L’on. Nicola Carè (PD), componente della Commissione Affari Costituzionali della Camera affronta in una nota l’esame dell’attuale situazione economica italiana, dove appare forte il concreto rischio di recessione, e individua le soluzioni con scelte mirate agli investimenti e il sostegno degli italiani all’estero.
«L’Italia – dice l’on. Carè, eletto per il Partito Democratico nella circoscrizione estera Africa, Asia,Oceania e Antartide – registrando dallo scorso anno una contrazione della crescita economica dello 0,2% si pone in una pericolosa recessione tecnica. Il Fondo Monetario Europeo, inoltre, rileva: deficit in salita, calo dell’occupazione, bilancia commerciale al passivo. Questi tre parametri presentano un Paese apatico, immobile, stagnante. Le soluzioni, indicate dal Governo attuale per uscire dallo stallo, sono il Reddito di Cittadinanza e la Quota 100: il primo consentirebbe alle fasce di popolazione più indigenti di disporre di un reddito base, la seconda, introducendo requisiti pensionistici agevolati, favorirebbe il ricambio del lavoro dipendente, incentivando l’occupazione.
«Tuttavia, le risorse richieste, pari a circa 38 miliardi di Euro nel triennio 2019-2021, sono reperite interamente a deficit, con un consistente rialzo dei rendimenti sui titoli di Stato. In realtà, dunque, una manovra economica che dovrebbe offrire impulso, causerà un rapporto debito/Pil di oltre 2 punti. ‘La manovra del popolo’ condurrà ad un rilevante aumento debitorio dei conti pubblici, con un lieve aumento dei consumi interni, stimato a meno di un decimo percentuale.
«Nessuna iniziativa – avverte l’on. Carè – stata offerta dalla politica governativa a favore dell’export, indicato dai principali Istituti della finanza mondiale come l’unico settore economico italiano dallo spiccato trend di crescita. Non una parola di elogio nei confronti della principale sua forza motrice: la cittadinanza residente oltre confine. Gli imprenditori, le aziende operanti all’estero, le generazioni ora nei nuovi territori di adozione: strumento essenziale per il Paese. Certamente vi sono anche numerosi fattori esterni incidenti: le relazioni tese tra Washington e Pechino, la Brexit, una tendenza ad atteggiamenti protezionistici nonché il rallentamento controllato degli scambi. Questi fattori condizionano i consumi interni, ma potrebbero essere efficacemente neutralizzati da una politica economica che investa sulle risorse, valorizzi le eccellenze, agevoli la promozione dei nostri beni esportabili.
«Accrescere il grado di internazionalizzazione delle piccole e medie imprese, circa il 90% del totale, potenziare gli strumenti agevolativi, collegare il mondo del lavoro alle Università ed ai Centri di ricerca, concentrare le risorse pubbliche in settori ed aree dal maggior potenziale: solo così può attuarsi una politica efficace. A tal proposito, cito i risultati riportati nel comparto agro-alimentare, da sempre un settore fiorente. Secondo la Confederazione Italiana Agricoltori, le vendite estere di prodotti agricoli hanno ceduto il 5% del loro valore con un incremento modesto dell’1%; si cresce ma troppo lentamente.
Aprirsi ai mercati internazionali, promuovendo una maggiore conoscenza dei prodotti locali infonderebbe nuova linfa in un ambito cruciale anche per l’indotto economico interno.
«In materia di export, il 2019 appare positivo con un +2,9% verso i mercati UE e 1,2%, nell’area extra-UE; un aumento del 5,4% in India, USA, Africa sub-sahariana e Svizzera, zone economiche in cui siamo leader nella meccanica strumentale e farmaceutica. Alle consuete relazioni commerciali fruttuose con Australia e Asia, si aggiungono nuovi mercati dal trend estremamente positivo: il Brasile con un 11,6%, l’India con un 15,5% , la Slovenia di cui siamo il secondo partner commerciale, il Marocco con un incredibile 10% e la Svezia con un interessante incremento dell’8%.
«La leadership di cui godiamo e gli ottimi risultati riportati , è bene sottolinearlo, non si devono alle attitudini propositive della maggioranza governativa, ma alla dedizione degli imprenditori, al rigore delle aziende, alle qualità dei prodotti che, seppur creati a ciclo industriale, sovente conservano un’artigianalità unica. Un enorme patrimonio che prospera ed esiste solo grazie al capitale umano che ci rappresenta nel mondo. Nonostante questi incoraggianti risultati economici, la politica attuale è indifferente e non sostiene questa preziosa risorsa. Non è possibile affidare interamente alla responsabilità dei cittadini, l’economia dell’intero Sistema-Italia: bisogna operare scelte mirate a sostegno degli investimenti, avere cura della cittadinanza all’estero e per l’estero, incentivarne gli scambi, aprirsi ad un contesto economico internazionale che ci considera insostituibili garanti di qualità.
«L’apatia, l’indifferenza – conclude l’on. Carè – non sono la risposta: danneggiano il Paese, lo privano di risultati, ne fiaccano gli obiettivi e ledono il benessere di tutti. (rp)