Cosa si mangiava a Reggio Calabria negli anni ’50? è stato il tema su cui si è incentrato la conversazione-convivo organizzato, in Casa Falzea, dall’Associazione Amici del Museo di Reggio Calabria.
Nel corso dell’incontro, il rag. Lilli Conti, uno dei vicepresidenti dell’Associazione, storico della gastronomia italiana, ha dettagliatamente informato su alcuni dei piatti più caratteristici della nostra Cucina negli anni immediatamente successivi alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Sono stati così presentati alla degustazione i biscottu casareccio a’ capunata, i maccu ‘i favi, i brocculi ‘i macellari ffuati, i macarruni i casa fatti a mano cu bucu, la zuppa ‘i fascioli chi cotichi ru porcu, i carcioffuli ‘i roccella ammuddicati, i ventriceddi ca’ muddica di pani friscu, i piscistoccu chi patati, il suffrittu a’ riggitana fattu all’usu anticu, i purpetti ‘nto sugu, i carciofuli a cutuletta, a cutra ru bizzolu servita nel piatto del buon ricordo conti, i susumelli e strufoli fatti in casa.
Il momento conviviale è stato preceduto da una visita guidata al Parco Archeologico di Occhio di Pellaro, gestito dalla giovanile Associazione Garibaldina di Motta San Giovanni. Le strutture magnogreche e romane che sono state scoperte in quel sito, testimoniando la ricchezza degli antichi insediamenti dell’area sud del territorio comunale reggino, illustrate con molta professionalità dalle operatrici dell’Associazione Garibaldina, hanno suscitato, negli attenti visitatori, molto interesse verso una realtà archeologica fino a poco tempo fa completamente obliata. (rrc)