lei converrà con me che col tempo diventa insostenibile prendere coscienza del fatto che si offrono reputazione e professionalità a servizio di un organismo che è privo sia di obiettivi strategici sia di strumenti per conseguirli. Da qui le mie dimissioni».

Non c’è, evidentemente, più tempo da perdere: non sono urgenti, bensì urgentissimi provvedimenti regionali per far partire da Zes, destinata negli auspici a diventare il volano di sviluppo non solo dell’area della Piana, ma di tutta la Regione. Il Porto di Gioia che sembrava destinato a un inarrestabile declino con gli investimenti dell’armatore Aponte ha ripreso il cammino della crescita e della produttività. Un esempio di come e cosa fare a Gioia, per il bene della Calabria.  (s)

Nucera (candidato governatore): «Il Governo vuole sottrarre risorse alla Zes di Gioia»

Il candidato governatore Giuseppe Nucera (La Calabria che vogliamo) mette in allarme sul tentativo del Governo di sottrarre risorse alla ZES di Gioia Tauro.

«In Calabria le risorse ci sono e continuiamo a chiederne sempre di nuove, puntualmente queste però non vengono spese. Il caso della ZES – afferma Giuseppe Nucera – rischia di diventare la solita occasione mancata. Il Governo ha le sue grandi responsabilità verso il Mezzogiorno e la Calabria, e tentare di spalmare su tutto il Meridione le poche risorse destinate per le zone speciali economiche, è l’ennesima testimonianza della mancanza di visione. Sembra che si stia facendo il gioco delle tre carte, cercando di accontentare tutti con delle poche briciole. Qualcuno si ricorderà delle vacche di Fanfani, che venivano spostate per tutta la Calabria prima che il Ministro venisse a fare visita».

Giuseppe Nucera
Giuseppe Nucera

«Il Mezzogiorno – afferma il candidato governatore di La Calabria che vogliamo – è una cosa seria, la Calabria ha bisogno di grandi investimenti e grandi infrastrutture. Ha bisogno di snellire le procedure di spesa. La Regione ha le sue responsabilità, ma chi è maggiormente responsabile è l’Autorità Portuale. Non ho visto ancora un’iniziativa indirizzata alla ricerca di imprenditori all’estero, cosa che ha fatto l’Autorità Portuale di Napoli con delle missioni mirate. Ma non è solo questo. Bisogna incidere profondamente nelle cause che impediscono l’arrivo qui di imprenditori, e una di queste è la reputazione. Finché c’è questa cattiva nomea di Gioia Tauro, o fin quando i giornali a nove colonne parleranno solo di cronaca nera e non di possibilità o opportunità che ci sono, non si può sperare che dalla sera alla mattina arrivino mecenati a rischiare i loro capitali».

«L’azione della Magistratura – prosegue Nucera – è importantissima e sta svolgendo un lavoro eccellente, a Gioia Tauro e in tutta la Calabria. Ma non basta solo questo. È tutta un’intera classe politica dirigente che deve rimboccarsi le maniche ed agire. Io penso che anche la stessa Città Metropolitana avrebbe potuto e dovuto, chiedere le ragioni di questi ritardi della spesa dell’avvio della ZES. Gioia Tauro non può continuare ad essere individuata come terra di ‘Ndrangheta e malaffare. Va messa in campo un’azione forte di comunicazione per far conoscere tutte le opportunità. La ‘Ndrangheta c’è qui cosi come al Nord o in Germania. Non è solo la Calabria il punto debole. Qui ci sono Stato e Magistratura che hanno creato a Gioia Tauro un presidio di legalità, e bisogna darne atto. Allo stesso tempo non si può però buttare l’acqua sporca con il bambino. Invitiamo il governo a mantenere gli impegni di spesa verso le Zone Economiche Speciali, ad aumentare l’attenzione ed il controllo. Lo sviluppo passa attraverso l’alta velocità che non si può fermare a Salerno, o anche dalla costruzione del Ponte Sullo Stretto».

«Il Mezzogiorno – ribadisce Nucera – può avere un ruolo importante nello sviluppo del nostro paese. Noi del Movimento “La Calabria che vogliamo” siamo convinti del percorso che bisogna fare e porteremo nel Governo della Regione Calabria la carica e la “calabresità” di uomini del fare che vogliono incidere sul futuro di questa terra, pesando ed intervenendo nelle scelte nazionali. Invitiamo tutti i parlamentari di ogni colore politico, di unirsi sotto la bandiera dell’amore verso la Calabria per fare una battaglia in parlamento per far si che gli impegni presi e le spese destinate al nostro territorio non vengano abbattute ma eventualmente aumentate». (rp)

