di FRANCO CIMINO – È solo una bambina. Chi volete che sia un essere di tredici anni? Se anche avesse un corpo di donna, di cui non è “colpevole”, se anche vestisse come i falsi modelli di oggi , come riterreste ne abbia colpa, se anche frequentasse “quelli là” della più generica offesa a quelli là, se anche le fosse piaciuto per la spinta di ormoni esplosivi, come voi l’accusate, se anche se la fosse cercata, come voi nei casi della colpa femminile inventata, se anche fosse povera da poveracci che non hanno nulla se non la promiscuità in quella sola stanza che odora di puzzo selvaggio, se anche e se forse e se quel vecchio o quel gruppo e se chissà chi della famiglia e se il fratello o il padre o lo zio o un nonno, e se se … Se anche fosse tutto questo, lei resta solo una bambina. Lasciatela stare.
Non è lei che ha fatto nascere il bambino già morto. Non è lei che l’ha fatto morire. Lei non ha ucciso nessuno. Neppure, odiosamente, il frutto del suo ventre. Lasciatela in pace. Ha solo tredici anni. Ed è inutile andare a cercare la sua colpa. La colpa è in quei suoi anni bugiardi. In quell’ambiente ammalorato, che i tredici anni ha violentato. Ingannato. In quell’anfratto di società in cui la società non c’è. La famiglia non c’è. Le istituzioni non ci sono. La Chiesa neppure. Se ci sarà stato un delitto, quale è sempre la soppressione di una vita, più grave se vita innocente, indifesa, indifendibile da sé, non l’ha commesso lei. É una bambina di tredici anni. Lasciate stare che la Legge faccia il suo corso nell’accertamento della verità.
Lasciate che, accertate le responsabilità, persegua gli adulti che hanno partecipato a quella morte neonata. Ma lasciate stare la bambina. Soprattutto, voi tutti, costruttori dell’informazione. E teatranti negli show televisivi dove mandate in scena sempre la notizia sensazionale, fate recitare gli assassini, trascurando le vittime. Persone fragili , che dimenticherete non appena la notizia avrà ceduto il posto a un’altra più stimolatrice della curiosità morbosa di chi non legge un libro, non vede un film, non parla con il vicino. Non pensa. Non guarda. Non sente. Non sogna. E lasciate stare le che la cittadina del Sud, che sarebbe la capitale di una della più belle coste del mondo, se non fosse in Calabria. In questa Calabria. Quella cittadina sul dolente mare del passaggio a tutti i mondi oltre quel mare, non c’entra nulla. E colpa di questa morte bambina, non ha. Piuttosto, mettetevi la mano sulla coscienza. Non sugli occhi, che, invece, devono vedere la triste realtà di un mondo che trasforma la miseria materiale in miseria morale, la fame dello stomaco in fame della mente e del cuore. La mano sulla coscienza mettetevi, per liberarla dei copertoni che la coprono. E per sentirla. E farne sentire il dolore. Della persona. E del mondo. Il proprio e quello del pianeta. Liberata la vostra mente dai pregiudizi.
Soffermatevi, piuttosto, su un fatto che dice tutto di noi. La bambina, come mamma che abbandona, é stata rintracciata subito dopo la scoperta del corpicino in uno zaino deposto sui massi di un porto solo accennato. L’hanno scoperta con un semplice marchingegno. Sono andati a vedere nelle scuole del luogo quale alunna mancasse in questi giorni. É stato facile scoprirlo. Da settimane ne mancava soltanto una, di cui nessuno sapeva e nessuno domandava. Ecco, se la Scuola e le altre istituzioni preposte, si fossero interessate a questa bambina, se avessero notato e sofferto per quel banco lungamente vuoto e si fossero domandate dove fosse, allora non la gravidanza indesiderata si sarebbe potuta evitare, ma la morte del bambino sì. E con la morte, il dolore immane di quella bambina, divenuta mamma dopo che il figlio le è stato strappato dalle braccia. Sssssst, adesso facciamo silenzio. Tutti! (fc)