Un grande agglomerato urbano composto da Crotone, Corigliano-Rossano, Comuni metapontini, Taranto-Massafra-Grottaglie, Gallipoli e Centri contermini. È questo il fine di Jonia, l’ambizioso progetto del Comitato Magna Graecia, che lancia la sfida di realizzare un grande ambito metropolitano caratterizzato da aree ad interesse comune.
Un obiettivo, quello di Jonia, che è il cuore e la mission del Comitato Magna Graecia che, fin dalla sua fondazione, cerca di restituire centralità all’Arco Jonico che è continuamente messo da parte. Jonia, infatti, «punta a ridare centralità ad una porzione del territorio Meridionale per troppo tempo succube dei relativi centralismi storici che ne hanno decretato un sostanziale sfruttamento solo per meri fini elettoralistici».
Jonia, dunque, «non nasce contro qualcosa o qualcuno. Piuttosto affonda radici profonde nella necessità di riportare alla luce i processi di affinità territoriale tra ambiti condividenti le medesime economie e le inespresse potenzialità», viene spiegato dal Comitato Magna Graecia.
Anzi, si potrebbe dire che Jonia potrebbe rappresentare la rinascita di un territorio quasi dimenticato e lasciato a sè stesso, che prova ad assemblare in un unico contenitore provinciale, con due Capoluoghi, le aree del Crotonese e della Sibaritide.
Lo si potrebbe definire «un contenitore di nuove idee» che, partendo da una base consorziale dei Comuni in linea di costa, apre alle aree pedemontane afferenti i principali centri urbani. «Mira a far emergere – ha spiegato il Comitato – le potenzialità nel campo turistico-ricettivo, agricolo ed agroalimentare di qualità di un sistema economico-territoriale che avrebbe, se adeguatamente incanalato nei binari della coesione sociale, pochi eguali, se non nessuno, nel Paese».
«Ed ancora – spiega la nota – tre agglomerati industriali tra poli in attività, dismessi o parzialmente tali (Taranto/Crotone/Corigliano-Rossano) da rilanciare nell’ottica della transizione ecologica e spendibili come base propositiva di un sistema integrato Hub-Spoke per un innovativo Ecosistema della Innovazione».
«Viepiù la presenza di 24 porti mercantili, navali, crocieristici e da diporto che si affacciano sull’Arco Jonico aprendo al rilancio delle vie del mare – viene spiegato –. Con la consapevolezza che le su menzionate vie, proprio per le caratteristiche orografiche e di costa, nonché per la particolare conformazione ad arco del territorio, avrebbero la possibilità di collegare i diversi punti d’approdo dell’area dimezzando notevolmente i tempi di connessione via terra».
«Ed ancora, tale sistema, riconducendo le 3 portualità principali del contesto territoriale (Taranto, Corigliano-Rossano e Crotone) sotto l’egida naturale dell’Autorità di bacino di Taranto – sottolinea il Comitato – concorrebbe a migliorare i rapporti interregionali dell’area coerentemente ai dettami comunitari UE nell’ottica della coesione territoriale. Quindi la possibilità di aprire a compagnie di navigazione che, con un sistema di aliscafi, potrebbero mettere in collegamento i su menzionati punti di approdo in intervalli di tempo compresi tra i 45′ ed i 90’».
«Si avvierebbero, anche – vien spiegato ancora – sinergici rapporti tra i due principali scali aeroportuali dell’area (Grottaglie – Sant’Anna), strategicamente posti ai vertici del sistema integrato territoriale. Quanto descritto, giocoforza, cambierebbe il paradigma di un territorio. Si innalzerebbe l’offerta di lavoro favorendo l’intreccio con l’elevata e, ad oggi, non suffragata domanda».
Insomma, un rivoluzionario progetto che concorrebbe, cooperativamente, a migliorare i rispettivi sistemi regionali di Puglia, Lucania e Calabria e che merita l’attenzione di tutta la politica.
