La sen. Margherita Corrado ha firmato una mozione per creare un organismo per recuperare le opere d’arte uscite dal territorio nazionale. La mozione è sottoscritta anche da molti senatori del Movimento 5 stelle, con cui si impegna il Governo a creare «un organismo indipendente apposito che abbia come proprio fine istituzionale il recupero delle opere d’arte indebitamente uscite dal territorio nazionale, attivando tutti i rimedi e gli strumenti giuridici che l’ordinamento pone a disposizione a tale scopo». Un compito, quello del recupero delle opere, che come si legge nel testo della mozione risulta «molto difficile da realizzare, non solo a causa della spregiudicatezza e degli strumenti economici pressoché illimitati di cui dispone la criminalità implicata nel traffico internazionale di antichità e oggetti d’arte», ma anche per «ambigua commistione dei ruoli».
Da qui la proposta di un organismo che sia indipendente «grazie alla selezione pubblica della maggior parte dei componenti, scelti dalle commissioni parlamentari deputate mediante esame collegiale del curriculum e audizione, garantirebbe quella determinazione e quella continuità di cui necessitano l’azione legale e diplomatica che sola può condurre a buon fine le rivendicazioni di capolavori ai quali il rientro in Italia, e null’altro, assicura la piena valorizzazione come fonti di conoscenza garantita dal ritorno nel proprio contesto originale». (rp)
La senatrice del Movimento 5 Stelle, Margherita Corrado, ha chiesto, in una lettera indirizzata al Soprintendente Abap per la Provincia di Cosenza, alla Dg Abap – Servizio di Tutela del Paesaggio e al Nucleo Tpc dei Carabinieri di Cosenza, informazioni sul progetto che prevede la realizzazione del Museo di Alarico a Cosenza.
Domande che nascono dall’aver saputo, tramite un articolo del 2 ottobre della Gazzetta del Sud, che a breve sarebbero ripartiti i lavori per la realizzazione del Museo di Alarico, che dovrebbe nascere all’ex Hotel Jolly, ma i cui i lavori furono interrotti per «revisione dei dati progettuali» nel mese di dicembre.
«L’opportunità della decisione sindacale, priva di qualsiasi fondamento logico, e le irregolarità – ha scritto la senatrice Corrado – dell’iter amministrativo seguito dagli Enti locali (Comune e Provincia) sono ben note a codesta Amministrazione, poiché il Servizio V Tutela del Paesaggio se n’è occupato a più riprese, rilevando una serie di anomalie alle quali ha concorso, ahimè, anche il contegno di alcuni responsabili della Sapab».
La senatrice, dopo aver ricordato che «pure il Nucleo Carabinieri Tpc di Cosenza e la locali Procura sono stati giocoforza coinvolti, sono a chiedere lumi circa gli sviluppi adombrati nell’articolo citato. L’eventuale rilascio delle autorizzazioni dei lavori fino a “ieri” negate a giusta ragione, getterebbe infatti più di un’ombra sulla residua credibilità del Mibact, evenienza da scongiurare date le già numerose occasioni in cui codesta Amministrazione ha dato, a Cosenza, cattiva prova di sé». (rp)
Interrogazione della sen. Margherita Corrado (M5S) al ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini sulla cattiva gestione dei musei di crotone e Vibo, visibilmente trascurati nei mesi estivi dal Mibact.
«Crotone e Vibo Valentia – scrive la sen. Corrado – sono state specialmente penalizzate, durante l’estate 2020, quanto ad accessibilità dei rispettivi musei archeologici statali e servizi offerti ai visitatori (nonostante l’encomiabile impegno del personale superstite), scoraggiati anziché invogliati/assecondati nel loro desiderio di goderne. L’interrogazione al ministro Franceschini al Senato si propone, perciò, di vedere chiarite ufficialmente le ragioni di quanto accaduto, nella convinzione che alcune responsabilità non siano imputabili alla pandemia – capro espiatorio abusato – ma ad una comprovata incapacità gestionale».
