Il Movimento per la rinascita del Pci di Reggio Calabria ha apprezzato l’intento di potenziare e riorganizzare la rete ospedaliera in emergenza Covid19, ma «a nostro sommesso avviso, le modalità scelte sono assolutamente sbagliate».
Pochi giorni fa, infatti, la Direzione del Grande Ospedale Metropolitano ha indetto una “Manifestazione di Interesse” volta alla formazione di una “short list per l’eventuale conferimento di incarichi libero-professionali a CPS infermieri presso il G.O.M. di Reggio Calabria da destinare al potenziamento della riorganizzazione della rete ospedaliera in emergenza Covid19”.
«Esempio emblematico – si legge nella nota – è la strategia adottata dalla Regione Puglia e dalla Regione Piemonte: entrambi le Regioni hanno scelto di sopperire alle enormi esigenze prodotte dalla situazione emergenziale offrendo contratti per l’assunzione di infermieri contratto di 36 mesi; per cui già da mesi, negli Ospedali di queste 2 Regioni gli organici sono stati implementati con contratti sì flessibili ma dotati di adeguata stabilità: 36 mesi sono un arco temporale importante».
«Le decisioni assunte dalle due Regioni – si legge ancora nella nota – costituiscono una vittoria sindacale e del buonsenso, che permetterà finalmente alle regioni di attrarre professionalità da impiegare nelle nostre strutture sanitarie cercando di arginare l’emorragia di infermieri e professionisti della sanità attratti altrove da offerte più allettanti in un periodo di grande emergenza. La Regione Calabria si è mossa, invece, in totale dissonanza proponendo contratti di durata brevissima (3\mesi) e oggi contratti liberi professionali (per intenderci offerte di lavoro con partita iva)».
«In passato – continua la nota – avevamo già espresso pubblicamente forti perplessità, tant’è che solo in maniera molto parziale il nostro GOM è riuscito a sopperire alle esigenze imposte dalla pandemia; cosicchè per il resto si è stati costretti a colmare i vuoti spostando personale infermieristico da altri reparti per applicarlo al reparto Covid. Oggi, registriamo che questa fascia di personale infermieristico è costretto a lavorare con l’ansia di non sapere quale sarà il loro futuro; agli stessi vengono applicati contratti trimestrali rinnovabili».
«Immaginiamo – si legge ancora nella nota – come si possa sentire un lavoratore che viene applicato in un reparto ad altissimo rischio di contagio e tuttavia non sa se al quarto mese sarà ancora al lavoro o licenziato!
Il 23 novembre scorso i 3 sindacati più importanti (Fpcgil, CislFp e UilFp) avevano scritto addirittura al Ministro della Salute richiamando gli esiti della Conferenza delle Regioni. Tra le proposte suggerite nel corso di tale riunione, infatti, era emersa l’esigenza della modifica della durata dei contratti in essere prolungandoli “fino a 3 anni”, prevedendo, altresì, che il personale assunto, al termine del periodo emergenziale sarà utilizzato per le attività di recupero delle liste d’attesa; una speranza di futuro stabile e duraturo, insomma!».
«D’altronde – continua la nota – tale e tanta è la carenza di personale infermieristico che in detta occasione si è ipotizzata la possibilità di contratti di lavoro per gli studenti iscritti al III^ anno della facoltà per la laurea in materie infermieristiche. Pensavamo che il problema avesse trovato una direzione corretta e condivisibile. E invece no. Ad oggi, non si è provveduto ancora ad ancorare i contratti degli infermieri con contratti Covd ai 3 anni condivisi dalla Conferenza delle Regioni e, addirittura, si accentua il “piano inclinato” proponendo contratti a partita Iva?».
«Significa ipotizzare – continua la nota – l’arrivo di infermieri assunti per ore; per giorni; nella più assoluta precarietà e con garanzie del tutto insufficienti. Cosa succederà se un infermiere che lavora in un reparto Covid si dovesse contagiare? Sono uguali le garanzie per un lavoratore con contratto di lavoro rispetto ad un lavoratore libero professionale? Stando così le cose, il lavoratore libero professionale dovrebbe, per tutelarsi, affrontare il costo di una assicurazione privata di rischio professionale, oltre ovviamente a pagarsi anche i contributi previdenziali».
«No. Non siamo d’accordo – continua la nota –e lo diciamo pubblicamente chiedendo alla Direzione del Gom di ritirare – senza indugio alcuno – quella manifestazione di interesse sostituendola con una offerta di lavoro che garantisca al personale assumendo dignità del lavoro, stabilità, sicurezza in termini di garanzie assicurative e previdenziali. Nessuna emergenza può calpestare la dignità del lavoro. Nemmeno il Covid, a meno ché non si pensi che l’emergenza possa diventare un alibi per aggirare la Costituzione».