La Via Crucis di San Luca

È stata una Via Crucis che ha unito arte, musica e fede, quella svoltasi alla Parrocchia di San Luca.

In un tempo segnato dalla frenesia del “primeggiare a tutti i costi” e dalla corsa alla prevaricazione, ne è venuta fuori una intensa riflessione sulla Pasqua, che ha riportato tutti i fedeli all’essenza della umanità: la pace, la condivisione, la spiritualità. La forza del Vangelo con la bellezza dell’arte.

Il coro parrocchiale, diretto con passione e competenza dal Maestro Lilly Lanzetta, ha guidato i fedeli attraverso le stazioni della Via Crucis con un accompagnamento musicale straordinario: organo, chitarre, violino, flauto traverso, basso e batteria hanno dato vita ad un racconto sonoro coinvolgente, che ha toccato il cuore di tutti i presenti. Ad arricchire ulteriormente di significati la Via Crucis, un gruppo di parrocchiani che ha rappresentato ciascuna stazione con dei tableaux vivants, veri e propri quadri viventi che hanno unito sacralità e suggestione scenica. Ogni dettaglio è stato curato con attenzione e dedizione: dalla ricerca dei costumi alla costruzione delle scene.

Un lavoro corale, comunitario, reso possibile grazie alla paziente e preziosa opera di Mario Zolea, che ha curato con amore ogni dettaglio, all’inesauribile vena artistica di Daniela Vigile, alla regia attenta di Filippo Gatto, all’abilità artigiana di Luca Versace, alla sapiente regia luci di Nino Morabito e al trucco curato da Emanuela Condello e Daniela Sgrò. Insieme, hanno dato forma a quadri intensi, toccanti, capaci di parlare al cuore.

Un plauso speciale va alla straordinaria interpretazione di Giuseppe Trunfio, che ha incarnato il Cristo con una presenza scenica intensa e una espressività profonda: la sua somiglianza fisica ha certamente colpito, ma ancor di più lo hanno fatto la sua partecipazione emotiva e la capacità di trasmettere il dolore e la redenzione, rendendo il Golgota un luogo vicinissimo agli occhi e all’anima degli spettatori.

L’intera comunità parrocchiale ha vissuto un momento di fede autentica, di comunione e di bellezza che resterà nel cuore di chi ha avuto la fortuna di assistervi. Un’esperienza spirituale e artistica che ha saputo unire generazioni diverse sotto lo stesso sguardo: quello della Croce. Faccia a faccia con la passione di Gesù Cristo e interrogandosi sul senso della sofferenza anche in questi tempi moderni.

Particolarmente entusiasti il parroco della Chiesa di San Luca, don Bruno Cipro, e il viceparroco, don Daniele Mileto, che hanno ringraziato tutti coloro che, con il loro impegno e il loro talento, hanno contribuito alla realizzazione di questo progetto, dimostrando ancora una volta come la Chiesa, quando si fa casa accogliente e creativa, riesce a parlare a tutti, con il linguaggio eterno dell’amore e dell’unità. (rrc)

IN NOME DI CORRADO ALVARO, LO STATO
RIDIA DIGNITÀ AL PAESE DI SAN LUCA

di SANTO STRATI – Oggi è l’anniversario della nascita di Corrado Alvaro. 130 anni fa vedeva la luce a San Luca uno dei più grandi scrittori del Novecento. Ma c’è poco da festeggiare: il Comune è stato commissariato per mafia, la terza volta in 22 anni, ma in realtà dallo scorso maggio era senza Consiglio comunale, dopo la naturale decadenza del sindaco Bruno Bartolo. Lo reggeva fino al 27 marzo, data del decreto di scioglimento un commissario, Rosario Fusaro, che peraltro è stato cooptato nella terna prefettizia che dovrà occuparsi del Comune per 18 mesi, come prescrive la legge.

Proprio di recente San Luca ha subito l’onta dell’azzeramento del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Corrado Alvaro (che ha sede nella casa natale dello scrittore) con palate di fango gettate senza ritegno sul Presidente, il massimo esperto italiano di Corrado Alvaro (e non solo), Aldo Maria Morace e sui componenti del CdA. E alcuni mesi prima analogo trattamento era stato riservato al sindaco-galantuomo Bruno Bartolo. Insomma, San Luca nel mirino dello Stato come male assoluto, come cancro da estirpare in nome di una legalità che – ci permettiamo di osservare – sembra però pelosa e cieca.