Dice la Corrado: «Su 17 “luoghi della cultura” calabresi in capo alla Direzione regionale Musei (ex Polo museale della Calabria), ben 12 sono infatti i musei archeologici e se la città pitagorica ne conta due, distribuiti tra l’area urbana e Capo Colonna, mentre a Vibo ne spetta uno (lo splendido “Vito Capialbi” ospitato nel castello federiciano che domina la cittadina tirrenica), significa che i capoluoghi delle due province calabresi ‘minori’ concentrano un quarto degli istituti di quel tipo nell’intera regione. Se aggiungiamo la fortezza di Le Castella nel Marchesato e il Museo diocesano di Mileto nel Vibonese, saliamo a 5 “luoghi della cultura” riconosciuti dal MiBACT su 17 totali.
«Nonostante il dato numerico complessivo non irrilevante, i tre musei archeologici hanno risentito delle difficoltà di riapertura dopo il lockdown ben oltre il lecito: Capo Colonna non ha ancora riaperto ed è stata spogliata di parte del personale ministeriale assegnatole, mentre Crotone-città e Vibo hanno stentato non poco a riavviarsi e tuttora funzionano molto sotto tono, benché gran parte delle loro criticità, oggettive, risalga più indietro del 4 marzo 2020. Tale problematica non è di sapore prettamente locale, come potrebbe sembrare, ma emblematica della condizione di abbandono in cui versano gli istituti del MiBACT non dotati di autonomia speciale, cioè, per restare ai musei statali, la larghissima maggioranza dei 560 totali.
«A Dario Franceschini, da sempre vigile e solerte quando si tratta di affrontare e risolvere le problematiche degli uffici/istituti ministeriali calabresi, si chiede innanzi tutto: “se non ravvisi nella perdurante chiusura del Museo di Capo Colonna, e di quello soltanto in tutta la Calabria, gli estremi di una immotivata interruzione di pubblico servizio della quale la Direzione generale Musei dovrebbe seriamente chiedere conto ai direttori regionale e locale, fino a valutare l’ipotesi di un’avocazione dei due Istituti da parte del neo-dirigente generale, prof. Massimo Osanna, come già richiesto pubblicamente dall’interrogante”. E in secondo luogo: “se non ritenga di dover spendere ogni energia per far sì che nei musei statali di tutto il territorio nazionale tornino al più presto ad essere garantiti i livelli minimi di servizio assicurati ai visitatori dalla specifica Carta dei servizi, anche in considerazione dell’aporia tra situazioni come quella calabrese qui descritta e gli impegni finanziari assunti dal Ministro verso i musei non statali (50 milioni), per consentire loro di superare indenni la difficile stagione, e persino nei confronti degli operatori coinvolti in mostre annullate o rinviate a causa del Covid 19”». (rp)
Il Senato ha pubblicato prima della breve pausa estiva, una interrogazione a risposta scritta depositata nei giorni precedenti dalla sen. Margherita Corrado, e sottoscritta da altri parlamentari del gruppo M5S, rivolta ai Ministeri dell’Economia, dello Sviluppo Economico e dell’Interno a proposito della grave situazione economica che colpisce la aziende del Crotonese. L’atto di sindacato ispettivo (n. 4-03968) era stato sollecitato pubblicamente ai parlamentari del territorio presenti in Palazzo Madama e a Montecitorio dalla Camera di Commercio di Crotone.
Dopo avere esposto le criticità della situazione socio-economica della nostra Provincia, «priva delle condizioni di base per poter garantire in maniera competitiva l’esercizio dell’attività di impresa, tra cui deficit infrastrutturale e difficoltà di accesso al credito», nel breve testo si chiede ai Ministri Gualtieri, Patuanelli e Lamorgese quali iniziative intendano adottare, i primi due «per agevolare l’accesso al credito e per sostenere le imprese e la già fragile economia della provincia di Crotone» e la terza «per garantire in modo strutturale la sicurezza nella provincia di Crotone, e, in particolare per prevenire ulteriori episodi di violenza e tensione sociale».
