Senza turismo, per i blocchi e le limitazioni agli spostamenti imposti dall’emergenza Covid, sono a rischio i 269 tesori alimentari tradizionali dei borghi calabresi custoditi da generazioni dagli agricoltori. È questo l’allarme lanciato da Coldiretti Calabria, sottolineando come «l’assenza di turisti stranieri e italiani ha un impatto pesante sulla loro sopravvivenza legata alla storia e all’economia dei territori, che sono il simbolo della grande creatività, tradizione, qualità e sicurezza alla base del successo del Made in Calabria».
«Tesori – si legge in una nota – custoditi nei nostri 318 piccoli borghi, che hanno ampi margini di accoglienza residenziale in un paesaggio fortemente segnato dalle produzioni agricole, dalle colline pettinate dai vigneti agli ulivi secolari, dai casali, agriturismi e montagna che raccontano la bellezza della Calabria e la bontà dei suoi prodotti. Una patrimonio da salvare, che non ha solo un valore economico ma anche storico, culturale ed ambientale e che garantisce la lavoro alla popolazione anche nelle aree interne più isolate».
«Il crollo del turismo straniero in Calabria– ha stimato Coldiretti – ha causato un buco di oltre 300 milioni nelle spese dei viaggiatori dall’estero. La mancanza di vacanzieri si trasferisce a valanga sull’insieme dell’economia per il crollo delle spese per, alimentazione, alloggio trasporti, divertimenti, shopping e souvenir. Il cibo è la voce principale del budget delle famiglie in vacanza, con circa un terzo della spesa di italiani e stranieri destinato alla tavola».
«Dietro ogni prodotto c’è una storia, una cultura ed una tradizione che, viva nel tempo, esprime la realtà di ogni territorio» ha dichiarato il presidente della Coldiretti Calabria, Franco Aceto, nel sottolineare «la necessità di valorizzare questo patrimonio anche per aumentare la spinta del Made in Calabria sui mercati italiani ed esteri».
«Non sono solo numeri – ha precisato Aceto – perché dietro ci sono centinaia di agricoltori, allevatori, pescatori, viticoltori e casari che soffrono insieme ai ristoratori».
«Chiusure forzate – continua la nota – limitazioni negli orari di apertura, divieti agli spostamenti, drastico calo delle presenze turistiche e la diffusione capillare dello smart working hanno devastato i bilanci dei servizi di ristorazione e tagliato drammaticamente i livelli occupazionali ma le conseguenze si fanno anche sentire direttamente sui fornitori».
«Anche alla luce dell’avanzare della campagna di vaccinazione, da intensificare – ha proseguito Aceto – se le condizioni sanitarie lo permetteranno diventa importante consentire le aperture dei locali della ristorazione nel sottolineare peraltro che “con l’arrivo del bel tempo le chiusure favoriscono paradossalmente gli assembramenti all’aperto sulle strade, nelle piazze e sul lungomare. Nei locali della ristorazione e agriturismi sono state invece adottate tutte le misure di sicurezza previste».
«Nell’attività di ristorazione – ha rilevato la Coldiretti – sono coinvolti oltre 15mila tra ristoranti, bar, pizzerie e agriturismi con 32668 addetti situati nella Regione ma le difficoltà si trasferiscono a cascata sulle industrie alimentari, sulle oltre 34mila aziende agricole lungo la filiera impegnate a garantire le forniture».
«Si tratta – conclude la nota – di difendere la prima ricchezza della Regione: la filiera agroalimentare che in Italia vale 538 miliardi, pari al 25% del Pil nazionale ma è anche una realtà da primato per qualità, sicurezza e varietà a livello internazionale». (rrm)