di GIUSY STAROPOLI CALAFATI – Roma, giugno 2022. La città è asciutta. La bocca arsa. Trinità dei Monti una coltre di sole. Giugno è torrido sulla scalinata e anche altrove. Ho bisogno di un libro da leggere. Di pagine che voltate movimentano l’aria. Di una storia che mi trasporti altrove. Magari in un’isola. Passando per scogliere e mare blu.
Via del Corso, libreria Feltrinelli, Galleria Alberto Sordi (appena qualche settimana prima la chiusura dei battenti).
La copertina è calda come Roma. Elsa è attraente. Angela Bubba, (Elsa – Ponte Alle Grazie, 2022), un’illuminazione sopra tutta la letteratura italiana.
Al Colosseo, il primo affondo. Poi altrove. Via del Babuino, Via dell’Oca, Basilica di Santa Maria del Popolo. Il ritorno in Calabria. La mia terra e la radice di Angela. È qui che mi inoltro con profonda devozione e rilasciamento, nella vita di Elsa Morante scritta da Bubba. Una lettura che mi raccomanda solitudine. Che è desiderio e godimento interiore. Procida è di fronte casa. Nei giorni di chiaranza la intravedo. Un punto a cui miro per non perdermi e non smarrire Elsa, a cui più passano i giorni più mi affeziono. Quasi mi affido. Conoscerla, è un desiderio antico. Conoscerla fino in fondo intendo. Fin dentro la pancia, nella testa, nelle pieghe dell’anima. Mi perfora il racconto di Angela.
La sua scrittura è potente, ribelle, casta e assordante. Elsa non dà pace. Non ne ha.
Irrompe nel sonno, corrompe al mattino. Turba e non risarcisce. Urge. Arde. Non un giorno di pioggia, tutto sole in questo viaggio intimo nella donna letteraria del ‘900.
Un volo il cui atterraggio è sempre stracolmo di urti. E dove fa male, dove rassetta il dolore. Irma, Elsa… Due madri diverse. Perché nessuna ha mai una copia identica. La prima compiuta, l’altra mancata (forse).
Augusto, Rolando, Arturo, la madrina… Il miagolio dei gatti e la gattara.
Elsa quasi sempre figlia e distrattamente madre. Madre irredimibile di Arturo. Un cuore grande quanto la sua isola. I battiti, le palpitazioni, gli arresti e le improvvise riprese. Le assenze assurde, quasi omicide.
Utilizzo come segnalibro, la sovracoperta, piccina piccina, de L’amata alla finestra di Corrado Alvaro. Una congiunzione che quasi mi disorienta, ma che avviene spontanea. Tengo entrambi i libri vicini, la raccolta di Alvaro è vecchissima, la copertina usurata. Elsa la tiene al riparo da ulteriori danneggiamenti tra le pagine di Angela che, tanto sapientemente l’accompagna, la sostiene, e si fa voce, e si fa incanto. Reincarnazione.
La vita di Elsa è millenaria. Ricca di appunti e di incontri. È “La storia”. La donna “menzogna e sortilegio”.
L’incontro con Alberto Moravia nel ‘36, il premio Viareggio nel ‘48.
Moglie e amante, scrittrice irrimediabile. Condannata al carcere dal demone sobillante della narrazione.
La perdizione con Luchino Visconti nel ‘50, l’incontro col poeta sopra ogni poesia nel ‘54. Pasolini, amicizia e sbattimento.
Premio Strega nel ‘57, lo sconfinamento del sogno nella realtà.
Arturo, Procida, la meraviglia di tornare per sempre dove restare è l’idea, il progetto, al di là di ogni terrena emozione o condanna.
Angela Bubba accompagna Elsa Morante a fare a pezzi il mondo per ridargli vita. Soffre con lei. Vince, perde. Fa nodi e diventa una fune bagnata.
Il destino è pazzo, burlo. Quest’anno io Elsa e Angela siamo state proposte allo Strega. Il mio debole, però, era tutto per loro. Nonostante “io”. Sembrerebbe poco normale. Invece è normalissimo. È reale. Ed oggi che, con Angela Bubba, ho invaso, grazie all’eternità della letteratura, l’intimità di Elsa Morante, comprendo ciò che verso di loro mi calamitava. E anche il motivo per cui Angela Bubba non lo ha vinto, il Premio Strega. Elsa non era avvezza ai premi, ai podi, alle pose. Tra le pagine di Angela, il suo spirito forte e ardito, finalmente trova la pace a cui l’anima della Morante ha sempre anelato.
Non v’è definizione di spazi tra Elsa Morante e Angela Bubba.
Esse sono una e una cosa sola.
“La fenice senza ceneri. Io. Elsa.” La spada.
ELSA, di Angela Bubba
Ponte alle Grazie, ISBN 9788833315294