Non si può far passare tutti i sanluchesi come delinquenti abituali, in stretta connessione con la ‘ndrangheta, così come non si può colpire nel mucchio senza che sussistano inequivocabili indizi di malaffare e prove concrete di infiltrazione mafiosa.

Intendiamoci, la mafia – quella sì – è un cancro da estirpare che ha fatto tante vittime (morti ammazzati o perseguitati e afflitti con le peggiori angherie e prepotenze) e, inoltre, ha rovinato la reputazione di una terra bellissima epperò abbandonata da tutti (incluso lo Stato).

Uno Stato che si è dimenticato a lungo del Sud e tutto fa tranne che porgere una mano d’aiuto a San Luca che chiede da tempo immemorabile un intervento importante per il ristabilimento dell’ordine e della legalità.

Dov’era lo Stato quando su nomi e cognomi di mafiosi conosciuti nulla veniva fatto? E dov’è adesso lo Stato che pensa di risolvere tutto con una, pur rispettabilissima, terna prefettizia a commissariare un Consiglio comunale decaduto dieci mesi fa e mai rieletto, perché nessuno presenta la una candidatura?

La risposta non è lungo il torrente Bonamico né nel vicino Santuario di Polsi, anche questo vittima di un’insopportabile nomea di “capitale della ‘ndrangheta”. Che non merita e falsa la verità e offende la genuina devozione di un numero straordinariamente grande di fedeli.

Ecco, finisce che colpiscono più le parole e i gesti del Governo che la pur evidente presenza mafiosa, ma la ‘ndrangheta, quella sì è l’impero del male, ha fatto famificazioni dovunque e continua a espandersi, va fermata, è chiaro, ma è una misisone pressoché impossibile. Ci sono più ‘ndraghetisti a Roma, al Nord, nelle zone produttive del Paese, che nella desolata Calabria. Non è primato di cui menare vanto, ma è anche l’inevitabile constatazione che certi atteggiamenti “punitivi” verso la popolazione calabrese risultano profondamente ingiusti e sopra le righe.

La magistratura ha fatto moltissimo e continua a condurre una battaglia senza arretrare di un passo, ma la spinta vera sta nei Palazzi che contano, a Roma, nella sede del Governo che deve impegnarsi – questa volta seriamente – a “salvare” San Luca, ridando dignità al paese di Corrado Alvaro e alla sua: gente lo dicono fior di studiosi e magistrati in prima linea come Nicola Gratteri, il quale indica i pericoli del dark web che consente il proliferare di traffici illeciti gestiti per lo più dalla ‘ndrangheta. La mafia calabrese da pastorale e contrabbandiera è diventata temibilmente tecnologica e pronta a utilizzare la Rete (quella nascosta, supersegreta) per continuare a crescere. Seminando morti e terrore, distruggendo famiglie e aziende ed educando alla violenza nuove generazioni di futuri delinquenti perché manca cultura e impegno sociale a trasformare il vuoto terribile che circonda i nostri ragazzi meno fortunati.

Per chi non ha lavoro, non ha studio e cultura, non ha prospettive di futuro, l’unica risposta   sono il malaffare e la malapianta della ‘ndrangheta. È qui che bisogna agire, intervenire per fermare la crescita e lo sviluppo dell’antiStato che, certamente, non vuole il bene del territorio, perché nel sottosviluppo può continuare a crescere. Che certamente non ama la Calabria e la sua gente, ma colpisce corrompendo, minacciando, uccidendo.

Ecco dunque che l’anniversario di Alvaro oggi diventa una festa triste, che mestamente ricorda e sottolinea come lo Stato continui a dimenticare la Calabria, che in realtà è il vero propulsore dello sviluppo del Paese partendo dalla sua centralità mediterranea. Servono più risorse umane, più mezzi, più strutture al servizio di chi combatte ogni giorno la delinquenza mafiosa locale e la multinazionale “‘ndrangheta SpA” che sparge il seme della violenza e dell’illegalità diffusa. Ci sono giudici che rischiano ogni giorno in prima persona, ma confessano a bassa voce, con vergogna, di sentirsi soli e dimenticati.

Non servono commissariamenti e terne di prefetti, serve l’impegno a risolvere i problemi del territorio e garantire piena dignità ai suoi abitanti. Utilizzando anche l’esercito, se serve: la gente perbene (e a San Luca lo sono quasi tutti) non ha timore di vedere le strade pattugliate: i sanluchesi vogliono ordine e sicurezzza, vogliono vivere serenamente col rispetto di tutte le regole democratiche. Ma esigono rispetto e su questo mi sento di dire che siamo tutti sanluchesi.

