di SERGIO DRAGONE – Le tre recentissime elezioni regionali hanno visto la vittoria di altrettanti sindaci: Marco Bucci, sindaco di Genova, in Liguria; Michele De Pascale, sindaco di Ravenna, in Emilia Romagna; Stefania Proietti, sindaco di Assisi, in Umbria.
Un risultato che non sorprende. I sindaci sono da sempre i politici più vicini alla gente, amati spesso, qualche volta detestati, ma sempre molto popolari. Un dato che dovrebbe fare molto riflettere il centrosinistra o campo largo o alleanza progressista come diavolo intende chiamarsi in Calabria l’alternativa al centrodestra.
L’attuale governatore Roberto Occhiuto ha legittimamente annunciato la propria ricandidatura nell’autunno del 2026 (o primi mesi 2027) con largo anticipo rispetto alla scadenza. Una scelta politicamente ineccepibile e molto astuta: Occhiuto, rivendicando dal suo punto di vista i risultati ottenuti, tenta un’impresa mai riuscita prima a nessun presidente in Calabria, la riconferma per due mandati consecutivi.
Obiettivamente ha dalla sua più di una chances: una notevole visibilità, accresciuta da un abile uso dei social, un’immagine di decisionista e un sistema elettorale che premia le liste più forti, notoriamente schierate dal centrodestra. Ma la più importante chance gli è offerta dall’inconsistenza, dall’eterna indecisione e dalla nebulosità dei suoi avversari. Che nelle ultime due elezioni regionali non hanno toccato palla, affidandosi all’ultimo istante a candidati, sicuramente prestigiosi come Pippo Callipo e Amalia Bruni, provenienti dalla società civile, ma sostanzialmente estranei alle dinamiche politiche ed elettorali.
La riproposizione della candidatura di Roberto Occhiuto impone un’accelerazione anche al centrosinistra che con la sua pigrizia avrebbe magari preferito rinviare a due mesi prima del voto la scelta del candidato.
E allora cosa fare? Io penso che l’unica alternativa possibile ad una quasi scontata riconferma dell’attuale Governatore possa venire solo dalla candidatura di uno dei sindaci progressisti che guidano le principali città calabresi. Che dovrebbe avere il tempo necessario di proporre programmi, stipulare alleanze, preparare le liste, studiare campagne di comunicazione efficaci.
Ma per essere un’investitura “vera” non può essere calata dall’alto, dovrebbe invece ricevere un ampio consenso tra la gente e allora l’unico strumento possibile sono le primarie, di coalizione, aperte e libere. Che non solo consentirebbero di scegliere democraticamente il candidato più attrezzato e unitario, ma anche di mobilitare un elettorato progressista piuttosto disincantato.
Avranno i sindaci calabresi il coraggio di sfidare le primarie? Bisogna verificare la loro disponibilità e intanto ci sarebbe bisogno di qualcuno che le primarie le promuova.
Tutti i sindaci dei Capoluoghi hanno carte in regola per tentare una sfida che al momento appare molto ardua. Li cito per ordine alfabetico. Franz Caruso, sindaco di Cosenza, è l’ultimo rappresentante istituzionale di quello che fu il glorioso Partito Socialista e giocherebbe nella stessa area geografica del governatore uscente. Giuseppe Falcomatà, sindaco di Reggio Calabria, guida la città più popolosa della Calabria, proviene da una tradizione politica familiare ancora oggi ricordata. Nicola Fiorita, sindaco di Catanzaro, si distingue per movimentismo e per alcune battaglie molto sentite a livello nazionale e regionale (no all’autonomia differenziata e al ponte sullo stretto), Flavio Stasi, sindaco di Corigliano-Rossano, è un volto giovane e fresco, molto apprezzato soprattutto nella sua area geografica. Credo che il sindaco di Vibo Valentia, Enzo Romeo, e il sindaco di Crotone, Vincenzo Voce, non siano interessati a tale competizione.
La mia impressione? Le primarie non si faranno, i sindaci declineranno gentilmente l’invito e cercheranno semmai sponsor per un’investitura da Roma. È assai probabile che il centrosinistra o campo largo trascinerà fino all’ultimo minuto utile la scelta che poi sarà catapultata con un nome, magari di prestigio, destinato alla terza sconfitta consecutiva. (sd)