di PINO NANO – Per oltre mezzo secolo Franco Abruzzo è stato per tutti noi, allora giovani cronisti alle prime armi, un maestro, un mito, e soprattutto un esempio di rigore e di trasparenza. Oggi, 3 agosto 2023, il grande giornalista compie 84 anni, abbastanza per ricordarne il profilo e il carisma corale che ancora sopravvive attorno a lui.
Lucido, effervescente, informatissimo come sempre, meravigliosamente spinoso e agguerrito come lo è sempre stato. Lo sento al telefono dalla sua casa di Milano qualche giorno fa, dopo aver scritto un pezzo di denuncia sulla chiusura della storica Biblioteca Civica di Cosenza e sulla “morte” della Grande Emeroteca dell’Accademia Cosentina. «Era la mia biblioteca – mi grida al telefono –. Ci andavo a studiare e soprattutto ci andavo a cercarmi i libri che non la mia famiglia non poteva comprarmi. Quello che leggo è un duro colpo al cuore».
La sua vita è quasi un romanzo. Franco Abruzzo, nato a Cosenza il 3 agosto 1939, ad un certo punto lascia la Calabria per Milano. Dove si laurea con 110 e lode in Scienze politiche e storiche presso l’Università statale di Milano. Giornalista professionista dal 3 febbraio 1963, inizia la professione il primo ottobre 1959 presso le redazioni calabresi dei quotidiani Il Tempo e il Giornale d’Italia per poi trasferirsi, nel 1962, a Milano, dove dal giugno 1965 al novembre 1983 lavora (come cronista giudiziario, caposervizio di cronaca giudiziaria e caposervizio al “Politico” e ai “Fatti della Vita”) a Il Giorno, attraversando e vivendo le stagioni di tre famosi direttori diversi, Italo Pietra, Gaetano Afeltra e Guglielmo Zucconi.
Dal dicembre 1983 al marzo 2001 lavora a Il Sole 24 Ore, Gianni Locatelli lo vuole come capo redattore centrale, articolista e inviato. Nel luglio 1975 viene invece assunto da Eugenio Scalfari come cronista giudiziario di la Repubblica, incarico a cui presto però rinunciò.
Ma Franco Abruzzo non è solo sinonimo di un “giornalismo militante e documentatissimo”, e guru della comunicazione economica moderna, ma è anche tanto impegno e tanta passione sindacale in corpo, al servizio davvero dei più deboli e più indifesi.Le battaglie di Franco Abruzzo, checchè se ne dica o se ne pensi, rimarranno pietra miliare della storia del sindacalismo moderno.
Sindacato, giornalismo militante, ma anche tanta accademia per il vecchio cronista di origini calabresi. Nel 1978 con Walter Tobagi e Massimo Fini fonda la componente sindacale di “Stampa democratica” e tra il 1975 e il 1982 farà più volte parte del CdR de Il Giorno, del Consiglio e della Giunta dell’Associazione lombarda dei Giornalisti nonché del Consiglio nazionale della Fnsi. Nel novembre 2010 viene eletto consigliere dell’Associazione lombarda dei Giornalisti, e questo – ricorda lo stesso Franco Abruzzo – a distanza di 35 anni dalla prima volta. Dal 2016 al 2020 è stato Sindaco effettivo dell’Inpgi 1, mentre nel 2017 è stato eletto Consigliere nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, ricoprendo l’incarico fino al 2021.
Franco Abruzzo è stato insomma tutto e il contrario di tutto, almeno nel mondo del giornalismo italiano.
Pensate che da anni ormai alimenta, giornalmente e da solo, il sito www.francoabruzzo.it, che è un punto di riferimento per il mondo dell’informazione e della comunicazione, ed è autore di una newsletter quotidiana sui temi dell’informazione e della comunicazione, che viene spedita via internet a 34 mila giornalisti, avvocati, magistrati, parlamentari, professionisti e comunicatori. Un caso assolutamente sui generis e che solo lui può ancora permettersi, nonostante gli occhi non lo aiutino più come prima.Franco è una enciclopedia vivente, sa tutto e di tutto, e anche nei momenti più duri della sua vita privata non ha mai abbassato la guardia.
Un mastino al servizio della democrazia. Un intellettuale al servizio della conoscenza. Ogni volta che gli parlo avverto il peso della sua “conoscenza”, un maestro che incute soggezione e timore, ma anche una guida senza pari.
Giorgio dell’Arti e Massimo Parrini, nel “Catalogo dei viventi”, edito dalla Marsilio lo indicano tra “i 5062 italiani notevoli”, un “riconoscimento dovuto”, osservano i critici più accreditati della sociologia moderna. Alle spalle Franco Abruzzo si lascia una lunga scia di avvenimenti eventi impegni e iniziative che segnano profondamente la storia del mondo della comunicazione italiana.
Come Presidente dell’Ordine, avvia una intransigente battaglia a favore del rinnovamento della professione giornalistica e per il suo ancoraggio ai principi della deontologia, dell’indipendenza e della libertà di cronaca e di critica. Porta avanti, con determinazione, il principio dell’aggancio della professione giornalistica all’Università, battaglia vinta il 9 luglio 2007 con il varo della laurea magistrale in Giornalismo, e alle scuole riconosciute dall’Ordine.
Indirizza l’azione concreta dell’Ordine della Lombardia in direzione della puntuale applicazione dei canoni deontologici e del rispetto delle regole contrattuali nelle redazioni attraverso l’iscrizione nel Registro dei praticanti di quanti, esercitando la professione in “nero”, vivono di giornalismo. Ma la difesa del principio costituzionale della tutela della dignità della persona rimane un altro pilastro dell’azione sviluppata dall’Ordine di Milano negli anni della sua presidenza, cosa di cui Franco va giustamente fiero.
Insomma, un maestro di intere generazioni di cronisti cresciuti e vissuti a Milano e oggi in giro per l’Italia e per il mondo. Credo di poter dire senza ombra di smentita che la sua città natale, Cosenza, gli debbano ammirazione istituzionale e riconoscenza profonda,per tutto quello che lui ha rappresentato per la storia del giornalismo italiano, e spero davvero che domani Franz Caruso, il sindaco della città che Franco Abruzzo si porta nel cuore da sempre, gli faccia recapitare un messaggio di auguri.
Se in questo nostro racconto manca qualcosa, ci perdoni davvero Direttore, ma noi oggi volevamo solo farle gli auguri di Buon compleanno. (pn)