di RAFFAELLA IMBRÌACO –
Non vi è alcun dubbio che Reggio Calabria sia una città bellissima e che possieda uno dei Lungomari più incantevoli d’Italia. La “passeggiata in riva allo Stretto”, negli ultimi anni, è stata tanto valorizzata dal punto di vista architettonico e culturale. Pregna di suggestione, incanta qualunque visitatore vi sosti anche per una breve visita alla città, affascina per la bellezza naturale offerta dallo scenario costiero, arricchita da meravigliosi ed imponenti arbusti che si susseguono per tutto il suo percorso. In questo paradiso dove la bellezza regna sovrana, numerose sono le opere di artisti italiani e stranieri che campeggiano tra i superbi alberi di Ficus Magnolioides della Via Marina Alta. Tra queste opere, in una posizione centrale, ed in prossimità della Piazza Italia, ospitante i palazzi istituzionali, ve n’è una, lasciata alla totale incuria, destinata oramai, al completo deterioramento. Realizzata dal pittore, scultore e maestro d’arte Ermonde Leone ( 1931- 2021) è un’opera lignea intitolata” Le sirene dello Stretto”.
Ma se le “Sirene” descritte da Omero nel dodicesimo capitolo dell’Odissea, come “coloro che affascinano chiunque i lidi loro con la sua prova veleggiando tocca “, famose per il loro canto ammaliatore e suadente, avessero realmente potuto emettere un grido di dolore, di disperazione, di semplice disapprovazione per la condizione in cui versano, lo avrebbero già fatto da tempo , considerato che la scultura di grande impatto emotivo e di forte potenza espressiva, fu donata all’Amministrazione Comunale di Reggio Calabria dal suo autore, nel 2006, e da allora, ha perso il suo originale splendore.
Non occorre essere uno specialista nel settore del restauro per notare, ad occhio nudo, come il legno dell’albero da cui la scultura è ricavata, sta cambiando colore, avvizzendosi e producendo diverse crepe , perdendo così nel tempo tutta la sua naturale bellezza. I cambiamenti metereologici dissennati degli ultimi anni, hanno prodotto il resto. Piogge fortissime, nubifragi improvvisi, cambiamenti repentini di temperature che fanno salire il termometro ben oltre la media prevista nei canonici periodi stagionali, stanno contribuendo alla irreversibile distruzione della bellissima scultura che ispirò così fortemente il maestro Ermonde Leone.
Scultore , ceramista, pittore, per tanti anni ha insegnato presso l’Istituto Statale d’arte “A.Frangipane “e poi presso il Liceo Artistico “Mattia Preti”. Nato in Campania, giunse a Reggio per lavoro, ed innamoratosi della città , decise che vi avrebbe vissuto per tutta la vita. Incantato dalla bellezza ineguagliabile del luogo, ha rappresentato nel suo immaginario d’artista, tantissime opere che sono presenti in vari edifici istituzionali cittadini. Fu sempre affascinato dalle leggende che aleggiavano, sin dall’antichità, sul mito delle Sirene, richiamato in primis dai poeti e dagli scrittori dell’antica Grecia.
Nonostante le ripetute sollecitazioni della famiglia del Prof Leone, scomparso lo scorso anno, e le rassicurazioni di lunga data che l’opera sarebbe stata dotata di una idonea copertura, o quanto meno di un restauro adeguato, a tutt’oggi , non sembrano esserci novità.
La cosa , purtroppo non lascia indifferenti tantissimi cittadini, che non soltanto non vedono riconosciuto il valore artistico dell’opera, ma che rimangono indignati di fronte alle continue promesse dell’Amministrazione comunale , alle quali non seguono i fatti. E’ veramente un peccato , vedere “Le Sirene dello Stretto” abbandonate al loro destino, specialmente ora che il generoso prof. Leone, artista di fama internazionale, non c’è più.
Per non parlare del fatto che avendone fatto dono all’Amministrazione Comunale , quest’ultima avrebbe dovuto, proprio per questo motivo, custodire con cura, il prezioso omaggio dell’illustre artista.
Se si vuole parlare di città turistica ( e credo francamente che Reggio possa aspirare ad esserlo realmente, soltanto in presenza di una forte e determinata volontà politica), bisogna partire anche dai piccoli interventi di restauro e di manutenzione.
Altrimenti non ci darà futuro per questa città , sempre più abbandonata in balìa delle onde dell’ inciviltà e dell’incuria. (ri)