Gli esponenti del Governo sono dunque sollecitati, dalla parlamentare pentastellata, ad assumersi le proprie responsabilità per dare risposte concrete alla comunità locale, prostrata da una crisi che l’epidemia da Covid-19 ha accentuato ma che si riconnette alla deindustrializzazione di fine Novecento. A valle di quella, il Crotonese non ha ancora trovato un destino alternativo, o meglio non ha avuto il coraggio di scegliere e puntare su una delle sue plurime vocazioni naturali, diventando così terreno di caccia per speculatori senza scrupoli e venditori di fumo. (rp)
Presentata dalla senatrice Margherita Corrado (M5S) un’interrogazione parlamentare ai ministri dell’Economia e delle Finanze, dello Sviluppo Economico e per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo riguardo ai lavori in corso per la realizzazione dell’impianto eolico “Aia del vento” nei comuni di Mongrassano, San Marco Argentano e Cervicati (Cs). «In considerazione delle irregolarità procedurali – afferma la senatrice pentastellata – e delle violazioni normative riscontrate, a dispetto delle quali le opere proseguono ad autorizzazione unica ormai decaduta, i suddetti Ministeri sono chiamati in causa al fine di bloccare incentivi ed agevolazioni da parte del Gestore dei servizi energetici GSE SpA, società interamente controllata dallo Stato. Si richiedono, altresì, provvedimenti a tutela del paesaggio, come garantito dall’art. 9 della Costituzione, e dell’itinerario di interesse storico, religioso e naturalistico intercettato dall’impianto: la cosiddetta “via del giovane”, inserita dal MiBACT nell’atlante dei cammini d’Italia in quanto collega alcuni luoghi toccati dalla predicazione di san Francesco di Paola, patrono della Calabria. Si richiede, in fine, di valutare, alla luce delle predette violazioni, la sussistenza di illeciti da denunciare alle competenti autorità». (rp)
15 ottobre – Un bel tema, “Il sacro e la montagna calabrese” per parlare delle tracce monastiche tra Pollino, la SIla, le Serre e l’Aspromonte, un tema che ha appassionato i tanti presenti, studiosi, appassionati e semplici curiosi. A Torre Camigliati di Camigliatello SIlano il convegno organizzato dal Circolo di Studi Storici “Le Calabrie”, presieduto da Marilisa Morrone, ha confermato le attese e le aspettative: di montagna si può e si deve parlare, tanto da far diventare questo un appuntamento annuale.
Un’intera giornata dedicato allo studio degli insediamenti di monasteri e luoghi di culto nelle zone montuose della Calabria, fin dagli albori del cristianesimo: «I più importati rilievi calabresi, – ha detto la presidente Morrone – hanno registrato, sin dal medioevo grandi figure di monaci e Santi, importanti monasteri e venerati santuari meta di pellegrinaggi ancora oggi: S. Nilo, Gioacchino da Fiore, S. Brunone da Colonia, S. Nicodemo di Mammola, S. Leo di Africo, S. Fantino il Cavallaro; luoghi come l’abbazia Florense, la Certosa di Serra, il Convento domenicano di Soriano, l’abbazia di S. Nicodemo e il santuario di Polsi, il Santuario delle Armi, il Patirion, ne sono i più celebri».
La vetta di un monte costringe ad alzare lo sguardo. È come un indice puntato verso il cielo, è il rimando allo Zenit e quindi alla luce, all’inaccessibilità, alla trascendenza rispetto all’orizzonte in cui siamo immersi quotidianamente. Il monte con la sua cima, che sembra perforare il cielo, ricalca la posizione eretta dell’uomo che si è alzato dalla brutalità della terra. È una sorta di simbolo della vittoria sulla forza di gravità ed in tutte le culture si ritrova, nel profilo verticale della montagna, un’immagine della tensione verso l’oltre e l’altro rispetto al limite terrestre, ed in tutte le religioni, un segno dell’Oltre e dell’Altro divino.