Ma non è solo su questo progetto, avanzato dal Comitato, su cui si dovrebbe prestare attenzione: Recentemente, sulla scia della imminente nascita del Consorzio Costa degli Dei, l’Associazione ha rilanciato la possibilità di realizzare un Consorzio Interregionale Magnograeco.
«Un grande contenitore di 52 Enti comunali – aveva spiegato il Comitato – allocato lungo la linea di costa del Crotonese, della Sibaritide, del Metapontino, del Tarantino e del Salento Jonico. Cinque Province e tre Regioni coinvolte. Tre Distretti Agroalimentari di qualità. Un numero indefinito di siti archeologici, senza considerare le aree dall’incommensurabile valore storico».
«Il tutto – si legge – costellato da 24 portualità tra navali, mercantili e nautica da diporto. Quattrocento km di costa con caratteristiche uniche al mondo. Non solo per la qualità e la bellezza delle stesse, ma per la particolare ed unica conformazione ad arco che, sostanzialmente, dimezza i tempi di percorrenza nautica tra un lembo e l’altro; colmando così il ritardo infrastrutturale terrestre che il territorio in questione vive. Il tutto inquadrato nel più ampio contesto del Mediterraneo dove l’area si configura come una piccola ed unica baia che assembla spiagge ampie e sabbiose a distese argillose, attrezzabili a riviera, con porzioni a falesia».
«Un unico grande contenitore turistico – viene sottolineato – capace di accrescere l’offerta di lavoro venendo incontro alla elevata domanda della stessa. Viepiù costituendo un reale deterrente alla piaga dello spopolamento che impatta, senza soluzione di continuità, tutti i territori compresi tra il Lacinio e Punta Leuca».
Ma non è solo in tema di turismo e valorizzazione del territorio che è intervenuto il Comitato: nel mese di maggio, Domenico Mazza e Giovanni Lentini, hanno parlato dell’approvvigionamento energetico da fonti rinnovabili ed un sostanziale ritorno alla cura della terra per quanto concerne la coltura dei suoi prodotti.
Una questione che «riguarda, anche e soprattutto, noi che ci ritroviamo a vivere in uno spicchio di terra, fortunato per certi versi, desolato per altri, affacciato a raggiera sul Mediterraneo: la baia dell’Arco Jonico» hanno detto Mazza e Lentini, sottolineando che «i Presidenti delle regioni Calabria e Lucania dovrebbero redigere i rispettivi Pri (Piano regionale dell’idrogeno), aggiornando i Pear (Piano Energetivo Ambientale Regionale) delle due Regioni».
«E dovrebbero farlo – hanno detto – in stretto partenariato con la regione Puglia, mettendo sul piatto, intanto il territorio che, senza soluzione di continuità, unisce le tre Regioni, ed in più, sfruttando tutte le potenzialità della fascia jonica da Capo Rizzuto a Leuca. Territorio, questo, afferente tutto al contesto allargato del Golfo di Taranto».
«E sarebbe necessario – hanno evidenziato – partire con la proposta di un Hub produttivo delle Energie Rinnovabili e dell’Efficienza Energetica incentrato sull’idrogeno verde, utilizzando tutto ciò che è presente lungo la baia jonica per quanto attiene le energie rinnovabili. Dal riutilizzo delle aree industriali dismesse di Crotone, in cui insistevano gli impianti Montedison e Pertusola, e dell’area industriale dismessa di Corigliano-Rossano sulla quale ancora giace la ex centrale termoelettrica Enel. Oltre, come già puntualizzato, ad utilizzare il surplus di energia derivante da fonti rinnovabili di cui il lembo jonico di Calabria e Lucania è particolarmente ricco».
Mazza e Lentini, infatti, ritengono, «senza paura di smentita alcuna, che il territorio dell’Arco Jonico calabro-appulo-lucano abbia, già oggi, tutte le carte in regola per soddisfare i dettami europei in materia d’approvvigionamento energetico e filiera agroalimentare di qualità». (rkr)