PRIVATIZZAZIONE ‘SURRETTIZIA’ DI SACAL
GRANA NELLA SOCIETÀ DEGLI AEROPORTI

di SANTO STRATI – È un pasticciaccio brutto, questo della Sacal, una grana peraltro vanamente annunciata dai sindacati: una privatizzazione “surrettizia” rischia di causare la revoca della concessione della società di gestione dei tre aeroporti calabresi, con la nomina di un commissario e l’azzeramento totale dei programmi in essere.

Il caso l’ha rilanciato via social con un video il presidente Roberto Occhiuto al quale erano pervenute le fin troppo inascoltate lagnanze del sindacato. Nino Costantino segretario generale della Filt-Calabria, lo scorso 28 ottobre aveva ribadito la preoccupazione di un disegno, poco trasparente, di privatizzazione della Sacal. Privatizzazione che, allo scadere del 4 novembre data ultima per esercitare opzioni per le azioni inoptate dopo l’aumento di capitale, si è praticamente realizzata. Nonostante il carattere “pubblico” della stessa società che avrebbe richiesto diverse procedure con il coinvolgimento delle istituzioni coinvolte. Tant’è che, a quanto sembra, l’Enac avrebbe intenzione di avviare il procedimento per la revoca della concessione che non riguarda soltanto l’Aeroporto internazionale di Lamezia, ma anche gli scali di Crotone e Reggio. Due scali praticamente “dimenticati” e del tutto trascurati persino dal misterioso piano industriale della Sacal, negato anche alla specifica richiesta dei sindacati: «Accontentatevi di quello che vi diciamo» aveva risposto a Nino Costantino il presidente Sacal Giulio De Metrio, rifiutandosi di consegnare qualsiasi documento scritto o digitale. Un atteggiamento che la dice lunga sulla difficile gestione delle relazioni sindacali del vertice della società di gestione.

Il presidente Occhiuto, per conto suo, si è mostrato molto contrariato per tutta la vicenda, sottolineando che la Sacal controllata da privati è fuori legge: «Gli aeroporti sono troppo importanti per far fuori Regione». E ha spiegato in un video sui sociale il motivo della sua presa di posizione: «Tra le tante questioni delle quali mi sto occupando in questi giorni, ce n’è una particolarmente importante per i calabresi e per il futuro della Calabria: gli aeroporti della Regione.

«Sono gestiti da una società, Sacal, che aveva un capitale pubblico e privato, e la maggioranza era pubblica, così come indica la legge.

«Nelle scorse settimane – ha detto Occhiuto –, prima che io diventassi presidente, il privato ha messo in atto strane procedure per trasformare l’assetto proprietario ed avere così la maggioranza delle quote: la Regione oggi ha solo il 7%.

«Vedremo di chi saranno le responsabilità, sono convinto che le autorità di vigilanza si occuperanno – come è giusto – di questa vicenda, perché ciò che è stato fatto, secondo me, è contro la legge. 

«E gli aeroporti calabresi sono troppo importanti perché i soggetti pubblici non abbiano la possibilità di indicare quella che deve essere la missione e lo sviluppo di queste infrastrutture.

«I soggetti pubblici sono quelli che fanno ottenere, attraverso le loro partnership, le risorse alle società di gestione, e le società di gestione non possono comportarsi come se il pubblico fosse solo un datore di risorse. Il mio governo regionale vorrà andare a fondo di questa questione. Sono certo che lo faranno anche le autorità di controllo. 

«Gli aeroporti sono troppo importanti, e quello che succede nella loro gestione non può passare sopra la testa dei calabresi».

Merita particolare attenzione il termine che il Presidente Occhiuto ha usato “datore di risorse” per definire il pubblico com’è spesso inteso dal privato. Con le abituali conseguenze che se ci sono utili se ne avvantaggia il privato, se ci sono perdite le deve ripianare lo Stato (vedi Alitalia).

Col nuovo assetto societario, di fatto la famiglia Caruso di Lamezia detiene la maggioranza delle quote della società che gestisce (male) i tre scali calabresi e questo, lo dice Occhiuto, lo ribadiscono i sindacati, lo evidenzia l’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile (Enac) non è ammissibile. Eppure è successo.

Come è successo, tanto per restare in tema, che ci sono atteggiamenti e strategie da parte della Sacal nei confronti dei due “scali minori” di Crotone e Reggio che non trovano alcuna giustificazione. Cominciamo col dire che non si rilancia un aeroporto con orari impossibili per i passeggeri e tariffe transoceaniche (offrendo, in contropartita prezzi da low cost per i voli da e per Lamezia). Non si rilancia un aeroporto come quello di Crotone facendolo funzionare in modo irregolare e parziale. Tutte “manovre” – secondo il comune sentire – per favorire lo scalo lametino. Non è difficile immaginare l’obiettivo finale della Sacal a proposito degli scali di Reggio e Crotone: declassati a semplici punti di raccolta dei passeggeri destinati (a mezzo pullman) a Lamezia. Una bizzarria che farebbe risparmiare i costi di gestione degli scali e far emergere la necessità di non avere più personale dipendente nei due aeroporti.

