Morabito (PD): Dal ministro Crosetto grave smacco alla comunità di San Luca

Il Segretario della Federazione metropolitana del Partito Democratico di Reggio Calabria Antonio Morabito, ha evidenziato come «dal ministro Crosetto si astato fatto un grave smacco alla Comunità di San Luca».

«Siamo contenti – ha spiegato – che il Ministro della Difesa abbia scelto di visitare alcuni luoghi simbolici della Calabria, ed in particolare un comune come quello di San Luca, che ha grande necessità di sentire al suo fianco la presenza dello Stato e delle istituzioni. Non comprendiamo però come il Ministro, o chi per lui, abbia deciso di effettuare la visita escludendo la presenza del sindaco di San Luca, non solo non invitato, ma addirittura respinto dal luogo dove Crosetto stava rendendo omaggio alla stele in memoria del brigadiere Carmine Marino, caduto per mano mafiosa nel 1982».

«Se è vero com’è vero che i sindaci democraticamente eletti sul territorio rappresentano la comunità che li ha individuati per guidarla – ha aggiunto Morabito – il Ministro Crosetto sbaglia ad escludere dalla sua visita la presenza del sindaco Bartolo. Non solo per una mera questione cerimoniale, che dovrebbe prevedere la presenza del sindaco in sede al fianco di un Ministro della Repubblica, ma anche per un fatto di sostanza, che evidentemente Crosetto ignora».

«Piena solidarietà quindi al sindaco Bartolo e all’intera comunità di San Luca per il riprovevole episodio e per il grave smacco istituzionale subito. È evidente – ha concluso il segretario Pd – che questo Governo preferisce gli spot natalizi ad una reale e concreta vicinanza al territorio». (rrc)

La “disattenzione” istituzionale del ministro Crosetto per la Comunità di San Luca

di FRANCESCO RAOLa presenza del Ministro della Difesa Guido Crosetto a San Luca per onorare il brigadiere dei Carabinieri Carmine Tripodi, caduto per mano assassina lungo la strada che porta dalla Statale 106 al Comune che diede i natali a Corrado Alvaro, finisce per lasciare l’amaro in bocca alla Comunità di San Luca ed in primis al sindaco Bruno Bartolo il quale, raggiunto il luogo dell’iniziativa, seppur non fosse stato ufficialmente invitato, non gli è stato concesso nemmeno di salutare il Ministro.

Raggiunto telefonicamente nel primo pomeriggio, Bruno Bartolo era fortemente amareggiato per l’accaduto. Nella breve discussione lo stesso Bartolo ha riferito di aver già richiesto udienza al Prefetto per condividere la “disattenzione” istituzionale riservata per l’ennesima volta non alla sua persona ma alla sua Comunità. Ed ancora, sempre lo stesso Sindaco che è un fiume in piena continua: «forse lo Stato ha dimenticato quando nessuno voleva candidarsi alle Elezioni Amministrative e si andava avanti con i vari commissariamenti prefettizi e il sottoscritto, mettendo la faccia e accettando di candidarsi e restituito ai sanluchesi una Amministrazione eletta che ha proprio allo Stato di recuperare quell’enorme apatia espressa dai moltissimi concittadini che non volevano saperne di elezioni?».

Oggi, proprio quello Stato per il quale mi sono sempre impegnato con il forte desiderio di rendere possibile un cambio di passo a questo territorio, seppur rappresentato dal Ministro della Difesa, non ha minimamente considerato l’importanza che noi avremmo conferito nel ricevere l’invito ufficiale e presenziare all’evento. Seppur fosse presente il Presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto, tale presenza potrebbe essere rappresentativa per i Calabresi ma il Sindaco del luogo nel quale si svolge una iniziativa nella quale è presente un componente del Governo è imprescindibile. Non valgono nemmeno le giustificazioni circolate nell’immediatezza, ossia, “trattandosi di un incontro tecnico non era prevista alcuna forma di invito ai Sindaci».

In tal caso, gli incontri tecnici si svolgono all’interno delle Caserme e non in aperta via. Ed allora, al Ministro Crosetto che si inginocchia al cospetto del Milite Ignoto, tumulato nell’Altare della Patria per rendergli omaggio, è legittimo chiedere quale motivo il Primo Cittadino di San Luca non è stato invitato alla cerimonia?  Perché la gestione del cerimoniale, attuato oggi a San Luca, è differente da quello messo in pratica solitamente nei rimanenti 7903 Comuni d’Italia? Crediamo sia superfluo ricordarlo, ma repetita iuvant, è opportuno rammentare a chi di competenza che gli unici rappresentanti delle nostre istituzioni, democraticamente eletti, ai quali è concesso di poter indossare una fascia tricolore sono i Sindaci.

