Nausica Sbarra, resposabile del Coordinamento Donne, Giovani e Immigrati Cisl Calabria, ha spiegato come «in questo 8 marzo 2022 le donne della Cisl calabrese vogliono pubblicamente esprimere la propria vicinanza al popolo ucraino e alle comunità ucraine della nostra regione».
«A tutte le donne – ha aggiunto – che vivono ore di angoscia per i familiari e per sé stesse. Ai loro figli – bambini, ragazzi, giovani – che sperimentano sulla propria pelle la violenza del cinismo di una politica che calpesta persone, diritti, attese, speranze e che si rifiuta di ascoltare la voce della coscienza».
La vicinanza alle donne ucraine – ha proseguito Nausica Sbarra – si accompagna al nostro impegno verso tutte le donne, perché nel nostro Paese e nella nostra Calabria siano protagoniste nella ripresa, per il lavoro di qualità e in sicurezza. A questo tema sarà dedicato il webinar organizzato a livello nazionale, nella giornata dell’8 marzo, da Cgil, Cisl e Uil».
«“Ogni guerra – ha scritto Papa Francesco – lascia il mondo peggiore di come lo ha trovato. La guerra è un fallimento della politica e dell’umanità, una resa vergognosa, una sconfitta di fronte alle forze del male”. Un’altra guerra assurda sta facendo nuove vittime. Il dramma di un popolo diventa il dramma di tutti. Conosciamo bene, attraverso i nostri padri che hanno sacrificato la loro vita, il valore della democrazia e della libertà e lavoriamo ogni giorno perché i nostri figli abbiano un futuro di pace. Il popolo ucraino ha diritto a vivere in pace», ha detto ancora.
«Faremo quanto è possibile – ha concluso la Responsabile del Coordinamento Donne Cisl regionale – per rendere concreta la solidarietà alle donne ucraine che vivono in Calabria, spesso impegnate nella cura dei nostri anziani. La nostra terra ha sperimentato duramente e sperimenta ancora oggi, soprattutto per i giovani, la fatica dell’emigrazione. Conosciamo questo dolore. Come calabresi ci sentiamo perciò a maggior ragione chiamate a sostenere, in questa fase drammatica e convulsa, chi viene dall’Ucraina, sapendo anche che la questione dell’immigrazione non si ferma alla tragedia di queste ore, ma è un problema aperto 365 giorni all’anno. Chiunque fugga dalla guerra, dalla fame, dalla mancanza di libertà e di futuro ha diritto di essere accolto». (rcz)