Non azzardatevi a prendere un treno veloce per andare da Reggio Calabria a Villa San Giovanni, costa una cifra. Da 12,90 (Frecciabianca) a 15,90 (Frecciarossa) a 18 euro (Frecciargento) per Trenitalia. E identica cosa se invece preferite utilizzare Italo: in questo caso il costo del biglietto varia in base alla data da 11,90 a 13,90. Se invece prendete un treno regionale, il classico treno locale, andrete a spendere appena 1,80 euro. Perché quest’assurda tariffazione? Per evitare affollamenti? Ammesso e non concesso che si voglia disincentivare l’utilizzo dei treni dell’alta velocità per percorsi così brevi (appena 13 km), appare troppo penalizzante per lo sprovveduto viaggiatore che, ignorando le tariffe, vada a prendere Italo o Frecciarossa per prendere un traghetto per la Sicilia.
Ma perché prendere un Frecciarossa per andare a Villa? Bella domanda. E, difatti, nessuno lo fa. Ma questa bizzarria tariffaria ci dà lo spunto per parlare delle tariffe ferroviarie e aeree e della mancata applicazione della “continuità territoriale”. Per arrivare a Roma da Reggio si spendono con Trenitalia da 54,90 col treno delle 8.30 del mattino (Frecciabianca) ai 95 euro del Frecciarossa delle 9.42: La differenza tra le due soluzioni prevede sette ore e mezzo per il Frecciabianca e 6.13 per il Frecciarossa. Con Italo le tariffe sono più abbordabili: per la data presa in esame (10 ottobre) ci vogliono 79,90 euro, negli altri giorni si arriva a 62,90 euro.
Ok, il prezzo è giusto? Non è una popolare trasmissione televisiva, ma una domanda pertinente. C’è quella cosa che appunto si chiama continuità territoriale che permette alla regioni “svantaggiate” di poter usufruire per i propri abitanti di agevolazioni tariffare. Vale per gli aerei (proprio di recente la Regione Sicilia ha riottenuto di far viaggiare i siciliani a prezzi agevolati), ma anche per treni e navi e dovrebbe valere per qualunque tipo di trasporto visto che l’obiettivo è di “garantire i servizi di trasporto ai cittadini abitanti in regioni disagiate… ovvero di rafforzare la coesione tra le diverse aree… superando svantaggi connessi alla loro lontananza”. La Calabria è lontana in tutti i sensi dal resto dell’Italia, soprattutto dal punto di vista tariffario,e benché se ne parli da sempre nessun intervento c’è mai stato per attuare la continuità territoriale almeno per quanto riguarda il trasporto aereo
In proporzione, costa meno andare in low cost a New York che affrontare un Milano-Reggio Calabria con Alitalia: da 168,98 a 238,98 euro per sola andata (tariffa del 10 ottobre), a seconda che sia un biglietto non modificabile né rimborsabile in caso di mancato utilizzo o che sia di tipologia “flex”, ovvero che permetta il cambio di prenotazione. E qui c’è subito da far notare che il volo in economy light (168,98 euro) non prevede bagaglio in stiva (aggiungere da 25 a 45 euro). Quello flex, invece, include un bagaglio in stiva fino a 23 kg e prevede un rimborso di 50 euro in caso di rinuncia al volo e buonanotte al secchio. In quest’ultima ipotesi per contattare il customer care prevedere di spendere 64 centesimi di euro al minuto (da linea fissa) o 95/98 centesimi da cellulare: attenzione, l’attesa per la risposta – mentre gira il “tassametro” della chiamata – è solitamente lunga. Ci sono, è vero, anche tariffe particolarmente attraenti, ma sono un terno al lotto: Lamezia-Milano del 17 ottobre con Ryanair costa 20 euro, se si ha la fortuna di prendere l’offerta limitatissima, con destinazione Malpensa; se poi si prende sempre da Lamezia il volo Malta Air si andrebbero a spendere appena 9,99 euro (partenza ore 22.20 arrivo a Malpensa 0.10). Ma la mobilità non è una lotteria, visto che il biglietto “normale” di Malta Air Lamezia-Malpensa costa, in realtà, 100 euro. Da notare la differenza di trattamento sui voli da e per Lamezia rispetto allo scalo di Reggio: l’utilizzo dell’Aeroporto dello Stretto non è certamente incentivato e non se ne capisce la ragione. Serve, dunque, offrire un ventaglio di possibilità, con un sistema di tariffazione che, appunto, tenga conto della disagiata situazione dei viaggiatori calabresi, ma permetta anche di scegliere lo scalo di destinazione. I tre aeroporti calabresi fino ad oggi non hanno fatto rete, anzi, a volte, sono sembrati in competizione tra loro. La società di gestione – la Sacal – è unica e dovrebbe armonizzare il pieno utilizzo dei tre scali, ma risulta evidente che tutti gli sforzi sono concentrati su Lamezia.
Dunque è ora che i nostri parlamentari e il governo regionale si facciano parte diligente perché si riveda la politica delle tariffe in Calabria: la mobilità è un tema spinoso su cui c’è il rischio di scivolare malamente. Occorre però precisare che la continuità territoriale è una legge già attiva e l’eventuale provvedimento va semplicemente in carico al Ministero competente, quello di Paola De Micheli, Infrastrutture e Trasporti. I calabresi sono viaggiatori disagiati e tartassati da tariffe spesso impossibili: non serve, in sostanza, modificare il prezzo del biglietto da Reggio a Villa (se si prende la macchina si spendono appena 1,36 euro di carburante, l’autostrada è gratis) ma rivedere l’intero impianto tariffario per treni navi e aerei. È di qualche giorno fa la protesta, guidata dal leader del Movimento La Calabria che vogliamo Giuseppe Nucera, sulle stratosferiche tariffe del traghettamento privato sullo Stretto, ormai pressoché obbligato con le società private vista la scarsa offerta delle navi delle Ferrovie. Nessuna agevolazione per chi vive nell’una o nell’altra sponda dello Stretto. Un costo esagerato e nessuna agevolazione per i residenti. È ora di rivedere il sistema trasporti in Calabria, non solo dal punto di vista infrastrutturale – e qui ci sarebbe da aprire un cahier de doleance infinito – ma anche e soprattutto sul piano tariffario. I calabresi gradirebbero l’attenzione che l’argomento merita. (s)