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Copertina del libro Stati Uniti d'Europa di Gianluca Passarelli

Stati Uniti d’Europa di Gianluca Passarelli

di PIETRO RENDE – Una puntuale ricostruzione della prospettiva europeista ispira e conduce il saggio “Gli Stati uniti d’Europa” di Gianluca Passarelli, cattedratico calabrese di Scienze politiche alla Sapienza. Il suo saggio esce  mentre le strade di Bruxelles brulicano di trattori e coltivatori inferociti contro l’UE e per questo hanno “spappolato” ogni forma di rappresentanza tradizionale, unitaria, senza ottenere granchè ma solo una boccata d’ossigeno ad un ambito di imprese troppo ristretto per potersi ampliare come impone la modernizzazione in tutti i campi. Ma su queste contestazioni  si può essere  ottimisti, p.e., anche  sul futuro politico-militare degli Stati Uniti d’Europa, un “vaso di coccio” tra Cina e Usa? Passarelli è problematico ma esprime speranza e fiducia rilanciando il Manifesto del deputato  indipendente eletto nel Pci, Altiero Spinelli,  il primus europeista che il saggio cita  di più insieme ai grandi fondatori premier, quali:De Gasperi, Adenauer, Monnet…

Ho avuto l’onore e il privilegio di partecipare, proprio con Altiero Spinelli e altri autorevoli esponenti parlamentari, al dibattito sull’adesione dell’Italia al Sistema monetario europeo (SME), che si tenne nell’Aula di Montecitorio il 12 dicembre 1978. Ho avuto così modo di ammirare la sua libertà “parlamentare” quando  dichiarò che se “lo SME rappresenta una cosa assai modesta, tuttavia, pur essendo di poco conto significa moltissimo”, perché sgradito ai protettori più autorevoli della nostra patologica svalutazione monetaria.

Gli applausi del solo Centro – come riferisce il resoconto   stenografico – sottolinearono la sua autonomia e onestà politica. Infatti, ben diverso era stato l’intervento del suo collega Spaventa che aveva polemizzato a distanza  con un altro economista,  il prof. Andreatta, perché non era scaturito nulla di quanto aveva pronosticato. Non si trattava della solita  “gelosia” accademica perché nel Gruppo parlamentare del Pci, dopo una drammatica riunione – sembra – con l’intervento di Lama, segretario della Cgil, prevalse la contrarietà che condusse alle ennesime elezioni anticipate del 1979.

Ma l’Europa fece un significativo passo avanti con l’approvazione anche italiana dello Sme grazie a quelli che la pensavano come Spinelli. Passarelli, ora, pone come condizione della sopravvivenza filoeuropeista  l’attuazione  del suo  progetto federativo e non solo inter-statale di Ventotene  risalente al 1941. E lo fa con una passione non disgiunta dall’accettazione realistica e gradualistica di un “work in progress” ricordando che il termine “United states of Europe” venne coniato da Churchill già nel 1930. Richiama criticamente il neoliberismo (forse meglio, il monetarismo)che ispirò i governi di Reagan e della Thatcher e segnò il fallimento del piano Delors per l’Europa simile a quello  di cui oggi è tornato a parlare Draghi  che parimenti richiederebbe “la nascita di uno Stato sovranazionale e confederale…una fusione di stati prima divisi”. Ricorda l’eterna resistenza francese solo oggi rimossa da Macron per un esercito europeo, sollecitato anche dagli ambienti americani, di cui la Francia avrebbe naturalmente la direzione perché unica  detentrice della bomba atomica  in Europa.

Tornando al rapporto coI Pci l’autore ricorda che Spinelli rimase sempre tormentato tanto da fargli ritenere di “essere l’unico ad andarsene dal Pci per la strada e ritrovare che esso ….(mi) corre dietro”!Dopo avere tracciato un minuzioso e prezioso, per gli studenti, Manuale dei vari Trattati evolutivi dell’Unione ormai non più solo Comunità, Passarelli non lesina le proposte da attuare per rilanciare il valore dell’Unione nel cuore degli elettori, che sembrano distanti perché i suoi organi risultano distanti.

Da ciò l’auspicio di una profonda modifica dei rapporti tra Commissione  Esecutiva e Consiglio europeo dei Capi di Stato, della previsione di una maggioranza qualificata per sbloccare gli empasses , soprattutto della revisione dei  poteri oggi assai limitati del Parlamento europeo che non ha facoltà legislativa né di controllo, della elezione diretta del Presidente della Commissione esecutiva, già gradita a Delors, e della elezione  in un “unico” Collegio europeo della metà dei parlamentari di Strasburgo.

Infine la costituzione di “tre quadrati”, più gradita a francesi e tedeschi, ossia di tre velocità da potere compensare l’avvenuto ampliamento eccessivo ai Paesi ex comunisti del Patto di Visegrad e nel prossimo futuro a quelli, numerosi, che lo richiedono col rischio di un’ulteriore paralisi dominata dal libero-scambio del Mercato senza uno Stato europeo compensatore e più attento al mondo della finanza, dell’energia pulita, delle telecomunicazioni, intelligenza artificiale,ecc… Dove resterebbero i  Paesi “pig”(meglio non tradurre!):Italia,Grecia Portogallo e Spagna? Risuona, triste, una frase di Massimo D’Azeglio che si chiedeva se fosse stato “meglio lasciare al suo posto il Regno di Napoli”!

Infine, “last but not least”, il saggio affronta il tema del rapporto tradizionalmente ostico della Destra con l’unificazione europea e l’esaltazione dei fatali “nazionalismi che sono (meglio,recano) la guerra”, come disse Mitterand . Qui forse la prossimità della campagna elettorale di giugno per il nuovo Parlamento europeo, senza   inficiare il valore storiografico del saggio cui sono ovviamente aggiunte le proposte super partes de quo, forse  trascura il revisionismo in corso anche nella Destra italiana che, a prescindere dal solo Salvini,  potremo constatare o meno nella prossima elezione  del Parlamento europeo e  quando si prevede una  congiunzione di alleanze tra Fratelli d’Italia e  socialisti per la rielezione a  presidente della Commisssione esecutiva di Ursula Von der Leyen contro i nazionalisti di Le Pen, Orban e soci.

In politica bisogna innanzitutto sapere attendere il momento giusto perché il tempo (Kairos) viene prima dello spazio, la storia prima della geografia. Se prima abbiamo dovuto attendere la conversione del Pci all’Europa e alla Nato, adesso possiamo attendere anche la conversione della Meloni all’ europeismo. La premier forse ha già ragione quando ricorda ai nemici giurati del Centro e del parlamentarismo che il presidenzialismo è più efficace del bi-polarismo. (pre)

STATI UNITI D’EUROPA
di Gianluca Passarelli
Edizioni Egea, ISBN 9788823839731