Capisco che non sarà semplice, ma bisogna pensare che non è nemmeno difficile o impossibile. Ci vuole volontà politica e detrminazione. Stato, se ci sei, batti un colpo! (s)

LETTERA APERTA / Giuseppe Nucera: Aiutiamo i cittadini di San Luca a scegliere i loro candidati

di GIUSEPPE NUCERA – San Luca merita una nuova stagione di crescita e sviluppo, e il cambiamento deve partire dai suoi cittadini. Non servono commissari o passerelle istituzionali, ma un impegno concreto per restituire fiducia alla comunità e favorire la partecipazione democratica. 

Capisco le diffidenze e i timori di chi teme di essere coinvolto in dinamiche complesse, ma è il momento di superare le vecchie logiche. Lo Stato e i suoi apparati devono garantire ai cittadini di San Luca la possibilità di costruire un futuro diverso, lontano dalle etichette che per troppo tempo hanno penalizzato il territorio. Serve un salto in avanti, una svolta concreta che parta dal basso.

Da presidente di Confindustria Reggio Calabria, avevo presentato un piano articolato per San Luca, con l’istituzione dello Sportello Lavoro e la proposta di 110 idee imprenditoriali per creare occupazione nel territorio. Quella proposta, condivisa all’epoca dall’allora Prefetto Michele Di Bari e da altre istituzioni locali, è ancora valida e rappresenta una strada percorribile per dare un’opportunità vera ai giovani e alle famiglie di San Luca. Non servono interventi dall’alto, ma un supporto reale per chi vuole mettersi in gioco.

L’invito-appello che rivolgo alla Commissione Antimafia, che è doveroso ringraziare per l’attenzione che sta ponendo verso la realtà complessa di San Luca, è quello di valutare il documento già presentato dal sottoscritto in passato, assieme alle migliori energie di un territorio che non vuole più sentirsi abbandonato o sconfitto in partenza.

Non servono soluzioni imposte, ma strumenti efficaci per dare ai cittadini la possibilità di costruire il proprio futuro. 

San Luca non è solo cronaca o commissariamenti. È una comunità con un grande potenziale, che merita di essere valorizzata con azioni concrete. Aiutiamo i cittadini a scegliere i loro candidati, a costruire una classe dirigente locale, a credere in un futuro diverso. Solo così si potrà voltare pagina una volta per tutte.

La Commissione Parlamentare Antimafia può dare un contributo importante e insostituibile in questo percorso di riscatto e rinascita che deve però vedere i cittadini e la gente di San Luca finalmente protagonista.

Rivolgo questo appello, oltre alla presidente della Commissione, Chiara Colosimo, anche a Federico Cafiero De Raho e Tilde Minasi, rispettivamente vice presidente e membro senatore della stessa commissione, in quanto soggetti politici che conoscono bene e in prima persona le difficoltà, i problemi e le eccellenze che la Calabria possiede. (gn)

[Giuseppe Nucera è presidente del Movimento La Calabria che vogliamo]

San Luca ricorda Padre Stefano De Fiores

di PINO NANO – «Polsi è il cuore della Calabria ma è anche il cuore del mondo, perché quando scendi nella valle di Polsi scendi nel grembo della terra. Quindi, si scende nel grembo della vita. È bello esserci quando percepisci il delicato e piacevole profumo della speranza del cambiamento. Esserci per cambiare. San Luca, unico, stupendo e complesso paese, vanto di Padre Stefano De Fiores, figlio di questa terra che amava dire “eu sugnu santulucoto“. Parlava a Dio, parlava all’uomo, conscio che in questa meravigliosa terra di San Luca, come amava definirla Corrado Alvaro, la missione di Dio, è quella di salvare l’uomo, unendo cielo e terra con la benedizione di Maria». 

È il narrare di monsignore Giancarlo Maria Bregantini, ritornato per un giorno in Aspromonte per partecipare al convegno organizzato dalla Fondazione Corrado Alvaro sulla figura e sul ruolo di Padre Stefano De Fiores, lui che a Polsi per la prima volta c’è arrivato a piedi, seguendo la fiumara. Era stato appena nominato vescovo, e lui da vescovo di Locri saliva al santuario da pellegrino e ne ridiscendeva da testimone di fede. Lui, che per tutto il tempo della sua missione pastorale ha raccontato Polsi come luogo sacro di preghiera e di meditazione. Non altro. 