La ‘ZES’ di Gioia Tauro è finalmente operativa. E il Governo impegna il 34% delle risorse al Sud

di SANTO STRATI – La Zona Economica Speciale (ZES) di Gioia Tauro è finalmente operativa, da ieri funziona il credito d’imposta per gli investitori e le imprese e sulla pagina dell’Agenzia delle Entrate è apparso il modulo per accedere alle agevolazioni per progetti fino a 50 milioni di euro. Questo significa che l’attrattore principale di investimenti (un forte credito d’imposta) può davvero diventare un elemento determinante per il rilancio non solo dell’area ZES (vedi in fondo i comuni interessati) ma per tutta la Calabria. È un importante traguardo, anzi un buon punto di ripartenza sia per le imprese che già operano nell’area sia per quelle che verranno. Il punto, adesso è come “convincere” industriali e imprese a scommettere sulla Calabria, ovvero come costruire una reputazione per un territorio vessato non solo da effettive e pericolose presenze di mafia (in parte debellate grazie all’incessante lavoro di magistrati, forze dell’ordine, esponenti della società civile), ma anche e soprattutto dalla cosiddetta “cattiva stampa”. La Calabria sconta anni di articoli e inchieste che hanno tratteggiato solo il suo lato malavitoso, senza mai considerare la presenza delle sue eccellenze in ambito universitario, nel campo dell’impresa, della cultura, del turismo: i grandi giornali, ancora oggi, pur con meritevoli eccezioni, parlano della Calabria solo in occasione di morti ammazzati o di grandi retate di mafia. Il territorio calabrese è ricco di cultura, tradizioni, sentimento: motivi più che validi per far avvicinare gli imprenditori del Nord e farli innamorare di una terra irresistibile. E soprattutto offrendo loro una situazione di vivibilità aziendale rassicurante, che dev’essere regola non un’opzione. Richiamare, con il pretesto della ZES, investitori in Calabria può davvero significare capovolgere una situazione  sconfortante e offrire delle vere opportunità di crescita alla nostra migliore gioventù. Quei laureati che si sentono dimenticati dalla madre terra, ma apprezzati e richiesti da ogni parte d’Italia e del mondo. Quei giovani cui la politica di questi ultimi 25 anni ha letteralmente rubato il futuro, senza nemmeno sentire il bisogno di chiedere scusa. La ZES non è una parola magica, ma rappresenta il segnale che qualcosa sta cambiando: proprio qualche giorno fa il Consiglio dei ministri, il Governo, ha indicato i punti qualificanti del piano per il Mezzogiorno che il nuovo ministro per il Sud, Peppe Provenzano, dovrà coordinare restando fianco a fianco col premier Giuseppe Conte. C’è il vincolo di impegnare il 34% delle risorse a favore del Mezzogiorno, quindi riparte un ampio programma per riattivare gli investimenti pubblici e finanziare quelli privati, destinando aiuti ai nuovi imprenditori (soprattutto ai giovani con Resto al Sud) e favorendo contratti di sviluppo che prevedano fiscalità di vantaggio per chi vuol fare impresa al Sud. Non sono parole o promesse, ma impegni di spesa.

La Zona Economica Speciale di Gioia Tauro ha una storia lontana. Era il 27 giugno 2013 quando il Consiglio regionale calabrese aveva inviato al Senato un disegno di legge che prevedeva l’istituzione della Zes nella Piana di Gioia Tauro. Un progetto che aveva l’obiettivo di offrire sgravi fiscali alle imprese, sia esistenti che di futura creazione, con margini particolarmente appetibili: esenzione totale dalle imposte per 8 anni per tutte le imprese e ulteriore sgravio del 50% per altri tre anni alle piccole e medie imprese. Prevedeva esenzione IRAP (la tassa sulle attività produttive che avvilisce le aziende) e altre esenzioni di vario genere, come benefici fiscali e agevolazioni per le nuove attività. Quel progetto originario il 25 settembre 2015 venne riformulato, sempre dal Consiglio regionale, tenendo conto delle limitazioni imposte dalla UE sugli aiuti di stato: il 25% di benefici per le grandi aziende, il 35% per le medie imprese, il 45% per quelle piccole, come misura massima dell’intensità dei contributi. Non aumento della spesa pubblica ma incremento di domanda: secondo quanto afferma su OpenCalabria il prof. Antonio Aquino, docente di economa industriale all’Unical «le agevolazioni fiscali concesse alle nuove attività stimolate dalla ZES non costituirebbero un onere effettivo per la finanza pubblica, poiché in assenza della ZES queste attività non ci sarebbero e, quindi, non ci sarebbero neppure le relative entrate fiscali per imposte e contributi. In effetti, l’impatto effettivo sulla finanza pubblica sarebbe probabilmente in complesso positivo, se si tiene conto sia delle imposte e contributi che comunque sarebbero pagati, sia pur parzialmente, anche dalle imprese incentivate, sia delle imposte e contributi che pagherebbero i lavoratori impiegati nelle nuove attività incentivate. Il potere di acquisto generato dalle attività incentivate genererebbe, inoltre, una domanda aggiuntiva di prodotti calabresi e, quindi, ulteriori aumenti di occupazione, reddito ed entrate tributarie e contributive».

