Nei giorni scorsi al Museo di Pitagora si è parlato e riflettuto sulle nuove forme di cittadinanza attiva, nel corso dell’evento dal titolo Il ruolo della partecipazione in contesti ostili. Un incontro, quello organizzato dal Consorzio Jobel, che è stato, anche, l’occasione per presentare il primo rapporto di ricerca a cura di Guido Memo, realizzato da diverse università meridionali, dall’Unical all’Università di Bari, Palermo, Federico II di Napoli, Sardegna e del Molise.
L’analisi dei dati ha evidenziato una crescita rilevante, negli ultimi anni, negli istituti non profit, in particolare nel Terzo settore, nelle Organizzazioni di volontariato e nelle Cooperative sociali. Un recupero che ha messo il Mezzogiorno al passo con le altre regioni del Paese nella costituzione di nuove realtà: cambiamenti per nulla scontati, dal momento che permane a sfavore del Sud e a vantaggio delle altre regioni italiane quel marcato divario di condizioni sociali ed economiche che ne avevano limitato la Costituzione.
Nel Mezzogiorno, infatti, si riscontra una maggiore presenza di INP che hanno come finalità il sostegno e il supporto di soggetti deboli e/o in difficoltà, la promozione e la tutela dei diritti, la cura dei beni comuni a testimonianza della vocazione solidaristica del settore.
Si tratta di un settore in forte crescita sia in termini di numero di istituzioni, sia di volontari che di dipendenti, in particolare nel Terzo Settore, assumendo un ruolo rilevante nell’ambito dell’assistenza sociale, della sanità, della cura dei beni comuni, nella cultura, fondamentali per la crescita e il benessere delle comunità.
Il dibattito – a cui, oltre a Memo, hanno preso parte Filly Pollinzi, assessore alle politiche sociali del Comune di Crotone, Don Rino Le Pera, parroco di Santa Maria Madre della Chiesa, Bruno Tassone, presidente Auser Calabria, Alberta Colacino, vicepresidente del Gruppo Terziario Donna, Santo Vazzano e Francesco Perri del Consorzio Jobel – ha mostrato come il Terzo Settore meridionale sembrerebbe possedere un maggior radicamento sociale e una maggior caratterizzazione solidaristica rispetto al resto del Paese, come attestano i dati sul cinque per mille e quelli del censimento rispetto agli impegni di cittadinanza attiva.
«Tale evento – si legge in una nota – ha confermato che, anche se ancora un po’ meno presenti, le organizzazioni meridionali hanno avuto un’intensa crescita affermandosi come agenti di innovazione sociale e politica che promuovono nuove forme di cittadinanza attiva e producono nuovo capitale sociale e classe dirigente responsabile». (rkr)