19 luglio 2024, ore 17.30, San Luca, Chiesa Santa Maria della Pietà, siamo di fronte alla casa di Corrado Alvaro. Un gruppo di intellettuali si ritrova insieme per raccontare questo straordinario sacerdote calabrese. Padre Stefano De Fiores è stato uno dei figli più illustri di San Luca, il più grande mariologo del secolo appena passato, forse il vero e unico ambasciatore di San Luca accreditato non solo in Vaticano, lui sacerdote, ma nel resto del mondo culturale italiano e internazionale, a rappresentare e raccontare la magia del santuario di Polsi e della sua gente. 

Ne sa qualcosa Aldo Maria Morace che a San Luca ha dedicato i suo anni accademici più belli e la sua passione infinita per la letteratura e la storia: «Padre Stefano – ricorda il grande intellettuale calabrese – ha scritto un libro su Alvaro, “Itinerario culturale di Corrado Alvaro”, che è fondato su rigorose ricerche d’archivio e che illumina il complesso rapporto che lo scrittore ha avuto con il mondo cattolico e con la religione, definendosi cristiano laico perché lontano dalla Chiesa del potere. Le due relatrici presenti oggi qui a San Luca hanno invece messo in luce la novità degli studi mariologici di Stefano De Fiores, oggi più che mai vivi e attuali proprio per la dimensione eversiva che hanno avuto in rapporto ai suoi predecessori nello studio della funzione di Maria come tramite fra la terra e il cielo. Ma Stefano è stato anche una persona protesa a lenire il dolore umano dei più umili. Ed è stata la sua più autentica e vera nobiltà». 

Ma non solo teologia, mariologia e letteratura. Dell’illustre mariologo è stato trattato anche l’aspetto sociale perché, come ha spiegato don Pino Strangio, «padre Stefano ha lavorato così tanto nel mondo del sociale che per raccogliere quello che ha fatto e seminato non basterebbe un intero volume».

«Sono i pregiudizi che offuscano il bene che si è fatto – sottolinea il vecchio vescovo di Locri Giancarlo Bregantini –, ricordando che la gente di San Luca è un tesoro, non una disgrazia, e ribadendo che nulla è impossibile a Dio, con i suoi momenti che passano e portano gioia. Siamo nella terra di Maria e in pellegrinaggio verso la vallata in uno scendere nel grembo della terra per poi risalire verso la luce, testimoni che dove c’è Maria che passa, la terra diventa un giardino, a Polsi come in paese».

«Ho portato qui a San Luca – dice Aldo Maria Morace, Presidente della Fondazione Corrado Alvaro – persone che di Padre Stefano De Fiores possono dirci più di quanto nessuno possa immaginare per averlo studiato a fondo e conosciuto: Clara Gabriella Aiosa, Teologa (“Stefano De Fiores: uomo del rinnovamento e delle sintesi”); Alberta Maria Putti, Pontificia Università Gregoriana (“Maria, icona della Trinità” nella teologia di P. Stefano de Fiores”); Giancarlo Maria Bregantini, Arcivescovo Emerito di Campobasso-Boiano: “(P. Stefano De Fiores e la Diocesi di Locri-Gerace”); e Carmela Maria Spadaro, dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, in funzione di coordinatrice del seminario e degli interventi che si sono poi succeduti».

Ma in prima fila a San Luca c’era anche un giornalista famoso, uno dei più amati Vaticanisti Rai di questi anni, Enzo Romeo, che segue personalmente il Papa per il TG2 e che ogni qualvolta si parla di Calabria, se può, lui c’è sempre. Come dire? Anche lui uno straordinario figlio della Locride.

«È grave invece – commenta con amarezza il prof. Aldo Maria Morace – che non ci fosse un rappresentante delle istituzioni statali, e in particolare il commissario prefettizio Rosario Fusaro, che da poco ha preso il posto del sindaco Bruno Bartolo, non essendo state presentate liste nella recente occasione elettorale, per sfiducia nei confronti dello Stato: l’unica nota dolente, quella dell’assenza dello Stato, di una giornata che così sarebbe stata perfetta e che, ancora una volta, ha messo in risalto il vero volto di San Luca». (pn) 

L’OPINIONE / Klaus Davi: I consiglieri della mia lista a San Luca dovrebbero dimettersi

di KLAUS DAVI – Penso che i consiglieri che sono stati eletti nella mia lista alla fine di maggio del 2019, quando decisi di porre fine a uno scandaloso commissariamento lungo 11 anni, dando vita a una lista che fu determinante per il ritorno alle urne del glorioso comune aspromontano, alla luce delle inchieste della Procura di Reggio Calabria, dovrebbero dimettersi come ha già fatto Giuseppe Silvaggio.

