di MARIACHIARA MONACO – La ragazza del futuro ha un nome: Mariele Lo Bianco. Originaria di Briatico (Vv), si è laureata in Lingue e Letterature Moderne presso l’Università della Calabria con il massimo dei voti, ed è stata insignita, lo scorso 29 gennaio presso la Camera dei Deputati, del prestigioso premio “America Giovani”, un riconoscimento della fondazione Italia-Usa al talento universitario che viene conferito ogni anno a mille, tra studenti e studentesse italiani/e, che si sono distinti/e per la loro eccellente carriera accademica, e per aver approfondito studi che sono compatibili con il Master “Leadership per le relazioni internazionali e il Made in Italy”, offerto agli studenti grazie ad una borsa di studio a copertura totale.
Ma Mariele si aspettava tutto questo? «La notizia è stata totalmente inaspettata, conoscevo la fondazione, ed ero a conoscenza del Premio e del Master, perché altri colleghi dell’Unical lo hanno ricevuto prima di me, ed è stato bellissimo sapere di poter avere la loro stessa opportunità».
Emozioni che si raccontano e che si ricordano, in uno dei giorni più belli che una persona possa vivere: «La premiazione presso la Camera dei Deputati è stata veramente molto emozionante. Eravamo lì, studenti e studentesse nella stessa fase di vita, con esperienze molto diverse ma allo stesso tempo molto simili».
Un riconoscimento, frutto di una passione che Mariele ha sempre avuto: quella per le lingue straniere. «La passione per le lingue è nata da piccolina: mi affascinava tantissimo l’idea di avere più modi di dire qualcosa, ma soprattutto mi piaceva pensare di poter parlare con persone che erano cresciute in un posto diverso dal mio. Le lezioni di inglese erano le mie preferite, e quando le mie insegnanti passavano dall’inglese all’italiano in maniera naturalissima io pensavo che volevo assolutamente riuscirci, prima o poi!».
Poi il salto in alto, l’università, i passi percorsi da un cubo all’altro seguendo lezioni, sostenendo esami, o semplicemente chiacchierando fra colleghi, senza mai dimenticare l’obbiettivo: «Ho seguito il corso di laurea di Lingue e Culture Moderne dell’Università della Calabria, scegliendo inglese e francese come prima e seconda lingua. All’Unical ho trovato dei docenti e delle docenti che con tanta passione e tanta cura mi hanno trasmesso tantissimo, non solo a livello prettamente linguistico, ma su più fronti. Nel corso della triennale e della magistrale – in Lingue e Letterature Moderne – si intrecciava un po’ in tutti i corsi una visione globale e intrinsecamente internazionale del mondo, con un forte focus sugli studi di genere, transnazionali e della migrazione. Tutto quello che ci è stato trasmesso siamo stat* chiamat* ad accoglierlo con uno sguardo aperto all’integrazione e alle diversità, uno sguardo che non teme i confini culturali, linguistici, geografici, sociali».
Dietro i riflettori che illuminano Mariele però, ci sono stati sacrifici, giornate intere di studio e di confronto con i numerosi docenti, fonte d’ispirazione dall’inizio fino alla fine: «Quando penso ai miei “maestri”, mi viene in mente la prof.ssa Margherita Ganeri, Ordinaria di Letteratura Italiana Contemporanea presso l’Università della Calabria e fondatrice del centro Italian Diasp e abbiamo poi collaborato in occasione di più progetti, come la pubblicazione del volume Calabrian Voices, e l’organizzazione dell’Italian Diaspora Studies Writing Retreat. In tutte queste esperienze, la professoressa Ganeri mi ha insegnato veramente il significato della parola “intercultura”: mi ha donato uno sguardo sul mondo affascinato, curioso, che legge la diversità come ricchezza e che attraversa i confini imparando sempre qualcosa di nuovo. È poi per me doveroso menzionare altri e altre docenti del corso di laurea: le professoresse Carla Tempestoso, Bruna Mancini, Renata Oggero, Annafrancesca Naccarato, Carla Riviello e i professori Mirko Casagranda, Danilo De Salazar, Yannick Preumont. Se la qualità dei loro corsi è innegabile, è forse ancora maggiore la sensibilità con cui hanno saputo trasmettere la sensibilità interculturale e all’integrazione che non è solo uno focus del Clia, ma un fil rouge del corso di laurea. Doveroso menzionare anche la prof.ssa Martina Di Florio, docente di Italian Studies al Trinity College di Hartford (Connecticut, Usa), e il prof. Steven J. Sacco, visiting professor al corso Clia 2020: se studiare lingue è un po’ come costruire un ponte tra l’Italia e altri posti nel mondo, insieme alla prof.ssa Ganeri loro sono stati la base del mio piccolo ponte tra Italia e Stati Uniti».
La ragazza del futuro, seppur proiettata verso nuove avventure, si guarda indietro e trova le esperienze, e i maestri che l’hanno ispirata, e che le hanno insegnato a camminare da sola, fino alla Luna. Perché Mariele, proprio come un’astronauta, ambisce a scoprire nuovi pianeti della conoscenza: «Un’altra esperienza universitaria che non dimenticherò mai è stata quella a fianco del visiting professor Alan Gravano, il quale mi ha un po’ fatta sentire su un ponte tra il mondo accademico americano e quello italiano, il ché è stato particolarmente significativo, trattandosi del corso di Cultura e Letteratura Italo-Americana».
Un bagaglio di vita vissuta tanto prezioso e importante, fatto di relazioni interpersonali, e di consapevolezze. Mariele è pronta per un nuovo salto in alto: ma qual è il suo sogno nel cassetto? «Essere felice e soddisfatta, in qualsiasi contesto, o ambito. Mi piacerebbe fare qualcosa di buono per gli altri e per il mondo, e che si colleghi in qualche modo con un futuro maggiormente sostenibile, dove i diritti sociali e civili rappresentino una fonte alla quale attingere».
Ora sta frequentando il Master online offerto dalla Fondazione Italia-Usa, un’occasione per conoscere nuovi mondi come quello del marketing e della comunicazione: «Questo percorso appena iniziato mi sta schiarendo molto le idee, perché ho la possibilità di approfondire degli ambiti che ho già trattato all’università, e allo stesso tempo mi sta facendo immergere anche in ambiti totalmente nuovi». (mm)