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"Diario di Lettura e di Letteratura" di Luigi Tassoni

“Diario di Lettura e di Letteratura” di Luigi Tassoni

di ELISA CHIRIANOBisogna esser grati a chi scrivendo ci concede di toccare, in modo intimo e profondo, angoli del pensiero, fotogrammi che catturano l’attimo e che si definiscono nel loro divenire. Un diario contiene la narrazione di sé, attinge alla quotidianità, all’ascolto vigile, alla ricerca personale e si arricchisce grazie all’incontro con l’altro. È vita scritta e scrittura della vita; è un promemoria, un modo per auscultare la voce interiore, fatta di tono, ritmo e intensità, e al contempo è uno strumento potente per raggiungere molteplici verità.

È una chiamata all’esserci attraverso connessioni, incidenze, avvenimenti ed eventi che accadono, superando la superficialità delle apparenze e creando legami spazio-temporali. Un diario mette in circolo storie che appartengono a un universo che non ha confini (e non li vuole), che esiste se la parola lo dice e la parola è corpo, carne, vita. È scheggia di brace e luce di astro; nutre sogni e spalanca nostalgie; avanza e infiamma, facendosi memoria o attesa e, intanto, sfugge a noi stessi, che bramiamo l’inesistente. La parola si fa desiderio e il desiderio entra nel corpo-parola, sazia storie e intesse pagine, brulica di vita e passione, avvolge e attanaglia.

A volte essa si impone come un taglio sul foglio, simile a quello che Fontana lascia sulla tela: un segno netto per sancire la volontà di sconfinare, di guardare dietro e aprire la possibilità di una nuova percezione delle cose. Si nutre di studio, ricerca e anche di silenzio, che collega cose lontane, si oppone alla realtà rumorosa, fatta di ferite e di lotta, conduce al senso ritrovato e a volte scardina o collega storie lontane. Si orienta tra retorica e semiotica, perché, come scriveva Umberto Eco, il signore dei segni, “è solo nel silenzio che funziona l’unico e veramente potente mezzo di informazione, che è il mormorio” (Costruire il nemico altri scritti occasionali p.215). 

Diario di lettura e di letteratura, Rubbettino Editore, è un invito ad andare oltre la pagina, lasciandosi guidare appunto dalla parola, che incede tra segni e suoni, significanti e significati, ritmo, riflessione, narrazione, poesia e dialogo. È un atto di fiducia e di amore verso la scrittura, verso il piacere di sfogliare le prime pagine di un romanzo, di un libro di poesie, di un saggio sul bancone di una affollata libreria. È un viaggio nella memoria, da alimentare e tenere viva e accesa, per non dimenticare, per cucire, frammento dopo frammento, anche i nostri naufragi, così come le felicità effimere. Non può avere la durata di un giorno in quanto è chiamata a lasciare traccia del nostro esserci, affinché la vita, grazie ai libri, possa dilatarsi. C’è un verso che ritorna negli scritti di Milo De Angelis «A memoria, dunque, a memoria ci siamo tutti»: non è nostalgia, non vuol dire guardare indietro per sentirsi perduti, la memoria è un essere ed esserci qui ed ora, con la consapevolezza dell’esistenza e della nudità di luoghi amati, della realtà del dolore, delle incidenze dei percorsi quotidiani.

Diario di lettura e di letteratura è un mosaico d’autore in cui vivono cinquantacinque articoli, scritti tra il 1984 e il 2021. Qui il tempo trova il suo spazio, in una prospettiva diacronica e sincronica, attraverso quattro tappe di un viaggio in cui la mèta è il percorso, tra Leonardo Sciascia, che odia la menzogna dei fatti e il silenzio delle idee, e una lettera a Natalia Ginzburg. Seguendo Luigi Tassoni, sulla scia di Italo Calvino (e dei suoi granchi), impariamo a vedere ogni sezione del libro non come un incipit, ma come già storia e narrazione a sé stante. E se la parte si definisce nel tutto, anche il tutto può essere contenuto nella parte, nel frammento che, come scrive Leonardo Sinisgalli, non vuole essere una fortezza costruita con gli stuzzicadenti, ma è un pensiero che si declina a tratti, un disegno che traccia una porzione. Esso consente in effetti un gioco tra le parti, un modo per tenere ben saldo il legame tra chi scrive e ciò che è scritto. Con il saggista, il critico letterario e il semiologo scopriamo tanta bellezza nella sconfinata proposta letteraria del passato e del presente; intravediamo qualche stilla d’infiniti abissi; ci imbattiamo anche in un’importante e inevitabile stroncatura.