L’amministrazione Bartolo non è riuscita in termini di percepito e di gestione politico-amministrativa a determinare una svolta per San Luca. Ovviamente le indagini facciano il loro corso e sono assolutamente certo che gli amministratori chiariranno gli equivoci sorti che hanno determinato gli avvisi di garanzia. Ma per San Luca ci vuole una guida forte e autorevole che non subisca alcun genere di condizionamento e che proietti a livello nazionale e non solo un’immagine nuova del paese. Mi auguro quindi che i consiglieri eletti nella mia lista si dimettano oggi stesso.

Per quanto mi riguarda, sono a disposizione della Comunità di San Luca e non escludo un mio ritorno in politica, ma ora non mi sembra sia questa la priorità. (kd)

TG1-SAN LUCA: SCANDALOSA NARRAZIONE
DI UNA CALABRIA CHE SI VUOLE AFFOSSARE

di MIMMO NUNNARI – Da vecchio cronista Rai e da telespettatore calabrese mi sono molto indignato la sera che il Tg1 delle 20 ha mandato in onda a freddo senza alcun aggancio con una notizia qualsiasi un “servizio di propaganda” sull’attività dei “cacciatori” dei carabinieri, nel cuore dell’Aspromonte, a San Luca.

Ho provato a immaginare cosa poteva essere accaduto, senza tuttavia giustificare lo scivolone di stampo colonialista del primo telegiornale del servizio pubblico radiotelevisivo. Contatti tra uffici stampa dell’Arma e della testata giornalistica principale della Rai: normali scambi di cortesie, che non sono rare nel rapporto tra giornali e istituzioni. Cose che si sono sempre fatte, tra media e forze dell’ordine, e si fanno ancora, non solo alla Rai. A volte questo tipo di servizi si costruiscono con buone intenzioni, alfine di aumentare la fiducia dei cittadini verso le forze dell’ordine, che in questo caso erano i benemeriti carabinieri.

Ma da qui a fare uno spot – così s’e’ capito – senza senso, senza soggetto predicato e complemento, ce ne passa. Il risultato non sarà piaciuto per primi ai carabinieri, che sicuramente avrebbero preferito essere presentati – come meritano – come il volto rassicurante dello Stato presente sul territorio; a volte l’unico volto, dove lo Stato storicamente non c’è, come in alcune località della Calabria, per esempio San Luca. Quel San Luca, presentato come simbolo negativo di una Calabria immaginata come persa e irredimibile, come una comunità da cui stare alla larga, e che i carabinieri tengono a bada.

Ma non è così. Anche Polsi, uno dei santuari mariani più conosciuti del Mezzogiorno, luogo storico di pellegrinaggi e devozione popolare, ricadente nel territorio di San Luca, è stato citato nel servizio semplicemente come località famosa per le riunioni dei mafiosi. Ma non è così. Che a Polsi si siano riuniti in passato i mafiosi, e forse si riuniscono ancora adesso, è risaputo, ma non basta questo storico  “insulto” dei criminali a un tempio sacro, per cancellare la storia di un luogo di culto che “nacque in modo del tutto favoloso”, come scrisse Corrado Alvaro, scrittore di dignità e dimensione europea, che era proprio di San Luca, paese che ha dato i natali pure a padre Stefano de Fiores, uno dei mariologi più famosi della storia della Chiesa.

Chi ha realizzato il servizio televisivo, non aveva certo l’obbligo di sapere tutto ciò, e di fare eventualmente dotte citazioni, o elogiare l’umanità della stragrande maggioranza dei Sanluchesi, ma sarebbe servito per alleggerire il modo preconcetto di narrare che cos’è San Luca, secondo gli stereotipati modelli mediatici nazionali. E neppure di essere informato che qualche settimana prima il ministro della pubblica istruzione Giuseppe Valditara fosse stato nel vecchio centro aspromontano – da secoli abbandonato dai Governi di tutti i colori politici – per promettere: «Investiremo nell’istruzione e nella scuola per dare un futuro ai giovani», aggiungendo: «Ciò significa credere nello sviluppo, ma soprattutto significa riunire l’Italia, un’Italia che oggi è spaccata, che non ha le stesse opportunità formative».