Loro rappresentano le singole Comunità Italiane, unite sotto il Tricolore e situate all’interno di un solo territorio nazionale. Perciò, ad ogni singolo Sindaco dei Comuni Italiani, per garbo istituzionale, va riservata l’identica dignità praticata nei confronti dei vari rappresentati delle istituzioni presenti sul territorio a partire dal Sig. Prefetto, al Sig. Questore, ai Sigg. Comandanti provinciali delle Forze dell’Ordine e via discorrendo. Nel porgere gli onori al brigadiere Tripodi, Medaglia d’oro al valor Militare, quanto registrato oggi rimarrà una di quelle pagine che vorrei sperare potesse essere riscritta in bella copia in primis per mano del Sig. Ministro Guido Crosetto, ritornando a San Luca, per rendere omaggio ai tanti Carabinieri caduti in questo territorio, compreso il Carabiniere Domenico Scibilia, caduto il 1° aprile del 1984 a causa di un incidente avvenuto durante un rastrellamento finalizzato alla ricerca di latitanti, causato dalla forte nebbia. In quella occasione, il Comandante della locale Stazione era proprio il brigadiere Tripodi che, accorrendo in soccorso e aiutato da alcuni pastori, portò sulle spalle il commilitone dal luogo dell’incidente al centro abitato tentando di strapparlo alla morte.

Purtroppo, non ci fu nulla da fare e la Comunità di San Luca seppe stringersi ai familiari del giovane Carabiniere e del suo Comandante. Quello di oggi sicuramente è stato un errore non voluto. Perciò, ripongo una particolare fiducia negli atti successivi che verranno praticati affinché possa giungere presto un chiaro segnale di riavvicinamento, volto a confermare quei valori e quella considerazione istituzionale che la nostra Costituzione ci chiede di vivere e praticare per consolidare l’Unità della nazione. (fr)

 

LA CALABRIA HA UN CUORE E QUESTO BATTE
A SAN LUCA NEL NOME DI CORRADO ALVARO

«San Luca torna finalmente a essere la patria di Corrado Alvaro e null’altro. Un punto di riferimento fermo, da dove originano importanti stagioni di pensiero». Così la scrittrice calabrese, Giusy Staropoli Calafati, sulla sua pagina Facebook, riferendosi alla piccola cittadina aspromontana che diede i natali a uno de più grandi scrittori italiani ed europei del ‘900. 

Giusy Staropoli, racconta, come fosse una pagina di diario, il suo primo viaggio a San Luca. Una narrazione intensa in cui viene sviscerato l’amore per la Calabria che, nel paese di Alvaro, secondo la scrittrice vibonese, trova il suo completamento. Il sindaco Bruno Bartolo e la sua amministrazione, rimangono rapiti dalle parole usate dalla scrittrice nei confronti della città alvariana. 

Se la Calabria ha un cuore questo batte a San Luca. Qui nacque Corrado Alvaro.

L’amministrazione, guidata da Bruno Bartolo,  infatti, già a lavoro per ridare un volto nuovo alla città, spesso sfregiata da stereotipi e pregiudizi, fa propria la frase di Giusy Staropoli Calafati, inserendola nella cartellonistica che da qualche giorno campeggia all’ingresso del paese. Scommettere su Alvaro, significa credere in una rinascita collettiva, culturale e di pensiero, possibile. San Luca vuole giocarsi tutto. E scommette su sé stessa.

Giusy Staropoli Calafati, pioniera della letteratura calabrese, impegnata da anni nella diffusione del pensiero e delle opere dei più grandi autori del ‘900, promotrice del Manifesto per lo studio nella scuola italiana degli autori calabresi, da Corrado Alvaro a Saverio Strati, rappresenta per la Calabria un punto di riferimento importante, centrale, per la ricoperta identitaria attraverso il pensiero, la poetica e le opere dei più importanti geni letterari calabresi. 

Attraverso la frase della Staropoli, Corrado Alvaro torna, dunque, a San Luca, con la consapevolezza della sua gente, come pensiero, idea, progetto, identità. E se serviva un punto preciso da cui ripartire, finalmente, crediamo sia stato trovato. 

«Alvaro deve tornare sui banchi di scuola – dice Giusy Staropoli Calafati –. Ne hanno bisogno la Calabria e l’Italia. Vinceremo insieme questa battaglia. Per il bene di tutti. Partendo da San Luca verso il resto del mondo. Dove, se servirà, pianteremo altri cartelli come fossero bandiere»

“Nella mia infanzia, fino a nove anni, al mio paese sono stato felice. Il paese mi pareva grande, mi pareva tutto il mondo”. (Corrado Alvaro). (aer)

Riparte da San Luca il tour del docufilm “Terra Mia, non è un paese per Santi”

Martedì 27 luglio, a San Luca, alle 21, a Piazza della Resistenza, il regista Ambrogio Crespi presenta il suo docufilm Terra mia, non è un paese per santi,  un viaggio per raccontare il riscatto di un territorio che non si piega e non abbassa la testa, ma che anzi, grazie al coraggio di uomini e donne di grande valore riesce a riportare la legalità al centro della vita sociale, combattendo contro una delle più feroci organizzazioni criminali del mondo.

