Nella Giornata internazionale contro le mutilazioni genitali femminili, il 6 febbraio, Donne Giovani e Immigrati Cisl Calabria ha ribadito l’importanza – non solo a livello regionale, ma nazionale – di un’opera di «informazione e di sensibilizzazione sul rifiuto di ogni forma di violenza, della violenza sulle donne e di questa forma di violazione del corpo che incide su una dimensione intima e profonda della persona, mortificandone la libertà e la dignità».
«Sembra incredibile – ha dichiarato Nausica Sbarra, responsabile Coordinamento Donne Giovani e immigrati Cisl Calabria – ma ancora oggi circa 200 milioni di donne e bambine portano i segni delle mutilazioni genitali subite nel corso della loro vita a causa di una forma di barbarie che non può trovare alcuna giustificazione, tuttora praticata in diversi Paesi dai quali provengono molti immigrati in Italia».
«Nella Giornata internazionale contro le mutilazioni genitali femminili, il 6 febbraio – ha aggiunto – vogliamo ribadire la consapevolezza che questa orribile “tradizione” chiama in causa la coscienza di tutti non solo per le implicazioni sanitarie e i rischi per la salute, per la possibilità di avere dei figli e per la vita stessa delle donne, ma anche a causa delle implicazioni educative che essa comporta. Vittime di questa pratica, che umilia la persona sottoposta al ricatto dell’accettazione da parte della sua comunità di provenienza, sono anche molte donne (si calcola tra le 60.000 e le 80.000) che oggi vivono in Italia e che hanno subito una tale violenza da bambine oppure quando hanno fatto, per un periodo di tempo, ritorno al loro Paese d’origine».
«È perciò importante – ha concluso la responsabile del Coordinamento Donne, Giovani e Immigrati Cisl Calabria – che in quest’azione si impegnino le realtà associative, la scuola e le istituzioni, per prevenire la pratica delle mutilazioni genitali femminili e una sua ulteriore diffusione tra le giovani donne immigrate, favorendo attraverso apposite iniziative una maggiore consapevolezza dei loro diritti, coinvolgendo anche le comunità provenienti da quei Paesi dove il fenomeno è tuttora presente». (rrm)