Diario di lettura e di letteratura è un libro vitale e, come evidenzia Daniele Benati, si legge come un racconto. Come un prisma dalle molteplici facce, è poliedrico. È un omaggio a ciò che dà sapore al sapere: alla filosofia, al cinema, alla pittura. L’arte incontra se stessa e le mille parti di sé, in una sorta di dichiarazione d’amore per tutto ciò che accende curiosità, desiderio di sosta, studio, riflessione, disvelamento e divulgazione. Può succedere, quindi, di incrociare, tra le pagine, un classico contemporaneo, come Eugenio Montale (che si muove nel solco della tradizione, ma con una proposta profondamente critica con i suoi eterni dubbi sulla fragilità e la precarietà della nostra condizione), oppure si può naufragare nel mare delle infinite domande che si im-pongono sulla scena, in modo apparentemente spontaneo. Qui scopriamo il lettore attento e curioso, il semiologo dei linguaggi creativi e della comunicazione, lo scrittore acuto, ma anche lo studente che, grazie all’incoraggiamento della sua maestra, Eleonora Ansani, inizia ad annotare su un quaderno con la copertina nera alcuni pensieri che le letture accendono la mente.

Nel corso degli anni i quaderni sono diventati centinaia, perché “una cosa è pensare, un’altra è ragionare scrivendo”. Anche i maestri si sono moltiplicati, così come gli incontri e le amicizie. Il lettore potrà ammirare in chiave diversa e originale le meraviglie e i segreti di Mattia Preti o le tele di Andrea Cefaly; superare con Saverio Strati i confini del mondo; entrare nell’universo dei più piccoli in modo giocoso e con proposte attraenti di narrativa impegnata e affascinante, che non rifugge dall’uso in tasca di un amuleto, perché la paura va attraversata e mai messa da parte o derisa.

Il lettore potrà anche nascondersi negli spazi aperti di Trieste, andare dietro le quinte di un film di Fellini e scoprire che il suo cinema vive in stretta familiarità con il percorso creativo della versificazione. La poesia resta quel ticchettio necessario, diventa un’esplorazione sul vissuto, sulla storia, sul pensiero, sulla psiche, sulla parola, e sull’invenzione. Nell’epoca dei flussi veloci della cibernetica, dell’intelligenza artificiale è una sorta di oasi, uno spazio in cui poter sperimentare a oltranza il senso del tempo presente, al di là della superficie delle cose. Essa sarà sempre necessaria rispetto al povero mutismo del mondo. E così l’attento lettore potrà conversare con Milo De Angelis; seguire Andrea Zanzotto nelle sue sperimentazioni linguistiche, illuminate da neologismi, balbettamenti, disegnini, di spazio reinventato da lingue diverse; entrare con pazienza e passione nei dialetti italiani; auscultare la poesia nel modo meno convenzionale che conosciamo; cogliere il debito di riconoscenza nei confronti dei versi di Achille Curcio, che ha forgiato un proprio dialetto, muovendosi in un’area linguisticamente ricca nella parte jonica della Calabria e che grazie allo spazio del suo speciale fonoritmo, ha creato il luogo del dicibile, il tempo in cui tutte le cose possono essere dette. Diario di lettura e di letteratura non è quindi solo un diario e non racconta solo di lettura e letteratura.

È una dichiarazione d’amore verso la parola, un invito rivolto al lettore ad avere coraggio, farsi avanti e non aspettare, fidandosi di critici attenti e scrupolosi che sappiano osare e scardinare luoghi comuni e situazioni di comodo; è la fiducia riposta nel piacere della lettura di qualità; è il desiderio di lasciarsi sedurre dalla Bellezza come pensiero, linguaggio, percorso e anche impegno. Leggo, dunque sono! (ec)