di PINO NANO – «Polsi è il cuore della Calabria ma è anche il cuore del mondo, perché quando scendi nella valle di Polsi scendi nel grembo della terra. Quindi, si scende nel grembo della vita. È bello esserci quando percepisci il delicato e piacevole profumo della speranza del cambiamento. Esserci per cambiare. San Luca, unico, stupendo e complesso paese, vanto di Padre Stefano De Fiores, figlio di questa terra che amava dire “eu sugnu santulucoto“. Parlava a Dio, parlava all’uomo, conscio che in questa meravigliosa terra di San Luca, come amava definirla Corrado Alvaro, la missione di Dio, è quella di salvare l’uomo, unendo cielo e terra con la benedizione di Maria».
È il narrare di monsignore Giancarlo Maria Bregantini, ritornato per un giorno in Aspromonte per partecipare al convegno organizzato dalla Fondazione Corrado Alvaro sulla figura e sul ruolo di Padre Stefano De Fiores, lui che a Polsi per la prima volta c’è arrivato a piedi, seguendo la fiumara. Era stato appena nominato vescovo, e lui da vescovo di Locri saliva al santuario da pellegrino e ne ridiscendeva da testimone di fede. Lui, che per tutto il tempo della sua missione pastorale ha raccontato Polsi come luogo sacro di preghiera e di meditazione. Non altro.
19 luglio 2024, ore 17.30, San Luca, Chiesa Santa Maria della Pietà, siamo di fronte alla casa di Corrado Alvaro. Un gruppo di intellettuali si ritrova insieme per raccontare questo straordinario sacerdote calabrese. Padre Stefano De Fiores è stato uno dei figli più illustri di San Luca, il più grande mariologo del secolo appena passato, forse il vero e unico ambasciatore di San Luca accreditato non solo in Vaticano, lui sacerdote, ma nel resto del mondo culturale italiano e internazionale, a rappresentare e raccontare la magia del santuario di Polsi e della sua gente.
Ne sa qualcosa Aldo Maria Morace che a San Luca ha dedicato i suo anni accademici più belli e la sua passione infinita per la letteratura e la storia: «Padre Stefano – ricorda il grande intellettuale calabrese – ha scritto un libro su Alvaro, “Itinerario culturale di Corrado Alvaro”, che è fondato su rigorose ricerche d’archivio e che illumina il complesso rapporto che lo scrittore ha avuto con il mondo cattolico e con la religione, definendosi cristiano laico perché lontano dalla Chiesa del potere. Le due relatrici presenti oggi qui a San Luca hanno invece messo in luce la novità degli studi mariologici di Stefano De Fiores, oggi più che mai vivi e attuali proprio per la dimensione eversiva che hanno avuto in rapporto ai suoi predecessori nello studio della funzione di Maria come tramite fra la terra e il cielo. Ma Stefano è stato anche una persona protesa a lenire il dolore umano dei più umili. Ed è stata la sua più autentica e vera nobiltà».
Ma non solo teologia, mariologia e letteratura. Dell’illustre mariologo è stato trattato anche l’aspetto sociale perché, come ha spiegato don Pino Strangio, «padre Stefano ha lavorato così tanto nel mondo del sociale che per raccogliere quello che ha fatto e seminato non basterebbe un intero volume».
«Sono i pregiudizi che offuscano il bene che si è fatto – sottolinea il vecchio vescovo di Locri Giancarlo Bregantini –, ricordando che la gente di San Luca è un tesoro, non una disgrazia, e ribadendo che nulla è impossibile a Dio, con i suoi momenti che passano e portano gioia. Siamo nella terra di Maria e in pellegrinaggio verso la vallata in uno scendere nel grembo della terra per poi risalire verso la luce, testimoni che dove c’è Maria che passa, la terra diventa un giardino, a Polsi come in paese».
«Ho portato qui a San Luca – dice Aldo Maria Morace, Presidente della Fondazione Corrado Alvaro – persone che di Padre Stefano De Fiores possono dirci più di quanto nessuno possa immaginare per averlo studiato a fondo e conosciuto: Clara Gabriella Aiosa, Teologa (“Stefano De Fiores: uomo del rinnovamento e delle sintesi”); Alberta Maria Putti, Pontificia Università Gregoriana (“Maria, icona della Trinità” nella teologia di P. Stefano de Fiores”); Giancarlo Maria Bregantini, Arcivescovo Emerito di Campobasso-Boiano: “(P. Stefano De Fiores e la Diocesi di Locri-Gerace”); e Carmela Maria Spadaro, dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, in funzione di coordinatrice del seminario e degli interventi che si sono poi succeduti».
Ma in prima fila a San Luca c’era anche un giornalista famoso, uno dei più amati Vaticanisti Rai di questi anni, Enzo Romeo, che segue personalmente il Papa per il TG2 e che ogni qualvolta si parla di Calabria, se può, lui c’è sempre. Come dire? Anche lui uno straordinario figlio della Locride.
«È grave invece – commenta con amarezza il prof. Aldo Maria Morace – che non ci fosse un rappresentante delle istituzioni statali, e in particolare il commissario prefettizio Rosario Fusaro, che da poco ha preso il posto del sindaco Bruno Bartolo, non essendo state presentate liste nella recente occasione elettorale, per sfiducia nei confronti dello Stato: l’unica nota dolente, quella dell’assenza dello Stato, di una giornata che così sarebbe stata perfetta e che, ancora una volta, ha messo in risalto il vero volto di San Luca». (pn)