Domani pomeriggio, a Palermiti, alle 16.30, nella palestra della Scuola Media, sarà presentato il considerevole insieme di cavità rupestri, alcune delle quali con interessanti graffiti databili tra l’età paleocristiana e l’alto medioevo che sono state rinvenute a Palermiti.
Saranno presenti il sindaco Domenico Emanuele, la Soprintendente Stefania Argenti, l’archeologo Domenico Benoci dell’Università Pontificia Regina Apostolorum, l’archeologo Eugenio Donato già collaboratore esterno Sabap e lo storico Francesco Cosco, primo studioso a vedere e analizzare i graffiti.
Presentato dall’antropologa Patrizia Giancotti, responsabile del presidio Italia Nostra di Palermiti, il rilevante ritrovamento che getta nuova luce sulla storia del piccolo paese del catanzarese, non è stato un evento fortuito. Bensì frutto di ricerche e rilevamenti effettuati da Renzo Peronaci e dalla moglie Loredana Teti, palermitesi appassionati di archeologia e storia locale, a partire da una felice intuizione scaturita dalle dichiarazioni di Don Innocenzo Lombardo, eminente studioso, già parroco del paese, che indicava il toponimo di Palermiti come derivante dalle parole greche pàlai erimítis, luogo di antico eremitaggio.
L’immediato collegamento eremita-grotta riportò alla memoria antichi racconti familiari, spingendo Peronaci alla ricerca effettuata insieme alla moglie Loredana, fino agli strabilianti ritrovamenti che verranno illustrati nel corso della presentazione. Il luogo caratterizzato da folti boschi e corsi d’acqua, sarebbe dunque costellato da decine di grotte, configurandosi come il punto focale di un monachesimo mistico ancora tutto da studiare.
Il complesso iter necessario per arrivare al riconoscimento e al vincolo archeologico è stato possibile grazie all’interessamento personale e alla tenacia del sindaco Domenico Emanuele, allertato da Renzo e Loredana, dopo essersi sincerati, grazie ad un primo sopralluogo effettuato da Ines Caliò, archeologa dell’Archeoclub di Girifalco, che le loro intuizioni non erano infondate. Preziosissimo è stato il supporto della sezione Italia Nostra Soverato Guardavalle, nelle persone di Angela Maida e Raffaele Riverso che, hanno coadiuvato il sindaco per la segnalazione del ritrovamento agli enti preposti alla tutela e innescato la virtuosa partecipazione di numerosi soggetti che, a vario titolo, hanno contribuito a creare un percorso approdato agli attuali rilevamenti.
Ora le cavità rupestri, nelle quali sono riscontrabili sedute circolari, croci e particolari forme di altare dalla complessa simbologia, sono tutte da studiare: per stabilire una datazione più precisa, se ci fossero legami con qualche particolare ordine religioso, quali le specifiche destinazioni d’uso, quali persone hanno potuto usufruirne. Per il momento si tratta solamente di prime ipotesi, ma anche di un importante passo per la messa in sicurezza dei siti, verso l’istituzione di un vero e proprio percorso archeologico, potenziale attrattore per studiosi, escursionisti, appassionati di storia e archeologia. E, soprattutto, siamo di fronte al recupero di una preziosa memoria storica locale, dalla quale emergono racconti e senso di appartenenza, alla quale è opportuno attribuire tutto il valore che merita. (rcz)