Chissà, se le promesse saranno mantenute, ma il gesto del ministro è apprezzabile: significa, se le promesse saranno mantenute, far uscire San Luca da dietro la lavagna, dove da sempre sconta una punizione, senza sapere qual è la sua colpa. Un servizio giornalistico coi fiocchi, non confezionato come uno spot commerciale, di questo avrebbe dovuto tenere conto. Il fatto è che al Tg1, come in genere in tutti i media nazionali italiani, hanno la convinzione che la Calabria esista solo per la cronaca nera. Non è una novità e c’è poco da stupirsi. Ma questa volta siamo di fronte al massimo dell’improfessionalita’, alla realizzazione di un servizio che pure con l’abc del giornalismo, ha poco a che fare. Dopo la gratuita intemerata del Tg1 il sindaco di San Luca Bruno Bartolo ha preso carta e penna e ha scritto al direttore del telegiornale, invitandolo a San Luca, e per dirsi: «Attonito, deluso, disilluso, scorato» e chiedersi da quel galantuomo che è: «Ha senso ciò che faccio? E ancora, in che modo amministrare? Quando ci si vede, costantemente e volutamente, martoriati?».

Nessuna meraviglia caro Bartolo. Da sempre, il modo di descrivere la Calabria sradicato dallanalisi dei contesti specifici ha prodotto solamente frutti avvelenati, alimentato retaggi storici e rinchiuso sempre più alcuni territori – come San Luca –  allinterno di recinti di metaforico filo spinato, dentro cui si sviluppa il male, e il termometro dellinsufficienza civile segna rosso, mentre il bene non riesce a prevalere. Qualunque racconto, non solo quello del Tg1, come in questa occasione, che non sia accompagnato da unanalisi attenta dei fattori degenerativi che si sono innestati nel tessuto sociale della Calabria, rischia di diventare, se non proprio falso, quantomeno non credibile.

Quel che stupisce pure, è che a parte la solitaria avvilita rimostranza del sindaco di San Luca, nessuno, per quanto finora al momento di scrivere si sappia, dei parlamentari eletti in Calabria – tra i quali i “forestieri” ex magistrati Roberto Scarpinato e Federico Cafiero de Raho – abbia sentito il bisogno e il “dovere” di interessare la Commissione di vigilanza Rai, per chiedere chiarimenti su quel servizio “senza notizia” del Tg1, che ha messo in castigo San Luca. O, forse, sono d’accordo anche loro, i parlamentari, che San Luca è irrimediabilmente perso? (mnu)

L’OPINIONE / Bruno Bartolo: Direttore Chiocci, venga a visitare San Luca

di BRUNO BARTOLO – Egregio Direttore del TG1 le Scrivo: attonito, deluso, disilluso, scorato…

Emerge in me un forte rammarico. Un rammarico che emerge e, fa emergere, in sè imperativi categorici: ha senso ciò che faccio? E ancora, in che modo amministrare? quando ci si vede, costantemente e vilitamente, martoriati?

No, non parlo di un attacco mafioso. Quello ce lo si sarebbe potuto aspettare… parlo di disinformazione. Di populismo mediatico, di rammaricante demagogia. E chi è la parte in causa? Su cosa volge il triste “affaire”? Sulla Rai…

Su un servizio giornalistico, apparso sulla prima testata di stato per share in data 01/10/23. Su un servizio in cui, mi si consenta, si trattava in maniera capziosa e fuorviante della mia cittadinanza. Di quella cittadinanza della quale con fierezza mi definisco, suo sindaco. Non un burocrate, un sindaco per mandato popolare. Un sindaco eletto per normalizzare questa cittadinanza, o per meglio dire il ruolo che della Stessa se ne dà, e non per annichilirla del tutto…

Non è una trattazione filosofica la mia, né vittimistica, è si vero che bisogna riconoscere la soffocante portata che il fenomeno criminoso da noi ha. Così come bisogna riconoscere il lavoro immane che, quotidianamente, l’Arma dei carabinieri e il “Gruppo Cacciatori di Calabria” svolgono. Ma San Luca non è solo questo. Non è più così. San Luca è un paese incastonato tra due monti, un abitacolo dotato di un suggestivo fascino aspromontano che, salta all’occhio dell’ osservatore esterno in maniera disarmante e oggettiva. È il paese che diede i natali ad uno dei maggiori scrittori e giornalisti del secolo breve, a Corrado Alvaro. All’autore di romanzi e trattazioni di caratura europea…

È il paese di Padre Stefano de Fiores, del probabilmente più grande Mariologo degli ultimi 50 anni. Di un uomo di fede di caratura plenaria…

È un luogo di lavoratori, artisti, scrittori e validi professionisti … Non si cada nella frettolosa conclusione che lo Sia di soli ndranghetisti…

Proprio per questo merita rispetto. Proprio per questo merita di coltivare la speranza… proprio per questo, dato che di territorio “difficile” si parla, va tutelato e non giustiziato.