Presenti, all’evento, Klaus Davi, giornalista, Don Luigi Merola, parroco anticamorra fondatore de “A voce d’e creature”, Benedetto Zoccola, testimone di Giustizia, Cosimo Sframeli, tenente dell’Arma dei Carabinieri, Mimma Cacciatore, Preside coraggio, Michele Inserra, giornalista, Augusto Di Meo, testimone di Giustizia e di personalità quali Vincenzo Chindamo, fratello di Maria Chindamo, uccisa dalla Ndrangheta nel 2015, Deborah Cartisano, referente “Libera” per la Locride figlia di vittima della ‘Ndrangheta, Gennaro Migliore, deputato Italia Viva già sottosegretario della Giustizia e membro della commissione antimafia, Francesco Storace, vicedirettore de Il Tempo, Gian Marco Chiocci, direttore dell’Adnkronos, Sandro Gozi, europarlamentare, Andrea Nicolosi, avvocato, Luigi Crespi, autore del film ed il sindaco Bruno Bartolo, che ha patrocinato l’evento.

«Attraverso le testimonianze dirette di chi vive e combatte in prima linea questa battaglia – ha detto Crespi – Terra Mia diventa un manifesto di come con coraggio si possa riuscire a sconfiggere la vigliaccheria della mafia, della camorra e dell‘ndrangheta, che trovano nella violenza, nell’ignoranza e nella paura il terreno fertile per costruire il loro impero del male». (rrc)

L’OPINIONE / Capire la Calabria partendo da San Luca e Corrado Alvaro

di EMILIO ERRIGO – La Calabria va capita, amata e rispettata. Ai Calabresi diceva Corrado Alvaro, occorre saper parlare e avere la capacità di ascoltarli , guardandoli in faccia, anzi guardarli al centro degli occhi, senza alcuna distrazione.
Capire il carattere e il modo di pensare, agire e ragionare di una persona è già veramente difficile, se poi questo interlocutore è nato e cresciuto in Calabria, per comprende il senso del suo dire e non dire è come tentare interpretare i sogni notturni.
Se eventualmente si è decisi di vivere questa avventura psicoanalitica, potrebbe sicuramente aiutarci nell’iniziativa meravigliosa sotto ogni profilo umano e culturale, leggere attentamente (studiare) una buona quantità di libri di storia antica e contemporanea della Calabria, a iniziare dalla Storia di Polsi, scritta nel 1912, da Corrado Alvaro, ancora studente liceale su input di Sua Madre, Antonietta Giampaolo-Alvaro.
La vita in Calabria è dura senza se o ma, credetemi i miei corregionali soprattutto i più giovani, si trovano ogni giorno al cospetto di una realtà complessa e complicata.
Non sanno cosa fare!
Un mio amico che è nato, cresciuto e vissuto fino a dopo la maggiore età in Calabria, decise di iscriversi in Università a Milano, dopo alcuni esami universitari tutti con il massimo dei voti, rivolti al conseguimento della laurea specialistica in scienze politiche, presso l’Università Cattolica , ha deciso per seri motivi famigliari di interrompere gli studi a Milano, rientrare in Calabria e proseguirli fino alla tanto desiderata laurea conseguita presso l’Università di Messina.
Ora questo amico è un noto studioso di sociologia meridionale e attento ricercatore della vita dei Minori in Calabria.
Ieri nel tardo pomeriggio mi ha partecipato un Suo ambizioso progetto polivalente ad altissimo valore sociale e occupazionale.
Dire che ho provato un nodo alla gola è cosa da poco.
Il nostro Sociologo dei Giovani, intende se supportato dalle Istituzioni, sostenuto nei termini essenziali da uomini e donne di buona e sana volontà, nate in Calabria e cooperato dalla Comunità territoriale rientrante quasi interamente nel Parco Nazionale dell’Aspromonte, portare avanti con tutte le Sue forze pacifiche , questa progettualità che potrebbe trovare il naturale sviluppo economico.
Sono fermamente convinto che ne sentiremo parlare in bene presto di questa encomiabile iniziativa sociale.
So che il Garante della Città Metropolitana dell’Infanzia e dell’adolescenza di Reggio Calabria, sia molto sensibile e condivida il progetto.
Lui il Sociologo dei Giovani è uno dei tanti figli della Calabria, che non ha posizionato le vele in favore di come girava il vento della convenienza e dell’opportunismo , anzi ha fatto di più, camminando con una straordinaria determinazione controvento, ha cercato di capire la Calabria, di ascoltare attentamente i reali bisogni dei Giovani Calabresi, con la C maiuscola e minuscola, non si è fermato ai tanti incalzanti se, ma, e ai però, ha continuato deciso a camminare e navigare controvento per Mare e per Monti della Calabria, a testa e vela alzate, senza nulla chiedere in cambio, con l’unico obiettivo di raccontare il vero, il bene, la fede, nel tentativo di aiutare le Comunità Complesse e Complicate che cercano di vivere una qualità della vita migliore in Calabria.
Capire la Calabria si può se si vuole! (ee)

