Nell’area dell’ex Sir di Lamezia sorgerà la prima Hydrogen Valley

Sarà nell’area ex Sir di Lamezia Terme che sorgerà la prima Hydrogen Valley, grazie alla collaborazione di due floride realtà del territorio: Teca Gas e Techfem SpA.

L’impianto sarà messo in servizio entro il 30 giugno 2026. Il progetto è finanziato nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), Missione 2 “Rivoluzione verde e transizione ecologica”, Componente 2 “Energia rinnovabile, idrogeno, rete e mobilità sostenibile”, investimento 3.1 “Produzione in aree industriali dismesse”. Tale investimento è supportato dall’Unione Europea – Next Generation Eu, a valere sulle risorse di cui al decreto dirigenziale della Regione Calabria n.73 del 05/01/2023.

Un’occasione unica, soprattutto per l’area abbandonata dell’ex Sir che, grazie a questo progetto, potrà invece riscattarsi e rappresentare una fonte di sviluppo per l’intero territorio. L’Area, infatti, ospiterà il primo tra i 28 siti individuati dal Governo per ottenere i finanziamenti del Pnrr per lo sviluppo della filiera dell’idrogeno nel Meridione.

Proposta da Teca Gas, è stata progettata e ingegnerizzata da Techfem, una realtà all’avanguardia e forte di esperienze e collaborazioni internazionali. Nata nelle Marche ma operativa anche in Calabria da più di 15 anni, grazie alla sinergia con le università calabresi ha permesso a tanti giovani di formarsi e trovare lavoro nella propria regione anziché essere costretti a cercare fortuna al Nord o all’estero. Ed è proprio nel piano industriale 2024-2026 che è previsto un incremento dell’occupazione di ulteriori 50 persone circa proprio nella sede lametina.

«Esprimo profonda soddisfazione per il rilascio dell’autorizzazione, da parte della struttura Zes, per la realizzazione della prima Hydrogen Valley in Calabria. Questo permetterà l’avvio imminente dei lavori per un impianto all’avanguardia dedicato alla produzione di quello che si prospetta essere il combustibile di domani: energia pulita e sostenibile», ha detto con entusiasmo il sindaco di Lamezia, Paolo Mascaro.

«La mia soddisfazione – ha aggiunto – è amplificata dal fatto che l’impianto sorgerà a Lamezia Terme, nell’area industriale, e sarà realizzato da una azienda lametina dinamica e innovativa come Teca Gas, in collaborazione con un’altra eccellenza della nostra città, la Techfem, che ne ha curato la progettazione. Un ulteriore finanziamento Pnrr verrà investito nella nostra città rendendola così protagonista anche nella transizione ecologica».

L’impianto di Lamezia produrrà idrogeno (2MW), avrà aree di stoccaggio e compressione (fino a 220 barg), sarà alimentato da un parco fotovoltaico da 461 kW e avrà a disposizione anche una Baia di carico per il riempimento di carri bombolai per trasportare idrogeno. Teca Gas, che già si occupa di imbottigliamento di Gpl, amplierà il suo raggio d’azione. L’obiettivo ambizioso del progetto è promuovere la produzione locale e l’uso di idrogeno nell’industria e nel trasporto, dando vita al modello delle Hydrogen Valley già sviluppato in alcuni paesi dell’Unione Europea.

«Questa iniziativa – ha spiegato l’ing. Federico Ferrini, amministratore delegato di Techfem – rappresenta un passo significativo verso la transizione ecologica e lo sviluppo sostenibile della regione. Penso sia un traguardo importante che pone la Calabria all’avanguardia nello sviluppo delle energie rinnovabili e nella promozione di soluzioni energetiche sostenibili ed innovative».

A fargli eco, l’ing Pasquale Rocca, di Teca Gas: «Questo progetto segna senza dubbio una fase importante per il nostro territorio e noi non possiamo che essere fortemente orgogliosi di prendere parte a questa piccola ma grande rivoluzione».

Nonostante il successo iniziale di Teca e Techfem, la transizione verso l’economia dell’idrogeno è complessa. In Italia le imprese affrontano difficoltà nell’ottenere autorizzazioni per la costruzione di impianti e stazioni di rifornimento a causa di un quadro normativo incerto. Questa incertezza normativa, sia a livello nazionale che locale, rallenta i tempi e aumenta i rischi di ritardi nei progetti, compromettendo i cronoprogrammi previsti dal Pnrr. (rcz)