La ZES di Gioia Tauro è stata poi istituita con la legge 123 del 3 agosto 2017: ci sono voluti due anni abbondanti per vederla finalmente operativa. Il Comitato d’indirizzo, qualche mese fa, aveva ultimato gli adempimenti che ancora ostacolavano l’avvio, e si attendeva che l’Agenzia delle Entrate definisse le modalità per la fruizione del credito d’imposta. «È stato un percorso lungo – ha detto il Presidente Mario Oliverio – partito dalla dura crisi del 2016 che vedeva il porto di Gioia Tauro in forte declino, in una situazione che necessitava di essere affrontata con determinazione. Insieme alle forze sociali, all’Autorità Portuale ed al Governo, si è definito, così, nel luglio di quell’anno un accordo di programma basato sul rilancio del porto, che prevedeva la nascita dell’Agenzia portuale per salvaguardare il lavoro di circa 400 persone che da lì a poco avrebbero perso il lavoro, la realizzazione di opere portuali e del bacino di carenaggio e la nascita della ZES Calabria. Oggi l’Agenzia ha assolto il suo compito, la banchina di appoggio nel lato ovest finanziata dalla Regione, è in corso di progettazione e, soprattutto, la ZES Calabria è concreta realtà che apre rosee aspettative per il futuro del porto alla luce del grande interesse che suscita in grandi investitori nazionali ed internazionali».
Secondo il Governatore «Ora che le imprese hanno la possibilità di attingere a nuova linfa e che il traguardo più importante è stato raggiunto si apre una nuova fase di sostegno alle imprese che vogliono investire nelle aree ZES calabresi con nuovi servizi ed ulteriori investimenti infrastrutturali, nonché, immateriali come l’istituzione del SURAP (Sportello Unico Regionale per Attività Produttive) volti a migliorare l’accessibilità e la sicurezza delle aree oltre che la promozione e la valorizzazione del tessuto imprenditoriale e sociale presente in quella che è ormai divenuta una delle aree strategiche più importanti per lo sviluppo della nostra Regione e del nostro Paese».

Adesso si tratta di puntare al rilancio del Porto di Gioia Tauro: l’annunciato – imponente – investimento di MSC dev’essere seguito da un altrettanto poderoso piano operativo di sviluppo e crescita di tutta l’area portuale. Occorre che sia resa possibile l’intermodalità, ovvero la connessione ferroviaria che permetterebbe ai container scaricati a Gioia di poter proseguire verso le destinazioni “terrestri” di tutta Europa. Secondo il documento licenziato dalla Regione, il Piano di Sviluppo Strategico della ZES Calabria si integra pienamente con la pianificazione strategica portuale che, a sua volta, è pienamente raccordata con il Piano Regionale dei Trasporti. L’azione 5 del Piano dei Trasporti è dedicata al sistema logistico e portuale regionale e nazionale e quella successiva indica le Misure per lo sviluppo del Sistema dell’area di Gioia Tauro nei contesti euro-mediterraneo e intercontinentale nel sistema economico e trasportistico di Gioia Tauro. In poche parole ci sono una grandissima serie di opportunità che si aprono utilizzando la caratteristica di “zona franca” che la ZES offre e serve un impegno adeguato perché il mostro burocrazia non finisca per strangolare, come di consueto, ogni iniziativa seria. Il documento sulla ZES della Regione si sviluppa in 474 pagine: il futuro Governatore, chiunque esso sia, dovrà trasformarlo in vangelo e spingere perché ogni singola annotazione si trasformi operativamente in realtà produttiva. Non mancano, naturalmente, rettifiche necessarie (il porto di Reggio e di Villa sono stati assegnati all’Autorità Portuale di Messina-Milazzo: chi deciderà gli interventi?), ma verranno al momento dovuto. È tempo di agire, ora. (s)

Ricadono nella ZES di Gioia Tauro i seguenti comuni, con riferimento alle singole macroaree:

1. Macronodo Gioia Tauro (Area del Porto di Gioia Tauro e Area del Retroporto):
Gioia Tauro
Rosarno
San Ferdinando

2. Aree dei Porti:
Reggio Calabria
Villa San Giovanni
Crotone
Vibo Valentia
Corigliano Calabro

3. Aree degli Aeroporti:
Lamezia Terme
Reggio Calabria
Crotone

4. Aree degli Agglomerati Industriali:
Gioia Tauro
Crotone
Corigliano Calabro
Lamezia Terme
Vibo Valentia