Insomma, San Luca non vuole morire… rendiamoci partecipi della sua vita e della sua rinascita. Che con solerzia cerco di sviluppare al massimo grado.

Concludo facendo mia quanto scritto da una giovane scrittrice calabrese Giusy Staropoli:

“Se la Calabria ha un cuore, questo batte a San Luca. Qui nacquero lo scrittore Corrado Alvaro e Padre Stefano De Fiores, il più grande studioso di mariologia del mondo degli ultimi 50 anni”.

Ringraziando per l’attenzione e scusandomi per aver sottratto tempo prezioso, La invito a visitare il territorio di San Luca, avendo così modo di ascoltare amministratori e comuni cittadini. (bb)

 [Bruno Bartolo è sindaco di San Luca]

Il ministro Valditara a San Luca: Investire in istruzione per dare futuro ai giovani

«Investire nell’istruzione e nella scuola, per dare un futuro ai giovani, è il nostro obiettivo». È quanto ha dichiarato il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, nel corso della sua visita a San Luca.

«Oggi è un giorno importante, un giorno in cui noi siamo venuti qui per ascoltare le esigenze e per dare risposte concrete», ha detto Valditara, assicurando che «lo Stato c’è ed è vicino ai cittadini».

Il Ministro ha auspicato che «veramente possa partire un esempio di crescita civile ed economica per l’Italia e per l’Europa investendo nell’Istruzione e investendo nella scuola dando un futuro ai ragazzi, ai giovani. Questo è un passo importante di Agenda Sud: siamo stati a Caivano con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e siamo venuti qua. Agenda Sud significa credere nello sviluppo, nella crescita e nelle opportunità per tanti giovani del Mezzogiorno e soprattutto significa riunire l’Italia. Un’Italia che oggi è spaccata in due, che ha tanti ragazzi che non hanno le stesse opportunità formative e quindi non hanno le stesse opportunità lavorative di tanti giovani che vivono in aree più fortunate».

«Investire 320 milioni di euro complessivamente in duemila scuole del Mezzogiorno in Italia – ha detto ancora – investire risorse importanti in questi comuni e nell’intera regione Calabria vuol dire dare finalmente risposte concrete. Non chiuderemo scuole anzi allungheremo il tempo scuola, ci saranno più docenti e più personale Ata». (rrc)

COSOLETO (RC) – “Gente in Aspromonte” in visita al Santo Redentore

L’associazione escursionistica “Gente in Aspromonte” organizza una nuova tappa del suo percorso su Le Grandi Vie dell’Aspromonte. Domenica 16 luglio sarà la volta del Santo Redentore che interesserà i Comuni di Cosoleto, San Luca e Samo.

Raduno ore 10:30 bivio Montalto, partenza escursione ore: 10:45, (per quelli della Ionica incontro ore: 9.00 al Centro commerciale Center-Gross – Bovalino; per quelli di Reggio e Tirrenica indicazioni per Gambarie – Montalto).

La cima di Montalto domina con i suoi 1956 m. di altezza l’intero massiccio aspromontano. Da essa, a raggera, si dipartono innumerevoli profonde e strette vallate, una più bella e differente dell’altra, ognuna con una storia da raccontare: quella della “La Verde” e i suoi profondi canyon, quella dell’Amendolea e il suo popolo grecanico che ci ha vissuto per lunghissimi secoli, quella della Bonamico ed il suo lago naturale ormai estinto, tutte valli un tempo navigabili. A fare da cornice a questa spettacolare visuale, il più grande vulcano attivo d’Europa: l’Etna, ed ancora le Isole Eolie e la dorsale appenninica che procede con le Serre, la Sila ed il Pollino.

Il percorso ha anche una valenza religiosa. Era il 23 settembre del 1901. Sulla vetta più alta dell’Aspromonte, Montalto (1956 metri sul livello del mare), la maestosa statua del Cristo Redentore trovava collocazione. Su un terreno donato dal Barone Stranges di San Luca. L’opera in bronzo fu realizzata dall’artista reggino Francesco Jerace, in occasione del Giubileo del 1900 voluto da papa Leone XIII. È una delle 20 realizzate in quell’anno collocate su altrettante vette italiane.