A fare gli onori di casa è stata Mirella Stampa Barracco. Tra gli ospiti anche la sen. Margherita Corrado. A condurre i partecipanti del convegno alla scoperta del sacro nelle montagne calabresi sono state le relazioni ad iniziare dal docente Unical, Pietro Dalena, che, partendo dalla lettera di S. Bruno a Rodolfo il Verde, prevosto di Reims, ha delineato le motivazioni della scelta della montagna quale sede preferita dai religiosi del Medioevo. «Bellezza del paesaggio, pace, tranquillità, vicinanza al Cielo, solitudine. È così che le balze delle montagne calabresi pullulano di asceteri e laure; Gioacchino da Fiore, sulle orme del monachesimo italo-greco, si ritira nella profonda Silva Sila, S. Bruno alle sorgenti dell’Ancinale, S. Nilo nelle terrazze della Sila Greca. Sono sempre le montagne calabresi la meta preferita da monaci in fuga dall’oriente o dalla Sicilia conquistata dagli Arabi, come S. Vitale di Castronuovo che, dopo aver attraversato tutta la Regione, si insedia a Nord, nella zona dell’attuale S. Demetrio Corone».
La relazione di Enzo D’Agostino, Deputato di Storia Patria per la Calabria e storico della Chiesa, ha posto l’attenzione sull’occupazione monastica del versante jonico dell’Aspromonte nel medioevo che trova il momento clou nell’arrivo dei monaci greci dalla Sicilia verso la valle delle Saline, «Particolarmente significativo – ha detto D’Agostino – fu l’arrivo dei religiosi del monastero di S. Filippo di Agira fondatori di ben tre monasteri in provincia di Reggio. Si possono definire tre zone monastiche greche nel versante jonico dell’Aspromonte: la vallata del Torbido, la zona di Gerace e la vallata del Bonamico dove domina nel cuore dell’Aspromonte, il grande Santuario della Madonna della Montagna di Polsi, sovrappostosi ad un antico monastero di Popsi, già menzionato nel XIII sec.»
La relazione dell’archeologo Francesco Cuteri ha coinvolto con i racconti di eremiti e monaci nelle serre calabre «L’essenza della vita certosina, oltre le prove e le tentazioni sulle quali san Bruno si sofferma poco, le descrive in un passo famoso che paragona la montagna al deserto, dove gli uomini coraggiosi possono rientrare in se stessi quanto vogliono e dimorare nel loro cuore, coltivare intensamente i germi delle virtù e gustare con gioia i frutti del paradiso. La montagna – ha detto Cuteri – conserva le tracce storiche della fede delle popolazioni che hanno vissuto i diversi territori. Tracce ancora incontaminate e da scoprire». Per finire, il docente Unical, Mario Panarello si è soffermato sulle opere d’arte commissionate dai diversi monasteri nel tempo, e che rappresentano patrimonio ancora in gran parte sconosciuto e da valorizzare.
Al termine del convegno, un ampio e stimolante dibattito ha registrato gli interventi di Padre Bruno Macrì, Filippo Racco, Giacinto Marra, Luigi Morrone, Antonio Macchione, Vincenzo Naymo, Riccardo Allevato, Salvatore Spagnolo, Giulia Fresca, Salvatore Zurzolo e Maria Gabriella Morrone, presidente del Club per l’UNESCO di S. Giovanni in Fiore.
«Dopo la positiva esperienza dello scorso anno, quando si tenne nella stessa sede un incontro di studi sul tema “La Sila: usi, paesaggi, risorse” – ha spiegato Marilisa Morrone, presidente del Circolo di Studi Storici “Le Calabrie” – l’assemblea, su proposta del socio cultore arch. Pasquale Lopetrone, ha deliberato che l’evento di Torre Camigliati divenisse appuntamento annuale». Il prossimo appuntamento a Torre Camigliati sarà nel mese di settembre 2019 mentre continuano le giornate di incontro e studio del Circolo “Le Calabrie” come quella che si svolgerà il prossimo 28 ottobre nel borgo di Gallicianò. Da segnalare anche l’uscita del numero 11 della rivista “Studi Calabresi. Storia Arte Archeologia”. (rcs)
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