[Emilio Errigo è nato in Calabria, Docente universitario e Generale in ausiliaria della Guardia di Finanza]

Con la scrittrice Giusy Staropoli Calafati sulle tracce di Corrado Alvaro

di GIUSY STAROPOLI CALAFATI  – Raggiugo San Luca in auto. Attraversate le prime case, arrivo davanti al palazzo comunale. In cima  all’edificio sventolano le bandiere dell’Italia e dell’Europa. Ve ne fosse stata una per il Mediterraneo, sono certa l’avrei trovata lì a fluttuare insieme alle altre.

Il sole perfora le pietre. La prima quindicina di Luglio fa sudare sempre le camicie. La Calabria non si smentisce. La calura della montagna supera l’afa del mare. San Luca si presenta così, cotta e cocente. Accatastata nuda sotto il cielo. Con la temperatura altissima del ventre gravido delle madri in travaglio, e quella della pancia piena dell’Aspromonte. Con la felce e il leccio, il pino nero e il faggio.

Avevo atteso questo giorno da sempre. E nell’attesa che contempla il viaggio, sempre lo avevo elaborato nella mia mente e nel mio cuore con carichi suggestivi e intimi di immaginazione ed emozionale creatività, su ciò che vi avrei trovato. Su chi vi avrei incontrato. Sui fatti che avrei ascoltato e ogni cosa che mi avrebbe sorpreso. E lo avevo fatto percorrendo a occhi chiusi le vie più strette e più piccole, sentendo venir da lontano le voci delle donne che erano quasi tutte madri, e soprattutto illustrando a me stessa, come fosse un’anteprima fotografico, le gradinate che mi avrebbero condotta laddove sulla cartina geografica che accompagnava il mio viaggio, era stato posto un cerchio rosso per indicarvi la meta.

La casa comunale di San Luca era stata ripopolata dai suoi uomini dopo anni di perforante vuoto, e altrettanti in cui i sanluchesi si erano lasciati trascinate nell’oblio, dalla gratuità del pregiudizio del resto del mondo, che di questa gente era stato in grado di annientare sogni e  speranze. Da San Luca tanti erano partiti, e l’assenza ancora pesava, e le porte chiuse a tratti impedivano addirittura di respirare, ma altrettanti avevano deciso di restare. 

Perché non c’è terra più abbondante di quella del paese, che se tanto la scarti in Patria te la ritrovi altrove.  Ed erano anziani ed erano bambini. E io vi ho trovati gli uni e gli altri. Gli uni con l’umanità nello sguardo, gli altri con sorrisi eccitati verso un futuro a cui nessuno intende più rinunciare.

A ricevermi il sindaco Bartolo.

Un uomo alto appena un palmo e mezzo della mano, con la geografia del suo paese scolpita sopra il suo volto. Una mappa di rughe aggrovigliate e di solchi, pari a quelli che il tempo aveva disegnato sopra il viso bruno di Corrado Alvaro. Segni di devozione e di fede a quella civiltà contadina a cui San Luca, attraversandola, sentivo non aveva mai rinunciato.

Il rispetto che avverto nei miei confronti, non è un prodotto tipico dei luoghi, ma un sentimento che gli uomini e le donne del paese nutrono verso la vita.  Mi sento a casa. Accolta come quando torno da mia madre.  San Luca è la casa del Mediterraneo e dell’ Europa. Una finestra sempre aperta sopra il mondo.

La tempra dei suoi uomini non mi sorprende.  È la stessa della mia terra. Di quella Calabria che non frammenta i luoghi, ma li appunta tutti, come accade con le medaglie al valore sopra il petto degli uomini, su quella tela che da secoli fila anch’ella come la bella Penelope.

San Luca è una nuova Itaca. Il mio viaggio non è un semplice viaggio di andata verso il paese, ma una sorta di necessario ritorno a casa.

Dopo l’accoglienza istituzionale, lascio la casa comunale. La vera San Luca non è lì che dimora. Bisogna raggiungere il cuore del paese. È qui che batte il muscolo vitale della mia terra.

San Luca è stretta, intima e silenziosa. Non pronuncia verbo. Osserva, ma soprattutto ascolta. Mi segue, anzi maternamente mi accompagna.