Interesse anche dal punto di vista storico Sulla cima è stato posto un punto trigonometrico della rete geodetica nazionale istituito sin dal 1869, appartenente alla rete fondamentale nazionale. Per festeggiare il Giubileo del 1901 sulla cima è stata posta una statua del Redentore in bronzo (si veda Statue del Redentore per il Giubileo del 1900), il 23 settembre del 1901 dal cardinale Portanova. Quella attuale, invece è stata creata dallo scultore reggino Michele di Raco. Sempre in vetta è posta anche una rosa dei venti in bronzo su base di granito posta dal Gea (Gruppo Escursionisti d’Aspromonte) nel 1994.

Si parte dalla base di Montalto si imbocca il sentiero che si addentra nel bosco delimitato di una staccionata in abbandono, con frequenti aree di sosta fornite di panchine ora in stato d’abbandono, dalla salita molto dolce che si trova a sud – sud ovest – si sale in circa 30 minuti. Qui il panorama è grandioso, i nostri occhi potranno spaziare a 360° (visibilità permettendo) tra i due mari Ionio-Tirreno, da Roccella Ionica al Porto di Gioia Tauro, nonché tra le cime a Nord-Est quali Monte Cannavi, Monte Fistocchio, Monte Scorda, e più a Sud la valle delle Grandi Pietre, Pietra Cappa-Pietra Lunga-Pietra Castello. Saziati i nostri sensi proseguiremo verso la vetta più alta del massiccio dell’Aspromonte dove si erge la statua del Redentore in bronzo, eretta nell’anno 1901. Vi è anche una rosa dei venti in bronzo su base in granito posta dal Gruppo Escursionisti d’Aspromonte (Gea) nel 1994, inoltre vi è un pilastrino in rappresentante un punto Trigonometrico di Prim’ordine posto dall’Istituto Geografico Militare (Igm) all’inizio del 1900, coincidente con vertice Trigonometrico della rete Catastale.

Anche da qui il panorama sa di magia, se il cielo è sereno, ad ovest è possibile vedere ergersi nella sua maestosità il Monte Etna. Riprendiamo il sentiero che scende verso Polsi al primo tornante giriamo a sinistra e i pochi minuti siamo sulla strada asfaltata si prosegue per un centinaio di metri per prendere la strada che scende a San Luca seguendo il sentiero a sinistra della strada dopo 20 minuti siamo all’indicazione acqua Selvatica, si prosegue sulla sterrata sul sentiero Delianuova – Bova è una carrareccia quasi tutta in piano (molto monotona e rilassante), su questa ci sarà un affaccio verso Puntone l’Albara e più avanti, al bivio per Materazzelli, una ampia e gradevole radura verdeggiante. Pochi minuti di cammino sul sentiero Italia e siamo al punto di partenza. (rrc)

Morabito (PD): Dal ministro Crosetto grave smacco alla comunità di San Luca

Il Segretario della Federazione metropolitana del Partito Democratico di Reggio Calabria Antonio Morabito, ha evidenziato come «dal ministro Crosetto si astato fatto un grave smacco alla Comunità di San Luca».

«Siamo contenti – ha spiegato – che il Ministro della Difesa abbia scelto di visitare alcuni luoghi simbolici della Calabria, ed in particolare un comune come quello di San Luca, che ha grande necessità di sentire al suo fianco la presenza dello Stato e delle istituzioni. Non comprendiamo però come il Ministro, o chi per lui, abbia deciso di effettuare la visita escludendo la presenza del sindaco di San Luca, non solo non invitato, ma addirittura respinto dal luogo dove Crosetto stava rendendo omaggio alla stele in memoria del brigadiere Carmine Marino, caduto per mano mafiosa nel 1982».

«Se è vero com’è vero che i sindaci democraticamente eletti sul territorio rappresentano la comunità che li ha individuati per guidarla – ha aggiunto Morabito – il Ministro Crosetto sbaglia ad escludere dalla sua visita la presenza del sindaco Bartolo. Non solo per una mera questione cerimoniale, che dovrebbe prevedere la presenza del sindaco in sede al fianco di un Ministro della Repubblica, ma anche per un fatto di sostanza, che evidentemente Crosetto ignora».

«Piena solidarietà quindi al sindaco Bartolo e all’intera comunità di San Luca per il riprovevole episodio e per il grave smacco istituzionale subito. È evidente – ha concluso il segretario Pd – che questo Governo preferisce gli spot natalizi ad una reale e concreta vicinanza al territorio». (rrc)