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Vincenzo Staiano

La morte di Vincenzo Staiano: era l’anima di Roccella Jazz

01di RAFFAELE MALITOVincenzo Staiano, l’anima del Festival Jazz di Roccella Jonica, se n’è andato, a 74 anni, per sempre l’altra notte.

Il dolore per la sua improvvisa scomparsa è infinito per chi ne conosceva le  straordinarie, profonde doti umane, eccezionali conoscenze e competenza del vasto, variegato fenomeno di una musica, nata e sviluppatasi negli Usa e, diffusasi un tutto il mondo e trasformatasi da messaggio di rinascita umana dei neri americani in una conquista  culturale e civile del mondo.

L’universalità di questo messaggio è stato raccolto  e interpretato a Roccella Jonica con i suoi “Rumori Mediterranei” dal suo visionario fondatore, Sisinio Zito, sostenuto e accompagnato, da Vincenzo Staiano, nella soluzione degli infiniti problemi connessi con la difficoltà di reperire le risorse finanziarie, mai, correttamente, previste dalle istituzioni politiche e le scelte relative alla stessa programmazione delle esibizioni dei musicisti.                                                                                                                    Decenni di impegno quelli di Staiano fino all’ultimo Festival, il 44esimo di quest’anno. Un’edizione chiusasi con un ennesimo bilancio positivo, per consensi ricevuti e, soprattutto, per la riaffermazione delle caratteristiche culturali, artistiche e la diversità delle scelte e del messaggio musicale del Festival che si è saldato con quelle del passato con l’unicità della  sua storia, fatta di progetti artistico-musicali che hanno trasformato Roccella in una finestra sul mondo  con un appuntamento con la grande musica Jazz e i grandi musicisti che l’hanno resa straordinaria sulle scene internazionali, fissandone i caratteri distintivi: progetti originali, prime assolute, sperimentali, con la vocazione alla contaminazione di tratti e storie musicali, assolutamente lontane dalle altre rassegne che puntavano, e puntano, sui nomi altisonanti ma scontati e molto sentiti e ascoltati.  Con alcune eccezioni come quella di George Russell che ha composto per Roccella, un autentico capolavoro, La Folia, the Roccella Variations.

E, così, negli anni,nel flusso delle sperimentazioni e delle contaminazioni musicali, ci sono stati i grandi  degli ultimi cinquanta anni di Jazz che hanno dato lustro e prestigio alla Rassegna: oltre a Russell, Ornette Coleman, Cecyl Taylor, Archie Shepp. Richard Muhal Abrams, Chick Corea, Wayne Shorter, Dave Holland, Carla Bley, Michel Petrucciani.

Della qualità dei concerti, delle idee innovative per le scelte artistiche che si sono confermate nel solco della tradizione sperimentale e creativa del Festival ne è stato, con Sisinio Zito, protagonista e artefice Vincenzo Staiano, direttore, ideatore,organizzatore, anima colta e di straordinarie sensibilità e conoscenze musicali riconosciute a livello europeo  fino ad essere stato chiamato a far parte  del board dellì’ “Europe Jazz Network”. Laureato in lingua e letteratura inglese all’Orientale di Napoli, e ha studiato anche nel Regno Unito. Insegnante di questa lingua nelle scuole calabresi, Staiano non ha avuto difficoltà nello stabilire  rapporti e conoscenza con gli autori, i musicisti, la storia  musicale del mondo anglo-sassone e quello americano in particolare. A questa cultura deve la scelta  e la possibilità di raccontare la vita di uno straordinario jazzista di origine italiana,  Scott LaFaro, che aveva suonato con i grandi del Jazz statunitense come Miles Davis, Paul Motian, Billy Evans e che si era spento in un tragico incidente stradale a soli 25 anni  mentre tornava, a casa, a Geneva, nell’Ontario felice dei successi da raccontare ai genitori, nipote di un nonno, Rocco Lo Faro, nato a Cannitello di Villa S.Giovanni.                     

Staiano, memore delle letture dell’Ulisse di James Joyce, nell’ultimo capitolo del libro, scrive un incredibile, trasfigurato assolo di parole nel contrabbasso – lo strumento che suonava – che si svolge nella mente e nel cuore di Scott, mentre viaggia, in macchina, verso casa, inconsapevole della morte che sta per ghermirlo.                                                       

Staiano riesce a trasferire nelle sette pagine finali, dense, coinvolgenti, senza punteggiatura, in un flusso di parole, i pensieri sul passato, sul presente e sul futuro della vita di Scott,  che, così, diventano e si trasfigurano in suoni e note musicali e chi legge, sembra di ascoltarle direttamente e vibranti  dal contrabbasso di questo grande, giovane musicista che,in qualche modo, da calabrese a calabresi, ci appartiene e, sembra, miracolosamente, ci sia stato restituito.

Staiano non è stato solo l’anima artistica del festival di Roccella. Ne è stato anche l’organizzatore, il manager, per così dire. Ha dovuto anche occuparsi delle risorse da prevedere per la realizzazione di un evento così particolare. In una regione nella quale la questione meridionale irrisolta riguarda ancor di più i progetti e le attività culturali, pesa l’assenza di sponsor pubblici e privati, diversamente da quanto accade, per restare nello stesso campo,  per Umbria Jazz che può contare su queste risorse. In Calabria tutto dipende dagli sponsor istituzionali e dagli umori di coloro che ne rappresentano gli enti. Amara la considerazione che Staiano ci ha affidato nel trarre un bilancio dell’ultima rassegna, da lui diretta, dell’estate scorsa: abbiamo saputo del finanziamento da uno di essi, la Regione, solo a fine luglio. Un dato che non aiuta una programmazione efficace  e mirata sui progetti. E, infine, da profondo conoscitore del mondo Jazz, osservò che è in continua evoluzione e che, sorprendentemente, negli Stati Uniti, dove questa musica è nata, non si registra niente di significativo. È paradossale, osservò, infine Staiano che per molti jazzisti statutunitensi, l’America è l’Europa.

Il vuoto che Stajano lascia è grande: l’interrogativo che si pone, adesso, è: quanto condizionerà il futuro del Festival Jazz di Roccella?

Del cordoglio della perdita di Vincenzo Staiano si è fatto interprete il sindaco di Roccella, Vittorio Zito. “Umile e riservato – ha scritto – Vincenzo era uno degli esperti più competenti della scena jazz nazionale. A lui Roccella deve moltissimo. Tra i primi, dagli anni ’80, ha proseguito Zito, a collaborare alla nascita del “Festival internazionale Jazz Rumori Mediterranei”. Con entusiasmo ne ha seguito la crescita e il successo. È solo grazie alla sua straordinaria competenza alla infinita passione e all’amore sconfinato per la nostra città che ci è stato possibile difendere fino ad oggi questa manifestazione.                                     Da domani – ha concluso Vittorio  Zito – saremo più soli ma più consapevoli della responsabilità che grava su tutti noi e che assumeremo con forza per onorare la vita di Vincenzo e dare un senso per tutti noi”.