Raggiungo la chiesa. Il centro del paese è tutto qui. Qui è cominciato tutto.  Mi ero documentata. Il 18 ottobre del 1592, un evento alluvionale catastrofico aveva colpito Potamìa, e le 57 famiglie superstiti avevano raggiunto questo lembo di terra, posto al centro tra la fiumara Bonamico e la Santa Venere, e proprio nel giorno in cui la chiesa venerava il suo terzo evangelista, San Luca.

Una piccola piazzuola governa lo spazio esterno della chiesa. I mie occhi però cadono a destra dell’edificio sacro. Vi scorgo una casa alta quanto una torre. E a sinistra dei balconi, un’epigrafe marmorea: “Qui nacque Corrado Alvaro”.

Lascio andare avanti il sindaco e tutti quelli che sono con me. “Arrivo subito”, dico. Invece mi attardo sulle scale antistanti la casa. Ho bisogno di stare un attimo da sola. Concedermi proprio qui, in questo momento, l’intimità di uno spazio. L’emozione è forte. Il sentimento che provo, un misto perfetto di orgoglio e senso altissimo dell’onore.

Corrado Alvaro è la Calabria che ho dentro di me da sempre. Mi sento come le sue spose: una gentile colomba.

Il nome di Alvaro mi appare come un segno distintivo identitario che non è solo di San Luca, ma di tutta la Calabria. Perchè se la Calabria ha un cuore questo batte a San Luca. Un nido appoggiato sulla schiena della montagna, dove l’Aspromonte è un sentimento narrato dalle storie degli uomini.

Dove abitano ancora il passato, il presente e il futuro della Calabria. E dove ancora restano gelosamente custodite le verità di una terra amabile della quale Corrado Alvaro fece delle buone lenti per guardare il mondo. 

Se solo la Calabria riconoscesse in questo nido aspromontano, il dolore e la passione dell’uomo ramingo del meridione, ecco che sì, si potrebbe parlare di rivoluzione. 

A San Luca si devono la vita e la morte della Calabria. Eppure si dimentica spesso che il cielo sopra questa montagna è lo stesso cielo è trapunto di stelle altrove. E che la vita qui non è un alibi ma un destino. 

Se il figlio del maestro Antonio, per esempio, non fosse nato al paese, non sarebbe divenuto un uomo d’Europa. E il Mediterraneo non avrebbe conosciuto mai il suo paese. Certo non è mai stata bella la vita dei pastori in Aspromonte, ma vi sono stati e vi sono ancora, anche qui, padri come quello di Alvaro, a cui Iddio oltre che l’intelligenza ha donato l’ingegno e il dono del discernimento. E all’arresa, a cui il disagio sociale spesso condanna, non si sono mai piegati. Alvaro nasce dalla rivoluzione del padre. In un mutamento a cui Antonio punta per i suoi figli ma anche per il resto del paese. La montagna doveva poter dare speranza, aprire varchi, e non chiudere sentieri o seppellire i resti dei suoi corpi nei greti dei fiumi. 

Mio padre, sosteneva Alvaro, fu a ogni modo l’uomo che diede l’avvio, nel mio paese, alla fuga per mutare condizione. […] Il paese era abituato all’emigrazione. […] Ma un’emigrazione intellettuale nessuno l’aveva mai pensata. 

E fu lui la prima intelligenza a prendere un treno di lungo viaggio. Dalla periferia fitta della sua San Luca, allo spazio indefinito della città di Frascati. In un collegio di Gesuiti, la cui dottrina impartitagli contribuisce parimenti allo studio sui libri, alla formazione dell’uomo e dello scrittore. Dell’uomo Europeo e dello scrittore Mediterraneo. Luoghi sulle cui sponde viaggerà in maniera indefinita la vicenda letteraria dello scrittore di San Luca.

Alvaro lascia San Luca “per sempre” a soli dieci anni. Ritornerà per la morte del padre nel 1941. Dopo, mai più. Durante le sue visite al fratello prete e alla madre anziana, preferisce osservare il paese al di qua della Bonamico. Ed è proprio a Saverio Strati, all’epoca ancora giovane studente universitario, che Alvaro si confessa su questa difficile scelta, in un incontro tra i due, avvenuto a Caraffa del Bianco.

“È da molto che non va al suo paese?”, gli chiede Strati.

E Alvaro risponde: “E’ da molti anni, né ci voglio mai più tornare… Ho un bel ricordo di quel paese, e non mi piace sciuparlo. Lì sono stato felice, durante la mia fanciullezza, e desidero conservare per sempre questo ricordo”.  

Nonostante oggi Alvaro manchi fisicamente dal mondo da tanti anni, e quest’anno sono già 70 dalla pubblicazione di Gente in Aspromonte, io a San Luca, ho ritrovato l’Alvaro perduto. 

