La Calabria, nell’immaginario popolare, viene vista e avvertita, più di altre Regioni meridionali, come una palla al piede per l’Italia e per l’Europa.
In realtà, anche per la collocazione geografica nel bacino del Mediterraneo, essa rappresenta un ponte, un sistema intermodale e logistico irrinunciabile tra l’Europa e i mercati del Medio Oriente e del sud est Asiatico. E questo ruolo, esercitato in parte dalla Sicilia, la Calabria lo può svolgere ad una sola condizione: essere valutata nella sua poliedricità, come Regione che, bagnata dai due maggiori porzioni del Mediterraneo (mare Tirreno e mare Jonio) è snodo strategico per i mercati e i flussi Europei.
Una Regione che può ritornare ad essere, dopo millenni, il ponte naturale tra Oriente ed Occidente. Per fare questo vi è bisogno però che la Calabria, la sua classe dirigente, la sua imprenditoria si mostrino coraggiose e ambiziose, senza soffermarsi sulle analisi scontate ma facendo sintesi e lasciando emergere una visione della stessa che non solo gli italiani, ma anche gli europei, non s’aspettano.
Nei giorni scorsi abbiamo letto l’interrogazione parlamentare di due deputati, Felice Maurizio D’Ettore e Stefano Mugnai, che riguardavano il rilancio infrastrutturale ed economico della Calabria con particolare attenzione alla riqualificazione delle aree in dismissione dell’ex centrale Enel di Corigliano-Rossano e del sito ex Pertusola di Crotone. In essa si accennava, tra l’altro, al rilancio dei porti e delle aree retro portuali di Schiavonea e Crotone e dell’area aeroportuale dello scalo Sant’Anna, in ordine allo sviluppo delle Zone Economiche Speciali. Netto anche il riferimento alla sperequazione, operata dall’autorità del sistema portuale del Tirreno e dello Jonio, a tutto vantaggio del porto di Gioia Tauro.
Un’interrogazione parlamentare che si occupava del rilancio della Calabria partendo dall’inevitabile e improcrastinabile rilancio della fascia jonica della nostra Regione. Un segnale apprezzabile da parte di due parlamentari “non calabresi” del Governo Draghi che lascia ben sperare.
Di contro gli interventi irrilevanti di quasi tutti quei parlamentari calabresi che ad ogni approvazione di bilancio alla Camera ed al Senato, tutelando e rimanendo ancorati unicamente a quello che potrebbe essere definito “il proprio orticello”, trascurano deliberatamente gli interessi generali della nostra Regione. Privi di una visione complessiva del problema ignorano tutti i ritardi accumulati: a partire dal dissesto idrogeologico, dal sistema dei rifiuti, dal sistema delle acque, dall’erosione del suolo e dallo spopolamento e dal depauperamento delle aree interne a cui, da molti anni, fa seguito la massiccia emigrazione delle poche aree urbane.
Tra tutti questi interventi, ultimo in ordine temporale, quello dell’onorevole Sergio Torromino che, in una nota, si è premurato di precisare la sua posizione in merito alle ultime vicende che riguardano la gestione degli aeroporti calabresi e il ritorno ad una prevalenza della parte pubblica rispetto a quella privata. Lo aveva già preannunciato il Presidente Roberto Occhiuto e questo ci rassicura senza dubbi. Tuttavia, vi è da ricordare che quando Sacal inglobò gli aeroporti di Crotone e di Reggio Calabria, la strategia politica ed aziendale era quella di favorire un progetto che vedeva i tre aeroporti come unico centro, il cui perno sarebbe stato l’aeroporto di Lamezia Terme, il più importante e quello di caratura internazionale.
Operazione resa ancor più semplice per il fatto che Crotone si dibatteva in una estenuante procedura fallimentare. Non bisogna neanche sottacere che quando Mario Oliverio, già Presidente della Regione Calabria, decise l’accorpamento, non una sola voce si levò per avere contezza dei futuri assetti societari e finanziari. Una partita giocata in solitudine dal Presidente Oliverio e, da ultimo, dal facente funzioni Nino Spirlì.
Va da sé, quindi, che questa volta, acclarato che la Calabria non può rinunciare a nessuna delle sue già precarie infrastrutture, la Regione e i Comuni di Lamezia, Catanzaro, Vibo Valentia, Reggio Calabria, Crotone e Corigliano-Rossano, quali capi bacino, dovranno poter concorrere a definire assetti e piani industriali. Quello che immaginiamo è un’iniziativa dal basso per la realizzazione di un’azionariato diffuso che guardi alle macro aeree di riferimento coinvolgendo, diffusamente, cittadini e associazioni d’impresa, con un unico management rappresentativo delle istanze territoriali che vi concorrono.
A questo riguardo l’aeroporto di Crotone, e della costituenda area della Magna Graecia, potrebbe sommare, ai voli civili e charter, una struttura a servizio del trasporto merci, cargo, con particolare riferimento all’agroalimentare di eccellenza dell’intera Riva Sud dell’Europa.
Sullo sfondo, ancorché non marginali rispetto a tutto il resto, di queste nostre considerazioni non possiamo sottacere che, anche in questo caso per scelte politiche dei Governi nazionali, inique e incomprensibili, la portualità calabrese dipende esclusivamente da un’Autorità di sistema portuale tutta focalizzata sul porto di Gioia Tauro. Porto, del resto, creato e gestito da una multinazionale che ha tra i suoi scopi, com’è giusto che sia, interessi aziendali che non sempre coincidono con quelli pubblici.
Tale accentramento di potere ha portato e sta portando un dispendio di risorse pubbliche cui però non fa seguito alcun ritorno per l’economia regionale. Risorse che ben potevano e potrebbero essere collocate in un piano di sviluppo teso a rafforzare i porti strategici dell’intera fascia jonica calabrese.
Così come non possiamo non rimarcare e richiamare l’attenzione del governo nazionale e regionale sull’importanza dell’allargamento della rete Ten-T Core da Lamezia a Taranto, dell’intermodalità Jonio – Tirreno e Jonio — Adriatico (pensiamo ai due deviatoi sulla linea jonica: Thurio — Scanzano Jonico) in considerazione anche del fatto che l’Alta Velocità arriverà a Metaponto entro il 2026 così come a Bari mentre, invece, dovrebbe toccare Praia — Tarsia, presumibilmente non prima del 2035.
E per finire pensiamo all’asse Crotone/Corigliano-Rossano che si pone a mo’di cerniera con il punto di fulcro su Crotone ed il punto di snodo su Corigliano-Rossano (area di smistamento Tirreno — Jonio — Adriatico).
Una sfida avvincente che si affronta non a colpi di dichiarazioni ma esercitando appieno il mandato parlamentare, anche per dare voce al collegio elettorale che s’intende rappresentare. Poiché, oltre, le valutazioni espresse e che s’intenderanno esprimere, tutte degne di rispetto, a noi appare fondamentale e imprescindibile il ruolo che la Calabria potrà assumere per l’Italia intera nella realizzazione e nell’attuazione effettiva del Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza. (Peppino Cosentino, Mimmo Critelli, Giovanni Lentini)