Diciamo la verità: per lo scalo reggino ci sono precise responsabilità politiche che hanno permesso e favorito la crescita di Lamezia (che si presenta ancora oggi con un’aerostazione da terzo mondo dopo aver perso un grosso finanziamento europeo per assenza di progetti) e il progressivo abbandono dell’Aeroporto dello Stretto. 

Come fa Reggio Città metropolitana, con passeggeri che potrebbero venire dalla dirimpettaia Messina (altra metrocity) a non avere un aeroporto perfettamente funzionante e in grado di crescere e sviluppare intensi volumi di traffico aereo? Come si fa a pianificare e progettare iniziative di turismo in tutta l’area metropolitana dello Stretto quando gli orari dei voli sono fatti apposta per scoraggiare anche le cosiddette vacanze-week end nelle città d’arte? Reggio, con il suo Museo, i meravigliosi Bronzi, il suo splendido clima e le tante attrattive culturali, archeologiche e paesaggistiche potrebbe essere una meta costante per i week end di milanesi, torinesi e via discorrendo, che con un’adeguata offerta potrebbero essere incentivati a passare il fine settimana in riva allo Stretto. Ma per far questo ci vogliono i voli, ci vuole cervello e volontà politica di realizzare idee e progetti. Per non parlare poi dei famosi 25 milioni “pescati” abilmente dall’on. Cannizzzaro nella finanziaria 2019 a favore dello scalo reggino. Annunciati in pompa magna i progetti , dopo due anni e mezzo quasi, attendono ancora di essere messi a bando e appaltati. Progetti inutili per lavori inutili: con la stessa cifra si rifà l’aerostazione. (s)

Il ministro dei Trasporti Toninelli a Reggio per inaugurare i “nuovi” intercity sulla ionica

30 settembre – Stamattina alle 10 a Reggio sarà il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Danilo Toninelli a inaugurare i “nuovi” intercity che collegheranno Reggio a Taranto, lungo una tratta ferroviaria – quella ionica – per anni abbandonata a se stessa e priva dell’elettrificazione. Le virgolette sulla parola “nuovi” sono d’obbligo, visto che in realtà si tratta di carrozze progettate 30 anni fa e ora destinate alla Calabria. Il ministro Toninelli avrà un bel da fare per spiegare le troppe incongruenze del suo ministero a proposito dell’area dello Stretto. A partire dall’Autorità portuale di Messina-Milazzo che dovrebbe inglobare Reggio e Villa, sottraendoli a Gioia Tauro (con buona pace dei progetti della ZES, la zona economica speciale), finendo alla tragicomica  vicenda del mancato rinnovo della concessione agli aliscafi di Liberty Lines che collegano Reggio e Messina, e che da oggi dovrebbero restare fermi in assenza di un qualsiasi provvedimento di proroga (di competenza del suo ministero).
Il programma dell’inaugurazione prevede i saluti del sindaco Giuseppe Falcomatà e la partecipazione dell’amministratore delegato di Trenitalia Orazio Iacono, dell’amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato Gianfranco Battisti e dell’assessore regionale alle Infrastrutture Roberto Musmanno, che parleranno del nuovo servizio con le carrozze Intercity che è una prima risposta all’inadeguatezza della rete ferroviaria nella Calabria ionica.

Il sindacalista Nino Costantino

A Toninelli le conclusioni, ma qualche altro imbarazzo gliel’offrirà il sindacalista Nino Costantino (FILT-CGIL) che chiederà ai vertici FS di incontrare il coraggioso ferroviere Nino Pulitanò, licenziato dopo aver rivelato la presenza di amianto nel deposito ferroviario di Reggio in pieno centro cittadino. Il sindacato accompagnerà Pulitanò sperando che i vertici delle Ferrovie e il ministro accettino di incontrarlo: come si ricorderà, il ferroviere ha condotto una lunga battaglia civile per lo smaltimento dell’amianto scoperto nel deposito delle Ferrovie. Il risultato è che, a seguito delle sue denunce, Pulitanò è stato licenziato dall’azienda ferroviaria.

Nino Pulitanò, il ferroviere licenziato per aver rivelato la presenza di amianto nel deposito ferroviario di Reggio

«Il ministro e l’amministratore delegato delle Ferrovie – dice Nino Costantino – devono dire se la battaglia sull’amianto condotta da Pulitanò sia stata giusta o meno e se il licenziamento subito non sia stato invece ritorsivo. La FILT-CGIL continuerà la battaglia per la riassunzione di una persona per bene, di un cittadino e lavoratore esemplare, di un sindacalista coerente». (rrc)