Ci sono Sud che vanno visti per essere compresi. Vanno affrontati per essere capititi, facendoli diventare perfetti affluenti nel fiume del mondo. E San Luca non è solo Sud, ma è mondo. Ed è qui che io ho compreso che non vi è più tempo da perdere. Antonello, di Gente in Aspromonte, è stato ascoltato dai carabinieri, ma forse non parlato per bene, come voleva Alvaro. E allora non resta che prendere oggi, la parola, per conto suo. Per conto di quella San Luca che va assolutamente riconosciuta luogo di tutti e non terra di ‘ndrangheta. Condannando non solo il disagio sociale che porta Antonello a commettere il fatto pur di vedere lo Stato mettere piede dalle sue parti, ma la  società, soprattutto politica, che non offre occasioni e non concede scelta. Ricordando che se a San Luca vive ancora Antonello dell’Argirò, al di fuori vaneggia tutta la società miserabile.

Il mio viaggio nella San Luca di Alvaro, è stato un’esperienza che mai dimenticherò, anzi che spero di replicare tante altre volte. 

Grazie alla città di San Luca per la straordinaria accoglienza; al sindaco Bartolo per la disponibilità, all’assessore Cosmo per il sostegno, a Sebastiano Romeo della Fondazione Alvaro per esserci stato e per i doni preziosi di cui ha voluto omaggiarmi. A Corrado Alvaro, maestro e padre di questa terra, il mio grazie più grande, per avermi permesso, in punta di piedi, di entrare nella casa della sua fanciullezza ed avermi parlato nel silenzio di quasi una vita. Con le mie dita a sfioro con le sue, su quella vecchia macchina da scrivere nera e miracolosa. (gsc)

A Platì e a San Luca al via le attività estive dei Punti Luce di Save the Children

Nei Punti Luce della Locride di Save the Children, a Platì e a San Luca, prende al via l’Estate dei Bambini, con l’obiettivo di contrastare la povertà educativa attraverso laboratori di recupero degli apprendimenti e di cittadinanza attiva, attività di socializzazione, sport e molto altro e che coinvolgono 150 bambine, bambini, ragazze e ragazzi.

Le iniziative nei Punti Luce della Locride sono state organizzate in partenariato con l’Associazione Civitas Solis,Credit Roger Lo Guarro - Save the Children e sono svolte in collaborazione con i Comuni di Platì e San Luca e altre realtà associative presenti sul territorio.

«La Calabria – si legge in una nota di Save the Children – in particolare rimane una delle regioni più in difficoltà sul fronte della povertà educativa. L’accesso agli asilo nido o a un servizio per la prima infanzia in Italia rimane un privilegio per pochi, con tassi ancora più bassi al sud: nell’anno scolastico 2018/2019 solo il 13,2% dei bambini ha usufruito di servizi pubblici offerti dai Comuni, con percentuali ferme al 3,9% in Calabria».

«Anche sul fronte dell’abbandono degli studi prima del diploma superiore – continua la nota – si registra una percentuale preoccupante nela regione, che arriva quasi al 17% degli adolescenti. In Calabria, più di 1 giovane su 3 tra i 15 e i 29 anni, il 34,6%, si trova nella condizione di non studiare, non lavorare e non essere inserito in alcun percorso di formazione, il doppio rispetto ai coetanei del nord (16,8%), seconda più alta percentuale di Neet del Paese, dopo la Sicilia».

i Punti Luce di Save the Children di Platì e San Luca hanno avviato attività estive all’aria aperta, attività di gioco e socializzazione, laboratori per il recupero degli apprendimenti e di cittadinanza attiva, attività di promozione della lettura, laboratori di sport e movimento, corsi di sub, giornate al mare ed escursioni in montagna. In particolare, sotto il coordinamento di Civitas Solis, e grazie alla collaborazione con la Lega Navale Italiana sezione di Roccella Jonica, per la prima volta nel territorio si è avviato un corso di vela per i bambini e le bambine di Platì e San Luca. L’Associazione Ymca di Siderno, inoltre, ha messo a disposizione le proprie strutture e operatori qualificati per lo svolgimento di corsi sportivi.

Roger Lo Guarro / Save the Children

Nel corso dell’estate si realizzeranno anche attività culturali aperte a tutta la comunità quali incontri dedicati alla promozione della lettura e cineforum, animazione in piazza in collaborazione con altre associazioni del territorio. Infine, dal 28 giugno al 2 luglio si sono svolti i campi estivi di calcio targati Juventus dedicati a ragazzi e ragazze e in cui i giovani iscritti tra i 10 e i 14 anni hanno potuto sperimentarsi in divertenti attività sportive e allenamenti tecnici guidati da uno staff di allenatori qualificati.

