Sostenere la creazione di borse di lavoro per le donne vittime di violenza, oltre che al potenziamento della formazione di chi fornisce il primo ascolto a chi denuncia, ma anche la possibilità di mettere a disposizione delle Case rifugio e dei centri antiviolenza beni confiscati alla mafia. Sono alcune delle proposte avanzate da Angelo Sposato, segretario generale della Cgil Calabria per sostenere le vittime di violenza che denunciano.
Il segretario generale, infatti, ha partecipato al Sistema Bibliotecario Vibonese, alla presentazione del libro La violenza contro le donne – storia di una identità negata, organizzata in occasione della Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne, alla presenza degli autori Irene Calesini, Viviana Censi e Massimo Ponti.
L’evento, infatti, è stata l’occasione per confrontarsi anche con gli studenti del liceo classico “Morelli” di Vibo Valentia, collegati in remoto, in un dibattito moderato da Giovanna Folino Gallo, segretaria organizzazione Fp Cgil Area Vasta CZ-KR-VV.
Dopo i saluti del segretario generale della Cgil Area Vasta CZ-KR-VV, Enzo Scalese, ha relazionato Rossella Napolano, segretaria Cgil Area Vasta CZ-KR-VV. Ne parliamo con Marwa El Afia, segretaria Cgil Area Vasta CZ-KR-VV; Gianni Dattilo, segretario generale SPI Area Vasta CZ-KR-VV; Amalia Talarico, segretaria FP Cgil Area Vasta CZ-KR-VV; Nadia Fortuna, responsabile INCA Cgil Area Vasta CZ-KR-VV.
«La violenza contro le donne – ha spiegato Napolano – ha ormai raggiunto le dimensioni di una vera e propria emergenza sociale ed è un argomento che spesso arriva alla ribalta e se ne sente parlare ai telegiornali, in radio, sul web. Per le donne tra i 15 e i 44 anni la violenza è la prima causa di morte e di invalidità: ancor più del cancro, della malaria, degli incidenti stradali e persino della guerra».
«Femmicidio e femminicidio – ha proseguito – sono crimini di Stato tollerati dalle pubbliche istituzioni per incapacità di prevenire, proteggere e tutelare la vita delle donne, che vivono diverse forme di discriminazioni e di violenza durante la loro vita. La violenza di genere in Italia viene considerata una violazione dei diritti umani ed è a tutti gli effetti una conseguenza delle forme di violenza meno conclamate e palesi che molte donne subiscono ogni giorno. Le violenze o gli omicidi sono commessi dai familiari, mariti e padri, amici, vicini di casa, conoscenti stretti e colleghi di lavoro o di studio; il problema deve essereaffrontato e risoltoconuno sforzo unanime e con la responsabilità di tutti i soggetti sociali, istituzioni, le agenzie educanti come la famiglia e la scuola in primis dove favorire le condizioni per una nuova cultura».
La violenza contro le donne interessa donne e uomini di ogni età, ceto sociale, provenienza geografica, livello economico e credo religioso. Alla base di tutte le forme di violenza (fisica, economica, sessuale, psicologica) c’è, e c’è stata da millenni forse, la convinzione consapevole o no che la donna sia mentalmente inferiore all’uomo e che valga di meno come essere umano.
Insieme e oltre la violenza manifesta, dallo stalking allo stupro fino al femminicidio, esiste una forma di violenza subdola, che non colpisce il corpo, non lede con atti e parole: è invisibile, ma attacca e distrugge la mente delle vittime, che arrivano persino a sentirsi colpevoli e meritevoli di quanto loro accade.
Significativa, secondo Scalese, la scelta della presentazione di questo volume proprio a Vibo, capitale del libro 2021. «Le vittime dei reati denunciati che emergono dal report delle Questure ci parlano di 103 casi di femminicidio dall’inizio dell’anno – ha spiegato Scalese –. Quindi 1 ogni 3 giorni. Una altro da mettere in rilievo è quello relativo alle morte sul lavoro: delle 772 vittime il il 10 per cento erano donne, aggiungiamo questo lo scenario diventa ancora più drammatico e poi si aggiungono i casi non denunciati di molestie».
«Bisogna intervenire subito – ha rimarcato – soprattutto a livello scolastico, migliorando la capacità formativa per intercettare e far emergere situazioni nell’ambito familiare, finanziare centri antiviolenze, e le case rifugio mentre sui luoghi di lavoro bisogna rafforzare la contrattazione delle lavoratrici e rimuovere comportamenti ed atteggiamenti che non sono solo molestie ma intaccano la dignità della persona».
Il segretario generale Sposato ha anche proposto una lettura collettiva del libro che potrebbe essere molto pedagogica, «anche ai soggetti nelle istituzioni. Quello che è successo ieri in Senato dà l’idea dell’ipocrisia nell’approccio rispetto al fenomeno».
«Servono interventi specifici su questo tema – ha ribadito – per sfuggire dalla retorica della giornata ogni giorno deve essere utile per combattere il fenomeno: vedo degli arretramenti da punto di vista internazionale, visto che c’è chi sceglie di intervenire in convegni in Paesi che praticano restrizioni dei diritti civili delle donne . Anche noi abbiamo combattuto per affermare la legge sulla parità di genere e in Calabria abbiamo figure simbolo come quelle di Lea Garofalo, ma non basta esaltare gli esempi».
«Servono gesti concreti – ha concluso –prima di tutto nell’ambito lavorativo: le donne vittime di violenza spesso sono costrette a rimanere a casa sottomesse ai mariti violenti per un fatto economico. Per questo – rimarca Sposato – sia necessario sostenere prima di tutto le borse di lavoro per il reinserimento nell’ambito lavorativo, anche chiedendo quote riservate nei concorsi pubblici. Sarebbe bello poter guardare al futuro con fiducia sulla parità di genere auspicando anche nell’elezione di un presidente della Repubblica donna». (rvv)