«La Calabria – ha dichiarato Carla Sorgiovanni, referente regionale Programmi Calabria Save the Children – è una delle regioni dove i bambini e i ragazzi rischiano di pagare il prezzo più alto della crisi causata dalla pandemia e dove sono maggiormente esposti alle conseguenze devastanti della povertà educativa. Anche quest’anno vogliamo rilanciare le attività sul territorio per dare loro l’opportunità di allargare i propri orizzonti e scoprire nuove passioni e talenti attraverso attività gratuite di diverso genere. I Punti Luce rappresentano davvero un modo per contribuire a costruire il futuro dei più giovani. Un ringraziamento speciale va ai sindaci di Platì e San Luca, a Civitas Solis, Associazione di promozione sociale con una esperienza ultratrentennale sia a livello territoriale che internazionale nel campo della formazione non formale e nelle attività socio educative rivolte ai minori, e a tutte le istituzioni e le altre associazioni che hanno contribuito a realizzare le attività». (rrc)

In copertina, foto di Roger Lo Guarro / Save the Children

Nucera: Corrado Alvaro sia presente nelle scuole d’Italia

«Corrado Alvaro deve essere presente nei testi scolastici delle scuole calabresi e di tutta Italia». È quanto ha dichiarato Giuseppe Nucera, leader del movimento La Calabria che vogliamo, che ha raccolto l’appello della scrittrice Giusy Staropoli Calafati e si è rivolto alla Regione Calabria, chiedendo di  dare «spazio a chi ha onorato la storia della Calabria e insegniamo ai nostri giovani chi sono le eccellenze culturali della nostra terra. La storia e le opere di Corrado Alvaro non possono rimanere nascoste e quasi sconosciute alle giovani generazioni».

Nucera, infatti, accompagnato dalla Calafati, nei giorni scorsi era a San Luca, dove ha incontrato il primo cittadino, Bruno Bartolo, insieme ad alcuni consiglieri ed assessori comunali. Nucera e Calafati hanno visitato la casa di Corrado Alvaro, luogo simbolo dello scrittore, nato proprio a San Luca.

Garantire risalto alla figura di Corrado Alvaro nelle scuole di tutta Italia e offrire sostegno alla società calcistica del San Luca, alle prese con fase particolarmente momento difficile. Questi i temi alla base del dialogo avuto da Giuseppe Nucera con il sindaco Bartolo.

Per Nucera, infatti, «La società calcistica del San Luca, dopo aver ottenuto il prestigioso traguardo della serie D e aver difeso con orgoglio la categoria, è stata consegnata all’amministrazione comunale».

Giuseppe Nucera, quindi, invita la popolazione calabrese ad offrire sostegno nei confronti del club giallorosso.

«Lo sport mette assieme le migliori energie – ha detto ancora Nucera –. Tutti i risultati sono raggiungibili quando si mettono in campo passione, orgoglio e caparbietà. Lo abbiamo visto in questi giorni con la Nazionale italiana di calcio, lo stesso è avvenuto in questi anni a San Luca. Questo patrimonio di valori umani e sociali non va assolutamente disperso».

«Da imprenditore e cittadino calabrese – ha concluso Nucera – farò il mio dovere, invito tutti a fare lo stesso e offrire un contributo alla causa calcistica di San Luca. Teniamo alta la bandiera del club giallorosso, non lasciamo soli i giovani e gli sportivi di San Luca, una cittadina che con orgoglio guarda al futuro con la volontà di proseguire nella crescita sociale ed economica». (ig)

Spirlì rinuncia a visita a San Luca, paese di Corrado Alvaro

Il presidente facente funzione della Regione Calabria, Nino Spirlì, respinge ripetutamente gli inviti della città di San Luca, paese natale di uno dei più grandi autori del ‘900 della letteratura italiana e mondiale. Un rifiuto che provoca non pochi dissapori all’interno della comunità sanluchese, che non ci sta più a essere ancora una volta emarginata dalle istituzioni. Una presa di posizione, quella della regione, quale ente-madre di tutti i calabresi, certamente inaccettabile, ma soprattutto un’ennesima umiliazione per un popolo che da sempre viene rilegato ai margini dello sviluppo sociale, culturale morale, e anche dei sogni. Eppure, a San Luca, bambini che sognano ne nascono ancora. E in ogni uomo di quella comunità c’è sempre un bambino. E quindi un sogno. Una speranza possibile.

Francesco Cosmo, assessore del comune di San Luca, con una nota stampa ufficiale, comunica di non intendere più rappresentare in seno al Consiglio Comunale della città, il  partito “ Lega con Salvini”, al quale, con tanto entusiasmo e convinzione aveva aderito costituendo l’omonimo gruppo consiliare.

Tale irrevocabile decisione scaturisce a seguito di reiterate e pubbliche esternazioni di pensiero da parte  del presidente f.f. della Regione Calabria, Nino Spirlì, esponente del partito “ Lega con Salvini”, il quale, venendo meno anche a quello che Cosmo definisce galateo istituzionale, ha pubblicamente dichiarato, in diverse occasioni, che mai sarà a San Luca, per nessuna ragione, in quanto offeso da un articolo di stampa proveniente dalla Fondazione Corrado Alvaro, la quale lamentava la scarsa attenzione da parte dell’Ente Regionale che, nonostante le promesse, non ha sostanzialmente sostenuto le iniziative culturali della Fondazione, della quale peraltro, la Regione Calabria fa parte quale Ente Fondatore.

«In veste di consigliere comunale/Assessore aderente allo stesso partito del Presidente Spirlì  – continua Cosmo – il sottoscritto non può  accettare e tollerare che la comunità dove esercita il proprio mandato elettivo venga bistrattata  ed emarginata  dalla massima autorità politico/amministrativa della Regione Calabria, per ragioni pretestuose, non riconducibili all’attività  amministrativa dell’Ente comunale . L’emarginazione del comune di San Luca da parte della Regione Calabria è  palese.  Non a caso, le reiterate richieste  di sostegno dell’Amministrazione comunale formulate alla Regione Calabria, vengono puntualmente disattese.Pertanto – afferma Cosmo – il sottoscritto ritiene che la propria esperienza all’interno del partito “ Lega con Salvini” sia giunta al capolinea, e per le ragioni sopra evidenziate rassegna le dimissioni da capogruppo del partito in senso al Consiglio Comunale di San Luca, dove tale partito non verrà più rappresentato dallo stesso».

Uno strappo dunque tra Regione e comune che, nell’abbandono delle istituzioni, si fa più che mai comunità, ritrovandosi ancora una volta a dover vivere il disagio sociale raccontato da Corrado Alvaro. (gsc)

Avviato a San Luca il tavolo permanente per l’Infanzia e l’adolescenza

All’Istituto Comprensivo “San Luca-Bovalino”, è stato attivato il Tavolo tecnico permanente per l’infanzia e l’adolescenza dedicato ai ragazzi del centro della Locride.

Il tavolo avrà il compito di analizzare il contesto socio-culturale di San Luca, di promuovere azioni per difendere i diritti dei più giovani e di prevenire la devianza criminale.

All’evento hanno preso parte gli assessori regionali all’Ambiente e al Welfare, Sergio De Caprio e Gianluca Gallo, il prefetto di Reggio Calabria, Massimo Mariani, il Garante per l’Infanzia e l’adolescenza della Città metropolitana, Mattia Emanuele, il sindaco di San Luca, Bruno Bartolo,  la dirigente dell’istituto scolastico, Carmela Rita Serafino, e il dirigente generale all’Agricoltura, Giacomo Giovinazzo.

San Luca, De Caprio e Gallo partecipano al tavolo sui minori

Prima della cerimonia, gli assessori De Caprio e Gallo hanno donato a San Luca un ulivo bianco, simbolo di legalità e fratellanza. L’ulivo bianco, di recente riconosciuto dalla Regione Calabria quale albero di interesse regionale, è stato piantato nel giardino dell’istituto comprensivo.

«Siamo qui – ha affermato l’assessore De Caprio – per ribadire la voglia di rinascita partendo dalle nostre radici. Dalle radici di un semplice ulivo bianco che può rappresentare il simbolo della rinascita della nostra regione, anche attraverso l’affermazione di un turismo naturalistico ed ecologico, unico al mondo, che ci consentirà di vivere dignitosamente, perché la Calabria non è violenza, non è ‘ndrangheta, non è prepotenza, non è lobbismo».

«Oggi è una giornata importante non solo per la Calabria, ma per l’Italia intera. Per quell’Italia – ha concluso – che crede nelle comunità, nel lavoro, nell’uguaglianza e nella fratellanza. Un’Italia fatta di gente semplice che non pratica il dominio e che vuole costruire un futuro migliore».

«Felice di essere qui. È una giornata importante – ha detto Gallo – perché parte un tavolo tecnico a garanzia dei diritti dei più piccoli, ma anche perché abbiamo donato una pianta identitaria della nostra regione, simbolo di pace e fratellanza. Da oggi, inizia il percorso che ci porterà a piantare l’ulivo bianco nei luoghi più simbolici della nostra regione».

«San Luca – ha concluso – è uno di questi luoghi simbolo: ma non parliamo di marchi negativi, i ragazzi di San Luca non ne hanno, così come la maggior parte dei calabresi. C’è invece la volontà di crescere e progredire socialmente. Giornate come queste servono per capire gli errori del passato e ripartire». (rrc)